Jamal (1° parte)

di
genere
corna

Valeria aveva un atteggiamento strano quella sera. Di solito era nervosa quando rientrava dal lavoro, sempre problemi su problemi, grane su grane, che inevitabilmente si ripercuotevano sul clima in famiglia. Valeria portava a casa lo stipendio "vero", visto che lavorava a tempo indeterminato in una famosa casa di produzioni cosmetiche, mentre Francesco, il marito, era un continuo alternarsi di lavori precari, da cui veniva puntualmente e velocemente licenziato in quanto non capace di lavorare seriamente.
Francesco si masturbava, e tanto. Al punto da farsi scoprire dalle sue figlie, Valentina di 20 anni e Sabrina di 18. Le ragazze stesse erano imbarazzate quando erano a casa insieme al padre, perché avevano timore, girando da una stanza all'altra, di trovarlo a farsi una sega. Le ragazze non avevano una buona considerazione del padre, come uomo.
Valeria quella sera però aveva un umore diverso, quasi sereno. A cena, tutti seduti intorno al tavolo, Valeria esordì dicendo:
«Ragazze, devo dirvi una cosa»
Le due ragazze si guardarono timorose, temendo di avere fatto qualcosa di sbagliato
«Si, mamma?»
«Ho conosciuto un uomo, al ristorante della azienda. Un uomo molto affascinante, è un responsabile commerciale. Si chiama Jamal»
Valeria parlava alle sue figlie, ma non stava rivolgendo nessuna attenzione a suo marito Francesco. Il rapporto tra i due era praticamente di convivenza, in quanto a Valeria interessava soprattutto la carriera, a Francesco la masturbazione.
«Woooww mamma, racconta!! Che tipo è? E' bello?» incalzava Valentina
«Si, Vale. E' molto bello, alto, tanti muscoli. E' un uomo di colore»
«Ahh, abbiamo capito... anche quel tipo di muscolo...»
Valeria arrossì e tutte e tre scoppiarono a ridere. Francesco sorrideva di circostanza, ma non capiva dove voleva arrivare sua moglie. Le sue figlie viceversa avevano capito benissimo
«E' una settimana che mi corteggia, mi paga i pranzi, i caffè. mi sta sempre intorno»
«mmm mamma, stai facendo eccitare me, adesso»
«Ho deciso che voglio fare l'amore con lui. Domani sera mi ha invitato a cena. Se poi mi invita a casa sua, accetterò»
«Evvivaaaa!!!» le ragazze si strinsero intorno alla loro mamma, abbracciandola e baciandola. «Finalmente un uomo, mamma!!! Non fartelo scappare»
«No per certo tesoro»
Francesco assisteva inebetito al dibattito familiare, incapace perfino di ribattere alle allusioni delle figlie di non virilità rivoltegli anche senza sotterfugi.
Le tre donne si alzarono da tavola e continuarono il loro gossip in salotto mentre Francesco si ritrovò a dover sparecchiare e lavare i piatti. Come ogni sera.
La sera seguente l'atmosfera era supereccitata, con le tre donne in camera da letto che sceglievano il vestito adatto per l'occasione.
Valeria stava rispolverando dei vestiti con cui uscire, ma secondo tutte e tre non ce n'era uno abbastanza corto, Sabrina sosteneva che le cosce andavano scoperte.
«Mamma, tu non sai cosa fa agli uomini un paio di cosce nude» disse Sabrina, che non aveva nel guardaroba un vestito che arrivasse più giù dell'inguine
«Cosa ne sai tu, puttanella?» ribattè ridendo sua sorella Valentina, sapendo bene la fama che aveva sua sorella a scuola.
Francesco intento a preparare la cena per le figlie e per sè, ascoltava ciò che dicevano le tre, non senza un moto strano nei testicoli.
Le tre donne scelsero un vestitino di Valentina che copriva poco più del culo e aveva un'ampia scollatura sul davanti.
«Dove hai preso questo vestito, Vale?» chiese la mamma «così corto non mi ricordo di avertelo visto addosso»
«Lo avevo la sera che Riccardo mi ha scopata. Porta fortuna, eheheh»
Poi Valeria prese ad armeggiare con un reggiseno
«No, mamma, cosa stai facendo? IL reggiseno no, eh? Hai le tette da favola, falle vedere! Vogliamo fargli venire il cazzo duro, a Jamal?»
«Da quello che ho potuto notare, il cazzo gli viene duro con disinvoltura»
«ahahaha oh mamma, come ti invidio... tra poco avrai la sua cappella gonfia e lucida dentro la bocca... mmmm...» Sabrina disse sognante
«Chi ti ha insegnato a parlare così, piccola troietta?» la riprese la mamma ridendo
Francesco ora aveva il cazzo durissimo solo a sentire ciò che dicevano le sue donne, sperava solo che non venissero ora in cucina, stanandogli la piena erezione.
Suonò il campanello, Jamal era alla porta
«Eccolo!!» un piccolo grido delle ragazze che corsero alla finestra per scorgere l'amante della mamma, ma riuscirono a vedere solo un gigantesco suv nero lucidissimo.
«Nero e grosso... mmm... la sua macchina deve essere come il suo cazzo» esclamò Valentina
Poi tornarono dalla mamma sulla soglia di casa, bacino veloce sulla bocca alle sue figlie e le raccomandazioni «Fate le brave ragazze, tenete d'occhio vostro padre, se non si comporta bene il mio frustino sapete dov'è»
«Si, mamma, tranquilla, lo facciamo rigare dritto»
Francesco era timoroso ma al tempo stesso eccitatissimo, il pensiero di essere punito dalle sue figlie lo mandava in estasi. Dal punto di vista psicologico era totalmente succube a loro, ma fino a quel momento non avevano mai alzato le mani su di lui. E' pur vero che fino ad allora la loro madre non era mai andata a farsi scopare da un nero, cosa che era un punto di svolta nelle gerarchie familiari. Francesco stava per scendere molti gradini verso il basso, nella stima già di per se minuscola delle sue figlie.
Valeria scese giù verso il portone di ingresso e vide Jamal ad attenderla con un vestito meraviglioso che gli esaltava la muscolatura
«Valeria, sei bellissima» le disse Jamal piantandole gli occhi sulle tette che esplodevano dal vestito troppo piccolo di Valentina
Poi le baciò la mano e poi salì alla guancia. Valeria gli mise una mano sulla nuca per trattenerlo vicino e lo baciò dolcemente sulla bocca.
Dopo diverse effusioni lui le aprì la portiera della sua auto e lei salì su quella Audi Q8 pulitissima, profumatissima... e così nera... tutto le parlava del cazzo di Jamal. Appena salita in macchina decise che, se lui lo avesse chiesto, gli avrebbe dato il culo al primo appuntamento.
Le ragazze, vista partire la macchina tornarono verso la cucina, trovando il loro papà rosso in faccia e con una vistosa erezione sotto la tuta. Si guardarono in faccia e poi si rivolsero al loro papà.
«Ti è venuto il cazzo duro pensando alla mamma che fa a farsi scopare da un altro?»
Francesco imbarazzato non rispose nulla.
«Vai a sistemare la camera, è un casino» ordinò Valentina autoritaria. Il padre si defilò verso la camera matrimoniale, dove trovò sparsi ovunque vestiti di sua moglie, reggiseni, mutandine, per terra e sul letto. Gli sembrò un paradiso, prese ogni indumento e lo piegò con cura prima di riporlo nei cassetti o appesi alle grucce. C’erano anche vestiti e mutandine delle ragazze. Prima di riporli li annusò e il cazzo gli venne ancora più duro.
Sabrina era sulla porta e lo guardava con sdegno «A questo punto sei arrivato. Annusi le mie mutandine?»
«No… ecco… cercavo di capire se erano sporche da lavare… o erano… pulite» Francesco rispose già rendendosi conto che era una pessima risposta
Valentina giunse sulla porta «Che succede?»
«Il papà annusava le mie mutandine. Sperava fossero usate»
«Sei uno schifoso, papà»
Il padre imbarazzatissimo non sapeva cosa rispondere, in cuor suo aveva sempre fantasticato di essere scoperto mentre frugava nella biancheria sporca delle donne della sua casa. Era una pratica che lo eccitava tantissimo. Quando trovava mutandine molto “profumate”, che fossero di sua moglie o di una delle sue figlie, si coricava sul letto, si metteva le mutandine appoggiate sulla faccia, annusava e si masturbava per ore. Sognava di come quegli slip avessero presso quel profumo, magari era pipì caduta accidentalmente dopo una toilette, oppure umori dopo una masturbazione.
Ora era successo, di essere scoperto, la cosa era meno eccitante di come pensava, perché l’imbarazzo era maggiore, ma il cazzo non dava segni di cedimento.

Jamal guidava con disinvoltura in mezzo al traffico per raggiungere il ristorante dove aveva prenotato una cena per due persone, a lume di candela. Non aveva invitato a cena una sua collega di lavoro, ma una donna con cui voleva scopare. Ogni volta che si voltava verso di lei, Valeria gli sorrideva, mentre le sue tette rimbalzavano ad ogni dosso della strada. Arrivati nel parcheggio del ristorante, lui scese dall’auto e si affrettò ad andare ad aprirle la portiera. Poi le allungò una mano per aiutarla a scendere, lei allargò leggermente le cosce quel tanto che basta per mostrargli le mutandine rosa. Aveva scelto le più minuscole che aveva. Pensò che non era mai uscita di casa con così pochi vestiti addosso.
Un cameriere li accompagnò al tavolo e li fece accomodare, una di fronte all’altro.
«Jamal, ti va di sederti accanto a me?»
«Oh, si, certamente» Jamal si alzò e si sedette su un lato del tavolo accanto a lei, mentre il cameriere provvedeva a spostare le stoviglie.
Da quella posizione lui poteva avere tutta la panoramica del corpo della donna a pochi centimetri e lei poteva cercare più facilmente un contatto fisico con lui.
Dopo i primi convenevoli e i primi imbarazzi, i due si sciolsero un po' e chiacchierarono ridendo e guardandosi. Il cameriere arrivò per le ordinazioni «Posso prendere le ordinazioni?»
«Si, certo» disse Jamal «io prenderei gamberoni alla piastra su letto di pomodorini e rucola»
Poi il cameriere si rivolse a Valeria «Per lei, Signorina?»
Valeria non aveva nemmeno guardato il menu, l’unica cosa che voleva in bocca era il cazzo di Jamal. Si voltò verso di lui e appoggiando una mano sulla sua gamba lo guardò negli occhi «Scegli tu per me»
«Oh… bene… certo, allora io direi...» scelse per lei una delle portate più costose del menu, assicurandosi però che fosse “facile” da degustare, non voleva obbligare Valeria a faticare pulendo il pesce. Lei in seguito apprezzò molto la cosa.
«Da bere ha delle idee, Signore?» disse il cameriere direttamente a Jamal
«Sì, direi uno Champagne Blanc de Blanc, Ruinart»
«Ottima scelta Signore»
Valeria sentendolo parlare si commosse, ma non negli occhi.
La serata proseguì piacevole, fra aneddoti del lavoro, allusioni piccanti e provocazioni sempre più spinte.
Jamal aveva accarezzato la coscia di Valeria in più di una occasione fintamente fortuita, questo è quello che lei voleva quando lo aveva invitato a sedersi vicino a lei. Ogni tanto si toccava il vestito in corrispondenza del seno per sistemarlo e nel farlo spalancava una ampia panoramica delle sue mammelle. Jamal ebbe la certezza che Valeria non indossava alcun reggiseno.
Verso la fine della cena, i due avevano messo da parte gli imbarazzi, anche complice lo Champagne, i due arrivarono al fatidico momento di decidere per il “dopo”. Jamal appoggiò una mano, ora in modo deciso, sulla coscia di Valeria, molto, ma molto, più vicina all’inguine piuttosto che al ginocchio. Valeria si girò verso di lui e lo guardò negli occhi, appoggiando una mano su quella di lui sulla coscia, come approvazione del gesto.
«Valeria, sono stato benissimo, questa sera, con te. Vorrei che questa sera non finisse mai»
Valeria ricambiò lo sguardo dolce e anche la mano sulla coscia di lui, ma si appoggiò su qualcosa di semiduro, un cilindro di dimensioni importanti, probabilmente nemmeno al massimo della sua espressione. Sorrise a Jamal con aria maliziosa.
«Questa sera non finirà mai, se tu lo vuoi» gli rispose Valeria accarezzando quel pezzo di carne sempre più duro. Voleva che lui si sentisse libero di fare ciò che voleva di lei, Jamal era quel tipo di uomo che prendeva possesso di una donna, se lo voleva e questo era quello che Valeria voleva lui facesse con lei.
Jamal realizzò esattamente quello che Valeria gli stava comunicando e si fece quindi più audace. La mano si spostò dalla coscia alle mutandine. Valeria sobbalzò improvvisamente, un po' sorpresa, mentre l’uomo le stava titillando il clitoride, ma con la mano seguì quella di lui, approvando anche questo. Socchiuse dolcemente gli occhi, godendo le dita di lui sulla sua patatina.
«Il conto, per favore» disse al cameriere che passava, senza togliere la mano dalla fica di Valeria. Il cameriere lo guardò e sorrise, Valeria non aveva più una vera cognizione di ciò che gli stava succedendo intorno.
Pagato il ristorante, Jamal si alzò per uscire e Valeria lo seguì come una cagnetta. Il rapporto tra i due era cambiato, non erano più una coppietta innamorata, ma erano un Uomo e la donna che si stava per scopare. La cosa era evidente anche alle altre persone.
Lui però non perse il suo comportamento da galantuomo, aprì la portiera della macchina a Valeria, ma ora per aiutarla a salire le appoggiò una mano sul sedere e poi quando lei fu quasi seduta prese il lembo del vestitino e lo tirò verso l’alto, fino a denudarla quasi fino all’ombelico.
Lei si ritrovò ad appoggiare i suoi glutei nudi sulla pelle dei sedili. Trovò questa cosa molto eccitante e non provò minimamente a ricomporsi.
Il cameriere andando a sparecchiare il tavolo, trovò duecento euro di mancia per lui, visto che Jamal aveva pagato con la carta di credito. Inoltre sul tavolo, le mutandine di Valeria, che Jamal aveva voluto che lei si togliesse prima di lasciare il locale.
Ora Valeria era seduta con la figa denudata e il vestito alzato sopra le natiche, che seguiva il suo uomo verso una destinazione che lei nemmeno sapeva. Non aveva mai saputo dove lui vivesse.
Arrivarono a un residence molto lussuoso, una serie di piccole case, circondavano una grande piscina. Jamal parcheggiò nello spazio riservato alla sua abitazione, del tutto nascosto alla vista degli altri. Come di consueto, fece il giro della macchina e aprì lo sportello dando la mano a Valeria che scese lasciando il suo vestito sollevato sull’addome. Data la riservatezza del parcheggio non trovò alcuna ragione per ricomporsi e in ogni modo non aveva avuto istruzioni da Jamal in merito.
«Sei una favola, Valeria»
«Tu lo sei, Jamal» rispose lei cingendogli le braccia al collo e incollando la bocca a quella di lui, con le lingue che fecero profonda conoscenza. Lui, dal canto suo, si era incollato con le mani al culo della donna, palpando e allargando le chiappe.
«Ho sempre pensato che fossi una puttana, Valeria»
Lei gli sorrise come se le avesse fatto il più bel complimento del mondo
«D’ora in poi sarò la Tua puttana, Jamal»
«Allora sarà meglio che ti comporti come tale!» le intimò Jamal. sfoderando una autorità ancora celata. Poi le diede uno schiaffo sul culo spingendola verso la porta dell’appartamento.
Una volta dentro, tutto era molto lussuoso e pulito. Un salotto con un divano ampio, davanti a una tv gigantesca. Più in fondo si intravedeva la camera da letto e sulla destra una cucina abitabile. Tutto pulitissimo e curatissimo. Una grande finestra dal salotto dava direttamente sulla piscina.
Valeria si chiese in quale di questi splendidi ambienti Jamal preferirà scoparla.
In quel momento si sentì afferrare per i capelli e trascinare verso la camera da letto, poi le mani potenti dell’uomo afferrarono i lembi del vestito in mezzo alle coppe dei seni e con un colpo secco il tessuto si strappò e in due soli colpi Valeria si ritrovò completamente nuda. Di tutto ciò che indossava le erano rimaste solo le scarpe con i tacchi.
Valeria era una 38enne molto attraente, capelli castano chiari, seni abbondanti, pancia piatta e culo molto polposo. Anni di palestra erano serviti per mantenere un corpo più che discreto per una donna della sua età. Aveva avuto Valentina e Sabrina poco più che diciottenne, poi il sesso con il marito terminò, fortunatamente, e lei iniziò una discreta attività sessuale con diversi amanti, più o meno occasionali. Il marito proseguì la sua attività invece principalmente con la propria mano.
Jamal era un trentenne di colore, giunto in Italia a diciott’anni circa, dal Senegal. Degli uomini senegalesi aveva tutte le caratteristiche, la pelle nerissima, i muscoli scolpiti, il cazzo enorme e la cultura del possesso della donna, soprattutto se una puttana bianca.
Scopandosi un numero considerevole di donne, giovani e meno giovani, aveva raggiunto una discreta posizione sociale ed era stato assunto nell’azienda di cosmetica, nella quale riceveva anche un discreto stipendio. Viveva in un residence e sperava di accasarsi con qualche troia che gli sollazzasse l’uccello e lo mantenesse economicamente.
Valeria era sicuramente una troia, e anche molto bella; in più aveva due figlie più o meno ventenni, cosa che gli stuzzicava l’appetito non poco.
Strappato il vestito, Valeria venne spinta sul letto, Jamal le aprì le gambe e piantò la sua faccia in mezzo alle cosce. Iniziò a mugolare e a bagnarsi, poi Jamal la afferrò per i capelli, li raccolse in una coda e trascinò la donna in ginocchio. Le fece roteare il suo palo duro davanti alla faccia poi le diete un paio di colpi sulla fronte.
«Apri la bocca, puttana»
Valeria obbedì come un automa e quella enorme cappella nera e lucida le riempì la bocca. Subito le sovvenne la profezia della sua bimba Sabrina che le aveva predetto quell’uccello enorme in gola.
Prese a succhiare quella verga durissima, aiutata anche dalla mano di Jamal che tenendole i capelli la guidava avanti e indietro sulla sua asta dura.
Si dimostrò una brava succhiatrice e Jamal non le nascose il suo apprezzamento «mmm, brava puttana, succhiami il cazzo»
L’uomo poi tirandole i capelli la rialzò in piedi e la buttò sul letto, le aprì le gambe e questa volta non per leccarla; puntò il suo siluro sulla bocca della vagina e poi in un colpo solo la penetrò fino ai testicoli. La donna non era abituata a pali di quel genere e urlò dal dolore, ma questo fece solo indurire maggiormente il cazzo dell’africano. Jamal prese a stantuffare la figa della donna con sempre maggiore foga, bloccato da dietro anche dalle gambe di Valeria che lo abbracciavano sulla schiena, in preda a orgasmi a ripetizione.
Il rapporto durò almeno mezz’ora, in cui Valeria venne penetrata alla missionaria, poi dopo una succhiata per rinvigorire il membro, messa alla pecorina e scopata nuovamente. Dopo un altro pompino, Jamal la mise nuovamente a gambe aperte e la penetrò con forza, fino a raggiungere il massimo del piacere, poi le scaricò litri di sperma direttamente in vagina, mentre Valeria mugolava e lo teneva attaccato a sé.
I due rimasero uno dentro all’altra per diversi minuti, fino a che lui non si svuotò completamente. Si baciarono ripetutamente. Jamal non aveva preso alcuna precauzione, di preservativi non si era nemmeno parlato, lui le era venuto dentro e la aveva allagata. Valeria prendeva la pillola, si augurava che funzionasse, ma non aveva tutta questa importanza, lei era ora la donna di Jamal e restare incinta di lui non sarebbe stata una sorpresa. Prima o poi succederà e imporgli il preservativo non ci pensava in nessun modo.
Quando Jamal uscì da lei la prese per mano e aprì la porta finestra, la portò fuori con se, verso la piscina. Si coricarono su dei lettini, completamente nudi. Jamal lo faceva spesso, usciva in piscina di notte nudo, sapeva che c’era chi lo spiava ma la cosa gli piaceva; ora poi aveva da mostrare anche una preda.
Dormirono, forse per una oretta, poi Jamal si alzò dal lettino e prese per una mano Valeria, la fece alzare e tutti e due entrarono in acqua. Era deliziosa, calda al punto giusto. Giocarono un po' poi lui la abbracciò, la baciò, poi abbracciati arrivarono al bordo vasca, lui la girò e lei si aggrappò al bordo e lui da dietro le si avvicinò, lei poteva sentire quell’enorme uccello nuovamente duro appoggiarsi sui suoi glutei. Poi lui le prese una tetta in una mano e con l’altra armeggiò con l’uccello puntandolo direttamente sul buco più stretto.
Valeria si spaventò un po' e soprattutto si sorprese, come poteva riprendere a scopare dopo tutte le ore in cui era stata sbattuta? La risposta le arrivò non appena Jamal infilò la grossa cappella dentro al buco del culo. Ancora non aveva superato la soglia della deflorazione e Valeria piangeva un po' dal dolore e un po' dalla paura, ma questo a Jamal eccitava ancora di più, così dopo alcun e piccole penetrazioni, infilò il cazzo tutto dentro al culo di Valeria e lei emise un urlo di dolore.
Si ricordò della sua intima promessa, gli avrebbe concesso anche il culo se solo lui lo avesse richiesto; lui non lo aveva chiesto, se lo era preso, ma questi erano dettagli.
Anche stavolta la cavalcata era lunga, Jamal sapeva scopare a lungo e anche questa volta scopò fino a quando non fu pronto per sborrare. Sentì lo sperma salire dai testicoli su per l’asta durissima, le prese entrambe le tette nelle mani e spinse il cazzo dentro fino a sbattere le palle contro la vagina della donna. Scaricò anche stavolta tantissimo sperma tutto nell’intestino di Valeria.
Tolse il cazzo dal culo e poi girò Valeria verso di sé e la baciò nuovamente a lungo. Un liquido biancastro arrivava a galla di fianco a loro a piccoli fiotti, Valeria lo stava scaricando dal retto e la cosa li divertì.
Si riposarono nuovamente e quando le prime luci del mattino cominciarono a fare capolino, Jamal prese in braccio Valeria e la portò in camera dove la distese a letto e con lei si distese anche lui, la abbracciò e si riaddormentò.

Francesco aveva passato la notte in dormiveglia, tra il pensiero di sua moglie tra le braccia di un altro uomo, di essere stato scoperto dalle proprie figlie a commettere atti inqualificabili con le loro mutandine, in preda da una irrefrenabile voglia di masturbarsi al pensiero di tutto ciò.
Valentina gli aveva proibito l’uso della camera matrimoniale per non insozzare le lenzuola pulite della mamma con i suoi luridi umori biologici. Per cui gli avevano chiuso a chiave la camera da letto matrimoniale e ognuna era andata a letto nella propria camera.
Lui si accomodò sul divano, si distese e abbassato l’elastico delle mutande iniziò una memorabile e interminabile masturbazione.

Intorno a mezzogiorno Valentina e Sabrina erano in salotto a guardare la tv mentre Francesco era in cucina a preparare il pranzo. Notizie di Valeria ancora non ce n’erano.
Squillò il telefono di Valentina
«Ohi, Mami! Come va??»
Valentina ascoltò attentamente la mamma che le telefonava e sorrideva… e poi rideva al racconto di lei.
«Si, Mami, tutto ok. Il cornuto è in cucina, poi ti racconto. Prepara la frusta! ahah»
Francesco, dalla cucina, sentiva tutto e si preoccupava. Si preoccupava e si induriva… come al solito, di essere punito da sua moglie e dalle sue figlie.
«Ah, hai bisogno di… vestiti… ok… ma cosa ti ha fatto? Che fine hanno fatto i tuoi vestiti?»
Sabrina sogghignava sentendo cosa si diceva al telefono
«Ok Mami, mezz’ora e arriva lì. Bacio Mami. Siamo orgogliose di te»
Valentina chiuse la telefonata e Sabrina era curiosa di sapere
«Il negro se l’è scopata in tutti i buchi, ahahah»
Scoppiò una risata tra le due sorelle
«Il vestito è distrutto e le mutande sono sparite prima ancora di uscire dal ristorante»
Sabrina mise le mani alla bocca in segno di stupore ma rise sguaiata.
«Papà vieni qui»
«Si, Valentina?»
«Devi andare a prendere la mamma a casa del suo amante. Porta un copricostume, di quelli semitrasparenti. Lei è nuda ma il suo uomo non vuole che si copra di più»
«Muoviti che ho fame» incalzò Sabrina
«Si, faccio prima che posso» rispose affannato il papà
scritto il
2024-09-09
2 . 4 K
visite
1 8
voti
valutazione
4.3
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.