Le ragazze del treno - Cap.1 - La scommessa

di
genere
etero

“Quanto ci scommetti che lo faccio venire?” Parole di sfida che Ambra pronunciò rivolta all’amica Claudia.
“Dai piantala, non puoi fare una cosa del genere, non fare l’idiota” tagliò corto Claudia guardando il paesaggio scorrere lento dal finestrino del treno.
“Perché no? Pensi che non sia abbastanza bella? Oppure pensi che non abbia abbastanza coraggio per farlo?” La incalzò dando un calcetto sul polpaccio nudo dell’amica.
“Ammesso che tu abbia il coraggio di farlo, bisogna vedere come reagirà lui”.
“Allora dimmi, cosa scommettiamo?” e così dicendo allungò la mano verso l’amica per siglare il loro patto.
“Se ci riesci la prossima volta che andiamo al McDonald’s pago tutto io” rispose Claudia stringendole la mano per ufficializzare la scommessa, “ma se perderai, beh, se perderai dovrai raccontarlo a tutte le nostre amiche”.
“Claudia, sei proprio una fottuta stronza!”
“hai già perso il coraggio?” La incalzò Claudia sorridendole maliziosamente.
“Fanculo, adesso ti faccio vedere come si fa sborrare un uomo!” Sbottò Ambra rispondendo al sorriso sarcastico dell’amica. “Tu intanto controlla che non entri nessuno in questa carrozza del cazzo”.

Ambra si alzò e andò a sedersi di fronte all’uomo che viaggiava nella loro stessa carrozza.
In quel caldo tardo pomeriggio di giugno il treno era deserto.

Michele stava tornando da un colloquio di lavoro e aveva appena riagganciato la telefonata con la propria moglie dopo un susseguirsi di scuse. Anche questo colloquio era andato male e una malinconica tristezza lo stava accompagnando lungo il tragitto su rotaia. Sin dall’inizio del viaggio aveva trovato una piacevole distrazione guardando Ambra e Claudia, due ragazze che dai loro discorsi erano in procinto di sostenere l’esame di maturità. La memoria dell’uomo tornò indietro di 25 anni, quando anche lui sostenne la maturità con tutti i sogni e le aspettative dei ragazzi di quell’età. Sogni che col passare degli anni si tramutarono in rimpianti, aspettative disilluse dall’amara realtà di un mondo asettico dove le persone sono numeri e l’individuo finisce vittima della moderna forma di schiavitù. Michele le osservava con malinconica nostalgia, nella sua mente riaffioravano dolorosi ricordi di come, alla loro età, non aveva mai potuto godere dei corpi delle sue amiche e delle sue compagne di classe. Lui era eccessivamente gentiluomo, lo era sempre stato anche da ragazzino, e sappiamo benissimo che i gentiluomini non trombano mai.

Ambra era una ragazza molto carina, un bel viso leggermente lentigginoso contornato da capelli rossicci mossi e lunghi poco oltre le spalle. Un viso impreziosito da occhi verdi come il mare caraibico e carnose labbra ad arco che sembravano disegnate da un fumettista erotico. Quel giorno indossava pantaloncini di jeans talmente corti che a malapena celavano il culo tondo e sodo e un top con scollo a V che, senza reggiseno, metteva in risalto le sue tette a goccia. Un seno sodo, una terza misura coppa C i cui capezzoli grossi e cilindrici facilmente si mettevano in bella mostra premendo contro la stoffa. Ambra era un metro e sessanta di pura, fresca, prorompente e giovanile sensualità.
Ambra sorrise all’uomo che ricambiò chiedendosi perché quella ragazza avesse scelto di allontanarsi dall’amica per prendere posto davanti a lui, nonostante la carrozza fosse totalmente deserta. Michele la squadrò da capo a piedi e il suo sguardo fu catturato dai capezzoli duri che si mettevano in bella mostra premendo sul cotone del top. Vista la calura estiva all’interno del treno, quei capezzoli turgidi erano la prova visibile dell’eccitazione sessuale che imperversava nel corpo e nella mente di Ambra.

Michele la spogliò con gli occhi incurante che Ambra potesse sentirsi in imbarazzo dal suo sguardo indagatore. Ambra dal canto suo era tutt’altro che imbarazzata, il suo intento era quello di far eccitare l’uomo e iniziò a sfiorare la parte nuda del proprio seno, scostando il top fino a rendere visibile le areole rosacee.
“io mi chiamo Ambra e tu?” chiese senza avere il coraggio di guardarlo dritto negli occhi, in quell’ultimo barlume di timidezza che ancora era presente in lei.
“Michele” e poi aggiunse “hai lasciato sola la tua amica per farmi compagnia?”
Ambra rimase spiazzata dalla domanda e sorridendo rispose “mi piace conoscere gente nuova”
Michele non le staccava gli occhi di dosso, come ipnotizzato dalle forme sinuose e sensuali del corpo di lei, immaginava le sue mani esplorare quel corpo giovane, perfetto e senza accorgersene si trovò con un’erezione nei pantaloni impossibile da nascondere.
Ambra si accorse dell’erezione e ne approfittò per avvicinarsi alla vittoria. “posso chiederti qual è la parte del mio corpo che secondo te è più bella?” Gli chiese fissando l’evidente rigonfiamento sotto i pantaloni.

Michele attese un attimo per poter dare la risposta migliore. “Sei una ragazza molto bella ma per rispondere alla tua domanda, le parti del tuo corpo le dovrei vedere un po' meglio”.
Ambra si alzò in piedi girando su sé stessa, mostrando il suo fisico con movenze sexy. “vuoi vedere di più?” chiese lei passandosi un dito sulle labbra carnose.
“Il culo è molto bello e i tuoi pantaloncini lo mettono in risalto in modo eccezionale” rispose Michele aggiungendo poi “ma il seno, quello è ancora nascosto”.
Ambra si sedette di fronte a lui, con le mani aprì lo scollo a V mettendo a nudo un seno perfetto con capezzoli grossi e duri che puntavano verso l’alto.
“Ecco, questa è la tua parte migliore” disse Michele allungando una mano verso quel seno fantastico. Prese una tetta in mano e la palpò. Non aveva mai toccato un seno così sodo in tutta la sua vita, era duro come un sasso e si trovò a stimolare con le dita il capezzolo turgido.

Claudia rimase incredula nel vedere la mano di quell’uomo afferrare con vigore il seno dell’amica e la sentì ansimare mentre le dita tormentavano il capezzolo teso ed eccitato.
Ambra non si aspettava di trovarsi addosso le mani dell’uomo, doveva prendere di nuovo il controllo della situazione prima che degenerasse totalmente. Si scansò liberando il seno dalla presa di Michele e lo coprì rapidamente con il top affrettandosi a dire “Non andiamo oltre, ti va se ti faccio una sega?”

Michele sorrise e senza rispondere prese la mano di lei a le guidò sopra la sua erezione. Ambra tastò la marmorea consistenza da sopra la stoffa dei pantaloni e sentì pervadersi da una vampata di calore.
“tiralo fuori” la incalzò Michele parlandole dolcemente.

Ambra guardò la sua amica, poi si chinò verso Michele e iniziò ad armeggiare con la cintura e i pantaloni.
Mise a nudo il cazzo che si presentò già in piena erezione in tutta la sua virile consistenza. Diciotto centimetri di carne dura come la roccia, leggermente ricurvo verso l’alto, una cappella grossa e sporgente coronava un tronco nerboruto e venoso.
Ambra guardò negli occhi Michele, dalle sue labbra fece colare saliva direttamente sulla cappella turgida e iniziò a segarlo lentamente.
Michele ansimava leggermente godendosi il tocco leggero delle esili dita di Ambra, la ragazza sapeva sicuramente come masturbare un uomo e lo stava dimostrando sollecitando bene la cappella con pollice e indice mentre il resto della mano scorreva ritmicamente su e giù su quel palo marmoreo.

Claudia fissava incantata l’amica, dentro di sé sentì arrivare un’ondata di eccitazione. Si passò la lingua tra le labbra godendosi quel film porno dal vivo.
Ambra si mise in ginocchio tra le gambe di lui, sputò nuovamente sul cazzo e aumentò il ritmo della sega convinta che sarebbe riuscita a farlo sborrare in breve tempo, ma Michele non era uno di quei ragazzi suoi coetanei, quelli che lei riusciva a soddisfare in pochi minuti con abili giochi di mano. Michele era un uomo di 44 anni e portarlo all’orgasmo richiedeva ben altro che una rapida sega.

“Leccalo” la incalzò Michele accarezzando dolcemente il viso della ragazza.
Ambra era combattuta tra eccitazione e paura, guardò Michele e continuò a segarlo.
“Leccalo, non avere paura, leccami il cazzo” ripeté accarezzandole i capelli e spingendo delicatamente la testa di lei verso il cazzo.

Ambra mollò la presa e guidata dall’istinto iniziò a leccarlo dalle palle alla cappella. Michele la lasciò fare, poi prese in mano il cazzo e lo spostò mettendo la cappella sulle labbra di Ambra. Le labbra di lei si schiusero attorno alla cappella e il membro scivolò nella bocca calda.

Claudia rimase sbigottita da quello che stava accadendo, non poteva credere ai suoi occhi ma era eccitatissima e sentiva il fuoco divampare a fiamme alte tra le sue gambe. Stava sognando ad occhi aperti quel cazzo dentro di lei, dentro la sua topina fradicia, lo immaginava donarle piaceri che aveva sempre solo sognato ma mai ricevuto.
Michele avrebbe voluto scopare la bocca di Ambra tenendola ferma per i capelli, ma sapeva benissimo che sarebbe stato troppo per quella giovane ragazza, quindi la lasciò libera di fare come voleva godendosi la sua dolce inesperienza.
Per Ambra l’eccitazione aveva vinto ogni paura, con tre dita teneva saldamente la base del cazzo che aveva iniziato a succhiare con vigore. La saliva colava copiosa mentre le labbra soffici della ragazza scorrevano veloci lungo quel tronco venoso che a lei sembrava sempre più duro e turgido. Con la lingua stimolava la cappella ad ogni affondo cercando di donare più piacere possibile allo sconosciuto, ci teneva a dimostrare che sapeva farci e ci stava riuscendo.

Michele si godeva il pompino ansimando ad ogni affondo e le accarezzava dolcemente la soffice chioma rossa. L’ultimo suo orgasmo risaliva a 5 giorni fa, il suo cazzo era un vulcano pronto ad esplodere nella bocca di quella giovane troietta.
“Continua così tesoro, continua così che sto per sborrare!”
Quelle parole furono musica alle orecchie di Ambra che continuò a succhiare con ancor più forza.
“Dio mio piccola troietta sto venendo .. sto venendo!” disse con voce roca tra i gemiti di piacere.
Ambra sentì il cazzo pulsare tra le sue labbra e all’improvviso arrivò il primo schizzo, abbondante, potente. Cercò di staccarsi dal cazzo in eruzione ma Michele le tenne giù la testa con entrambe le mani, voleva farsi succhiare il cazzo fino all’ultimo schizzo e nulla gli e lo avrebbe impedito.
Ambra capì che non poteva fare nient’altro che continuò a succhiare quella cappella in eruzione, potenti fiotti di sborra continuavano a riversarsi senza tregua nella sua bocca tra i gemiti di piacere di quel porco.

Claudia era preda di uno stato di eccitazione indescrivibile, accavallò le gambe, le strinse forte e raggiunse l’orgasmo senza nemmeno toccarsi proprio mentre Michele riversava il suo carico di sperma nella bocca dell’amica; il copro di Claudia tremo in preda agli spasmi di un orgasmo forte e repentino, quanto inatteso.

Dieci schizzi, dieci potenti fiotti di sborra riempirono la bocca di Ambra in un orgasmo che le sembrò non finire mai, poi finalmente le mani di lui lasciarono la presa e lei sputando svuotò la bocca sul pavimento del treno. Ambra si pulì la bocca col dorso della mano e si alzò. Sorrise allo sconosciuto passandosi la lingua tra le labbra mentre lui riponeva il cazzo sotto i pantaloni.
Ambra gli sorrise, si girò e andando verso la fine della carrozza in attesa della fermata ormai prossima.
Claudia si alzò con una penna tra le dita, andò verso Michele, gli prese una mano e nel palmo scrisse il suo numero di cellulare. Non disse una parola ma lo sguardo di quella ragazza era più loquace di qualsiasi discorso.

Claudia raggiunse l’amica in fondo alla carrozza e scesero assieme alla fermata.
“Te lo avevo detto che lo avrei fatto venire, ho vinto la scommessa” disse Ambra con in bocca il sapore della sborra, il sapore della vittoria.
“troietta” replico Claudia ridendo e assieme camminarono verso le rispettive abitazioni.
Michele le guardò dal finestrino del treno, doveva ancora realizzare se quanto accaduto fosse un sogno o una meravigliosa realtà. Le due ragazze si voltarono e lo salutarono con la mano. Ricambiò il saluto con la speranza di continuare quel sogno ad occhi aperti.

“Ogni riferimento a persone realmente esistenti è puramente casuale e tutti i protagonisti sono da intendersi maggiorenni”
scritto il
2024-09-12
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