Bianca
di
Rik
genere
etero
Vent’anni fa era una bambina delle elementari che salutava timida quando la incontravo nel palazzo, insieme con i genitori.
Quindici anni fa era la stessa bambina, più cresciuta, che correva per casa mia insieme a mia figlia.
Dieci anni fa era un’adolescente a cui facevo ripetizioni di filosofia e che con il suo sorriso irretiva i miei ormoni sotto stress per i problemi matrimoniali.
Cinque anni fa era una ragazza che non vedevo più da tempo, visto il mio divorzio e il conseguente cambio di casa, e che avevo incontrato per caso al concerto dei Depeche Mode. Ricordo come mi abbracciò, probabilmente brilla, e soprattutto ricordo come, con la coda dell'occhio, avessi notato che tastava costantemente il pacco del ragazzo con cui si trovava, incurante della folla intorno.
Ora è una bellissima donna di meno di trent’anni che ho avuto il piacere di ritrovare sullo stesso mio treno.
Io in gita scolastica verso Firenze, lei, Bianca, diretta a Milano per una riunione della società per cui lavora.
Io avevo appena finito di controllare la classe quando mi sento chiamare. Era lei. Anche oggi un abbraccio forte che fece partire un applauso da parte di alcuni miei studenti, una splendida risata da parte sua e un notevole imbarazzo da parte mia.
- Godetevi il prof, perché come spiega filosofia lui, nessuno!!!
E con questo l’imbarazzo era completo.
Lei era due file avanti a me. Ci salutiamo e presto ricomincio a parlare con il collega di Storia dell’Arte con cui sono in viaggio.
Il viaggio sarà breve e quindi non avrò molto tempo per me. Decido di alzarmi e andare a parlare con Bianca: è tanto che non ci vediamo e sono curioso di sapere come sta, come stanno i suoi, come va la sua vita.
Avvicinandomi da dietro vedo velocemente un messaggio su WhatsApp, prima che mi veda arrivare e chiuda il telefono. “Questa notte mi hai fatto impazzire…”
Ovviamente i pensieri volano a tutt’altro che le curiosità di cui sto chiedendo e di cui non sto sentendo nulla.
Non faccio altro che immaginare questa femmina in calore in preda al sesso.
I suoi capelli neri lunghi che si agitano davanti al volto contorto dalla lussuria.
Le labbra che baciano e leccano e bramano piacere.
Il seno, che ora vedo stretto nel vestito elegante, libero di ansimare e fremere.
Gli occhi verdi che mi fissano mentre il mio cazzo la fa godere.
Sto uscendo di testa, non l’ascolto più, rispondo in automatico e soprattutto sono visibilmente eccitato.
Temo si noti troppo, anche perché io sono in piedi vicino a lei che è rimasta seduta al suo posto. Con una scusa mi allontano, non prima di esserci scambiati i numeri di telefono così da poterci rivedere con più calma una volta tornati entrambi in città.
Vado in bagno.
Ho bisogno di sfogarmi.
Estraggo il cazzo dai pantaloni e inizio a menarmelo velocemente.
Sussurro anche il suo nome. La chiamo come merita.
Schizzo nel lavandino.
Mi risistemo e torno al mio posto.
Passo nuovamente davanti Bianca e le sorrido. Lei risponde al mio sorriso, facendomi l’occhiolino, prima di tornare a guardare il suo cellulare.
Inizio a parlare nuovamente con il collega quando mi vibra il telefono.
È Bianca.
“Spero sia stato intenso…e tutto per me, monello di un prof!”
(Se volete mi trovate qui: g.richard70@protonmail.com)
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