La mamma dell’Asino - Il Film -

di
genere
incesti

Salve, mi chiamo Vanna, quarant’anni, sposata, carina e ancora in forma direi.
L’altra sera stavamo guardando un film “È nata una star”, un film da ridere diciamo, carino.
Però mi ha dato da pensare perché parla di un ragazzo che ha un cazzo da cavallo e diventa un porno attore stupendo la mamma.
Il giorno dopo sono andata in libreria perché è venuto fuori che è tratto da un libro. L’ho comprato. Per fortuna è corto perché non sono una letterata, non ho nemmeno finito la terza media. L’ho letto in un pomeriggio. Cosa volevo sapere? Insomma di tutto si parla nel film e nel libro tranne di cosa fa la madre. Ma come ha un figlio con un cazzone così e ci ride solo sopra. Ma no dai non ci credo. Per questo ho detto magari il film era per famiglie e non possono far vedere certe cose, pensavo nel libro…niente. Non una virgola.
Perché dico questo? Perché anche io ho un figlio che ha quello che dalle noi chiamiamo “il male dell’asino” si insomma ha un cazzo che sembra un braccio capiamoci.
Nel film la mamma si rende conto del cazzone del figlio quando lo vede in un film porno. Mio figlio non fa i porno ma appena mi è entrato in pubertà come facevo a non vederlo? E non parliamo delle sborrate che trovavo nel suo letto, roba da imbiancare la stanza.

Io praticamente l’ho visto appena me l’hanno messo in braccio la prima volta che aveva tre gambe…hahahaha.

Ne ho parlato con mia mamma perché mio marito c’è l’ha diciamo normale. Un bravo uomo mio marito Riccardo, lavoratore, non mi fa mancare nulla, di notte ci da dentro (ci dava, invecchiando siamo calati a una volta a settimana) comunque sicuramente non ha il cazzone del figlio che a 13 anni c’è l’aveva già il doppio del suo.
Difatti, quando gliel’ha visto (come fai a non vederlo in casa) mi sono presa della troia che chissà con chi l’avevo fatto. Ma io mica mi sono fatta nessuno, non nella fica, al massimo qualche pompino quindi ero certa che mio figlio era di Riccardo, stracerta che a 17 anni mi ha riempita lui in macchina e mi ha poi sposata tre mesi dopo.
Così ne ho parlato con mia mamma dicevo perché qualcuno in famiglia doveva pur averlo grosso no? Non è stato facile dire a una sessantenne che è pure tua mamma “scusa ma il babbo c’è l’aveva grosso” ma alla fine ci sono arrivata e lei si è messa a ridere.
“Ma Vanna tuo padre lo chiamavano Pilone”.
“Ma dai?” ho sbiancato.
“Ma si aveva un cefalo della madonna. Se non mi mettevo la crema era un disastro. Sempre duro, sempre in tiro il tuo povero papà” e ha singhiozzato.
È lì che mi ha detto che quelli come mio padre buonanima e mio figlio dicono che hanno il male dell’asino.
“Pensa che scommetteva al bar, la scommessa della noce. Trovava uno che non lo conosceva e gli diceva : io spacco una noce col cazzo. Quello scommetteva, tuo padre se lo tirava fuori, lo tirava su bello dritto in mano con davanti il tavolo con sopra la noce poi lo lasciava andare e …. SBANG! Frantumata con un colpo di cazzo! Sapessi quanto se la rideva quando lo faceva. Una volta l’ha fatto pure davanti a tua zia… Quando ha tirato fuori quella mazza ti assicuro che è rimasta paralizzata”.
“Ma dai la zia Cesira”.
“Si, si quella mezza suora” ride ancora.
Ormai ha preso via il discorso e mamma si dilunga anche a parlarmi di quando non riuscivano a farlo bene nel culo e ha dovuto prima spanarsi lei con una zucchina e li, lo ammetto, sono arrossita parecchio. Comunque alla fine mi ha tranquillizzata che grossi problemi non c’è ne sono a parte un po’ di male alla schiena in più e anzi, per quella che si sposava mio figlio un domani era tutto guadagno.
La sera stessa ho raccontato tutto a Riccardo compreso lo zucchino nel culo. Lui mi ha creduto e anzi penso di averlo eccitato perche quella sera stessa ha voluto fare anche sesso anale. Secondo me pensava a mia madre perché sotto sotto so che la suocera gli piace, lo vedo come la guarda il porcone. E lei poi diciamo che ha sempre quelle gonne corte che quando si siede si vede il reggicalze e quelle scollature che fanno vedere le bocce e che bocce, ha una ottava mia mamma.
Guarda mi giocherei cento euro che mio marito qualche segone pensando alla suocera se lo è fatto. Qualche anno fa magari mi avrebbe dato anche fastidio adesso non più.

A qui voglio dire un’altra cosa che forse la dovevo già dire prima. Sapete come si chiama mio marito di cognome? Trivella.
Che fate non ridete? Che mio figlio Giacomo Trivella la trivella c’è l’ha davvero?
Con mia mamma ci abbiamo riso tanto e anche con mia sorella Veronica quando le ho raccontato tutto.

Quando è venuta fuori questa cosa che forse Giacomo non era figlio di Riccardo lui aveva appena iniziato a sviluppare, penso non si facesse neanche ancora le seghe quindi ne abbiamo parlato ancora un paio di giorni poi chiarito che il DNA di quel pisellone era del mio babbo è passato tutto in cavalleria. Per qualche anno nessun problema da un certo punto di vista me lo ero quasi dimenticato.
Poi sboccia la pubertà e apriti cielo. Impara a farsi le seghe. Non so se ci arriva da solo o con qualche giornaletto o qualche amico che la sa lunga ma il mio bimbo inizia a tirarsi il cazzo peggio di una scimmia. Siamo onesti, tutte le mamme lo sanno che quando il figlio sta un’ora in bagno, a quell’età, non è diventato stitico, lo sanno che si tira il pisello a tutta forza e va beh dai è la natura no? Ma quando ha iniziato il mio Giacomo, non esagero, secondo me se ne tirava almeno 6 o anche di più. La sera sentivo il letto che cigolava neanche ci saltassero sopra gli indiani, al mattino roba fresca fra le lenzuola quindi non era la sega della sera, docce di mezz’ora e alcuni spruzzi sul vetro per ricordo… ma non era troppo? Non che io temessi che mi diventava ciecò quelle sono balle che raccontavano una volta ma, insomma, solo seghe sa farsi mi dicevo.

Così, visto che di meglio non avevo, ne parlo di nuovo con mia madre. Tanto ormai dopo che mi aveva detto della zucchina nel culo non c’erano più segreti anzi, era pure venuto fuori che le zucchine le usava ancora adesso che non c’era più il babbo.
“Ma cara dai è normale se ha preso da tuo padre. Non solo c’è l’hanno grosso ma hanno anche sempre voglia di usarlo. Ragionaci, se Dio glielo ha fatto così avrà uno scopo. Che senso avrebbe avere un cazzo così se non gli tirasse. Poi a quell’età dai, gli si alza al primo soffio di vento” e ci ha riso sopra.
“Dovrei dirgli qualcosa secondo te?”.
“E che gli vuoi dire. Mica ammazza nessuno si da solo piacere con la mano”.
Non aveva neanche torto “allora non c’è soluzione?”.
“Stai tranquilla lo risolve la natura. Appena scopa vedrai che smette. Devi solo dargli tempo di trovarsi una donna”.
Mia mamma sapeva il fatto suo così mi sono rassegnata poi ho visto che sul divano c’erano le sue mutande e una zucchina bella matura. Si sul divano ho scritto giusto.
Ero arrivata nel momento sbagliato mi sa. “Forse è meglio che torno a casa mamma”.
“Ma si stella mia vai serena” ha sorriso lei.
“Ma almeno le lavi ste zucchine prima di…?”.
“Mica sono scema le lavo prima e dopo e poi le mangio” ha detto lei tutta seria.
Ho sorriso e me ne sono andata poi mi ha colto un flash “ma questa adesso mica se lo ficcherà dentro pensando a Giacomo?”. Mi sono pentita di averle detto sta cosa delle seghe ma ormai era tardi.

Passa un altro po di tempo, Giacomo si stantuffa a raffica e lo so ma ormai diciamo che l’abbiamo messo nella routine quotidiana. Poi, un mattino, mentre faccio la lavatrice mi becco un paio dei miei collant luridi. Sono di quelli trasparenti quindi sta specie di incraciata che hanno sopra si vede subito. Ora non sarò la donna più pulita del mondo ma sta roba sulle calze mica è mia e mica sono andata a camminare che so nel letame o in una fogna.
Che cavolo è sta roba? È solida, deve essere lì di un po’, sto collant mi pare l’ho messo 4/5 giorni fa e buttato poi nel cesto. Mi viene di portarlo al naso non so perché, magari cercavo puzza di olio o di non so cosa… e invece? L’avete intuito no?
È già, era sborra. Datemi pure della troia ma l’odore della sborra lo riconosco ancora.
Ovviamente non è stato Riccardo visto che è in viaggio per lavoro da lunedì scorso e mi torna fra tre giorni. Chi resta?
Io no di sicuro anche perché non sono proprio attrezzata per sborarre (rido fra me e me).
Lui ovvio. Il segatore seriale!

E quindi siamo a questo punto. Non solo si ammazza di pippe ma se le fa pure sulle mie calze. Chissà se l’ha già fatto altre volte? Me ne sarei accorta? Magari sulle calze nere si vede meno e non l’ho notato chi lo sa? Sborra solo le calze? O si fa anche reggiseni e mutande?
Mistero. Io di solito metto un due pezzi nero della Poppea (ne ho diversi) magari c’era roba e non l’ho vista? Ma cavolo! Ma quante domande mi faccio e quante poche risposte riesco a darmi.
Però sta cosa, giuro, non la lascio passare.

Ceniamo. Io e lui soli. Gli do il tempo di arrivare alla frutta perché parlare di sborra mente si mangia non mi va tanto ma, appena ha fatto fuori la banana glielo butto lì, decisa, determinata. Non alzo la voce, non gli mostro rabbia. Voglio solo chiarire sta cosa.
“Senti Giacomo c’è un problema”.
Alza gli occhi incuriosito “Ma?”.
“Oggi ho fatto il bucato. Ho lavato anche i miei collant hai presente quelli chiari della Calzedonia che costano un botto?”.
Mi guarda come se non sapesse di che parlo.
“Insomma dai erano pieni di sborra, si sentiva l’odore”.
Abbassa lo sguardo. Fissa il tavolo.
“O ma dimmi qualcosa no?” alzo un pelo la voce.
“Scusa” borbotta lui.
“No va bhe scusa e scusa ma mi dici che idea è di farti le seghe col collant? Ma che fai te li metti?” per un attimo mi sfiora un lampo nella testa “Occazzo sarà mica frocio”.
Adesso ci manca ancora che con quel cazzone è pure frocio. Mamma diceva di trovargli una donna e invece adesso tocca trovargli uno di quelli che sculettano mosci mosci. Per un attimo, come se mi si formasse un selfie nella testa ho un immagine di Giacomo in collant che sculetta per la stanza… O mio Dio.
“Ma scherzi, mica me li metto, mica sono ricchione” sbotta secco lui.
È così deciso e quasi offeso che gli credo e, lo ammetto, mi rilasso un po’. Per carità nulla contro i gay ma mio figlio anche no.
“Quindi che cazzo ci fai con le calze si può sapere?”.
“Io… insomma mi stimolo un po’…”.
“Ti stimoli? Sarebbe?”.
“Dai mamma mica ti posso spiegare”.
“O si che mi spieghi visto che ho buttato nel cesso 40 euro di Calzedonia nuove che mi faceva anche schifo metterle. Che cavolo di stronzate fai?”.
Lui si alza in piedi “me le passo sul cazzo va bene? Me le sfrego sul cazzo mentre mi sego per godere. Va bene così! Adesso lo sai, sei felice?” poi scappa in camera sua.

Resto lì come una pera. Come si chiamano i tizi che fanno ste cose? L’ho sentito una volta da qualche parte: festiccini? Fetticcini? No… feticisti, si ecco feticisti. Che in sostanza gli viene duro a guardare la roba da donna. Quindi Giacomo è un feticista ok. Superdotato (e questo lo sapevo da un po’) e anche sta cosa qui adesso… va bene. Quindi adesso che facciamo?

Ci ho pensato su un attimo, un attimo che sarà durato mezz’ora, poi vado da lui. È sul letto, sotto le coperte, probabilmente nudo. Non penso si stia facendo un lavoretto ma ho capito che quando può si leva pantaloni e mutande. Poverino gli farà male il pacco, portiamo pazienza.
Fissa la sua tv ma è senza volume quindi non guarda nulla, è solo pensieroso.
Mi siedo in fondo al letto “senti non facciamo una tragedia adesso. Tanto poi le Calzedonia mica le avevo pagate io me le ha passate la zia Veronica che aveva sbagliato taglia”.
Mi fissa come se non capisse.
“Senti facciamo così domani ti compro un collant del colore che vuoi, quelli da poco del cinese. Te lo metti nel cassetto e…insomma ci fai quello che devi. Facciamo che è una cosa nostra, senza dirlo al babbo. Ti può andare?”.
Pensavo di rubargli un sorriso invece lui mi spara un secco e deciso “No”.
“No? Tesoro guarda che non dico nulla, non devi vergognarti. Ogni tanto me le lasci nella cesta, io te le lavo e finisce lì”.
Sbuffa “mamma tu non capisci”.
“E cosa devo capire. Ti vuoi fare una sega sui collant? Va bene sei giovane, lo capisco, amen”.
“Mamma cazzo!”.
“Cazzo cosa? Sto cercando di essere moderna no?”.
“Mamma porco cazzo io non mi sego i collant, mi sego te!” sbraita il mio bimbo.
E li davvero, giuro, mi ha portato via ogni parola…

Mi ci vanno cinque minuti prima di riuscire a dire qualcosa e a Giacomo, fra l’altro, gli è pure venuto duro mi sa perché le lenzuola sembrano un tendone del circo.
“Me la puoi spiegare meglio sta cosa?”.
“E cosa ti devo spiegare mamma? Mi ecciti, mi piace il tuo corpo, il tuo seno, le tue gambe. Me le sogno ogni notte e mi sego. Non mi piacciono le calze, mi piacciono le tue calze, col tuo odore. Le annuso, sento i tuoi odori più intimi e vengo…”.
“Tu te lo ricordi che sono tua mamma vero?”.
Lui annuisce serio poi sussurra “potresti uscire adesso?”
“Devi farti una sega? Ancora?”.
“Devi proprio sottolinearlo?”.
“E tu devi proprio stantuffarti?”.
Solleva di botto il lenzuolo e se lo fa cadere alle caviglie. Quel tronco di carne mi si para davanti duro come non l’avevo mai visto prima…
E qui, lo confesso, mi è passato per la testa qualcosa di strano. Qualcosa che mi ha fatto fremere fra le gambe. Si, lo ammetto, avevo voglia di quel cazzo…

Capito tutto?
Si me lo sono fatto. Mi sono fatta mio figlio, due volte di fila. Magari in un’altra occasione vi darò qualche dettaglio in più se ci tenete.
Fatto sta che adesso stiamo chiavando da due anni ogni volta che siamo soli.

Stasera, come vi dicevo all’inizio, dopo la prima ci siamo rilassati guardando questo film È nata una star” Giacomo con una mano sulla mia tetta io con una sul suo pisellone.
“Ma come fa quella madre a non volerselo fare?” ho riso.
E Giacomo, che intanto mi faceva un ditalino, ha risposto “mica tutti sono fortunati come me”.
Poi sono venuta e sinceramente cosa ci siamo detti non me lo ricordo…
scritto il
2024-09-01
9 K
visite
7 8
voti
valutazione
6.1
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.