I sette giorni - 2° giorno
di
Miss Serena
genere
etero
Tornai nella mia camera stravolta non solo nel fisico, ma soprattutto nello spirito. Non potevo negare a me stessa che avevo goduto con un rapporto sodomita, e per di più con un’altra donna; quindi, alla perversione s’era sommata altra perversione, il che mi faceva stare malissimo.
Pur sapendo di dover chiamare mio marito, se non altro per dirgli che avevo passato la prima prova, non ne trovai il coraggio, così gli mandai un messaggio scrivendogli che era tutto a posto, ma ero troppo stanca per parlare.
Prima di cena mi feci una lunga doccia, come se potessi portare via lo sporco che mi sentivo addosso con l’acqua, ottenendo però un minimo di refrigerio perlomeno fisico.
Chiesi ed ottenni che sia la cena che il pranzo del giorno seguente mi fossero portati in camera, in modo da non dover sopportare lo sguardo degli altri “lavoranti” della casa.
Passai ore a rivedere con la mente le ore passate con Giselle, chiedendomi come fosse stato possibile cedere così in fretta, nonostante lei fosse una professionista ed io una persona con esperienze molto limitate in fatto di sesso.
Quello che più mi faceva uscire di testa era sapere che avevo avuto degli orgasmi, e come se non bastasse erano stati i più appaganti della mia vita. Neanche quando concessi la mia verginità a mio marito la prima notte di nozze avevo goduto in quel modo, nonostante lui fosse stato un signore in quanto a gentilezza e pazienza, ma forse ciò era dovuto al fatto che anche lui fosse inesperto quanto me.
Decisi che quello con Giselle non fosse stato un vero tradimento, in quanto fatto con una donna, e che solo la sua bravura mi aveva fatto cedere in fretta e senza alcun freno inibitore. In realtà sapevo che stavo mentendo a me stessa, ma pensai che quella fosse l’unica soluzione per andare avanti almeno all’inizio della mia permanenza in quel bordello.
Prima del pranzo trovai il coraggio di chiamare Leon e raccontargli del mio primo rapporto saffico, evitando però di dirgli quanto avessi goduto con Giselle, e cercando invece di passare per una vittima di quella donna così perversa. Lui mi fece coraggio, ripetendomi più volte che se avessi voluto, lui sarebbe stato all’uscita di quel bordello, pronto a riportarmi a casa. Non fu la sola curiosità a farmi decidere di rimanere, anche se ben sapevo che dopo non avrei potuto evitare un confronto, fra quello che m’avrebbe fatto Erik, e i rapporti con mio marito, che erano sempre gli stesi, coi preliminari limitati a baci in bocca e toccatine sulle parti intime, per poi arrivare alla penetrazione, con lui sopra o al massimo di fianco, che durava più o meno cinque minuti. Volevo in qualche modo mettermi alla prova, così iniziai a pregare Dio di darmi la forza per resistere alle tentazioni della carne, per poter tornare da mio marito senza dovermi sentire una squallida prostituta.
Poco dopo le due passò Giselle, non solo per vedere come stavo, ma anche per darmi qualche consiglio.
“Allora Erik è uno tranquillo, quindi lasciati andare che non ti farà mai male.” mi disse mentre eravamo sedute sul letto “Ti ho portato due cose da mettere perché ieri eri ridicola, e detto fra noi non sei neanche brutta, anzi hai un bel fisico che copri in modo osceno. Fa sempre quello che ti dice, e vedrai che andrà tutto liscio, anzi avrai più orgasmi di ieri.”
La ringraziai prima di mettermi quello che m’aveva portato, avendo difficoltà a capire quale fosse il davanti e quale il dietro del tanga che dovevo indossare. Il top di Giselle mi copriva giusto il seno, ma mi dava un’aria sbarazzina, il che mi piacque moltissimo. Mi coprii con una vestaglia per poi farmi accompagnare da quello che sarebbe stato il mio primo amante, salutando Giselle con un fin troppo casto bacio sulla guancia.
Entrando trovai un gran bell’uomo, un tipico maschio californiano con un pizzetto che accentuava ancor di più i lineamenti dritti. Addosso aveva solo i pantaloni di una tuta molto morbida, il che faceva quasi risaltare i muscoli del petto, che sembravano disegnati con la matita, pur non essendo affatto eccessivi come quelli dei culturisti.
“Buongiorno Priscilla, chiudi pure la porta e vieni a sederti qui vicino a me, ma prima togliti quella vestaglietta, sei una bella donna e non devi nasconderlo.” mi disse con un tono di voce molto caldo e sensuale.
“Buongiorno Erik.” risposi più per educazione che altro, ancora affascinata da quell’uomo così diverso da mio marito, prima di togliermi la vestaglietta che lasciai cadere per terra, e sedermi vicino a lui su un bel divano in cuoio.
Erik aveva un modo di parlare che non poteva non mettere a proprio agio chi l’ascoltava, e col passare dei minuti mi sentii sempre più tranquilla, quasi dimenticando perché fossi li. Quando poi mi poggiò una mano sulla coscia, mi resi conto che non aspettavo altro, anche se avevo ancora un misto di timore e pudore che mi tratteneva dal saltargli addosso.
Fu ovviamente lui a fare il primo passo, facendo scivolare una mano dietro la mia testa per poi avvicinare la bocca alla mia e darmi un lungo bacio, che mi sciolse come neve al sole.
“Dimmi tuo marito ce l’ha così o più piccolo.” mi chiese dopo essersi alzato in piedi e tirato fuori un membro, che anche se floscio mi sembrava quasi innaturale per le sue dimensioni da taglia extra-large.
“Direi decisamente più piccolo.” gli risposi alzandomi anch’io in piedi per prendere in mano quella bestia, quasi non credessi ai miei occhi.
In realtà ne avevo visto uno simile, ma era in un film porno che le amiche mi avevano costretto a guardare la sera dell’addio al nubilato, ma allora credetti che si trattasse di qualcosa come un effetto speciale, mentre quello di Erik era fin troppo vero.
“Non so perché, ma sono sicuro che tuo marito è stato anche il tuo primo e unico uomo, non è vero ?” mi chiese sfiorandomi le labbra con le sue
“È così.” risposi quasi vergognandomi.
“E so anche che non hai mai preso in bocca un cazzo, non è così.”
“È vero anche questo.”
“Non c’è problema anche perché nessuno nasce maestro, però adesso inizia a giocarci con la bocca come meglio credi, poi sarò io a dirti cosa fare.” mi disse prima di sedersi quasi al centro del divano.
Non sapendo come mettermi tornai a sedermi al suo fianco per poi abbassarmi e dare il mio primo bacio a un pene. Timidamente aprii la bocca per tirare fuori la lingua, per poter accarezzare con quella il membro di Erik, trovando la cosa non affatto disgustosa, anzi mi piaceva il sapore di maschio di quel pezzo di carne, sino a qualche giorno così proibito.
Più leccavo quella nerchia, e più mi sentivo padrona della situazione, ma alla fine scivolai fra le sue gambe in modo da poterlo vedere meglio in faccia, e capire così se stessi facendo bene.
Erik non solo non mi disse nulla, ma dimostrò di gradire il mio primo pompino, anche se ebbi delle difficoltà anche solo a prendergli la cappella in bocca tanto era grossa e gonfia, ma superato l’ostacolo iniziale fu come andare in discesa in quinta marcia. Le mie labbra scivolavano sempre più velocemente lungo quell’asta, con la lingua che rimaneva sulla punta girandoci continuamente intorno, quasi avessi paura che scappasse via.
“Per essere una che non ha mai fatto un pompino non sei niente male.” mi disse Erik accarezzandomi la testa “Adesso prendi quell’olio sul tavolino e mettimene un po’ sul cazzo.”
Non so perché ma fui lusingata da quel complimento così sconcio, ma non appena iniziai a ungere la mazza di Erik fui colta da una strana paura, dovuta al fatto che ben presto avrei preso quel grosso membro dentro di me.
“Stai tranquilla che il mio cazzo non ha mai ucciso nessuna.” mi disse l’uomo quasi m’avesse letto nel pensiero “Tu pensa solo a metterti dentro la cappella, e vedrai che tutto il resto entrerà dentro da solo.”
“A dirlo sembra facile, peccato che poi ci sia la pratica.” risposi mentre mi mettevo sopra di lui, cercando di rilassarmi il più possibile.
Già stare su Erik tenendogli il pene in mano non fu certo semplice, se non altro perché non ho le gambe particolarmente lunghe, ma quando feci entrare la cappella dentro la mia passerà mi sembrò quasi d’impazzire per il dolore, non essendomi mai sentita così piena.
Lui però non fece nulla, se non aspettare che le mie smorfie di dolore sparissero, sino a far tornare il mio viso alla sua espressione normale, pur essendo quella situazione tutto tranne che normale.
Seguendo il suo consiglio lasciai che le mie gambe s’aprissero sempre di più, facendo entrare quella mazza in me, fermandomi solo un paio di volte, ma solo per riprendere fiato. Nonostante cercassi di controllarmi, se non altro per un pudore che m’avevano inculcato sin dalla nascita, era innegabile che qualcosa in me si stava smuovendo, ed era tutto tranne che spiacevole. Quando poi compresi d’avere finito d’impalarmi su quel membro, fu come spegnere l’interruttore del mio controllo, ed accendere quello del piacere mai provato.
Più Erik si muoveva spingendo dal basso, più mi era difficile nascondere quando stessi godendo, sino a quando un lungo gemito segnò il crollo di ogni mio tabù.
L’uomo fu un fulmine nel mettermi sotto di lui senza far uscire la mazza dalla passera, e quando iniziò a scoparmi persi ogni controllo di me stessa.
“Sì mi piace !” urlai senza più alcun pudore “Scopami e fammi godere !”
“Certo che ti scopo, falsa vergine che non sei altro.” mi rispose Erik afferrandomi ancor più saldamente le caviglie.
Ogni suo affondo era una scossa che partiva dalla passera per esplodere direttamente nel mio cervello, facendomi provare sensazioni del tutto nuove e sempre più sconvolgenti. Quando poi mi girò come una bambola facendomi ritrovare carponi fu anche meglio, perché il suo ritmo aumentò in modo vertiginoso, tanto che mi sembrava d’avere un orgasmo ogni volta che m’entrava dentro.
“Di che ti piace il cazzo o t’inculo adesso.” mi disse ben sapendo la mia risposta.
“Sì che mi piace, anzi amo il tuo cazzo.”
“E quello di tuo marito ?”
“Quello non mi fa godere come il tuo, ma questo già lo sai.” risposi senza provare alcuna vergogna, sapendo che in fondo era la verità.
Erik mi fece girare un’altra volta, ma non per continuare a scoparmi, bensì per prendere un piccolo dildo a palla che poggiò acceso sulla mia passera.
“Sai che mi prenderò anche il tuo culo non è vero ?” mi chiese mentre si ungeva la mazza.
“Sì ma so anche che non mi farai male.” gli risposi cercando d’aprirmi l’ano con le mani per facilitare la penetrazione.
Nonostante tutto l’olio che aveva messo, l’inizio non fu affatto facile, ma ben presto gli umori che mi colavano dalla passera stimolata dal vibratore, s’unirono all’olio e la sua mazza se pur lentamente scivolò sempre di più in me, sino a ritrovarmela tutta dentro. Mi sentivo sporca dentro, ma allo stesso iniziavo a provare lo stesso piacere che avevo sentito il giorno prima con Giselle, ma questa volta non potevo trovare alcuna scusa per come stavo godendo.
Come Erik iniziò a spingere dal basso io presi come a vibrare, e per lui non fu affatto semplice tenermi dritta, tanto che fu costretto a farmi scendere per sdraiarmi al centro del letto.
Con la sua solita maestria iniziò a scoparmi prima davanti, e poi dietro, alternando in continuazione le porte del piacere, tanto da non farmi capire più nulla.
“Allora Priscilla come dirai a tuo marito che t’è piaciuto farti inculare da me ?” mi chiese Erik cogliendomi di sorpresa.
“Non lo so ma tanto non capirebbe mai.” gli risposi riacquistando un minimo di lucidità.
“La verità è che uscita da qui sarai solo una drogata di cazzo, perché in fondo sei solo una troia che non l’ha mia preso bene. Adesso fammi godere con quella bocca che hai prima di ridarmi il culo.”
Mentre mi mettevo in ginocchio davanti a lui pensai che in fondo non avesse tutti i torti, ma che la colpa non era solo mia. Ero cresciuta a pane e Bibbia, in un ambiente dove il sesso era il peggiore dei peccati, e lo si doveva fare quasi senza provare alcun piacere, solo per avere dei figli. Con Giselle prima, ed Erik subito dopo, avevo invece scoperto quanto piacevole potesse essere il sesso, anche in quei modi che avevo sempre considerato da pervertiti, ma soprattutto di quanto potessi godere io come donna.
Così dopo aver quasi giocato con la mazza di quell’uomo in fondo così gentile, mi sistemai su di lui per farla entrare con ben poca fatica nel mio retto.
“Brava la mia Priscilla, ora fammi vedere quanto ti piace il mio cazzo nel tuo bel culo.” mi disse Erik allungando le mani sul mio seno.
“Lo vedi che mi piace o sei cieco.” risposi con un sorriso “Sono una troia ? E chi se ne frega, anzi mi dispiace di non averlo scoperto prima.”
“E’ quello che volevo sentirti dire, adesso mettiti a pecora che ti sfondo il culo come merita una novella puttana come te.”
Non feci quasi in tempo a mettermi carponi che lui mi fu dietro, per sodomizzarmi, questa volta con fin troppa foga.
“Ahi così mi fai male.” dissi cercando di placare i suoi bollori.
“Taci che questo è solo l’assaggio di quello che ti farà domani Brutos, quindi vedi d’abituarti e in fretta.”
“Allora scopami forte e fammi godere.”
Erik iniziò a sbattermi senza avere più alcun riguardo verso di me, ma nonostante il dolore che provai all’inizio, ben presto iniziai a godere anche in quel modo così brutale, tanto che non potei nasconderlo e presi a urlare il mio piacere sempre più incontenibile.
“Sì, così mi piace così ! Godo sì e non sai quanto godo !”
“Sei solo una puttana in cerca di un buon cazzo, altro che una santarellina ricattata per prenderlo nel culo.”
“Sì sono una puttana vogliosa, e tu fammi godere ancora e ancora.”
Lui fu un vero stallone da monta, tanto che alla fine mi facevano più male le ginocchia per essere sempre carponi, che il culo che non avevo mai usato in quel modo. Alla fine, però Erik capì che stava per venire, così s’inginocchiò davanti a me per eruttare il suo orgasmo sulla mia bocca aperta.
Non avevo ovviamente mai assaggiato lo sperma, ma non fu una sensazione sgradevole, anche se lo trovai stupido, ma, nonostante ciò, gli leccai la cappella per ripulirlo da ogni traccia di seme.
“Puoi tornartene in camera, con me oggi hai finito.” mi disse con fin troppa freddezza.
Rimisi quel poco che avevo addosso che m’aveva dato Giselle, per tornare quasi di corsa nella mia stanza, dove mille domande intasarono il mio cervello.
Ero davvero una poco di buono che solo adesso scopriva d’esserlo, oppure era sbagliato il modo di viverre che avevo con mio marito ? Cosa avrei mai detto proprio a mio marito su quello che era successo con Erik, potevo raccontargli la verità, col rischio che m’avrebbe ripudiata, oppure era meglio inventarsi un mezzo stupro ?
Però più cercavo risposte, e più arrivavano altre domande, così non ebbi il coraggio di chiamare mio marito, e come il giorno precedente, mi feci portare la cena in camera per non vedere nessuno.
Quello che però più mi tormentava era quello che sarebbe successo il giorno seguente con Brutos, avrei goduto anche con lui, oppure sarebbero usciti fuori i miei limiti ?
Solo la stanchezza mi permise d’addormentarmi, anche perché nel frattempo si era fatto tardi, e fra le braccia di Morfeo passai una bella notte, senza alcun dubbio, ma con l’unica certezza d’aver goduto come non mi era mai successo, e questo doveva essere un punto di partenza e non d’arrivo.
Per commenti : miss.serenasdx@yahoo.com
(quelli volgari saranno subito cestinati)
Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/
Pur sapendo di dover chiamare mio marito, se non altro per dirgli che avevo passato la prima prova, non ne trovai il coraggio, così gli mandai un messaggio scrivendogli che era tutto a posto, ma ero troppo stanca per parlare.
Prima di cena mi feci una lunga doccia, come se potessi portare via lo sporco che mi sentivo addosso con l’acqua, ottenendo però un minimo di refrigerio perlomeno fisico.
Chiesi ed ottenni che sia la cena che il pranzo del giorno seguente mi fossero portati in camera, in modo da non dover sopportare lo sguardo degli altri “lavoranti” della casa.
Passai ore a rivedere con la mente le ore passate con Giselle, chiedendomi come fosse stato possibile cedere così in fretta, nonostante lei fosse una professionista ed io una persona con esperienze molto limitate in fatto di sesso.
Quello che più mi faceva uscire di testa era sapere che avevo avuto degli orgasmi, e come se non bastasse erano stati i più appaganti della mia vita. Neanche quando concessi la mia verginità a mio marito la prima notte di nozze avevo goduto in quel modo, nonostante lui fosse stato un signore in quanto a gentilezza e pazienza, ma forse ciò era dovuto al fatto che anche lui fosse inesperto quanto me.
Decisi che quello con Giselle non fosse stato un vero tradimento, in quanto fatto con una donna, e che solo la sua bravura mi aveva fatto cedere in fretta e senza alcun freno inibitore. In realtà sapevo che stavo mentendo a me stessa, ma pensai che quella fosse l’unica soluzione per andare avanti almeno all’inizio della mia permanenza in quel bordello.
Prima del pranzo trovai il coraggio di chiamare Leon e raccontargli del mio primo rapporto saffico, evitando però di dirgli quanto avessi goduto con Giselle, e cercando invece di passare per una vittima di quella donna così perversa. Lui mi fece coraggio, ripetendomi più volte che se avessi voluto, lui sarebbe stato all’uscita di quel bordello, pronto a riportarmi a casa. Non fu la sola curiosità a farmi decidere di rimanere, anche se ben sapevo che dopo non avrei potuto evitare un confronto, fra quello che m’avrebbe fatto Erik, e i rapporti con mio marito, che erano sempre gli stesi, coi preliminari limitati a baci in bocca e toccatine sulle parti intime, per poi arrivare alla penetrazione, con lui sopra o al massimo di fianco, che durava più o meno cinque minuti. Volevo in qualche modo mettermi alla prova, così iniziai a pregare Dio di darmi la forza per resistere alle tentazioni della carne, per poter tornare da mio marito senza dovermi sentire una squallida prostituta.
Poco dopo le due passò Giselle, non solo per vedere come stavo, ma anche per darmi qualche consiglio.
“Allora Erik è uno tranquillo, quindi lasciati andare che non ti farà mai male.” mi disse mentre eravamo sedute sul letto “Ti ho portato due cose da mettere perché ieri eri ridicola, e detto fra noi non sei neanche brutta, anzi hai un bel fisico che copri in modo osceno. Fa sempre quello che ti dice, e vedrai che andrà tutto liscio, anzi avrai più orgasmi di ieri.”
La ringraziai prima di mettermi quello che m’aveva portato, avendo difficoltà a capire quale fosse il davanti e quale il dietro del tanga che dovevo indossare. Il top di Giselle mi copriva giusto il seno, ma mi dava un’aria sbarazzina, il che mi piacque moltissimo. Mi coprii con una vestaglia per poi farmi accompagnare da quello che sarebbe stato il mio primo amante, salutando Giselle con un fin troppo casto bacio sulla guancia.
Entrando trovai un gran bell’uomo, un tipico maschio californiano con un pizzetto che accentuava ancor di più i lineamenti dritti. Addosso aveva solo i pantaloni di una tuta molto morbida, il che faceva quasi risaltare i muscoli del petto, che sembravano disegnati con la matita, pur non essendo affatto eccessivi come quelli dei culturisti.
“Buongiorno Priscilla, chiudi pure la porta e vieni a sederti qui vicino a me, ma prima togliti quella vestaglietta, sei una bella donna e non devi nasconderlo.” mi disse con un tono di voce molto caldo e sensuale.
“Buongiorno Erik.” risposi più per educazione che altro, ancora affascinata da quell’uomo così diverso da mio marito, prima di togliermi la vestaglietta che lasciai cadere per terra, e sedermi vicino a lui su un bel divano in cuoio.
Erik aveva un modo di parlare che non poteva non mettere a proprio agio chi l’ascoltava, e col passare dei minuti mi sentii sempre più tranquilla, quasi dimenticando perché fossi li. Quando poi mi poggiò una mano sulla coscia, mi resi conto che non aspettavo altro, anche se avevo ancora un misto di timore e pudore che mi tratteneva dal saltargli addosso.
Fu ovviamente lui a fare il primo passo, facendo scivolare una mano dietro la mia testa per poi avvicinare la bocca alla mia e darmi un lungo bacio, che mi sciolse come neve al sole.
“Dimmi tuo marito ce l’ha così o più piccolo.” mi chiese dopo essersi alzato in piedi e tirato fuori un membro, che anche se floscio mi sembrava quasi innaturale per le sue dimensioni da taglia extra-large.
“Direi decisamente più piccolo.” gli risposi alzandomi anch’io in piedi per prendere in mano quella bestia, quasi non credessi ai miei occhi.
In realtà ne avevo visto uno simile, ma era in un film porno che le amiche mi avevano costretto a guardare la sera dell’addio al nubilato, ma allora credetti che si trattasse di qualcosa come un effetto speciale, mentre quello di Erik era fin troppo vero.
“Non so perché, ma sono sicuro che tuo marito è stato anche il tuo primo e unico uomo, non è vero ?” mi chiese sfiorandomi le labbra con le sue
“È così.” risposi quasi vergognandomi.
“E so anche che non hai mai preso in bocca un cazzo, non è così.”
“È vero anche questo.”
“Non c’è problema anche perché nessuno nasce maestro, però adesso inizia a giocarci con la bocca come meglio credi, poi sarò io a dirti cosa fare.” mi disse prima di sedersi quasi al centro del divano.
Non sapendo come mettermi tornai a sedermi al suo fianco per poi abbassarmi e dare il mio primo bacio a un pene. Timidamente aprii la bocca per tirare fuori la lingua, per poter accarezzare con quella il membro di Erik, trovando la cosa non affatto disgustosa, anzi mi piaceva il sapore di maschio di quel pezzo di carne, sino a qualche giorno così proibito.
Più leccavo quella nerchia, e più mi sentivo padrona della situazione, ma alla fine scivolai fra le sue gambe in modo da poterlo vedere meglio in faccia, e capire così se stessi facendo bene.
Erik non solo non mi disse nulla, ma dimostrò di gradire il mio primo pompino, anche se ebbi delle difficoltà anche solo a prendergli la cappella in bocca tanto era grossa e gonfia, ma superato l’ostacolo iniziale fu come andare in discesa in quinta marcia. Le mie labbra scivolavano sempre più velocemente lungo quell’asta, con la lingua che rimaneva sulla punta girandoci continuamente intorno, quasi avessi paura che scappasse via.
“Per essere una che non ha mai fatto un pompino non sei niente male.” mi disse Erik accarezzandomi la testa “Adesso prendi quell’olio sul tavolino e mettimene un po’ sul cazzo.”
Non so perché ma fui lusingata da quel complimento così sconcio, ma non appena iniziai a ungere la mazza di Erik fui colta da una strana paura, dovuta al fatto che ben presto avrei preso quel grosso membro dentro di me.
“Stai tranquilla che il mio cazzo non ha mai ucciso nessuna.” mi disse l’uomo quasi m’avesse letto nel pensiero “Tu pensa solo a metterti dentro la cappella, e vedrai che tutto il resto entrerà dentro da solo.”
“A dirlo sembra facile, peccato che poi ci sia la pratica.” risposi mentre mi mettevo sopra di lui, cercando di rilassarmi il più possibile.
Già stare su Erik tenendogli il pene in mano non fu certo semplice, se non altro perché non ho le gambe particolarmente lunghe, ma quando feci entrare la cappella dentro la mia passerà mi sembrò quasi d’impazzire per il dolore, non essendomi mai sentita così piena.
Lui però non fece nulla, se non aspettare che le mie smorfie di dolore sparissero, sino a far tornare il mio viso alla sua espressione normale, pur essendo quella situazione tutto tranne che normale.
Seguendo il suo consiglio lasciai che le mie gambe s’aprissero sempre di più, facendo entrare quella mazza in me, fermandomi solo un paio di volte, ma solo per riprendere fiato. Nonostante cercassi di controllarmi, se non altro per un pudore che m’avevano inculcato sin dalla nascita, era innegabile che qualcosa in me si stava smuovendo, ed era tutto tranne che spiacevole. Quando poi compresi d’avere finito d’impalarmi su quel membro, fu come spegnere l’interruttore del mio controllo, ed accendere quello del piacere mai provato.
Più Erik si muoveva spingendo dal basso, più mi era difficile nascondere quando stessi godendo, sino a quando un lungo gemito segnò il crollo di ogni mio tabù.
L’uomo fu un fulmine nel mettermi sotto di lui senza far uscire la mazza dalla passera, e quando iniziò a scoparmi persi ogni controllo di me stessa.
“Sì mi piace !” urlai senza più alcun pudore “Scopami e fammi godere !”
“Certo che ti scopo, falsa vergine che non sei altro.” mi rispose Erik afferrandomi ancor più saldamente le caviglie.
Ogni suo affondo era una scossa che partiva dalla passera per esplodere direttamente nel mio cervello, facendomi provare sensazioni del tutto nuove e sempre più sconvolgenti. Quando poi mi girò come una bambola facendomi ritrovare carponi fu anche meglio, perché il suo ritmo aumentò in modo vertiginoso, tanto che mi sembrava d’avere un orgasmo ogni volta che m’entrava dentro.
“Di che ti piace il cazzo o t’inculo adesso.” mi disse ben sapendo la mia risposta.
“Sì che mi piace, anzi amo il tuo cazzo.”
“E quello di tuo marito ?”
“Quello non mi fa godere come il tuo, ma questo già lo sai.” risposi senza provare alcuna vergogna, sapendo che in fondo era la verità.
Erik mi fece girare un’altra volta, ma non per continuare a scoparmi, bensì per prendere un piccolo dildo a palla che poggiò acceso sulla mia passera.
“Sai che mi prenderò anche il tuo culo non è vero ?” mi chiese mentre si ungeva la mazza.
“Sì ma so anche che non mi farai male.” gli risposi cercando d’aprirmi l’ano con le mani per facilitare la penetrazione.
Nonostante tutto l’olio che aveva messo, l’inizio non fu affatto facile, ma ben presto gli umori che mi colavano dalla passera stimolata dal vibratore, s’unirono all’olio e la sua mazza se pur lentamente scivolò sempre di più in me, sino a ritrovarmela tutta dentro. Mi sentivo sporca dentro, ma allo stesso iniziavo a provare lo stesso piacere che avevo sentito il giorno prima con Giselle, ma questa volta non potevo trovare alcuna scusa per come stavo godendo.
Come Erik iniziò a spingere dal basso io presi come a vibrare, e per lui non fu affatto semplice tenermi dritta, tanto che fu costretto a farmi scendere per sdraiarmi al centro del letto.
Con la sua solita maestria iniziò a scoparmi prima davanti, e poi dietro, alternando in continuazione le porte del piacere, tanto da non farmi capire più nulla.
“Allora Priscilla come dirai a tuo marito che t’è piaciuto farti inculare da me ?” mi chiese Erik cogliendomi di sorpresa.
“Non lo so ma tanto non capirebbe mai.” gli risposi riacquistando un minimo di lucidità.
“La verità è che uscita da qui sarai solo una drogata di cazzo, perché in fondo sei solo una troia che non l’ha mia preso bene. Adesso fammi godere con quella bocca che hai prima di ridarmi il culo.”
Mentre mi mettevo in ginocchio davanti a lui pensai che in fondo non avesse tutti i torti, ma che la colpa non era solo mia. Ero cresciuta a pane e Bibbia, in un ambiente dove il sesso era il peggiore dei peccati, e lo si doveva fare quasi senza provare alcun piacere, solo per avere dei figli. Con Giselle prima, ed Erik subito dopo, avevo invece scoperto quanto piacevole potesse essere il sesso, anche in quei modi che avevo sempre considerato da pervertiti, ma soprattutto di quanto potessi godere io come donna.
Così dopo aver quasi giocato con la mazza di quell’uomo in fondo così gentile, mi sistemai su di lui per farla entrare con ben poca fatica nel mio retto.
“Brava la mia Priscilla, ora fammi vedere quanto ti piace il mio cazzo nel tuo bel culo.” mi disse Erik allungando le mani sul mio seno.
“Lo vedi che mi piace o sei cieco.” risposi con un sorriso “Sono una troia ? E chi se ne frega, anzi mi dispiace di non averlo scoperto prima.”
“E’ quello che volevo sentirti dire, adesso mettiti a pecora che ti sfondo il culo come merita una novella puttana come te.”
Non feci quasi in tempo a mettermi carponi che lui mi fu dietro, per sodomizzarmi, questa volta con fin troppa foga.
“Ahi così mi fai male.” dissi cercando di placare i suoi bollori.
“Taci che questo è solo l’assaggio di quello che ti farà domani Brutos, quindi vedi d’abituarti e in fretta.”
“Allora scopami forte e fammi godere.”
Erik iniziò a sbattermi senza avere più alcun riguardo verso di me, ma nonostante il dolore che provai all’inizio, ben presto iniziai a godere anche in quel modo così brutale, tanto che non potei nasconderlo e presi a urlare il mio piacere sempre più incontenibile.
“Sì, così mi piace così ! Godo sì e non sai quanto godo !”
“Sei solo una puttana in cerca di un buon cazzo, altro che una santarellina ricattata per prenderlo nel culo.”
“Sì sono una puttana vogliosa, e tu fammi godere ancora e ancora.”
Lui fu un vero stallone da monta, tanto che alla fine mi facevano più male le ginocchia per essere sempre carponi, che il culo che non avevo mai usato in quel modo. Alla fine, però Erik capì che stava per venire, così s’inginocchiò davanti a me per eruttare il suo orgasmo sulla mia bocca aperta.
Non avevo ovviamente mai assaggiato lo sperma, ma non fu una sensazione sgradevole, anche se lo trovai stupido, ma, nonostante ciò, gli leccai la cappella per ripulirlo da ogni traccia di seme.
“Puoi tornartene in camera, con me oggi hai finito.” mi disse con fin troppa freddezza.
Rimisi quel poco che avevo addosso che m’aveva dato Giselle, per tornare quasi di corsa nella mia stanza, dove mille domande intasarono il mio cervello.
Ero davvero una poco di buono che solo adesso scopriva d’esserlo, oppure era sbagliato il modo di viverre che avevo con mio marito ? Cosa avrei mai detto proprio a mio marito su quello che era successo con Erik, potevo raccontargli la verità, col rischio che m’avrebbe ripudiata, oppure era meglio inventarsi un mezzo stupro ?
Però più cercavo risposte, e più arrivavano altre domande, così non ebbi il coraggio di chiamare mio marito, e come il giorno precedente, mi feci portare la cena in camera per non vedere nessuno.
Quello che però più mi tormentava era quello che sarebbe successo il giorno seguente con Brutos, avrei goduto anche con lui, oppure sarebbero usciti fuori i miei limiti ?
Solo la stanchezza mi permise d’addormentarmi, anche perché nel frattempo si era fatto tardi, e fra le braccia di Morfeo passai una bella notte, senza alcun dubbio, ma con l’unica certezza d’aver goduto come non mi era mai successo, e questo doveva essere un punto di partenza e non d’arrivo.
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