Alla ricerca di nuove emozioni
di
mstr8
genere
prime esperienze
Avete presente la sensazione di svegliarsi la mattina con la voglia improvvisa di qualcosa di diverso? Ad esempio, ti svegli in un freddo e anonimo lunedì mattina desiderando il caffè amaro quando fino a poche ore prima lo prendevi con tre cucchiaini di zucchero, oppure quando ti svegli cantando una canzone che hai sempre odiato ma che adesso non riesci a fare a meno di cantare. Ecco, a me capita spesso di osservare questi cambiamenti da un giorno all'altro e in questo modo mi ero svegliato nel giorno in cui inizia questa storia, desiderando qualcosa di diverso nella mia relazione. Mi chiamo Marco, ho trentacinque anni e convivo con la mia fidanzata da tre. Prima di addentrarmi in questo racconto, desidero fornire un po' di background sulla mia relazione.
Ho conosciuto Carla durante l'università; entrambi iscritti al corso di studio di biologia, avevamo iniziato a frequentarci a metà del secondo anno e da quel momento in poi siamo stati insieme senza che ci fossero particolari problemi, rotture, pause o cose del genere. Per quattordici anni siamo stati insieme, desiderandoci ogni giorno come il primo nonostante alcuni periodi di lontananza dovuti a necessità lavorative. Infatti, dai ventinove ai trentadue anni abbiamo vissuto in diverse città ma riuscivamo comunque a vederci nel fine settimana, quindi la cosa non risultava per niente pesante. Successivamente, abbiamo trovato entrambi lavoro nella stessa città e finalmente era arrivato il momento di andare a convivere. Tra me e Carla c'è sempre stata un'intesa particolare, dentro e fuori le lenzuola, però per tutti gli anni della nostra relazione ho avvertito la particolare sensazione che tra di noi mancasse un certo tipo di comunicazione, sia da parte mia che da parte sua. Fino al momento in cui parte questa storia, non avevo dato troppo peso a questa sensazione, era soltanto una di quelle cose che hai nel cervello e che ogni tanto ritorna ma poi svanisce quando sei con la persona che ami. La sensazione di cui parlo era la mancanza di comunicazione di alcune nostre perversioni profonde. Il sesso tra noi era bello e voglia e desiderio non mancavano nel nostro rapporto; lei, poi, non era una ragazza pudica e infatti abbiamo avuto i nostri momenti di pura perversione. Ad esempio, ci piaceva giocare in pubblico cercando di non farci scoprire oppure spesso le chiedevo di uscire con oggetti nel culo e aggiornarmi sulle sue sensazioni durante la giornata. Lei, invece, a volte mi chiedeva di masturbarmi a lavoro e mi mandava sue foto oscene che mi facevano indurire il cazzo in situazioni pericolose in cui c'erano altre persone intorno a me. Quindi, di certo non ci annoiavamo. Ricordo questa volta in cui ero al supermercato e uno cassieri mi stava guardando scattare delle foto a dei cetrioli e inviarle su whatsapp a qualcuno. "Chissà cosa avrà pensato", mi dissi tra me e me.. in realtà stavo valutando con Carla quale fosse il cetriolo migliore per penetrarla quella sera, perché spesso ci piaceva giocare con il cibo. A modo nostro ci divertivamo e considero queste dinamiche molto importanti per mantenere acceso il desiderio all'interno di una coppia. Bisogna far lavorare la fantasia e non cadere nella monotonia perché quella ammazza tutto.
Ad ogni modo, arriviamo al giorno in cui mi sono svegliato con il desiderio di nuove pratiche sessuali e la leggera voglia di fantasticare su qualcuna che non fosse Carla. Era una domenica mattina e come era solito nei giorni festivi, io e Carla restavamo a letto fino a tardi a chiacchierare, scopare, guardare un film e cose di questo tipo. Quel giorno, però, ero distratto dai miei pensieri e lei, dopo essersene accorta, mi chiese se ci fosse qualche problema. Molto apertamente le confessai che avevo voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, proponendole di scrollare qualche sito porno e trovare qualcosa che poteva interessarci, riproponendola a modo nostro. Carla non sembrava molto entusiasta di questa idea ma sorprendentemente mi disse: "io ne ho una che potrebbe essere più divertente", così rimasi ad ascoltarla mentre mi esponeva il contenuto dei suoi pensieri. Carla si mise su di me, nuda, e un po' imbarazzata mi chiese se fossi disposto a fare qualche gioco di ruolo. Rimasi sorpreso da quella domanda; mi capita ogni tanto di andare su chat erotiche e fare questi giochi ma dal vivo non avevo ancora fatto un'esperienza del genere. Al solo pensiero, il mio cazzo divenne durissimo e premeva contro la fica bagnata di Carla che appoggiò le sue grandi labbra bagnate sul membro in erezione e strusciava lentamente, dalla cappella violacea alla base, bagnando la mia asta dei suoi umori. Senza lasciarsi penetrare aumentava la velocità, portandomi così ad un orgasmo violento mentre osservavo nel suo sguardo le perversioni che aveva nella testa prendere forma. Il mio sperma mattutino, denso e appiccicoso, inondò i peli lunghi e neri della sua fica formando un'immagine quasi artistica che rimasi a guardare per un po', prima che lei prendesse il mio nettare e lo spalmasse sul suo corpo. Dopo l'orgasmo, lei si stese su di me e passammo tutta la mattina nel letto. La giornata trascorse molto velocemente ed arrivammo alla sera in cui mi comunicò la sua idea per il gioco di ruolo. "Marco, io credo che tu debba parlare con una psicologa-sessuologa riguardo i problemi che mi hai esposto stamattina; ne conosco una molto brava, domani mattina scrivile, raccontale qual è il problema e cerca di prendere un appuntamento. Ti mando l'indirizzo e-mail su whatsapp", mi disse prima di andare a letto. Capii subito le sue intenzioni e mi misi a dormire completamente eccitato, pensando a cosa sarebbe potuto succedere nei giorni successivi.
Il mattino seguente, mentre ero a lavoro, mi arrivò un messaggio con l'indirizzo email che Carla aveva creato per quella occasione. Senza indugiare, iniziai a formulare la richiesta:
"Buongiorno Dottoressa,
mi chiamo Marco, ho ricevuto il suo indirizzo mail dalla mia fidanzata. Vorrei chiedere se lei ha disponibilità per un appuntamento. Io di solito sono disponibile tutti i giorni della settimana dopo lavoro. La ringrazio e le auguro una buona giornata,
Marco".
Dopo qualche ora, arrivò la risposta della psicologa:
"Buongiorno Marco,
sono felice che tu abbia scelto di scrivermi. La prima disponibilità è domani sera, ore 19:00, presso il mio studio. Nel frattempo, esponimi il tuo problema e perché hai scelto di venire da me. A presto,
Paola".
All'interno del messaggio, era anche specificato l'indirizzo del suo studio (che ovviamente era l'indirizzo di casa nostra). L'idea, i messaggi, parlare con la mia fidanzata fingendo di essere un'altra persona.. tutto questo mi eccitava e durante il giorno i pensieri mi tormentavano e il cazzo mi si induriva inaspettatamente. Continuammo a scambiarci e-mail per tutta la giornata; le confessai che avevo scelto di andare da lei perché da un po' di giorni sentivo che la monotonia stava ammazzando il mio rapporto, sentivo di non poter dare più così tanto alla mia ragazza, volevo provare delle sensazioni nuove e darne a lei altrettante. La psicologa mi rispose che capiva perfettamente il mio stato emotivo e che era la persona perfetta con cui parlare di questo, che sicuramente durante la nostra prima sessione, seppur conoscitiva, avremmo di sicuro trovato qualche sensazione nuova. In maniera molto professionale, mi chiese di non toccarmi e di non avere rapporti con la mia compagna così da rendere ''migliore'' l'esperienza del giorno successivo.
Quando tornai a casa fu tutto normale e sia io che Carla stavamo dando tutto per reggere il gioco, mettendo in campo le nostre doti attoriali. Mentre stavamo cenando, lei mi chiese se avessi scritto alla psicologa e se sì, che impressione avevo avuto; io, con tutta la calma del mondo, risposi che le avevo scritto e che avevo anche preso un appuntamento per il giorno successivo. Dopo questo scambio di battute non tornammo più sull'argomento ma quella notte fu molto difficile controllare l'eccitazione. Carla, poi, aveva deciso di dormire con della lingerie nera che non lasciava spazio a nessuna immaginazione, soprattutto quando io ero già a letto pronto a dormire e lei si chinò dinanzi a me mettendo in mostra il suo buco del culo ricco di pieghe perfettamente spaccato in due dal tanga sottile. "Amore, dormi così stanotte?" le chiesi e lei senza pensarci due volte mi rispose "si, mi piace indossare queste cose, mi fa sentire bella. Ora però sono stanca, dormiamo". Mi diede un bacio sulle labbra e poi si mise di fianco a me, con il culo puntato verso il mio cazzo in erezione.
La notte passò nonostante le difficoltà nell'addormentarmi e come ogni giorno prima di quello feci colazione, la doccia, mi lavai i denti. Insomma, tutto normale. Quel giorno, però, passò più lentamente degli altri perché guardavo ogni cinque minuti il telefono per controllare l'orario ma così facendo il tempo sembrava non passare mai. Si fecero così le diciotto e trenta, staccai da lavoro e tornai a casa. Alle diciannove spaccate bussai al campanello chiedendo dello studio della dottoressa Paola; "Certo, è qui. Sali pure, primo piano". Arrivato al piano, bussai alla porta e mi fu detto di entrare e dirigermi nella seconda stanza sulla destra (uno studio piccolino utilizzato principalmente per leggere, giocare alla play, giochi da tavolo ecc.). Mi diressi subito verso la stanza ed entrai, trovando la dottoressa seduta su una sedie girevole e lei, guardandomi, mi fece cenno di sedermi. La psicologa aveva i capelli raccolti in due lunghe trecce, degli occhiali da vista neri, un rossetto di un rosso molto acceso, due orecchini che le scendevano sulle spalle e il sorriso malizioso di una prostituta. Come in una delle fantasie più comuni che esistono, portava una camicetta di seta rossa da cui si intravedeva la sua terza di seno, coperto soltanto dal reggiseno di pizzo nero. Scendendo verso il basso, aveva scelto di indossare una gonna nera leggermente corta, calze e scarpe con i tacchi che nascondevano i suoi deliziosi piedi. Inoltre, sotto la gonna non portava biancheria. Entrai e mi sedetti, estasiato da ciò che stavo guardando e già con il cazzo dritto. Dalla sera precedente avevo avuto erezioni costanti ma guardarla così mi tolse il fiato; sentivo battere forte il cuore e avevo la sensazione che al minimo tocco del mio membro avrei inondato le mutande con una quantità di sperma superiore al normale.
"Buonasera, prima di cominciare le devo dire che i miei metodi non sono quelli tradizionali. Ho bisogno che lei si affidi completamente a me, anima e corpo; soltanto così potrà ricevere il trattamento di cui ha bisogno, ha capito?", iniziò la psicologa.
"Certo, le do la mia completa disponibilità, faccia ciò che ritiene necessario"
"Bene. Allora, si tolga tutto ciò che ha addosso"
"Ma.. è sicura? Non ho mai sentito questo tipo di terapia prima d'ora"
"Lei mi ha appena dato la sua completa disponibilità, già vuole tirarsi indietro? Poi sono io che faccio domande qui"
"Non volevo mettere in discussione la sua professionalità, mi scusi"
Ero preoccupato. Ero preoccupato che anche soltanto stare nudo davanti a lei mi avrebbe fatto venire, però dovevo resistere. Mi alzai e lentamente iniziai a togliere i vestiti mentre la dottoressa seguiva i miei movimenti. Rimasto solo in mutande, lei mi fece cenno di togliere anche quelle. Ero in piedi a pochi passi da lei e potevo sentire il suo respiro sul mio pene completamente eretto. Nella mia testa si mescolavano una varietà di sensazioni nuove che non riuscivo a mettere in ordine e mi dicevo che dovevo resistere, non potevo sborrare subito, non in quella posizione perché probabilmente le avrei riempito il viso con il mio seme caldo e appiccicoso e la psicologa non avrebbe apprezzato.
"Bene, adesso stenditi sul divano a pancia in giù e raccontami cosa ti porta qui"
"Una mattina di qualche tempo fa mi sono svegliato con alcuni desideri sessuali ma non riuscivo a parlarne alla mia compagna, è come se avessi un blocco, come se i miei pensieri più profondi siano frenati dalla paura di spaventarla a causa delle mie fantasie..".
Mentre parlavo cercando di fare un discorso di senso compiuto, senza perdermi nell'eccitazione del momento, lei mi disse di fermarmi e con voce sensuale mi sussurrò all'orecchio: "alza il culo e allarga le gambe". Feci come mi disse. Per la prima volta in vita mia ero io ad essere a pecora di fronte a lei e mentre continuavo la storia che mi aveva portato lì, lei si mise seduta sul divano, dietro di me, a pochi centimetri dal mio ano. Con la penna che aveva nella mano destra, iniziò a fare dei movimenti leggeri che partivano dal mio buco per poi scendere fino allo scroto, soffermandosi di più sulle palle piene e pesanti.
"Continua a parlare" mi disse, prima di tirare fuori dal reggiseno una piccola corda sottile che mi strinse intorno alle palle per legarle. Io cercavo di fare come diceva, interrompendo il discorso qua e là con dei sussulti, poi lei continuò il suo gioco legandomi la base del cazzo eretto. Tutto ciò che desideravo era sborrare ma lei me lo stava impedendo; sentivo lo sperma bloccato dalla pressione che aveva creato e nonostante stessi avendo un orgasmo, dalla cappella fuoriuscivano solo alcune gocce che bagnavano il divano. A quel punto avevo quasi smesso di parlare mentre lei, sempre seduta dietro di me, afferrò il cazzo con forza e iniziò a giocare con il mio prepuzio. Lo prendeva tra le dite, lo stringeva, fino a quando con un movimento brusco tirò indietro tutta la pelle lasciando completamente scoperta la cappella.
"Allora, che ne pensi di questi metodi? Sono queste le sensazioni nuove che cercavi?" mi disse alzando la voce mentre torturava il mio uccello scappellato.
"Si.. credo.. credo sia un buon metodo.. ah.. di sicuro prenderò un altro appuntamento", le risposi mentre il piacere stava raggiungendo il culmine e un altro orgasmo attraversava il mio corpo. Quando pensavo che il picco del piacere era stato raggiunto, la dottoressa si fermò e lasciò andare il cazzo. Poi, una sensazione nuova pervase il mio corpo: lei aveva infilato di prepotenza la lingua dentro il buco del culo e stava leccando violentemente l’ano che abbandonava solo ogni tanto per passare al perineo e poi alle palle. Per cinque minuti la sua lingua ha esplorato il mio culo mentre il cazzo sempre dritto stava per esplodere. Sentivo quasi scoppiare le grosse vene sull'asta e lei non accennava a fermarsi; era quasi indemoniata, mi stava portando all'apice e le piaceva. Era il suo ruolo, era lei a comandare ed io non potevo fare altro che godere, immobile, estasiato dal suo comportamento e dal desiderio crescente che quel gioco non finisse mai. Quando smise di leccarlo pensai che fosse finita lì. La mia perversa psicologa, però, decise di slegare l'uccello e le palle e infilò rapidamente l'indice e il medio della mano destra nel mio culo, stimolando la mia prostata mentre con la mano sinistra mi segava velocemente il membro. Dopo appena trenta secondi di quella stimolazione, un nuovo orgasmo sopraggiunse e in preda ai miei gemiti di piacere scaricai un fiume di sborra sul divano e sulla sua mano. In seguito a quella forte sensazione, mi stesi respirando affannosamente e vidi la dottoressa leccarsi la mano, soddisfatta del piacere che era stata in grado di farmi raggiungere. Poi, chiusi gli occhi dicendole quanto avevo apprezzato il suo metodo.
"La seduta dura un'ora e tu sei solo a metà". Non riuscivo a capire se avevo davvero sentito quelle parole o se si trattava di un mio sogno ma dopo aver aperto gli occhi, capii. Non più come una psicologa, ma come una troia in calore, la vidi appoggiata alla scrivania con la gonna alzata e con un plug nel culo.
"L'ho portato tutto il giorno in attesa di questo momento ma ora bisogna toglierlo, vero?". Spingendo forte fece cadere il plug lasciando esposto ai miei occhi il suo meraviglioso ano allargato.
"Su, alzati e vieni a sfondare il culo della tua dottoressa".
Incredulo, mi alzai dal divano e mi presi un momento per osservare Carla in quelle vesti. Mai prima d'ora mi aveva pregato di incularla in quel modo; potevo percepire dal suono delle sue parole e dai movimenti del culo la voglia e il desiderio di farsi sfondare il buchetto. L'ano che si rigonfiava, allargato dal plug, mi chiamava a gran voce e io di certo non potevo farmi attendere. Lei era girata con la faccia rivolta verso il muro e non mi guardava, aspettava soltanto di sentire il mio cazzo penetrarla con violenza. Così, pensando all'infinità di ruoli che si possono interpretare, sorrisi, dicendomi che quella sarebbe diventata la nostra nuova routine, limitata soltanto dalla nostra fantasia; senza ulteriori indugi, la inculai con forza per soddisfare ogni desiderio della mia dottoressa.
Ho conosciuto Carla durante l'università; entrambi iscritti al corso di studio di biologia, avevamo iniziato a frequentarci a metà del secondo anno e da quel momento in poi siamo stati insieme senza che ci fossero particolari problemi, rotture, pause o cose del genere. Per quattordici anni siamo stati insieme, desiderandoci ogni giorno come il primo nonostante alcuni periodi di lontananza dovuti a necessità lavorative. Infatti, dai ventinove ai trentadue anni abbiamo vissuto in diverse città ma riuscivamo comunque a vederci nel fine settimana, quindi la cosa non risultava per niente pesante. Successivamente, abbiamo trovato entrambi lavoro nella stessa città e finalmente era arrivato il momento di andare a convivere. Tra me e Carla c'è sempre stata un'intesa particolare, dentro e fuori le lenzuola, però per tutti gli anni della nostra relazione ho avvertito la particolare sensazione che tra di noi mancasse un certo tipo di comunicazione, sia da parte mia che da parte sua. Fino al momento in cui parte questa storia, non avevo dato troppo peso a questa sensazione, era soltanto una di quelle cose che hai nel cervello e che ogni tanto ritorna ma poi svanisce quando sei con la persona che ami. La sensazione di cui parlo era la mancanza di comunicazione di alcune nostre perversioni profonde. Il sesso tra noi era bello e voglia e desiderio non mancavano nel nostro rapporto; lei, poi, non era una ragazza pudica e infatti abbiamo avuto i nostri momenti di pura perversione. Ad esempio, ci piaceva giocare in pubblico cercando di non farci scoprire oppure spesso le chiedevo di uscire con oggetti nel culo e aggiornarmi sulle sue sensazioni durante la giornata. Lei, invece, a volte mi chiedeva di masturbarmi a lavoro e mi mandava sue foto oscene che mi facevano indurire il cazzo in situazioni pericolose in cui c'erano altre persone intorno a me. Quindi, di certo non ci annoiavamo. Ricordo questa volta in cui ero al supermercato e uno cassieri mi stava guardando scattare delle foto a dei cetrioli e inviarle su whatsapp a qualcuno. "Chissà cosa avrà pensato", mi dissi tra me e me.. in realtà stavo valutando con Carla quale fosse il cetriolo migliore per penetrarla quella sera, perché spesso ci piaceva giocare con il cibo. A modo nostro ci divertivamo e considero queste dinamiche molto importanti per mantenere acceso il desiderio all'interno di una coppia. Bisogna far lavorare la fantasia e non cadere nella monotonia perché quella ammazza tutto.
Ad ogni modo, arriviamo al giorno in cui mi sono svegliato con il desiderio di nuove pratiche sessuali e la leggera voglia di fantasticare su qualcuna che non fosse Carla. Era una domenica mattina e come era solito nei giorni festivi, io e Carla restavamo a letto fino a tardi a chiacchierare, scopare, guardare un film e cose di questo tipo. Quel giorno, però, ero distratto dai miei pensieri e lei, dopo essersene accorta, mi chiese se ci fosse qualche problema. Molto apertamente le confessai che avevo voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, proponendole di scrollare qualche sito porno e trovare qualcosa che poteva interessarci, riproponendola a modo nostro. Carla non sembrava molto entusiasta di questa idea ma sorprendentemente mi disse: "io ne ho una che potrebbe essere più divertente", così rimasi ad ascoltarla mentre mi esponeva il contenuto dei suoi pensieri. Carla si mise su di me, nuda, e un po' imbarazzata mi chiese se fossi disposto a fare qualche gioco di ruolo. Rimasi sorpreso da quella domanda; mi capita ogni tanto di andare su chat erotiche e fare questi giochi ma dal vivo non avevo ancora fatto un'esperienza del genere. Al solo pensiero, il mio cazzo divenne durissimo e premeva contro la fica bagnata di Carla che appoggiò le sue grandi labbra bagnate sul membro in erezione e strusciava lentamente, dalla cappella violacea alla base, bagnando la mia asta dei suoi umori. Senza lasciarsi penetrare aumentava la velocità, portandomi così ad un orgasmo violento mentre osservavo nel suo sguardo le perversioni che aveva nella testa prendere forma. Il mio sperma mattutino, denso e appiccicoso, inondò i peli lunghi e neri della sua fica formando un'immagine quasi artistica che rimasi a guardare per un po', prima che lei prendesse il mio nettare e lo spalmasse sul suo corpo. Dopo l'orgasmo, lei si stese su di me e passammo tutta la mattina nel letto. La giornata trascorse molto velocemente ed arrivammo alla sera in cui mi comunicò la sua idea per il gioco di ruolo. "Marco, io credo che tu debba parlare con una psicologa-sessuologa riguardo i problemi che mi hai esposto stamattina; ne conosco una molto brava, domani mattina scrivile, raccontale qual è il problema e cerca di prendere un appuntamento. Ti mando l'indirizzo e-mail su whatsapp", mi disse prima di andare a letto. Capii subito le sue intenzioni e mi misi a dormire completamente eccitato, pensando a cosa sarebbe potuto succedere nei giorni successivi.
Il mattino seguente, mentre ero a lavoro, mi arrivò un messaggio con l'indirizzo email che Carla aveva creato per quella occasione. Senza indugiare, iniziai a formulare la richiesta:
"Buongiorno Dottoressa,
mi chiamo Marco, ho ricevuto il suo indirizzo mail dalla mia fidanzata. Vorrei chiedere se lei ha disponibilità per un appuntamento. Io di solito sono disponibile tutti i giorni della settimana dopo lavoro. La ringrazio e le auguro una buona giornata,
Marco".
Dopo qualche ora, arrivò la risposta della psicologa:
"Buongiorno Marco,
sono felice che tu abbia scelto di scrivermi. La prima disponibilità è domani sera, ore 19:00, presso il mio studio. Nel frattempo, esponimi il tuo problema e perché hai scelto di venire da me. A presto,
Paola".
All'interno del messaggio, era anche specificato l'indirizzo del suo studio (che ovviamente era l'indirizzo di casa nostra). L'idea, i messaggi, parlare con la mia fidanzata fingendo di essere un'altra persona.. tutto questo mi eccitava e durante il giorno i pensieri mi tormentavano e il cazzo mi si induriva inaspettatamente. Continuammo a scambiarci e-mail per tutta la giornata; le confessai che avevo scelto di andare da lei perché da un po' di giorni sentivo che la monotonia stava ammazzando il mio rapporto, sentivo di non poter dare più così tanto alla mia ragazza, volevo provare delle sensazioni nuove e darne a lei altrettante. La psicologa mi rispose che capiva perfettamente il mio stato emotivo e che era la persona perfetta con cui parlare di questo, che sicuramente durante la nostra prima sessione, seppur conoscitiva, avremmo di sicuro trovato qualche sensazione nuova. In maniera molto professionale, mi chiese di non toccarmi e di non avere rapporti con la mia compagna così da rendere ''migliore'' l'esperienza del giorno successivo.
Quando tornai a casa fu tutto normale e sia io che Carla stavamo dando tutto per reggere il gioco, mettendo in campo le nostre doti attoriali. Mentre stavamo cenando, lei mi chiese se avessi scritto alla psicologa e se sì, che impressione avevo avuto; io, con tutta la calma del mondo, risposi che le avevo scritto e che avevo anche preso un appuntamento per il giorno successivo. Dopo questo scambio di battute non tornammo più sull'argomento ma quella notte fu molto difficile controllare l'eccitazione. Carla, poi, aveva deciso di dormire con della lingerie nera che non lasciava spazio a nessuna immaginazione, soprattutto quando io ero già a letto pronto a dormire e lei si chinò dinanzi a me mettendo in mostra il suo buco del culo ricco di pieghe perfettamente spaccato in due dal tanga sottile. "Amore, dormi così stanotte?" le chiesi e lei senza pensarci due volte mi rispose "si, mi piace indossare queste cose, mi fa sentire bella. Ora però sono stanca, dormiamo". Mi diede un bacio sulle labbra e poi si mise di fianco a me, con il culo puntato verso il mio cazzo in erezione.
La notte passò nonostante le difficoltà nell'addormentarmi e come ogni giorno prima di quello feci colazione, la doccia, mi lavai i denti. Insomma, tutto normale. Quel giorno, però, passò più lentamente degli altri perché guardavo ogni cinque minuti il telefono per controllare l'orario ma così facendo il tempo sembrava non passare mai. Si fecero così le diciotto e trenta, staccai da lavoro e tornai a casa. Alle diciannove spaccate bussai al campanello chiedendo dello studio della dottoressa Paola; "Certo, è qui. Sali pure, primo piano". Arrivato al piano, bussai alla porta e mi fu detto di entrare e dirigermi nella seconda stanza sulla destra (uno studio piccolino utilizzato principalmente per leggere, giocare alla play, giochi da tavolo ecc.). Mi diressi subito verso la stanza ed entrai, trovando la dottoressa seduta su una sedie girevole e lei, guardandomi, mi fece cenno di sedermi. La psicologa aveva i capelli raccolti in due lunghe trecce, degli occhiali da vista neri, un rossetto di un rosso molto acceso, due orecchini che le scendevano sulle spalle e il sorriso malizioso di una prostituta. Come in una delle fantasie più comuni che esistono, portava una camicetta di seta rossa da cui si intravedeva la sua terza di seno, coperto soltanto dal reggiseno di pizzo nero. Scendendo verso il basso, aveva scelto di indossare una gonna nera leggermente corta, calze e scarpe con i tacchi che nascondevano i suoi deliziosi piedi. Inoltre, sotto la gonna non portava biancheria. Entrai e mi sedetti, estasiato da ciò che stavo guardando e già con il cazzo dritto. Dalla sera precedente avevo avuto erezioni costanti ma guardarla così mi tolse il fiato; sentivo battere forte il cuore e avevo la sensazione che al minimo tocco del mio membro avrei inondato le mutande con una quantità di sperma superiore al normale.
"Buonasera, prima di cominciare le devo dire che i miei metodi non sono quelli tradizionali. Ho bisogno che lei si affidi completamente a me, anima e corpo; soltanto così potrà ricevere il trattamento di cui ha bisogno, ha capito?", iniziò la psicologa.
"Certo, le do la mia completa disponibilità, faccia ciò che ritiene necessario"
"Bene. Allora, si tolga tutto ciò che ha addosso"
"Ma.. è sicura? Non ho mai sentito questo tipo di terapia prima d'ora"
"Lei mi ha appena dato la sua completa disponibilità, già vuole tirarsi indietro? Poi sono io che faccio domande qui"
"Non volevo mettere in discussione la sua professionalità, mi scusi"
Ero preoccupato. Ero preoccupato che anche soltanto stare nudo davanti a lei mi avrebbe fatto venire, però dovevo resistere. Mi alzai e lentamente iniziai a togliere i vestiti mentre la dottoressa seguiva i miei movimenti. Rimasto solo in mutande, lei mi fece cenno di togliere anche quelle. Ero in piedi a pochi passi da lei e potevo sentire il suo respiro sul mio pene completamente eretto. Nella mia testa si mescolavano una varietà di sensazioni nuove che non riuscivo a mettere in ordine e mi dicevo che dovevo resistere, non potevo sborrare subito, non in quella posizione perché probabilmente le avrei riempito il viso con il mio seme caldo e appiccicoso e la psicologa non avrebbe apprezzato.
"Bene, adesso stenditi sul divano a pancia in giù e raccontami cosa ti porta qui"
"Una mattina di qualche tempo fa mi sono svegliato con alcuni desideri sessuali ma non riuscivo a parlarne alla mia compagna, è come se avessi un blocco, come se i miei pensieri più profondi siano frenati dalla paura di spaventarla a causa delle mie fantasie..".
Mentre parlavo cercando di fare un discorso di senso compiuto, senza perdermi nell'eccitazione del momento, lei mi disse di fermarmi e con voce sensuale mi sussurrò all'orecchio: "alza il culo e allarga le gambe". Feci come mi disse. Per la prima volta in vita mia ero io ad essere a pecora di fronte a lei e mentre continuavo la storia che mi aveva portato lì, lei si mise seduta sul divano, dietro di me, a pochi centimetri dal mio ano. Con la penna che aveva nella mano destra, iniziò a fare dei movimenti leggeri che partivano dal mio buco per poi scendere fino allo scroto, soffermandosi di più sulle palle piene e pesanti.
"Continua a parlare" mi disse, prima di tirare fuori dal reggiseno una piccola corda sottile che mi strinse intorno alle palle per legarle. Io cercavo di fare come diceva, interrompendo il discorso qua e là con dei sussulti, poi lei continuò il suo gioco legandomi la base del cazzo eretto. Tutto ciò che desideravo era sborrare ma lei me lo stava impedendo; sentivo lo sperma bloccato dalla pressione che aveva creato e nonostante stessi avendo un orgasmo, dalla cappella fuoriuscivano solo alcune gocce che bagnavano il divano. A quel punto avevo quasi smesso di parlare mentre lei, sempre seduta dietro di me, afferrò il cazzo con forza e iniziò a giocare con il mio prepuzio. Lo prendeva tra le dite, lo stringeva, fino a quando con un movimento brusco tirò indietro tutta la pelle lasciando completamente scoperta la cappella.
"Allora, che ne pensi di questi metodi? Sono queste le sensazioni nuove che cercavi?" mi disse alzando la voce mentre torturava il mio uccello scappellato.
"Si.. credo.. credo sia un buon metodo.. ah.. di sicuro prenderò un altro appuntamento", le risposi mentre il piacere stava raggiungendo il culmine e un altro orgasmo attraversava il mio corpo. Quando pensavo che il picco del piacere era stato raggiunto, la dottoressa si fermò e lasciò andare il cazzo. Poi, una sensazione nuova pervase il mio corpo: lei aveva infilato di prepotenza la lingua dentro il buco del culo e stava leccando violentemente l’ano che abbandonava solo ogni tanto per passare al perineo e poi alle palle. Per cinque minuti la sua lingua ha esplorato il mio culo mentre il cazzo sempre dritto stava per esplodere. Sentivo quasi scoppiare le grosse vene sull'asta e lei non accennava a fermarsi; era quasi indemoniata, mi stava portando all'apice e le piaceva. Era il suo ruolo, era lei a comandare ed io non potevo fare altro che godere, immobile, estasiato dal suo comportamento e dal desiderio crescente che quel gioco non finisse mai. Quando smise di leccarlo pensai che fosse finita lì. La mia perversa psicologa, però, decise di slegare l'uccello e le palle e infilò rapidamente l'indice e il medio della mano destra nel mio culo, stimolando la mia prostata mentre con la mano sinistra mi segava velocemente il membro. Dopo appena trenta secondi di quella stimolazione, un nuovo orgasmo sopraggiunse e in preda ai miei gemiti di piacere scaricai un fiume di sborra sul divano e sulla sua mano. In seguito a quella forte sensazione, mi stesi respirando affannosamente e vidi la dottoressa leccarsi la mano, soddisfatta del piacere che era stata in grado di farmi raggiungere. Poi, chiusi gli occhi dicendole quanto avevo apprezzato il suo metodo.
"La seduta dura un'ora e tu sei solo a metà". Non riuscivo a capire se avevo davvero sentito quelle parole o se si trattava di un mio sogno ma dopo aver aperto gli occhi, capii. Non più come una psicologa, ma come una troia in calore, la vidi appoggiata alla scrivania con la gonna alzata e con un plug nel culo.
"L'ho portato tutto il giorno in attesa di questo momento ma ora bisogna toglierlo, vero?". Spingendo forte fece cadere il plug lasciando esposto ai miei occhi il suo meraviglioso ano allargato.
"Su, alzati e vieni a sfondare il culo della tua dottoressa".
Incredulo, mi alzai dal divano e mi presi un momento per osservare Carla in quelle vesti. Mai prima d'ora mi aveva pregato di incularla in quel modo; potevo percepire dal suono delle sue parole e dai movimenti del culo la voglia e il desiderio di farsi sfondare il buchetto. L'ano che si rigonfiava, allargato dal plug, mi chiamava a gran voce e io di certo non potevo farmi attendere. Lei era girata con la faccia rivolta verso il muro e non mi guardava, aspettava soltanto di sentire il mio cazzo penetrarla con violenza. Così, pensando all'infinità di ruoli che si possono interpretare, sorrisi, dicendomi che quella sarebbe diventata la nostra nuova routine, limitata soltanto dalla nostra fantasia; senza ulteriori indugi, la inculai con forza per soddisfare ogni desiderio della mia dottoressa.
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