Il professore e la porcellina - 2

di
genere
etero

Passai tutta la settimana ad aspettare il martedì successivo, pregustando la mia oretta di divertimento con Giancarlo.
Non vi nasconderò che mi sono toccata più di una volta in quell'arco di tempo, pensando alle sue grosse mani che, così ruvide, lavoravano con la mia fighetta.
Durante le altre lezioni di storia ho persino provato a provocarlo un po', cercando una qualche attenzione in grado di saziare il mio appetito.
Ho indossato maglie più scollate del solito - sempre senza reggiseno, chiaramente -, durante l'intervallo, mentre lui era seduto alla cattedra, mi sono piegata a raccogliere qualunque oggetto mi fosse 'casualmente' caduto, mostrandogli perbene il mio culetto, ogni volta che posava il suo sguardo su di me mi leccavo le labbra e massaggiavo i seni, assicurandomi di mantenermi i capezzoli duri.
Eppure, nulla di tutto questo è servito.
Nonostante ciò a cui avevo potuto assistere nel privato, si è sempre dimostrato un uomo rigoroso, dopotutto.
Ma finalmente l'ultima campanella del martedì arrivò, facendo sì che i miei compagni si riversassero nei corridoi, ansiosi di andarsene, e che Giancarlo andasse a chiudere la porta dell'aula a chiave.
Ero così eccitata che quasi fremevo, seduta sulla mia sedia, al primo banco.
Il professore mi scrutò, i suoi occhi si soffermarono sui miei seni, poi sulle mie gambe.
Esitò un momento prima di aprire l'armadio della classe. Si piegò, rovistando in una delle scatole dove avevamo ammassato il materiale scolastico condiviso. Così facendo, gli si abbassarono leggermente pantaloni e mutande, lasciandomi la vista dell'inizio del suo fondoschiena peloso.
"Ecco!" Esclamò dopo pochi secondi. Riemerse con in mano un righello da 30 cm in metallo, tirandosi su i pantaloni dietro prima di grattarsi i testicoli.
"Alla cattedra, su! Che aspetti?" Mi esortò.
Senza farmelo dire due volte, trotterellai fino alla cattedra, sedendomici su mentre lui si avvicinava, distrattamente scrutando il righello.
Me lo ritrovai davanti, così vicino che la sua pancia premeva contro il mio torso.
Appoggiò il materiale dietro di me, prendendomi per i fianchi stretti e premendo le sue labbra sulle mie, la sua lingua non esitò a entrarmi in bocca, grossa e ruvida.
Ricambiai, mentre lui lavorava sulle mie labbra, lasciando grandi quantità di saliva che sapeva di caffè gocciolarmi sul mento.
Strofinava le grandi mani sulle mie cosce, coperte da un paio di jeans stretti.
"Sai, eri troppo arrapante con i collant... dovresti metterli tutti i martedì" Mi disse quando ci staccammo per respirare.
"Va bene" Mi limitai a dire, con un dito togliendomi la sua saliva dal mento, per poi leccarlo per bene.
Mi osservò attentamente mentre lo facevo, sentivo la sua erezione crescere e crescere contro la mia gamba.
"Toglili" Ordinò.
Mentre mi sfilavo i pantaloni e le mutandine, si sporse a prendere il righello.
Lentamente, lo appoggiò contro la mia fichetta bagnata, facendomi sobbalzare a causa del metallo freddo.
Non lo mosse per un po', facendomi abituare alla temperatura. Quando mi vide rilassarmi, iniziò a muoverlo su e giù, una parte di esso tra le labbra della mia figa.
Su e giù, su e giù, su e giù…
“Oggi ti va bene… devi essere pronta per il mio cazzo” Disse, usando il righello per darmi tanti schiaffetti veloci sulla mia intimità.
Sentivo già un orgasmo arrivare, subito bagnata come una troietta. Lo raggiunsi quando Giancarlo infilò con un colpo secco nella mia figa, quasi raggiungendo i 25 centimetri! Il mio piacere iniziò a sgorgare dalla mia figa rosa, creando una pozzanghera ai piedi della cattedra.
Aspettò che finissi di venire prima di rimuovere il righello, infilandone un pezzo nella mia bocca. Mentre io leccavo per bene il righello, il professore si slacciò i pantaloni, facendo uscire il suo cazzo dritto e duro.
Lo prese in mano, dandogli un paio di strofinate prima di appoggiare la cappella alla mia apertura.
“Adesso lo prendi tutto, come una brava porcellina…” Mormorò, inserendo piano piano il suo cazzo.
Dalla mia bocca uscì un gemito lungo e acuto, finché non lo infilò tutto dentro di me.
Con una manona prese il mio fianco, mentre con l’altra tirò fuori le mie tette dalla mia maglietta e iniziò a giocherellare con i miei capezzoli.
Aggrappandosi bene al mio corpo, iniziò a muovere i fianchi avanti e indietro, iniziando a scoparmi la figa con colpi secchi ma veloci. Sentivo la sua lunghezza scorrere contro il mio clitoride, i peli ricci che mi solleticavano la figa mentre mi fotteva. Io gemevo come una troia, non preoccupandomi troppo di fare troppo rumore, mentre lui affannava, respirando pesantemente, con il sudore che gli scorreva sul corpo.
“Cazzo!” Disse dopo pochi minuti, stringendo la presa sul mio corpo nel momento in cui il suo pisello era completamente dentro di me.
Lo sentivo muoversi, sparando ragnatele di sborra dentro di me, senza nessuna preoccupazione.
“Brava la mia porcellina, proprio brava…”
scritto il
2024-09-29
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