Quell'amore di mamma

di
genere
incesti

Sono Carlo, 20 anni. Mia madre si è sposata giovanissima a causa della sua gravidanza, da cui sono nato io. Dopo 10 anni di matrimonio si è separata da mio padre. Da allora la sua vita non è stata facile, piena di sacrifici e privazioni, tutto questo per la famiglia . Subito dopo essermi diplomato mi sono messo in cerca di un lavoro, per poter dare una mano dal punto di vista economico. Negli ultimi tempi vedevo mia madre spenta, nonostante la sua giovane età, 37 anni. Ciò a causa della solitudine, dalla mancanza nella sua vita di un supporto affettivo più intimo. Cercavo di fare del mio meglio per rincuorarla, ma questo non era sufficiente, aveva bisogno di un uomo accanto che l'amasse, anche nel senso fisico, per essere chiari. Una sera affrontammo questo discorso, era particolarmente abbattuta, non aveva molta voglia di discuterne. Mi sentii in dovere di stargli accanto e quando era giunta l'ora di andare a letto, gli chiesi se potevo dormire con lei. Non ebbe nulla in contrario, mi fece posto nel suo lettone. Distese il braccio verso me e fece adagiare il mio capo tra la sua spalla e il petto. Riprendemmo la discussione, con voce amorevole gli dissi quanto fosse bella, e che se avessi avuto 20 anni in più l'avrei corteggiata. Mi rispose
- Grazie amore, non avevo dubbi - e mi baciò sulla fronte.
La mia guancia lambiva il suo favoloso seno, una quarta per intenderci che mi provocò non poca eccitazione. Notò il mio disagio e mi chiese se era tutto a okey.
- Si mamma, è tutto Okey, solo che alla mia età, basta poco per farmi svegliare gli ormoni -.
Mi guardò e accennò un sorriso. Mi fece cenno di accostarmi ancora di più, ero a ridosso di lei, il mio pene, ormai eretto, premeva sulla sua gamba. Con le mani innocenti di una mamma allungò la mano per testarlo e rivolgendosi a me disse
- Vero, sei proprio eccitato, mi dispiace averti provocato questo turbamento -.
La mia mano inconsapevolmente accarezzava il suo pancino, mi venne spontaneo fargli una richiesta
- Posso toccarti i seni, come quando ero piccolo? -.
- Fai pure - rispose.
Che bella sensazione, così morbidi, vellutati, e i capezzoli inturgiditi. Intanto la sua mano era sempre lì ad accarezzarmi il pene, non voleva uscirne da quella situazione, le piaceva. Chiusi gli occhi cercando di isolarmi da quella situazione, concentrandomi solo sulle sensazioni che provavo. Con naturalezza feci scivolare la mano verso il basso ventre, insinuandola all'interno degli slip. Aprii per un attimo gli occhi e notai anche lei con gli occhi chiusi e assorta nel piacere. Raggiunsi il clitoride e poi le grandi labbra, potei appurare che era intrisa di umori e questo mi faceva ben sperare. Le carezze non mi bastavano più, mi tolsi gli slip mostrandogli la mia erezione, gli chiesi di improvvisare una sega. Nel mentre si avvicinò a me e mi diede un bacio sulla bocca e mi sussurrò
- Devo farmi perdonare per l'imbarazzo che ti sto creando -.
Si portò al cospetto del mio pene e iniziò a leccarlo, prima il glande e poi lungo l'asta a scendere e risalire. Dopodiché lo prese in bocca, e delicatamente improvvisò un pompino.
Mia madre mi stava spompinando, che goduria, non potevo crederci. Rimasi immobile a gustare le piacevoli sensazioni, volevo che non finisse mai. Quale sarebbe stato il prossimo step? Scoparla?
Era contro i miei principi, non avrei mai osato così tanto. Intanto il suo sedere era rivolto nella mia direzione, molto invitante, quasi aspettasse di essere omaggiato. Mi chiese esplicitamente di essere scopata, non risposi, non era quella la mia intenzione, penetrarla sì, al massimo nel culo.
Mi staccai un attimo da lei, gli dissi
- Vado un attimo in camera mia e torno -
Tornai con il gel lubrificante, ma non ci sarebbe stato bisogno per scoparla, era già tutta fracida. La feci mettere a pecorina e poi sparsi del gel sull'ano. Probabilmente capì il mio intento, ma mi lasciò fare. Un dito, due dita, scorrevono nelle sue viscere, e poi ancora gel a quantità. Il cuore mi batteva forte, serviva il miglior self control per non venire subito. Adagiai la cappella sull'ano, provai a spingere, ma lei reagiva con un movimento in avanti, avvertiva dolore. Fu così che ad un certo punto mi chiese di stare fermo, che ci avrebbe provato lei. Una leggera spinta per volta, alternando con delle pause, sentivo la mia cappella entrare lentamente in lei, fino a superare lo sfintere come atto liberatorio. Ora era più facile eseguire gli affondi. Le smorfie del suo viso mostravano ancora insofferenza. Pensai bene di masturbarla, affinché l'eccitazione prendesse il sopravvento al dolore della penetrazione. La sentii più rilassata, i ritmi aumentavano, i respiri si facevano più affannosi, i gemiti più frequenti. Ad un certo punto sentii il mio pene stretto in una morsa ed una serie di contrazioni che mi fecero venire copiosamente. Ci addormentammo abbracciati come due fidanzatini.
Ma non finisce qui (CONTINUA....).
di
scritto il
2024-09-01
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