Un tarlo

di
genere
etero

Oggi sono davvero stanco, è stata una giornata pessima, un continuo alzarsi da quella sedia per risolvere minchiate, rotture di cazzo che i superiori pensano bene di scrollarsi di dosso perché tanto c'è il sottoscritto, per poi venire a battere le loro unghie laccate sulla scrivania e reclamare le scadenze che rimangono indietro. Prima o poi me ne vado, giuro che li mando in culo e me ne vado.

Giro la chiave nella porta dell'appartamento in cui viviamo in affitto da otto anni... Otto anni, cristo santo! Se penso a tutti i soldi che abbiamo buttato nel cesso! Ma la signora teme il mutuo più delle nozze, dice che si sente soffocare, che certe cose le fanno venire gli attacchi d'ansia! Per poco viene a me un attacco d'ansia, appena oltrepasso la soglia di casa: libri, cuscini, costruzioni, pennarelli, giochi vari sparsi ovunque, manco fosse un campo minato. Non sono neanche rientrato e già avrei voglia di uscire. Faccio due passi in quell'inferno scostando tutto con i piedi, sento le gocce di sudore colarmi sulla fronte, ma quanti cazzo di gradi ci sono qui dentro? Allungo la mano sul termostato e leggo trenta punto sei. Cristo santo questo è davvero l'inferno! E come se non fosse abbastanza arriva pure il pianto dei figli, sopracuti che trapanano il cervello, mi affaccio e registro che si stanno menando con le racchette da ping pong, che provvedo a sequestrare all’istante. Mi chiedo, ma la mia signora, in tutto questo, dove cazzo è?
Percorro il corridoio, il caos è ovunque, l'olfatto intercetta un bouquet di fragranze tradimentoso che mi stordisce, pare una promessa e invece è una truffa perché mi sono appena ricordato che stasera la signora va a cena fuori con le amiche, le intoccabili e mai criticabili amiche, una specie di fauna protetta. Esce dalla camera mentre si chiude un orecchino, tutta in tiro, indossa un abitino leggero, mi cade l'occhio sulla scollatura, si intravede il segno dell'abbronzatura, la pelle nel solco tra i seni è più chiara, subito il cazzo sussulta.
Mi scocca un bacio a stampo, non posso non notare che è alta quanto me. Le guardo i piedi, volteggia su un paio di tacchi da sturbo.

"Dove sarebbe che andate stasera?".
"Non ricordo, un locale nuovo, ha prenotato Caterina".
"Quando esci con me sta roba non la indossi mai" le indico le scarpe con un cenno della testa. La vorrei vedere nuda con quei tacchi e stop.
"Quando sono con te devo sempre correre dietro ai bambini, non sono scarpe adatte". Annuisco in silenzio.
"Senti per cena c'è il pesce, basta metterlo in forno"
"Azz, in forno..." penso a quel trenta punto sei destinato a salire. Poi mi guardo intorno e vedo tutto quel casino e mi risale l'acidità di stomaco. Impreco, me la prendo con i bambini, evito di ingaggiare una discussione ora, ma cristo santo che cazzo ha fatto anche lei tutto il giorno che è pure in ferie? La casa è uno schifo. La signora saluta tutti con un bacio e scappa, proprio fugge via, lasciandomi con il secondo nano che in lacrime cerca in tutti i modi di andarle dietro e non arrivando alla maniglia del portone tenta di buttarlo giù a calci. Vorrei risponderle buona serata sto cazzo!



Mi sveglio di soprassalto con una mano non mia nelle mutande. È la sua.

"Sssssh rilassati...".
Sono un bagno di sudore, il cuscino è zuppo, le finestre spalancate e non si muove un filo d'aria.

"Che cazzo di caldo che fa..."
La guardo mentre apre le gambe e mi sale sopra, si è tolta il vestito, ha ancora l'intimo, cerco con gli occhi i piedi.

"Perché non ti rimetti le scarpe di prima?"
"Ok, tra un po' vado a prenderle".
Mi abbassa l'elastico delle mutande e prende in bocca il mio cazzo già barzotto. Ci mette un attimo a impennarsi per lei, è sempre molto rispettoso, gli basta una carezza della signora o un bacino e lui si mette subito sull'attenti. Lei inizia un pompino fantastico, succhia la cappella, avvolge tutta l’asta con la lingua, poi risale, lubrifica tutto, si aiuta con le mani, si dedica perfino alle palle, mai, non si dimentica mai delle palle. Le piace, piace anche a me. Troppo, mi piace decisamente troppo.

"Vieni qui!". Le chiedo di avvicinarsi. Fa uscire il cazzo dalla bocca con uno schiocco, che porca puttana glielo ributterei tutto in gola. Mi da un bacio, si sfila gli slip, prende in mano l'asta e la guida dentro di sè.
Entro in un attimo, lei cola da quanto è bagnata.

"Come fai ad essere già così bagnata?"
"Sei tu che mi ecciti". Allungo una mano sul suo culo ed è fradicia anche lì. La stuzzico un po'.
"Cosa avete combinato stasera?"
"Niente, abbiamo cenato e siamo andate allo Zenit a bere una cosa”.
"Hai fatto la brava?"
Si tira su in ginocchio, infilzata dal mio cazzo. Geme.
"Quanto ce l'hai duro! Lo sento, mi arriva fino a qui" si tocca il ventre piatto, poco sotto l'ombelico. Ancheggia chiude gli occhi. Una cascata di onde castane le danzano sulla spalla destra ad ogni movimento. Quanto cazzo è bella!

"Non mi hai risposto...".
"Non rispondo alle domande sceme".

Con la mano le abbasso una coppa del reggiseno le strizzo un capezzolo, lei non resiste al richiamo e si abbassa per farmelo succhiare, per farmelo mordere. Lo titillo un po' con la lingua, tocchi leggeri, so che non è abbastanza per lei ma voglio farla fremere, voglio che mi implori di morderla. Il guaio è che si muove lenta sopra di me, striscia come una gatta in calore, se continua così non durerò ancora molto, devo cambiare posizione. Non voglio perdermi la sua espressione mentre faccio scorrere il suo capezzolo tra gli incisivi e lo stringo. Lei urla, cazzo se urla!
Sento le sue pareti contrarsi, sono al limite, le afferro le natiche e la blocco prima che affondi ancora su di me.

"Alzati..."
"No aspetta ancora un po', mi piace da matti cavalcarti così!"
"Piace anche a me ma ho scarso controllo in questa posizione".
"Dai, faccio piano...". E riprende a strusciarsi e ad andare su e giù molto, molto lentamente...quando mi geme nell'orecchio penso di esplodere e invece faccio in tempo a ribaltarla sul letto.
Siamo entrambi cosparsi di liquidi, saliva, umori, sudore, l'aria è carica di ormoni.
Le apro le cosce e inizio a leccarla: la sua fica stilla miele e mare. È inebriante, mi ubriaco di lei, non so più dove sono, il tempo è privo di consistenza, io tra le sue cosce mi perdo totalmente. Inizio a toccarla, mi basta poco per farla venire, il suo orgasmo mi strizza le dita, che sento risucchiate dai muscoli della fica. Ho la mano inzuppata, il cazzo terribilmente in tiro, mentre si rilassa le accarezzo il buchetto. La mia signora ha un culo fantastico, morbido, pieno. È la mia ossessione.

"Voglio il tuo culo!".
"No, stasera no".

Spingo un po' lei sussulta, le infilo un dito dentro. Geme troppo forte, le tappo la bocca con l'altra mano, non voglio che svegli i nani. Il suo corpo inizia a muoversi intorno al mio dito, è schiava di questo piacere, ormai la conosco. E un po' la capisco, detto del tutto sinceramente un dito nel culo manda in orbita anche me.
Approfitto di questa specie di trance e insisto:

"Ho detto che voglio mettertelo nel culo!"
La vedo cazzo, la vedo che vorrebbe dire si sfondami come l'ultima volta (che è stata un'esperienza fantastica, una roba memorabile). Ma invece dice no.

"Dai, lo so che ti piace!".
Prima di rispondermi si sfila, mi sfugge, i suoi occhi mi fissano, mi infila la lingua in bocca.

"Il mio culo è prezioso, voglio che rimanga stretto, voglio gustarmi il tuo cazzo che fatica ad entrare".

Cazzarola e cosa le vuoi dire! La faccio voltare e glielo spingo in quella fica calda e fradicia, lei inarca la schiena, la sbatto forte sempre più forte, urla, cazzo quanto strilla, le tappo la bocca ancora, spingo con più vigore, un'onda di calore mi scoppia nei lombi, la stringo a me tenendola per un fianco e la riempio, le schizzo dentro anche l'anima.
Finito l'amplesso riprendiamo fiato poi mi butto sotto la doccia. Esco in accappatoio la bacio, ha le labbra turgide, il viso arrossato, i capelli spettinati. È bellissima...ed è la mia signora! Penso a che razza di colpo di fortuna ho avuto ad incontrarla. Ci diamo il cambio. Vado in cucina per bere un po'di acqua fresca e intravedo, scomposte sul pavimento dell'ingresso le sue scarpe. Va beh, mi toglierò lo sfizio alla prossima scopata. Intravedo qualcosa, quel maledetto tarlo si insinua, mi avvicino le sollevo, le annuso. Sulla pelle scamosciata nera si vede una goccia biancastra. Ci passo un dito sopra, è secca, spessa, deve essere stato un liquido denso. La bagno con la saliva, l'odore è acre. Ripenso a lei, a quanto era bagnata...
Il tarlo si insinua dentro la testa...
L'acidità mi risale in gola...
scritto il
2024-08-07
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