Lo specchio
di
Plinio
genere
etero
Appena sono entrato in stanza, a Londra, ho visto sulla destra un enorme specchio che dal pavimento arrivava sin quasi sul soffitto. Davanti aveva un enorme spazio, il letto era un po’ piu’ sulla destra. Di fronte alla porta una enorme finestra con delle lunghe tende sino al pavimento.
Ho pensato subito a te, a noi. Ho sognato. Il perche' lo puoi immaginare. Ti ricordi come giocavamo ultimamente? Non mi ricordo come avevamo iniziato questa cosa degli specchi, ma mi ricordo che dicevamo che avremmo messo un enorme specchio in camera, dicevamo sul soffitto, scherzando poi di quello che avrebbero pensato amici e parenti di questo. Ricordo in camera tua, con lo specchio regolabile della toilet, e lassu', con lo specchio del vecchio armadio dei tuoi nonni.
Eri in piedi, già nuda davanti alla finestra. Io allora ho preso la macchina fotografica che avevo portato apposta per te, no, non per Londra. Era per te, per potermi ricordare per sempre come sei fatta, quanto hai liscia la pelle, le tue curve, il tuo seno. Allora mi sono seduto e ti ho fotografato, un po’ in controluce, una bella luce, eri bellissima con quelle gambe lunghe, i glutei muscolosi, il tuo piccolo seno che mi faceva l’occhiolino con il capezzolo eccitato.
Ero gia’ eccitatissimo, sentivo il tuo odore spandersi per la stanza. Ridevi del nostro gioco, finalmente dopo tanto tempo riuscivo a fotografarti, come avrei voluto fare dieci anni fa, quando trascorrevamo ore sul tuo letto di ferro rosso. Poi ti chiesto di accucciarti giu’ come a gattonare perche’ avevo in mente una foto che ti evidenziasse schiena e fondoschiena. Sei venuta magnifica con quelle gambe un po’ allargate ed i capelli giù.
Ti avrei voluto prendere da dietro, tenerti i fianchi ed infilarti il cazzo in culo e spingere, spingere, ma non l’ho fatto. Stavamo giocando e sapevo che anche la tua eccitazione cresceva in quel tuo insolito mestiere di fotomodella, insolito soprattutto per la liberta’ che mostravi a farti fotografare.
Poi ti sei spostata davanti allo specchio, ed hai cominciato a giocare in varie pose, facendo un po’ le mosse e mostrandomi alla fine la fica.
Strano, avevi la figa rasata, come dopo l’operazione all’appendice, e mi hai sorpreso. Mi e’ sempre piaciuto leccarti mettendo il naso tra i peli, ma cosi’ mi eccitava di piu’ sia perche’ era una “novita’” sia perche’ vedevo le labbra rosse e gonfie di sangue, il clitoride gonfio e proteso.
Ad un certo punto ti sei nuovamente messa di fronte allo specchio, hai divaricato leggermente le gambe, braccia semitese in appoggio allo specchio, in punta di piedi, evidenziando i muscoli delle gambe. Ti ho fotografato ancora, riprendendoti tutta, la schiena, il culo, le gambe. Poi ho messao da parte la macchina, non ce la facevo piu’ a guardare e basta: mi sono seduto sotto di te e ho iniziato a leccarti la fica, che via via diventava da umida a fradicia di umori, l’avrei mangiata, mentre il mio cazzo paonazzo puntava alto.
Tu mi guardavi, i capelli lunghi ti cadevano sulle spalle. Ansimavi forte, mentre con una mano ti accarezzavo il perineo e l’ano.
Mentre ti leccavo ho preso a toccarmi, non ce la facevo a stare fermo, fremevo. Mi sarebbe piaciuto una seconda te che il quel momento mi succhiasse il cazzo.
Nello stesso istante in cui pensavo questo, ti sei girata, mi hai fatto sedere sulla poltrona davanti allo specchio, ti sei inginocchiata davanti a me e ti sei presa l’uccello in bocca, iniziando a darmi grosse leccate attorno al glande. Che spettacolo! La mia cappella era paonazza e tu slinguavi fantasticamente, tenendomi il cazzo alla base ed accarezzandomi leggermente le palle.
Dio mio, che piacere! Mi leccavi accarezzandomi le palle e l’intera stecca. La tua testa dondolava ritmicamente e vedevo il tuo culo aperto allo specchio e le labbra della fica gonfie.
Ho preso la macchina e continuavo a fotografarti mentre spompinavi. L’eccitazione era fortissima e stavo per venire. Ho fatto solo in tempo a dire “No, dai…” che tu ti sei fermata, hai capito, hai abbandonato la presa, ti sei alzata e ti sei spostata dietro ed hai iniziato a leccarmi tutta la stecca.
Un attimo di pausa per la cappella, si', ma la tensione aumentava ancora. Mi sentivo le palle gonfie, lo sperma pronto a schizzare.
In quella posizione non potevo farti niente, impazzivo, volevo toccarti, leccarti, mi agitavo sulla poltrona finchè non mi hai leccato le orecchie e mi hai sussurrato "Vieni qui, alzati". Ti sei sdraiata sul letto a gambe spalancate "Dai, vieni dentro".
Mi sono avvicinato, ti ho fotografato ancora, mi piacevi come ti eri messa, mi piaceva la luce che entrava dalla finestra e ti illuminava il ventre e la fica. Mi sei sempre piaciuta quando stavi sul letto ad aspettarmi, le gambe socchiuse, il seno aperto sul petto, i capezzoli turgidi.
Ci siamo sdraiati e subito ti ho messo sotto.
Appena ho avvicinato il cazzo alla tua vagina e’ praticamente scivolato dentro; tanto eri umida e’ bastato un piccolo colpo di reni. Ho fatto solo in tempo a vedere la mia cappella davanti alle tue labbra e mi hai risucchiato.
Al primo colpo ho spinto a piu’ non posso, forse ti ha fatto un po’ male, non so, hai emesso un gemito, forse piacere misto ad un poco di dolore. Sentivo solo caldo, le contrazioni della tua vagina stringermi il cazzo. Ho stantuffato un paio di colpi e sono venuto, subito.
Ho sentito fluire lo sperma lungo tutto il pene ed ho immaginato un lago dentro di te. Avrei voluto prenderti da dietro, scopare sul divano di fronte allo specchio, ma non ce l’ho fatta. Ti ho immaginato bagnata del mio sperma, lo sapevo che ti piaceva cospargerti della mia calda crema bianca, così sono uscito subito da te.
Hai dato un gemito, avresti voluto ancora sentire la mia asta andare su e giu' vigorosamente per la tua fica. Il cazzo era ancora eretto, ben duro, avevo appena inizato ad eiaculare e sentivo che avevo ancora sperma da darti e, appena ho preso il cazzo in mano per continuare a masturbarmi, mi hai subito fermato ed hai fatto cenno di avvicinarmi.
Sapevo cosa volevi. Mi sono messo subito a cavalcioni all'altezza del seno e mi hai preso il cazzo, stringendo forte, ancora su e giù, poi hai ripreso a succhiare, gemendo. Non mi dava fastidio, il cazzo ancora rispondeva, sentivo la tua eccitazione.
La sborra usciva ancora, calda. Eri fantastica con la bocca sporca, bagnata in fica e sul collo, sul seno. Mi hai premuto il cazzo, una, due, tre volte. Dall'alto facevo colare della saliva che mi cadeva sulla cappella, dove leccavi a piu' non posso, ansimando e gemendo ancora. Eri sudata.
Adesso si' ero vuoto e tu eri bellissima.
Avevo appena scopato la mia donna.
Ho pensato subito a te, a noi. Ho sognato. Il perche' lo puoi immaginare. Ti ricordi come giocavamo ultimamente? Non mi ricordo come avevamo iniziato questa cosa degli specchi, ma mi ricordo che dicevamo che avremmo messo un enorme specchio in camera, dicevamo sul soffitto, scherzando poi di quello che avrebbero pensato amici e parenti di questo. Ricordo in camera tua, con lo specchio regolabile della toilet, e lassu', con lo specchio del vecchio armadio dei tuoi nonni.
Eri in piedi, già nuda davanti alla finestra. Io allora ho preso la macchina fotografica che avevo portato apposta per te, no, non per Londra. Era per te, per potermi ricordare per sempre come sei fatta, quanto hai liscia la pelle, le tue curve, il tuo seno. Allora mi sono seduto e ti ho fotografato, un po’ in controluce, una bella luce, eri bellissima con quelle gambe lunghe, i glutei muscolosi, il tuo piccolo seno che mi faceva l’occhiolino con il capezzolo eccitato.
Ero gia’ eccitatissimo, sentivo il tuo odore spandersi per la stanza. Ridevi del nostro gioco, finalmente dopo tanto tempo riuscivo a fotografarti, come avrei voluto fare dieci anni fa, quando trascorrevamo ore sul tuo letto di ferro rosso. Poi ti chiesto di accucciarti giu’ come a gattonare perche’ avevo in mente una foto che ti evidenziasse schiena e fondoschiena. Sei venuta magnifica con quelle gambe un po’ allargate ed i capelli giù.
Ti avrei voluto prendere da dietro, tenerti i fianchi ed infilarti il cazzo in culo e spingere, spingere, ma non l’ho fatto. Stavamo giocando e sapevo che anche la tua eccitazione cresceva in quel tuo insolito mestiere di fotomodella, insolito soprattutto per la liberta’ che mostravi a farti fotografare.
Poi ti sei spostata davanti allo specchio, ed hai cominciato a giocare in varie pose, facendo un po’ le mosse e mostrandomi alla fine la fica.
Strano, avevi la figa rasata, come dopo l’operazione all’appendice, e mi hai sorpreso. Mi e’ sempre piaciuto leccarti mettendo il naso tra i peli, ma cosi’ mi eccitava di piu’ sia perche’ era una “novita’” sia perche’ vedevo le labbra rosse e gonfie di sangue, il clitoride gonfio e proteso.
Ad un certo punto ti sei nuovamente messa di fronte allo specchio, hai divaricato leggermente le gambe, braccia semitese in appoggio allo specchio, in punta di piedi, evidenziando i muscoli delle gambe. Ti ho fotografato ancora, riprendendoti tutta, la schiena, il culo, le gambe. Poi ho messao da parte la macchina, non ce la facevo piu’ a guardare e basta: mi sono seduto sotto di te e ho iniziato a leccarti la fica, che via via diventava da umida a fradicia di umori, l’avrei mangiata, mentre il mio cazzo paonazzo puntava alto.
Tu mi guardavi, i capelli lunghi ti cadevano sulle spalle. Ansimavi forte, mentre con una mano ti accarezzavo il perineo e l’ano.
Mentre ti leccavo ho preso a toccarmi, non ce la facevo a stare fermo, fremevo. Mi sarebbe piaciuto una seconda te che il quel momento mi succhiasse il cazzo.
Nello stesso istante in cui pensavo questo, ti sei girata, mi hai fatto sedere sulla poltrona davanti allo specchio, ti sei inginocchiata davanti a me e ti sei presa l’uccello in bocca, iniziando a darmi grosse leccate attorno al glande. Che spettacolo! La mia cappella era paonazza e tu slinguavi fantasticamente, tenendomi il cazzo alla base ed accarezzandomi leggermente le palle.
Dio mio, che piacere! Mi leccavi accarezzandomi le palle e l’intera stecca. La tua testa dondolava ritmicamente e vedevo il tuo culo aperto allo specchio e le labbra della fica gonfie.
Ho preso la macchina e continuavo a fotografarti mentre spompinavi. L’eccitazione era fortissima e stavo per venire. Ho fatto solo in tempo a dire “No, dai…” che tu ti sei fermata, hai capito, hai abbandonato la presa, ti sei alzata e ti sei spostata dietro ed hai iniziato a leccarmi tutta la stecca.
Un attimo di pausa per la cappella, si', ma la tensione aumentava ancora. Mi sentivo le palle gonfie, lo sperma pronto a schizzare.
In quella posizione non potevo farti niente, impazzivo, volevo toccarti, leccarti, mi agitavo sulla poltrona finchè non mi hai leccato le orecchie e mi hai sussurrato "Vieni qui, alzati". Ti sei sdraiata sul letto a gambe spalancate "Dai, vieni dentro".
Mi sono avvicinato, ti ho fotografato ancora, mi piacevi come ti eri messa, mi piaceva la luce che entrava dalla finestra e ti illuminava il ventre e la fica. Mi sei sempre piaciuta quando stavi sul letto ad aspettarmi, le gambe socchiuse, il seno aperto sul petto, i capezzoli turgidi.
Ci siamo sdraiati e subito ti ho messo sotto.
Appena ho avvicinato il cazzo alla tua vagina e’ praticamente scivolato dentro; tanto eri umida e’ bastato un piccolo colpo di reni. Ho fatto solo in tempo a vedere la mia cappella davanti alle tue labbra e mi hai risucchiato.
Al primo colpo ho spinto a piu’ non posso, forse ti ha fatto un po’ male, non so, hai emesso un gemito, forse piacere misto ad un poco di dolore. Sentivo solo caldo, le contrazioni della tua vagina stringermi il cazzo. Ho stantuffato un paio di colpi e sono venuto, subito.
Ho sentito fluire lo sperma lungo tutto il pene ed ho immaginato un lago dentro di te. Avrei voluto prenderti da dietro, scopare sul divano di fronte allo specchio, ma non ce l’ho fatta. Ti ho immaginato bagnata del mio sperma, lo sapevo che ti piaceva cospargerti della mia calda crema bianca, così sono uscito subito da te.
Hai dato un gemito, avresti voluto ancora sentire la mia asta andare su e giu' vigorosamente per la tua fica. Il cazzo era ancora eretto, ben duro, avevo appena inizato ad eiaculare e sentivo che avevo ancora sperma da darti e, appena ho preso il cazzo in mano per continuare a masturbarmi, mi hai subito fermato ed hai fatto cenno di avvicinarmi.
Sapevo cosa volevi. Mi sono messo subito a cavalcioni all'altezza del seno e mi hai preso il cazzo, stringendo forte, ancora su e giù, poi hai ripreso a succhiare, gemendo. Non mi dava fastidio, il cazzo ancora rispondeva, sentivo la tua eccitazione.
La sborra usciva ancora, calda. Eri fantastica con la bocca sporca, bagnata in fica e sul collo, sul seno. Mi hai premuto il cazzo, una, due, tre volte. Dall'alto facevo colare della saliva che mi cadeva sulla cappella, dove leccavi a piu' non posso, ansimando e gemendo ancora. Eri sudata.
Adesso si' ero vuoto e tu eri bellissima.
Avevo appena scopato la mia donna.
2
voti
voti
valutazione
9.5
9.5
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Vorrei (dedicato a C.)
Commenti dei lettori al racconto erotico