La danza della morte - storia di una killer professionista
di
Kidu1977
genere
feticismo
In una città avvolta da un velo di nebbia e mistero, viveva una donna che attraversava le ombre con grazia letale. I suoi capelli neri come la notte scendevano in onde lisce fino alle spalle, incorniciando un viso affascinante ma inquietante. I suoi occhi verdi brillavano come smeraldi, rivelando una profondità di emozioni oscure e un piacere sadico. Il suo stile gotico, con abiti neri sognanti e accessori di cuoio, non passava inosservato tra le strade desolate.
Si chiamava Lilith, ed era una killer su commissione temuta e rispettata. Ogni uomo che incrociava il suo cammino diventava preda della sua seduzione. Ma c’era una peculiarità nel suo modo di assassinare: usava i suoi piedi, adornati da calze di nylon velato, come strumenti di morte. Le sue dita affilate come coltelli svolgevano un balletto mortale, penetrando nel basso ventre delle sue vittime mentre le guardava negli occhi, catturando l’ultimo barlume di vita.
Lilith amava ogni minuto di quel processo per uccidere. La danza della morte era un rito sacro per lei; osservava il sangue gocciolare dalle sue calze come se fosse una poesia in movimento. I suoi baci sul collo delle vittime erano dolci, un inganno per mascherare la brutalità del suo atto. In quell’istante, il mondo esterno svaniva, e c’era solo lei e l’uomo che stava per morire.
Una notte, in un locale affollato e fumoso, Lilith incrociò lo sguardo di Marco, un uomo d’affari affascinante e arrogante. Aveva bisogno di qualcuno che lo accompagnasse nella sua vita frenetica, qualcuno che potesse soddisfare le sue fantasie. Lilith, con il suo fascino oscuro, riuscì a catturare la sua attenzione. Si avvicinò, il profumo del suo corpo si mescolava all’odore di carne e cuoio degli stivali. Marco si sentì attratto irresistibilmente da quella figura enigmatica e oscura.
Una volta soli, in un appartamento elegante, il gioco cominciò. Lilith lo massaggiò lentamente con i suoi piedi velati da una calza provocante, facendolo sciogliere in un'estasi illusoria. Le dita del piede scivolarono lungo il corpo, fino a raggiungere la fine del viaggio. La seduzione si trasformò in agonia quando dalle sue dita spuntarono piccole lame acuminate che penetrarono nel ventre di Marco, un misto di piacere e terrore.
Mentre lui giaceva lì, sconvolto, Lilith si chinò su di lui, i loro volti vicini. “Non preoccuparti, amore,” sussurrò con una voce melodiosa, “la morte è solo un passo verso una nuova libertà.” E con quel bacio finale, assaporò il suo soffio di vita mentre il sangue gocciolava come una cascata rubina dalle sue mani.
Quando il corpo di Marco si ritrasse nell’oblio, Lilith si alzò, un’ombra che fluttuava nel buio. Nessuno mai la troverebbe, nessuna traccia del suo passaggio. Continuò la sua amata professione di killer su commissione, sempre alla ricerca del prossimo ingaggio e del bersaglio da sedurre, sapendo che il suo marchio di morte sarebbe rimasto invisibile agli occhi del mondo. La sua danza continuava, perpetua e immortale, nell’abbraccio della sua ombra e del suo piede fatale.
Si chiamava Lilith, ed era una killer su commissione temuta e rispettata. Ogni uomo che incrociava il suo cammino diventava preda della sua seduzione. Ma c’era una peculiarità nel suo modo di assassinare: usava i suoi piedi, adornati da calze di nylon velato, come strumenti di morte. Le sue dita affilate come coltelli svolgevano un balletto mortale, penetrando nel basso ventre delle sue vittime mentre le guardava negli occhi, catturando l’ultimo barlume di vita.
Lilith amava ogni minuto di quel processo per uccidere. La danza della morte era un rito sacro per lei; osservava il sangue gocciolare dalle sue calze come se fosse una poesia in movimento. I suoi baci sul collo delle vittime erano dolci, un inganno per mascherare la brutalità del suo atto. In quell’istante, il mondo esterno svaniva, e c’era solo lei e l’uomo che stava per morire.
Una notte, in un locale affollato e fumoso, Lilith incrociò lo sguardo di Marco, un uomo d’affari affascinante e arrogante. Aveva bisogno di qualcuno che lo accompagnasse nella sua vita frenetica, qualcuno che potesse soddisfare le sue fantasie. Lilith, con il suo fascino oscuro, riuscì a catturare la sua attenzione. Si avvicinò, il profumo del suo corpo si mescolava all’odore di carne e cuoio degli stivali. Marco si sentì attratto irresistibilmente da quella figura enigmatica e oscura.
Una volta soli, in un appartamento elegante, il gioco cominciò. Lilith lo massaggiò lentamente con i suoi piedi velati da una calza provocante, facendolo sciogliere in un'estasi illusoria. Le dita del piede scivolarono lungo il corpo, fino a raggiungere la fine del viaggio. La seduzione si trasformò in agonia quando dalle sue dita spuntarono piccole lame acuminate che penetrarono nel ventre di Marco, un misto di piacere e terrore.
Mentre lui giaceva lì, sconvolto, Lilith si chinò su di lui, i loro volti vicini. “Non preoccuparti, amore,” sussurrò con una voce melodiosa, “la morte è solo un passo verso una nuova libertà.” E con quel bacio finale, assaporò il suo soffio di vita mentre il sangue gocciolava come una cascata rubina dalle sue mani.
Quando il corpo di Marco si ritrasse nell’oblio, Lilith si alzò, un’ombra che fluttuava nel buio. Nessuno mai la troverebbe, nessuna traccia del suo passaggio. Continuò la sua amata professione di killer su commissione, sempre alla ricerca del prossimo ingaggio e del bersaglio da sedurre, sapendo che il suo marchio di morte sarebbe rimasto invisibile agli occhi del mondo. La sua danza continuava, perpetua e immortale, nell’abbraccio della sua ombra e del suo piede fatale.
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Commenti dei lettori al racconto erotico