I sette giorni - 1° giorno

di
genere
saffico

Il notaio passò a prendermi alle due in punto, e non lo feci aspettare facendomi trovare davanti all’entrata dell’hotel. Non avevo neanche salutato mio marito, anche perché non avrei saputo cosa dirgli, ma il solo fatto di saperlo dalla mia parte era forse l’unica sicurezza che avevo in quei momenti.
Durante il viaggio mi spiegò meglio cosa m’aspettava, e come era facilmente prevedibile, non sarebbero stati tutti rapporti a due, ma anche con più partecipanti.
“Suo zio ha stilato un profilo psicologico che la riguarda molto dettagliato.” mi disse cogliendomi di sorpresa “E se posso permettermi non la considerava diciamo una donna di mondo, ma più una casalinga senza fantasia.”
“Mio zio era un porco.” risposi stizzita “Non solo perché andava con tutte le donne che gli passavano sotto mano, ma non aveva problemi a farlo con più persone, compresi uomini non etero.”
“Sappiamo entrambi che razza d’uomo fosse suo zio, ma credo che lei debba concentrarsi su stessa, in fondo è sì un ricatto ma molto ben retribuito; quindi, se vogliamo il gioco vale abbondantemente la candela.”
“Lo so, ma questo non mi fa dimenticare quello che devo affrontare, e voglia Dio perdonarmi per quello che sto facendo.”
Arrivammo davanti alla House of the rising sun, che altro non era che una vecchia casa nobiliare, in pieno stile vecchio sud, molto ben tenuta e circondata da un grande giardino.
Il notaio mi fece strada e così mi ritrovai all’interno di quella che sarebbe stata la mia residenza per i prossimi sette giorni, ma non ebbi tempo di guardarmi intorno che ci venne incontro una bella donna sulla cinquantina, elegantemente vestita.
“Notaio Galson che piacere rivederla, scommetto che questa è Priscilla, la nipote del nostro comune amico George.”
“Madame Loraine, le presento Priscilla Dessalt che sarà sua ospite per la prossima settimana come da accordi presi. Se permette io torno in città anche perché qui la mia presenza è del tutto inutile se non d’impiccio.” disse il notaio prima d’andarsene “Priscilla ricordi che per ogni evenienza può chiamarmi quando vuole anche se sono sicuro che Madame Loraine saprà soddisfare ogni sua esigenza.”
Lo salutai con un cenno della mano prima di trovarmi dietro quella donna, che sembrava non aspettare altro che mettermi in difficoltà.
“Bene Priscilla, come sai dovrai avere un rapporto con chi troverai nella stanza dove ti porterò ogni pomeriggio, soddisfacendo ogni sua richiesta. Un tuo rifiuto decreterà la fine della prova, e al notaio non rimarrà che venirti a prenderti per rimandarti a casa. Siccome tuo zio sapeva che sei una donna casta e timorata di Dio, ha studiato un percorso che partirà oggi con un rapporto con un’altra donna.”
“Con una donna ? Ma io non sono lesbica !” esclamai quasi con disgusto.
“Questo non ha alcuna importanza, anzi prima apri la tua mente meglio sarà, adesso seguimi che ti porto da Giselle, quella che a questo punto sarà la tua prima donna. Non ti aspettare da nessuno un minimo di comprensione, visto che tutti sanno perché sei qui, e ti considerano solo una puttana da quattordici milioni, quindi da trattare nel peggior modo possibile.”
Madame Loraine aprì una porta e quasi mi spinse dentro prima di chiudermi dentro. Ad aspettarmi c’era Giselle, una bella donna sulla trentina praticamente nuda, se non per una velata vestaglia viola.
“Quindi tu saresti la mitica Priscilla.” mi disse quasi ridendo “Credo che se arriverai alla fine della prova, la prima spesa da fare sarà comprati dei vestiti, visto che sembri mia nonna nei giorni di festa. Adesso spogliati che non ho tempo da perdere cara la mia Lady Madonna, che è il soprannome che hanno deciso di metterti, anche se io avrei preferito la puttana di Dio.”
Abbassai lo sguardo ed iniziai a spogliarmi, cercando di trovare chissà dove la forza per non scappare via, Effettivamente il mio non era un gran vestito, ma del resto vivevo in un paesino del Minnesota dove la vita sociale era praticamente assente, se non per le feste comandate e la sagra delle salsicce. Lasciai i miei vestiti e l’intimo su una sedia, coprendomi le parti intime come se fosse possibile tenerle nascoste,
“Allora sei proprio cretina !” esclamò Giselle “Cazzo ti copri che tanto ti scoperò sino a sfinirti ! Anzi dimmi l’hai mai preso nel culo visto che da domani passi ai cazzi veri.”
“No ! Con mio marito abbiamo solo rapporti tradizionali, insomma non siamo dei pervertiti !” risposi stizzita.
Lei si mise a ridere tanto da piegarsi in due, poi mi mise una mano sulla spalla, quasi gli facesse pena la mia ingenuità.
“Sentimi bene, qui passerai tre giorni a farti scopare, e certamente non userai solo la fica; quindi, è meglio che ti metta in testa che quella che chiami perversione qui è la normalità. Però siccome non sono una sadica non ti farò subito il culo, anche se te lo meriti, ma andremo per gradi, ora le vedi quelle mazze appese al muro.”
“Sì sono dei peni finti.” risposi con una certa insicurezza.
“No, sono cazzi di gomma, si chiamano strap-on e li usano le donne per scopare altre donne. Inizierò col più piccolo, poi passerò alla via di mezzo per finire col più grande, che in ogni caso sarà più piccoli del cazzo che prenderai domani. E ringrazia il cielo che la lotteria l’ha vinta Erik che è un signore, anche se il giorno dopo sarai con Brutus, e con lui il nome è tutto un programma.”
Cercai di trovare la forza in me stessa per affrontare quella prima prova, prima di chiedere cosa dovessi fare.
“Sdraiati sul letto con le gambe ben aperte, poi ti legherò le mani per impedirti di muoverti troppo visto che sei quasi vergine.”
Così mi sistemai al centro del letto dove venni ammanettata alla testata, per poi vedere Giselle che prendeva uno oggetto, che mi spiegò essere uno stimolatore a sfera, meglio conosciuto come dildo a microfono. Non feci in tempo a chiedere come funzionava, che lei lo appoggiò sulla passera acceso al minimo, ma quel tanto che bastava per farmi sbattere le gambe all’impazzata.
“Ma che cazzo fai !” mi urlò in faccia “Vuoi forse tirarmi un calcio in faccia specie di cretina che non sei altro.”
“No scusami, è che non avevo mai sentito una cosa del genere.” risposi cercando nella mia ingenuità una via di scampo.
“Va bene sei proprio una frana, quindi vediamo di fare le cose con ancora più calma, non vorrei finire all’ospedale per colpa tua.”
Giselle prese dell’olio che fece cadere sulla mia passera che teneva aperta con le dita, per poi riposarci sopra la sfera, accendendola al minimo solo in seguito. Quella nuova sensazione ebbe l’effetto di rilassarmi, tanto che cercai d'aprire ancora di più le gambe per sentirne gli effetti, cosa che non sfuggì a Giselle.
“Bene vedo che inizi a scioglierti un po’, quindi adesso passiamo a qualcosa di piccolo ma efficace.”
La vidi prendere un dildo non molto grande, che con calma fece entrare dentro la mia passera, prima d’accenderlo e farmi quasi esplodere dal piacere.
“Cazzo ma quant’è che non scopi !” esclamò divertita la donna “Se godi così con questo chissà cosa succede coi grossi calibri.”
Non sapevo cosa fare, perché se da un lato odiavo quello che Giselle mi stava facendo, considerandolo un bieco ricatto che andava contro tutte le mie convinzioni religiose e morali, dall’altro stavo provando nuove forme di piacere, che mi facevano lentamente perdere la testa, e cadere in quella perversione che avevo sempre cercato di contrastare.
La situazione peggiorò quando Giselle indossò il più piccolo dei suoi strap-on, e cominciò a scoparmi con quello, sostituendo il dildo a microfono con le sue sapienti dita. Nonostante il suo pene finto fosse forse un po’ più piccolo di quello vero di mio marito, sapeva muoversi con grande maestria, neanche fosse un uomo.
“Sei solo una puttanella che deve provare il vero sesso.” mi disse guardandomi con un certo disprezzo “Però stai tranquilla che quando avrò finito, scopare con quello sfigato che t’ha sposato sarà solo un ricordo lontano, e vorrai solo prendere cazzi e anche belli grossi.”
Dalla mia bocca uscivano solo dei no ma sempre meno convinti, anche perché il mio corpo diceva solo sì, senza alcuna possibilità d’essere frainteso. Per resistere a quella che consideravo solo una demoniaca tentazione, cercavo di pensare alla mia tranquilla vita di paese, divisa fra lavoro, casa e chiesa, e tutti i sermoni di Padre Francis sulla bellezza della vita in Cristo. Nonostante ciò, tremavo di piacere ad ogni affondo di Giselle, che sembrava quasi divertita dalle mie reazioni così contrastanti, almeno all’apparenza.
“Adesso girati, è il momento di dedicarsi al tuo bel culo.”
Fui quasi sollevata dal fatto che almeno per qualche momento non fossi più alla sua mercé, ma una volta sistemata carponi, la musica non solo non cambiò, ma divenne un inferno.
Quella donna, infatti, non solo si poteva muovere con ancora maggior fluidità, ma iniziò a stuzzicare il mio buchetto ancora vergine, con un delicato massaggio che m’eccitò a dismisura.
Anche se avevo sempre considerato i rapporti anali qualcosa da pervertiti, mi era chiaro che ne avrei avuti e non pochi, ma il trovar così piacevole quel tocco fece crollare tutte le mie certezze.
Ad un certo punto Giselle iniziò a riempirmi lo sfintere con l’olio, e per esser ben sicura che entrasse dentro, quasi lo spingeva all’interno con un dito.
“Se vuoi un consiglio rilassati il più possibile.” mi disse mentre poggiava la punta dello strap-on sul mio ano “All’iniziò ti farò un po’ male, ma è inevitabile, solo non stringere i denti o sarà sempre peggio.”
Giselle mi sodomizzò senza che quasi me ne accorgessi, se non per una sensazione di fastidio, regalandomi però un senso di riempimento che non avevo mai provato; quindi, le bastò allungare una mano sulla passera per farmi urlare dal piacere.
“Così non vale, ti piace troppo lurida sgualdrina.” mi disse ridendo, adesso girati che ci divertiamo sul serio.
Mi ritrovai così pancia all’aria, ma non ebbi neanche un secondo per respirare, che lei mi sodomizzò nuovamente, questa volta infilandomi due dita nella passera.
“Godi troia che non sei altro e urla il tuo piacere.” mi disse iniziando a scoparmi sempre più velocemente “E pensa come godrai da domani quando a sbattertelo dentro saranno degli uomini con dei gran cazzi, perché è chiaro che tu una scopata vera non te la sei mai fatta.”
“Non è vero con mio marito lo facciamo e ci piace.” provai a obbiettare con però poca convinzione.
“Tuo marito scopa peggio di mio nonno ! Guardati è bastato eccitarti un minimo per farti urlare di piacere, anzi sai cosa ti dico ? Vediamo quanto vali come lesbica, poi il culo te lo finisco meglio dopo.”
Non compresi le sue parole, però vidi che si toglieva lo strap-on, ma soprattutto che si mise con le chiappe sul mio viso togliendomi quasi l’aria.
“Leccami la fica e fallo bene o ti rompo il culo con tutto il braccio.” mi disse con un tono che non ammetteva repliche.
Ero certa che sapesse che non avevo mai avuto una passera davanti alla faccia, e che la sua fosse la prima che vedessi, ma cercai di fare del mio meglio pur non avendo alcuna esperienza. Non potevo neanche pensare a come poteva piacere a me, in quanto con mio marito non avevamo mai avuto rapporto orali, così tirai fuori la lingua che iniziò a sbattere un po’ ovunque.
“Se non sai cosa fare, tieni la lingua dura e infilamela dentro.” mi disse Giselle quasi ridendo.
Seguii il suo consiglio e lentamente la vidi iniziare a godere, e del resto non fece nulla per trattenersi visto che mi stava colando in faccia tutti i suoi umori.
“Brava la mia puttanella, vedi che se t’impegni riesci a combinare qualcosa. Adesso però voglio finire di farti il culo come si deve, quindi mettiti a pecora che te lo sfondo per bene, anche se è chiaro che ti piace e neanche poco.”
Così mentre lei indossava l’ultimo strap-on, quello che aveva dimensioni ben più grandi del membro di mio marito, io mi sistemavo carponi non sapendo come avrei reagito. Perché se odiavo quel maledetto ricatto a cui dovevo sottostare per avere i soldi di mio zio, era evidente che quelle nuove sensazioni che stavo provando mi facevano godere.
Senza dire nulla Giselle si sistemò dietro di me, per poi penetrarmi la passera, entrandoci come una lama nel burro tanto ero rimasta bagnata da prima.
“Non c’è quasi piacere a scoparti per quanto hai un lago fra le gambe.” mi disse dandomi un sonoro ceffone su una natica “Adesso dimmi che ti piace e che vuoi che continui.”
“Sì mi piace.” le risposi a bassa voce.
“Più forte che non ho sentito.” ribatté lei dandomi un altro ceffone sulla chiappa.
“Sì mi fai godere.” urlai senza più alcun pudore.
“E poi ?”
“E voglio che mi scopi ancora e ancora.”
“Brava la troia. Adesso apriti il culo e dimmi che vuoi che te lo sfondi.”
“Ti prego mettimelo nel culo e fammi godere.” dissi allargandomi al massimo l’ano con le mani.
Giselle m’infilò almeno metà dello strap-on con la prima spinta, facendomi urlare per il dolore, ma non solo non si tirò indietro, ma continuò a sodomizzarmi fino a far sparire tutto il fallo nel mio retto.
“Adesso puoi urlare quanto vuoi, tanto so che non vuoi altro che t’inculi sino a farti venire, perché in fondo sei solo una donna che non ha mai goduto come si deve.”
Lei iniziò a sbattermi con un ardore che mai avrei creduto potesse avere una donna, facendomi godere forse per la prima volta in modo realmente libero. Più urlavo il mio piacere, più lei mi scopava, facendomi avere quasi subito il mio primo orgasmo anale. Giselle però non mi diede neppure il tempo di riprendere fiato, che continuò il suo martellamento senza sosta.
“Voglio proprio vederti domani quanto di scoperà un vero uomo, uno con un gran cazzo che ti tratterà per la puttana che sei, e non come una signora per bene come fa tuo marito. Magari all’inizio farai un po’ la schifata, quella che non vuole ma deve, per poi aprirgli le cosce non appena ti farà sentire donna, e il culo quando vorrai di più.”
Avrei voluto risponderle, ma non sapevo cosa dire, o forse il mio unico scopo in quei momenti era godere come se non ci fosse un domani.
Ebbi un secondo orgasmo ancora più violento del primo, e questa volta Giselle decise che poteva bastare, tirandosi indietro e quasi spingendomi sul letto.
“Rivestiti e vattene, con te ho finito mia cara Lady Madonna.” mi disse con un non troppo celato disprezzo.
Mi rimisi i miei vestiti da educanda e uscii da quella stanza senza dire nulla, sapendo che forse era morta la vecchia Priscilla per dar vita a una nuova donna.


Per commenti : miss.serenasdx@yahoo.com
(quelli volgari saranno subito cestinati)

Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/
scritto il
2024-06-25
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