Decathlon (I parte)
di
Plinio
genere
tradimenti
Notifica, Whatsapp.
La guarda, è sua: ho voglia di te, mi sto masturbando, quando ci vediamo?
Ecco, io sono al lavoro e lei mi manda 'sti messaggi.
Altro messaggio. No, è una foto: lei che si apre la fica con due dita, si capisce che è molto bagnata.
E poi: voglio che ti fai una sega anche tu
Risponde che deve fare una telefonata e poi andrà in bagno.
Nuovo messaggio: no vai subito
Alzò gli occhi al cielo ma stette al gioco. Andò in bagno, si tirò giù i calzoni e si prese il cazzo con la mano sinistra. Con la destra teneva il cellulare. Per eccitarsi scrollò le foto appena ricevute e poi mise un video fatto mentre scopavano l'ultima volta. Erano passati quasi dieci giorni. Quella relazione da amanti era una pena: era matto di lei ma si vedevano troppo poco rispetto a quello che avrebbero voluto. Arrivavano ai loro incontri segreti bramosi, scopavano spesso come bestie, quasi con violenza. Così si cercavano e si dissetavano di loro in modi alternativi. Questo era uno di quelli.
Partì il video ma il volume era alto e si udirono gemiti ed ansimi che non lasciavano intendere altro che sesso.
Speriamo che Roberta (la collega) non abbia sentito (la sua postazione confinava col bagno).
Anche se, in cuor suo, non gli sarebbe in fondo dispiaciuto. Qualche volta se la sarebbe anche scopata quella collega, due belle tettone, dava anche l'idea, chissà perchè, che gli piacesse il cazzo in bocca.
Quindi, o per Giorgia, la sua amante, o per Roberta, bastò poco per venire.
Schizzò lo sperma nel lavandino, un bel rigagnolo gelatinoso.
Come gli sarebbe piaciuto vederlo sulle tette di Giorgia o sui piedi. Fece una foto allo sperma, una foto al cazzo ed un selfie che lo ritraeva sorridente appoggiato al muro, il cazzo ancora bello dritto. Le mandò a Giorgia: hai visto? ti ho ubbidito.
Si mise a posto, eliminò le tracce e tornò alla scrivania.
Poco dopo di nuovo una notifica e poi un'altra e poi un'altra ancora.
Dio mio, pensò, oggi non ce la fa.
Primo messaggio: ho bisogno di vederti, ti devo toccare, ti devo baciare
Secondo messaggio: in piazzetta, solito posto, alle 18, non farmi aspettare
Terzo messaggio: se arrivi tardi non te la do più, con faccina che ride
Rispose che sarebbe stato puntuale, figuriamoci.
Uscì dieci minuti prima per essere sicuro di arrivare in tempo. Lei era già là, accostò l'auto alla sua, tirarono giù i finestrini: vieni qui? No, disse lei, vieni qui tu.
Spense il motore, scese, girò attorno all'auto e salì. Si avvighiarono l'un all'altra, si presero le teste fra le mani, le lingue in bocca, poi il collo. Lei gli mise una mano sul pacco, strinse ciò che voleva trovare. Lui gemette, infilò a sua volta, quasi per ripicca, la mano sotto la gonna a cercar la fica. Fu facile, lei spalancava le gambe, era senza mutante. Gli infilò due dita dentro.
Lei urlò.
Non ce la faccio, disse lei, devo scoparti.
Lui la guardò attonito, non che non volesse, anzi, ma come facciamo disse.
Andiamo da Decathlon.
La guarda, è sua: ho voglia di te, mi sto masturbando, quando ci vediamo?
Ecco, io sono al lavoro e lei mi manda 'sti messaggi.
Altro messaggio. No, è una foto: lei che si apre la fica con due dita, si capisce che è molto bagnata.
E poi: voglio che ti fai una sega anche tu
Risponde che deve fare una telefonata e poi andrà in bagno.
Nuovo messaggio: no vai subito
Alzò gli occhi al cielo ma stette al gioco. Andò in bagno, si tirò giù i calzoni e si prese il cazzo con la mano sinistra. Con la destra teneva il cellulare. Per eccitarsi scrollò le foto appena ricevute e poi mise un video fatto mentre scopavano l'ultima volta. Erano passati quasi dieci giorni. Quella relazione da amanti era una pena: era matto di lei ma si vedevano troppo poco rispetto a quello che avrebbero voluto. Arrivavano ai loro incontri segreti bramosi, scopavano spesso come bestie, quasi con violenza. Così si cercavano e si dissetavano di loro in modi alternativi. Questo era uno di quelli.
Partì il video ma il volume era alto e si udirono gemiti ed ansimi che non lasciavano intendere altro che sesso.
Speriamo che Roberta (la collega) non abbia sentito (la sua postazione confinava col bagno).
Anche se, in cuor suo, non gli sarebbe in fondo dispiaciuto. Qualche volta se la sarebbe anche scopata quella collega, due belle tettone, dava anche l'idea, chissà perchè, che gli piacesse il cazzo in bocca.
Quindi, o per Giorgia, la sua amante, o per Roberta, bastò poco per venire.
Schizzò lo sperma nel lavandino, un bel rigagnolo gelatinoso.
Come gli sarebbe piaciuto vederlo sulle tette di Giorgia o sui piedi. Fece una foto allo sperma, una foto al cazzo ed un selfie che lo ritraeva sorridente appoggiato al muro, il cazzo ancora bello dritto. Le mandò a Giorgia: hai visto? ti ho ubbidito.
Si mise a posto, eliminò le tracce e tornò alla scrivania.
Poco dopo di nuovo una notifica e poi un'altra e poi un'altra ancora.
Dio mio, pensò, oggi non ce la fa.
Primo messaggio: ho bisogno di vederti, ti devo toccare, ti devo baciare
Secondo messaggio: in piazzetta, solito posto, alle 18, non farmi aspettare
Terzo messaggio: se arrivi tardi non te la do più, con faccina che ride
Rispose che sarebbe stato puntuale, figuriamoci.
Uscì dieci minuti prima per essere sicuro di arrivare in tempo. Lei era già là, accostò l'auto alla sua, tirarono giù i finestrini: vieni qui? No, disse lei, vieni qui tu.
Spense il motore, scese, girò attorno all'auto e salì. Si avvighiarono l'un all'altra, si presero le teste fra le mani, le lingue in bocca, poi il collo. Lei gli mise una mano sul pacco, strinse ciò che voleva trovare. Lui gemette, infilò a sua volta, quasi per ripicca, la mano sotto la gonna a cercar la fica. Fu facile, lei spalancava le gambe, era senza mutante. Gli infilò due dita dentro.
Lei urlò.
Non ce la faccio, disse lei, devo scoparti.
Lui la guardò attonito, non che non volesse, anzi, ma come facciamo disse.
Andiamo da Decathlon.
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