Il mio primo bocchino a Remo (parte 1)

di
genere
gay

Questo è un racconto realmente accaduto risalente all'estate 2024.

Sono gay e dichiarato. D'estate mi capita di tornare al mio paese d'origine al Sud Italia per trascorrere le ferie. Ogni anno capita di conoscere persone nuove. Devo dire di aver incontrato tante persone curiose e aperte nei confronti dell'omosessualità. Forse tra noi ventenni è più facile.

Fatta questa premessa, vi racconto quello che successe una sera. Da qualche giorno alla mia comitiva di amici storici si era unito un turista, un ragazzo nostro coetaneo, in vacanza nel nostro paese. Andavamo al mare assieme e uscivamo insieme di sera. Il gruppo dei miei amici è misto, composto sia da uomini che da donne, ma loro sono tutti eterosessuali, quindi per me d'estate non si batte chiodo. Potrei usare le app, ma non mi piacciono. Ad ogni modo, un giorno il ragazzo nuovo si presenta con suo fratello Remo, un ragazzo sulla trentina, più grande di noi. Noi siamo persone molto accoglienti e li coinvolgiamo nella serata organizzata. Ci presentiamo tutti con Remo, cerchiamo di fare a turno la sua conoscenza parlandoci un po'. Io mi avvicino a lui già a serata inoltrata e, complice l'alcol, iniziamo a ridere e scherzare. La conversazione piace a entrambi e iniziamo a parlare un po' di noi. Mi racconta subito della sua storia recentemente finita e delle difficoltà che stava attraversando a "rimettersi su piazza". Naturalmente Remo era un ragazzo eterissimo, zero dubbi su questo. Io gli confido di avere le stesse difficoltà a incontrare qualcuno a cui legarmi, per ragioni diverse. Tra queste, gli espongo alcune "criticità" dei rapporti tra uomini e quindi faccio il mio coming out. Lui non sembrava scomporsi davanti a questa rivelazione, anzi faceva domande e mostrava empatia e curiosità. La conversazione torna rapidamente a farsi più leggera e continuiamo a ridere, bere e scherzare. Quando la serata si fa tarda, prima di rientrare, i miei amici propongono di fare il solito gioco alcolico che facciamo quando siamo un po' brilli. Il gioco consiste in una sorta di versione alcolica di obbligo o verità. Tempo qualche mano e arriva il mio turno. Quando mi viene chiesto se scegliere tra obbligo e verità, scelgo verità (anche perché volevo evitare di bere). La mia amica che in quel momento gestiva il gioco mi chiede di rispondere alla domanda su cosa mi mancasse di più quando mi trovavo al sud per l'estate. Senza pensarci troppo, anche perché a me piace fare un po' il pagliaccio della situazione, dico che la cosa che mi mancava di più fosse "il cazzo" e, in particolare, "fare i bocchini". Seguono risate generali, come sempre. Il gioco prosegue fino al turno di Remo. Anche lui sceglie verità e la stessa amica gli domanda, con poco tatto (complice l'alcol), cosa gli mancasse di più della sua ex ragazza. A quel punto, col chiaro intento di scimmiottare la risposta che avevo dato io e far ridere tutti a sua volta, Remo risponde "i bocchini". Seguono nuovamente risate, compresa la mia. Il gioco termina e siamo tutti abbastanza ubriachi. Un mio amico inizia a scherzare dicendo che il gioco aveva rivelato un'affinità tra me e Remo, nel senso che lui voleva un bocchino e io volevo farlo. Remo ride, mentre io invece provo ironicamente a ridimensionare la cosa, perché mi sentivo in imbarazzo. Via via che la notte trascorreva, a turno i miei amici si congedavano. Eravamo rimasti io, la mia amica, il ragazzo nuovo e suo fratello Remo. È in quel momento che Remo ci propone una canna che aveva portato con sé per il fine serata. Io acconsento, mentre suo fratello e la mia amica manifestano la loro intenzione di non mischia alcol e canne. Remo accende la canna e iniziamo a passarcela. La mia amica e il ragazzo nuovo si fanno un po' più in là e si addentrano verso il fondo della pineta nella quale eravamo. In quel momento Remo mi domanda se tra la mia amica e suo fratello fosse in corso una tresca, ma gli rispondo onestamente che non ne avevo idea. Non passarono molti minuti quando, affacciandoci per vedere che fine avessero fatto quei due, li scorgiamo mentre sono seduti su una panchina a baciarsi. Io e Remo ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Passano i minuti, noi ormai siamo belli che fatti e ci rilassiamo sul muretto della pineta, godendoci il silenzio notturno. Il silenzio a un certo punto è rotto da Remo che ricomincia a parlare di bocchini, dicendo che in quel momento anche a lui non sarebbe dispiaciuta una bella ragazza per concludere la serata. Io rido e dico che purtroppo gli rimanevo solo io. Lui ride e mi dice che almeno io sarei stato soddisfatto. Nuovamente io rido e gli dico che su questo aveva ragione. Mi ero un po' eccitato e, se fino a quel momento davvero non credevo che potessero esserci sviluppi in tal senso, decisi di provare a capire se ci fossero margini per soddisfare le nostre voglie. Provo quindi a prendere iniziativa e chiedo a Remo se avrebbe voluto provare. Seguì un silenzio di alcuni secondi che a me sembrò un'eternità. Alla fine Remo si ridestò e, guardandomi, si fece serio. Mi domandò se glielo stessi realmente proponendo. Non era una domanda minacciosa, ma solo seria. Con grande onestà, anche se timidamente, gli dissi di sì, chiarendo che si sarebbe trattato solo di un bocchino senza complicazioni, con la promessa di non condividere la cosa con altre persone. Lui tornò disteso e sogghignando mi disse che non lo sapeva, che normalmente non avrebbe mai accettato ma che ora era così fatto e ubriaco che forse avrebbe potuto provare, visto che aveva voglia di un bocchino. A quel punto faccio ricorso a tutto il coraggio che avevo e semplicemente gli dissi che se voleva avremmo potuto provare. Lui a quel punto si alzò e mi invitò a seguirlo per una camminata. Ci addentrammo un po' nella pineta nella quale avevamo trascorso la serata, raggiungendo le panchine distanti dall'illuminazione dei lampioni. Lì, mentre eravamo celati dal buio, la mia voglia divampò perché compresi che Remo volesse davvero darmi la razione di cazzo che desideravo da giorni. Senza aggiungere parole, Remo si voltò verso di me. La sua figura era illuminata solo dalla flebile luce diffusa che emanava la luna. Portò le mani alla cintura e poi alla patta dei pantaloni, aprendole entrambe, e nel mentre continuava a fissarmi. I suoi movimenti non erano sembrati impacciati, ma tradì la sua timidezza quando ridendo mi disse "vedi che puoi fare". A quel punto risi anch'io, lo invitai a sedersi sulla panchina e mi inginocchiai, avendo cura di non poggiare le ginocchia a terra (pensai che all'occhio scrutatore della mia amica sarebbero saltate all'occhio le mie ginocchia arrossate). Abbassai fino a terra i pantaloncini e le mutande di Remo e lo invitai ad aprire le gambe e rilassarsi. Quando si mise comodo, allungandosi un po' per poggiare la testa sullo schienale della panchina e sbracarsi, mi ritrovai letteralmente le sue palle e il suo pene in faccia. Come prima cosa notai gli odori. Il suo scroto profumava di un misto tra detergente intimo e sudore. Quella sera faceva molto caldo. Salendo sentii anche l'odore del suo cazzo. Anche il cazzo sapeva di pulito, ma coglievo una nota di piscio che non mi dispiaceva. D'altra parte avevamo bevuto tanto e lui aveva pisciato diverse volte nel corso della serata. Inizia il mio servizietto accarezzandogli le palle. Notai piacevolmente che erano pelose. Passai quindi ad accarezzare il pube e anche quello era cosparso di peli. I suoi peli erano folti ma corti e curati. In quella penombra non ero riuscito a scorgere nitidamente le dimensioni del suo cazzo, ma ebbi modo di apprezzarle non appena lo presi in mano. Non era super dotato, ma aveva un bel pene turgido e spesso. Più lo manipolavo e più sentivo la sua erezione crescere. Lì, complice la mia forte eccitazione, decisi di partire direttamente con la bocca. Avvicinai la punta del suo pene alla mia bocca e avvertii un bel prepuzio carnoso. Misi il suo prepuzio tra le labbra per gustarlo e ciucciarlo un pochetto, scoprendo che si stava già bagnando. Iniziai a giocare un po' infilando la punta della lingua tra il suo prepuzio e il glande e i suoi versi mi suggerirono che apprezzava il mio approccio delicato. A quel punto misi la sua cappella in bocca e lentamente iniziai a scendere. In maniera naturale, mentre scendevo sul suo cazzo, lo scorrere delle mie labbra sulla sua asta lo scappellò del tutto. Continuai a scendere finché non arrivai alla base del suo cazzo, mentre la cappella era ormai nei pressi della mia ugola. Vuoi le canne, vuoi l'alcol, vuoi la voglia, vuoi le dimensioni gestibili, mi ritrovai tutto il suo cazzo in gola senza sforzi e senza conati. A quel punto Remo emise un bel grugnito e mi disse che ero davvero bravo. Questo complimento mi galvanizzò molto e iniziai a succhiare come sapevo. Tiravo il cazzo tutto fuori e poi me lo rimettevo tutto dentro, avendo cura di ciucciare bene la cappella e leccare l'asta. Ogni quattro o cinque boccate, mi staccavo per riprendere fiato e gli davo qualche colpo di sega, continuando a leccare delicatamente cappella e frenulo. La sua erezione era al massimo perché il suo cazzo si era totalmente incurvato verso l'alto ed era molto duro al tatto. Ripresi a succhiare, ma più avidamente. Sentivo il cazzo di Remo fremere e muoversi in sincrono con la mia bocca. I grugniti di Remo si erano ormai fatti incessanti, sonori e ravvicinati. Capii che non mancava molto alla sua sborrata e decisi di rallentare per farlo penare un po'. Appena avvertivo che era quasi arrivato all'apice rallentavo istantaneamente. Quando sentivo che il suo cazzo non spingeva più sul mio palato per sborrare, riprendevo a succhiare con energia. Credo che continuavamo così da alcuni minuti, quando lui mi disse che non ce la faceva più e che voleva sborrare. Anch'io, che nel frattempo avevo iniziato a segarmi, non trattenevo più la voglia di sborrare. Fu così che acconsentii alla sua richiesta e ripresi a succhiare forte, per l'ultima volta, con l'intento di farlo sborrare nella mia bocca. Iniziai a buttarmi ripetutamente il suo cazzo in gola e lui reagì perdendo il controllo. Era in preda al piacere e agli spasmi. Fece per allontanarmi dicendomi che doveva tirare fuori i fazzoletti, ma io lo spinsi a rimettersi comodo. La mia pompa era giunta ormai alle boccate finali, era questione di secondi. I grugniti di Remo avevano definitivamente lasciato il posto a respiri affannosi e mugugnii incontrollati. Remo mi disse di allontanarmi perché avrebbe sborrato a brevissimo, ma io continui incurante dell'avvertimento. Nella sua voce c'era desiderio e allarme, non credeva di potermi sborrare in bocca. Io continuai, ormai per l'ultima boccata, e lo sentii urlare "guarda che sborro!". Lì mi avvinghiai al suo cazzo buttandomelo totalmente in bocca e inizia a sentire la sua cappella che ritmicamente spurgava getti regolari del suo sperma. Con delicatezza, durante tutta la sua eiaculazione, continuai a leccare la sua cappella che intanto si contraeva e spurgava tutto il seme di Remo, il quale non aveva mai smesso di mugugnare ed emettere versi di piacere. Quando il suo orgasmo fu terminato, mi infilai tutto il suo cazzo in gola, ancora col suo sperma in bocca, e finalmente sborrai anch'io. Mentre eiaculavo, mandai giù il suo sperma e continuai a ripulirmi e gustarmi il suo cazzo. Tenni quel cazzo in bocca finché non fu ormai poco meno che barzotto, poi mi rialzai. Remo rimaneva stremato sulla panchina e non dava segni di rinvenimento. Gli chiesi se andasse tutto bene, mi rispose di sì e ci mettemmo a ridere. Remo si rivestì e mi sedetti di fianco a lui sulla panchina. Era ormai l'alba e mi offrì una sigaretta. Accendemmo la sigaretta e iniziammo a fumare. Dopo qualche boccata Remo si complimentò per il bellissimo bocchino e mi disse che aveva apprezzato tutte le mie mosse. Io gli risposi "quando vuoi". E lui mi rispose "puoi starne certo". Ci alzammo dalla panchina e tornammo nell'area antistante lo spiazzo dove avevamo trascorso la serata, rivedendo suo fratello e la mia amica che sonnecchiavano sul muretto. Li svegliammo e ci chiesero che fine avevamo fatto. Abbozzammo che avevamo voluto lasciare loro un po' di privacy andando a fare una passeggiata e fumando un'altra canna. Sembrarono crederci e andò bene così. Almeno per quella volta...
scritto il
2025-01-29
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