La schiava vergine
di
Lenny
genere
dominazione
Grazie per la visita. Buon divertimento, e... fammi sapere se hai deglutito....
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A quell’ora il bar era già abbastanza gremito. Il ragazzo da dietro il bancone la vide entrare nel locale. La seguí con lo sguardo mentre stava asciugando un bicchiere. La donna proseguiva verso di lui a occhi bassi senza guardare gli altri avventori. Era vestita sobriamente con delle scarpe marroni stringate, basse, senza tacco, dei pantaloni scuri senza riga, e un giaccone lungo. Era gia stata nel bar altre volte ma non veniva mai per molti giorni consecutivi. L’aveva colpito come camminava, stretta nel cappotto scuro che sbottonava solo quando giungeva al bancone. Sotto indossava maglie accollate, ruvide, di colori spenti e camicette bianche con colli a fiore. Niente che attirasse l’attenzione, niente di sensuale.
Al barista però piaceva quell’aria innocente, quell’atteggiamento autenticamente timido nella faccia abbassata. Adorava quei lineamenti regolari, tenui, un naso minuto, proporzionato al viso, labbra non sottili, ma neanche carnose, rigorosamente chiuse, senza rossetto né altro trucco sul viso. In un certo senso la attendeva, sperava di vederla ogni mattina, entrare, e raggiungerlo col suo passo svelto, ignorata da tutti. Arrivata davanti a lui, sollevando quel nasino che lui adorava, ordinava il caffe che lui, prevenendolo, aveva giá iniziato a preparare come piaceva a lei, con un po’ di latte caldo a macchiarlo.
Le sorrise come sempre mentre le posava la tazzina davanti, ma la donna rispondeva ogni volta con un semplice grazie sussurrato, senza neanche alzare gli occhi.
Il barista avrebbe voluto conoscerla, ma si scontrava ogni volta con il muro di timidezza di quella donna, tanto chiusa quanto affascinante per lui. Una volta provo’ a rivolgerle qualche domanda, col risultato che lei non si fece vedere per due settimane.
Non avrebbe saputo dire cosa gli piacesse in quello scricciolo impaurito dal mondo, forse quel lampo che vide una sola volta nello sguardo, una delle prime volte che venne a prendere il caffé nel suo bar. Fu una sensazione strana, guardando un attimo in quegli occhi, come quando il fondo buio del mare é colpito all'improvviso da un raggio di sole e svela tutti i colori del corallo e la vitalità che si cela nell'oscurità. Quando incontró quello sguardo fu colpito da qualcosa di potente. Ci vide la gioia, il piacere, l'audacia, il sentimento, l'amore e la lussuria concentrati nello spazio ridotto delle iridi e in un breve attimo di tempo. Subito dopo infatti gli occhi ritornarono opachi e si abbassarono sulla tazzina.
Questo era successo molto tempo prima. Da allora rincorreva questo paradiso perduto, questo sguardo fugace come un miraggio, che a volte stentava a credere fosse mai esistito in quella donna che si materializzava di tanto in tanto davanti a lui. Ma si ricordava chiaramente di quella sensazione, e ogni volta che posava la tazzina davanti alla donna, aveva la visione nitida di quel ricordo come un flash che lo colpiva nella memoria.
La mano del barista lasció il piattino con il caffè, e proprio allora vide quell'uomo che le si avvicinava. Ancora prima che la donna potesse allungare la mano a prendere la tazza, vide la mano dell'uomo sopra la ceramica fumante. Era appena entrato nel bar e, dopo aver prelevato una bustina di zucchero dal contenitore sul bancone, l'aveva aperta strappandola.
La donna fissò la mano di quello sconosciuto e quello che stava facendo al suo caffè senza opporsi. Quella mano dalla pelle liscia, con pochi peli, un po’ abbronzata, la calamitava su ciò che stava avvenendo di fronte a lei. Fu turbata da quella invasione, sentí il suo cuore accelerare, ma non seppe reagire. Le sembrò quasi che il mondo stesse scomparendo in un cono di luce molto stretto, acceso ad illuminare solo ciò che stava guardando, di fronte a lei.
Lo zucchero iniziò a colare nella tazzina. Vide i granuli bianchi posarsi sulla schiuma cremisi, e, piano piano, affondare.
Non seppe muoversi, ma si sentì improvvisamente come uno di quei chicchi di zucchero: galleggiare su quella morbida superficie per qualche secondo, poi, spinto da quelli sopra, affondare inesorabilemnte sotto il peso sovrastante.
Si immedesimava in quello che aveva davanti, nella tazzina, nello zucchero, nel caffè, e, quando la massa dolce inizió ad accumularsi e a farsi spazio penetrando profondamente nella schiuma, si sentì penetrare allo stesso modo e il suo stomaco si contrasse. Deglutì rimanendo immobile.
Non poteva togliere gli occhi da quel liquido... o forse non osava, per non affrontare l’uomo che le stava facendo quello.
Il barista non toglieva gli occhi da lei vedendola quasi ipnotizzata da un gesto tanto semplice, ma invadente. Qualcosa di innocuo, ma imposto da un estraneo come una violenta invasione del proprio spazio
Beva, prego
una voce profonda le sussurró l'imposizione da qualche parte dello spazio attorno.
Non poté ignorare questo comando, e la sua mano si allungó verso il manico della tazza. Quando lo assaggió, il caffé le sembro smodatamente dolce dato che lei non aggiungeva mai zucchero. La sensazione peró fu ugualmente piacevole, e non ne capì il motivo.
In quel momento senti che qualcosa in lei si stava scuotendo e non era solo il suo cuore che martellava nel petto e nei timpani.
Da tempo percepiva il suo modo di vivere, la sua vita, facile e confortevole, cosí lineare che non aveva niente in essa che la poteva turbare. Questo era comodo e sicuro, ma da un po' percepiva che era come se procedesse in folle, senza motore, senza spinta.
A volte sentiva una sensazione strana. Come se ci fosse qualcosa di fermo in lei. In quel suo mondo si sentiva come qualcuno che si fosse perduto, ma, restando calmo, e semplicemente non sapendo quale direzione prendere, si era seduto ad aspettare. Seduto in una landa desolata, un deserto di emozioni confortevole e relativamente appagante, ma era davvero ció che faceva per lei?
Quel comando aveva scosso questa parte di lei,
e il suo torpore per un attimo era sparito. I mille consigli di amici, genitori, parenti che la spronavano a lasciarsi andare, a vivere quelle emozioni che respingeva, ma da cui era attratta, erano inascoltati, ma solo perché era convinta di non saperle gestire, di finire travolta da una tempesta emotiva rendendosi ridicola e debole. Ma ora quella voce l’aveva portata dentro la tempesta bruscamente, e si sorprese di sentirsi bene in quel turbine, le sembrava di poterlo gestire, anche se stava facendo solo quello che le aveva ordinato. Qualsiasi persona avrebbe reagito nervosamente a una invasione del genere da parte di uno sconosciuto, ma i suoi pensieri erano vuoti dal momento in cui era scomparsa in quella schiuma dolce e corposa affondando insieme ai chicchi di zucchero che fissava davanti a se. Quando poi ha sollevevato la tazzina, e li ha ingeriti, e’ diventata tutt’uno con loro, e le sensazioni sono diventate ancora più intense anche se non sapeva decifrarle o darle un nome. Questa voce, questo modo di essere condotta si era agganciato come un pezzo di un puzzle alle sue sinapsi, lasciandola inerme.
Assieme a quel liquido caldo che sorseggiava dalla tazzina, le sembrò che entrasse in lei qualcosa di potente, di energico, che la sconvolse in profondità.
Terminó di bere e posó la tazzina senza neanche voltarsi verso l'uomo.
- Usciamo.
Ancora quella voce che non le permetteva altro che eseguire, senza osare alzare gli occhi sulla bocca che la pronunciava.
Il barista, con in mano una tazza e l’asciugamani, aveva seguito il tutto immobile, quando la vide uscire dalla porta tenuta aperta dall'uomo sentì improvvisamente uno strappo dentro di sé, come se il suo cuore fosse stato di velcro.
L'aria mattutina la scosse, ma ancora la donna guardava in basso. Di quella voce aveva conosciuto solo le scarpe fini a quel momento, mai osando alzare lo sguardo. Scarpe di pelle lucida sotto pantaloni scuri eleganti, con la riga ben curata, e le falde di un cappotto marrone scuro in lana. L'uomo al contrario aveva gli occhi fissi su di lei, e lo sguardo greve la schiacciava dall’alto
Quel ragazzo impazzisce per lei sa?
Lei arrossì, sinceramente imbarazzata e incredula, non sapeva veramente di cosa stesse parlando, mai aveva pensato di poter piacere a qualcuno fino ad allora, men che meno al giovane barista di quel caffè.
Dovrebbe decidere se interessa anche a lei.
Avrebbe dovuto dirgli di non impicciarsi, uno sconosciuto che insinua queste cose su di lei… Invece valutó razionalmente quello che le stava dicendo, pensando tra sé e sé a come considerava il barista, una figura sullo sfondo, come tanti che in quel momento erano ai margini nella sua vita e che non avrebbe lasciato entrare per non scompigliarla.
Signorina, qualcuno che ci sa amare è qualcosa di prezioso, da non sottovalutare, ma solo noi possiamo decidere chi fare entrare veramente nel nostro cuore.
Poi, vedendo che si era dimenticata il cappotto aperto, le afferrò i baveri, li avvicinó tra loro forse un po' piu' bruscamente del necessario perché lei sussultó, infine le chiuse il bottone.
È importante quello che pensa, perchè vorrei vederla, mi piacerebbe parlarle. Cosa ne dice?
Si
Le uscí una risposta automatica che razionalmente la stupí, ma sentiva di approvare a pieno per come si sentiva in quel momento.
L'uomo sorrise per un attimo, poi continuó:
bene, possiamo vederci stasera qui alle 20. Se le vá, andremo in quel ristorante laggiu', si mangia molto bene. Ci sara' vero? Ora vada altrimenti fará tardi al lavoro.
Lei non rispose, annuì e si avviò lungo la strada.
Non si erano presentati, non conoscevano i loro nomi, quelle etichette inutili che si appiccicano alle persone. Si erano "annusati" e apprezzati: in questo modo funziona la natura, da sempre.
Quando si fece sera, il tempo aveva ricominciato a scorrere a velocità normale, e anche lo spazio attorno a lei sembrava meno denso di quella mattina, il cui ricordo era come fosse congelato nella sua testa in una traslucida soluzione gelatinosa. Ma, per quanto le sembrasse inverosimile, tutto quanto era avvenuto veramente, ed ora stava entrando nel suo primo appuntamento dopo molto tempo sola. Come fosse potuto succedere non se lo poteva spiegare, né se lo chiedeva del resto, occupata totalmente a gestire le emozioni che in quegli attimi la turbavano ed eccitavano, e che non lasciavano altro spazio che al presente mentre camminava spedita verso il punto d’incontro.
Ogni sensazione era amplificata e saturava la sua cognizione. Quelli venuti prima di allora avevano tentato gentilmente di entrare nel suo mondo, e li aveva chiusi fuori. Ma egli non aveva bussato, aveva superato e sfondato qualsiasi soglia di accettazione, era entrato senza chiedere il permesso, in una maniera talmente potente e coerente, che lei non si era potuta sottrarre.
L’uomo l’attendeva al tavolo e lei arrivò puntuale. Aveva ponderato a lungo cosa indossare, e le sembrò di avere osato particolarmente troppo quella sera. In realtá era come sempre vestita molto sobriamente, una gonna lunga scura, una camicia bianca con un solo bottone aperto sul collo, e un maglioncino cardigan abbottonato sul davanti, scarpe basse e nessun accessorio, a parte il portafogli nella tasca del cardigan. L’uomo profumava di pulito ed era vestito come quella mattina, in giacca scura e camicia bianca, ma senza cravatta.
Durante la cena si conobbero meglio, abitavano entrambi in quella cittadina popolosa, in cui si erano incontrati, nei pressi di una grande citta’. La cittadina aveva comunque una sua personalitá vivace con ristoranti e locali e non era il solito dormitorio dell’hinterland. Anche quella sera parecchia gente era fuori nonostante non fosse fine settimana.
L’uomo viveva in un appartamento di un palazzo nel centro, lei abitava da sola in una casa di corte in periferia, a pochi chilometri di distanza.
L’uomo elegante non la giudicava ma la guardava interessato ed incuriosito nonostante l’aspetto da ragazza casa, e lavoro, un viso pulito, senza orpelli, ne trucco, un giro di amicizie di persone che le assomigliavano, gli uomini del gruppo o erano sposati alle sue amiche o non erano interessati a lei che, a oltre trent'anni era single.
L’uomo aveva un’eta’ indefinita, sicuramente qualche anno in piu’ di lei. Era decisamente in forma con i muscoli che tendevano il tessuto della camicia su misura, e le spalle a formare una leggera v rovesciata sotto la giacca.
Nel corso della cena, la donna si lasciò andare superando un iniziale blocco grazie alle domande discrete dell’uomo che la fecero aprire nonostante fossero così diversi. In seguito passeggiarono per il centro, prima che la riaccompagnasse all’auto.
Avevano chiacchierato per tutto il tempo e lei si sentiva perfettamente bene. Vi fu un attimo, mentre si avvicinavano all’auto, in cui si preoccupò di averlo deluso come compagnia e che non avrebbe vissuto ancora questi momenti, ma egli fugo' questo dubbio chiedendogli di riaccompagnarlo a casa nonostante vivesse nei paraggi. Nell’auto ricominciarono a parlare.
L’uomo la guardò di nuovo da vicino, lei era rilassata e sorrideva nel suo aspetto dimesso, capelli corti, vestiti pesanti che le coprivano cio' che le altre donne, piu' maliziosamente, avrebbero lasciato in vista ad attirare turbati sguardi indiscreti.
Egli si sentiva comunque attratto da qualcosa che non avrebbe potuto spiegare, si ricordò di averla notata qualche giorno prima nel caffè quando era in compagnia di un’altra persona.
Quella mattina, vedendola di nuovo entrare, l’aveva seguita e le aveva parlato. Sentiva l'impulso di conoscere chi aveva di fronte al di là delle apparenze, capire che persona fosse veramente. Qualcosa gli diceva che era molto piú di quello che sembrava a prima vista.
Aspettò che finisse di parlare rispondendo all’ultima domanda che le aveva posto, e le prese la mano, gliela accarezzò, infine la portò alle labbra e la baciò. Lei sorrise timidamente, ma seguendo la mano che con leggera forza era attirata alla bocca di lui, si dovette avvicinare.
L’uomo la guidò attirando con lentezza il braccio a se, fino ad accoglierla tra le sue braccia e lei si lasciò andare appoggiandosi al suo petto largo e potente, ma in quel momento morbido e rilassato nel accoglierla. Chinando il viso l’uomo le sfiorò il collo con le labbra chiuse percorrendolo fino a raggiungere l'orecchio. La donna, con i brividi dietro la testa, lo scostò un poco, ma senza convinzione, e lui la strinse ancora di più a sé, e le prese i corti capelli fra le dita sulla nuca.
Scusami dovrei dirti una cosa importante
sussurrò lei
Si?
esclamò incuriosito
Ecco, mi vergogno un po' e temo anche che tu mi potresti allontanare se te lo dicessi
Che cosa?
disse spazientito l'uomo
Per me è la prima volta, non l'ho mai fatto, non so se…
Vuoi dire che non sei mai stata con un uomo? Che sei vergine?
disse l'uomo inizialmente incredulo, ma pensando nell’attimo seguente che, in effetti, il suo aspetto lo descriveva chiaramente.
Fu colpita da quella parola che la definiva, ma che non sentiva appartenerle del tutto. Vergine definisce qualcosa di intonso, ma pronto per trasformarsi, a evolversi, e lei, fino ad allora, non credeva affatto di poter cambiare da ciò che era. Però si sorprese a rispondere
Si, è così.
Non hai mai provato neanche un bacio?
Un bacio sì, ma non con la lingua, no.
L'uomo non restò sorpreso, era compiaciuto ed eccitato, e poi lei era così vogliosa, lo sentiva, palpitava nel suo abbraccio, quasi tremava. Era attratto fortemente da questa creatura ora così impaurita, ma che sentiva vibrare possente nelle sue braccia.
Inconsciamente decise di aprire la porta dolcemente, non poteva sfondarla, anche se probabilmente era quello che lei desiderava in quel momento. Il suo desiderio più profondo prese il sopravvento su di lui, ma non era lo stesso desiderio che altre volte aveva rovinato tutto, lo sentì differente, ma inarrestabile. Mentre parlavano aveva allentato leggermente la presa sui capelli alla nuca di lei e la donna aveva abbassato la testa, girandola un po’ di lato a fuggire il suo sguardo. Strinse nuovamente il pugno sui capelli, e la voltò lentamente verso di se, i visi uno di fronte all’altro. Le parole gli uscirono automaticamente dalla bocca, senza pensarci, ispirate dal viso che lo fissava, di fronte a se:
tu sei più bella di quello che sembri, la tua bellezza viene dalla tua femminilità, che soffochi costantemente, ma se la lasciassi andare, sarebbe potente e toglierebbe il respiro a chiunque guardi in questi tuoi occhi.
Lo ascoltò con gli occhi sbarrati, poi, appena realizzate le parole, fu costretta ad abbassarli, ma quelle parole le avevano acceso un fuoco dentro che si stava alzando, iniziando a bruciare il suo corpo dall'interno all'esterno.
Dimmi quali sono, ora, i tuoi desideri di femmina, ciò che desideri di più in questo momento, dimmelo ora.
Le disse a voce alta, rialzandole il viso con la presa nei capelli da dietro, a pochi centimetri da se.
Lei lo guardò spaventata, poi una lunga pausa di silenzio, infine:
Quelli di ogni donna
Disse con un filo di voce.
No! Mi interessa veramente quello che desideri di più, ora, cosa vorresti che accadesse?
mentre lo diceva le sue labbra erano talmente vicine alla bocca di lei, che poteva sentire il calore emanare dalla pelle.
Vorrei, vorrei che mi baciassi.
Disse, chiudendo gli occhi pesantemente per la vergogna, non poteva spostare la testa e voleva scomparire
La tua bocca è bellissima, invitante, morbida, umida e calda. La carezza delle labbra sarebbe lieve come un velluto, credi che sarebbe così?
Si
Lo desideri veramente? Ma lo sai che un uomo come me ha anche altri desideri oltre a quello di baciare?
Così dicendo le prese la mano piccola e la posò al centro dei suoi pantaloni. Lei non riconobbe subito la sagoma dura, ma appena lui premette la mano sul suo membro fece per ritrarla.
No, tienila lí piccola, va tutto bene
Si tranquillizzò, lo guardava negli occhi bloccata in quella posizione tra le sue braccia con la mano sul pene. Ora lo stringeva tra le dita attraverso il tessuto scuro, era nuovo per lei, non aveva mai avuto in mano un uccello in vita sua, ed era curiosa, curiosa ed eccitata.
Com'è? Come lo trovi?
Cosa?
Il mio cazzo, quello che hai in mano ora
La ragazza deglutí,
É grosso… duro, rotondo
Non l'hai mai visto un cazzo?
No
Non ti vergogni di questo?
Un poco.
Cosa faresti se ora lo tirassi fuori?
Riflettè un attimo:
Lo accarezzerei
Lo baceresti?
Non lo so, non so che impressione mi farebbe
E laggiù in mezzo alle gambe che impressione ti sta' facendo
Lei non rispose
Avanti non avere vergogna, ci possiamo dire tutto stasera, allora cosa provi?
Caldo, sento molto caldo
Ora mettiti la mia mano lá.
Lei esita
Fallo ora. Mettiti la mia mano, non vuoi che ti accarezzi?
Si
Prese la mano dell’uomo e, aperte le cosce, la appoggiò sotto la gonna sulle mutandine.
Lui sentì la forma delle sue labbra intime attraverso il tessuto umido, iniziò ad accarezzarla con le dita.
Lei ansimò, tolse la mano dal membro di lui.
Lasciala lì, continua.
Teneva la mano sul cazzo dell'uomo, mentre lui la accarezzava, ma senza penetrarla. La donna iniziò a perdere il controllo, inarcava la schiena, stringeva forte il cazzo nel pugno, si appoggiava spingendo il volante con l'altra mano.
L'uomo fermò la sua mano.
Ed ora, cosa vorresti? Dimmelo cosa vorresti che facessimo?
Silenzio
Allora! Dimmelo adesso
Fare l'amore?
Rispose lei piano.
Come? Parli troppo piano
Voglio fare l'amore
Disse a voce più alta
Forse non lo desideri abbastanza, la tua voce e ' debole, fammi sentire con la voce quanto lo vuoi e con chi vuoi farlo
VOGLIO FARE L'AMORE CON TE
L'uomo strinse di nuovo i capelli sulla nuca, e la tenne con il viso verso il suo per un lunghissimo attimo, gli occhi negli occhi, quelli dell'uomo fiammeggiavano di lussuria, quelli di lei erano lucidi per la paura, la vergogna e il dolore ai capelli.
Si sarebbero potuti baciare, le loro bocche erano a pochi millimetri di distanza, socchiuse.
Togliti le mutandine.
Ordinò, togliendo la mano da in mezzo le gambe di lei e allentando il braccio che la afferrava alla nuca.
La donna non si mosse dal sedile
TOGLILE!
Lei si inarco' sul sedile e sfilo' le mutandine dai piedi
Dammele
Consegno' gli slip all'uomo, che le toccó, erano bagnati nel centro.
La tirò di nuovo lentamente a sé per i capelli e le disse:
Anch'io voglio fare l'amore con te, ma ancora non è il momento. Io ti voglio veramente, come non ho mai voluto nessun’altra, ma voglio far crescere il nostro desiderio, non bruciarlo in un istante. Voglio che duri a lungo, per sempre, se possibile. Deve crescere e divenire sempre più forte, anche più di noi, hai capito? Lo faremo l'amore si, un giorno, ma non ora.
E sempre per i capelli, la allontanò sul sedile di guida
Un giorno lo faremo l'amore, promesso. Ma ora portami a casa.
Lei non disse una parola, avviò l’automobile e lo condusse verso casa.
L’uomo scese senza salutarla, lei si sentì umiliata da questo silenzio, ma non disse nulla, guardò la schiena mentre smontava dalla macchina e, col suono della chiusura della portiera, le lacrime le rigarono le guance, in silenzio.
Se ne andò alcuni istanti dopo che l'uomo sparva dietro l'angolo senza mai voltarsi… …
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Se vuoi conoscere il seguito, scrivimi Lenny.1176@gmail.com
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A quell’ora il bar era già abbastanza gremito. Il ragazzo da dietro il bancone la vide entrare nel locale. La seguí con lo sguardo mentre stava asciugando un bicchiere. La donna proseguiva verso di lui a occhi bassi senza guardare gli altri avventori. Era vestita sobriamente con delle scarpe marroni stringate, basse, senza tacco, dei pantaloni scuri senza riga, e un giaccone lungo. Era gia stata nel bar altre volte ma non veniva mai per molti giorni consecutivi. L’aveva colpito come camminava, stretta nel cappotto scuro che sbottonava solo quando giungeva al bancone. Sotto indossava maglie accollate, ruvide, di colori spenti e camicette bianche con colli a fiore. Niente che attirasse l’attenzione, niente di sensuale.
Al barista però piaceva quell’aria innocente, quell’atteggiamento autenticamente timido nella faccia abbassata. Adorava quei lineamenti regolari, tenui, un naso minuto, proporzionato al viso, labbra non sottili, ma neanche carnose, rigorosamente chiuse, senza rossetto né altro trucco sul viso. In un certo senso la attendeva, sperava di vederla ogni mattina, entrare, e raggiungerlo col suo passo svelto, ignorata da tutti. Arrivata davanti a lui, sollevando quel nasino che lui adorava, ordinava il caffe che lui, prevenendolo, aveva giá iniziato a preparare come piaceva a lei, con un po’ di latte caldo a macchiarlo.
Le sorrise come sempre mentre le posava la tazzina davanti, ma la donna rispondeva ogni volta con un semplice grazie sussurrato, senza neanche alzare gli occhi.
Il barista avrebbe voluto conoscerla, ma si scontrava ogni volta con il muro di timidezza di quella donna, tanto chiusa quanto affascinante per lui. Una volta provo’ a rivolgerle qualche domanda, col risultato che lei non si fece vedere per due settimane.
Non avrebbe saputo dire cosa gli piacesse in quello scricciolo impaurito dal mondo, forse quel lampo che vide una sola volta nello sguardo, una delle prime volte che venne a prendere il caffé nel suo bar. Fu una sensazione strana, guardando un attimo in quegli occhi, come quando il fondo buio del mare é colpito all'improvviso da un raggio di sole e svela tutti i colori del corallo e la vitalità che si cela nell'oscurità. Quando incontró quello sguardo fu colpito da qualcosa di potente. Ci vide la gioia, il piacere, l'audacia, il sentimento, l'amore e la lussuria concentrati nello spazio ridotto delle iridi e in un breve attimo di tempo. Subito dopo infatti gli occhi ritornarono opachi e si abbassarono sulla tazzina.
Questo era successo molto tempo prima. Da allora rincorreva questo paradiso perduto, questo sguardo fugace come un miraggio, che a volte stentava a credere fosse mai esistito in quella donna che si materializzava di tanto in tanto davanti a lui. Ma si ricordava chiaramente di quella sensazione, e ogni volta che posava la tazzina davanti alla donna, aveva la visione nitida di quel ricordo come un flash che lo colpiva nella memoria.
La mano del barista lasció il piattino con il caffè, e proprio allora vide quell'uomo che le si avvicinava. Ancora prima che la donna potesse allungare la mano a prendere la tazza, vide la mano dell'uomo sopra la ceramica fumante. Era appena entrato nel bar e, dopo aver prelevato una bustina di zucchero dal contenitore sul bancone, l'aveva aperta strappandola.
La donna fissò la mano di quello sconosciuto e quello che stava facendo al suo caffè senza opporsi. Quella mano dalla pelle liscia, con pochi peli, un po’ abbronzata, la calamitava su ciò che stava avvenendo di fronte a lei. Fu turbata da quella invasione, sentí il suo cuore accelerare, ma non seppe reagire. Le sembrò quasi che il mondo stesse scomparendo in un cono di luce molto stretto, acceso ad illuminare solo ciò che stava guardando, di fronte a lei.
Lo zucchero iniziò a colare nella tazzina. Vide i granuli bianchi posarsi sulla schiuma cremisi, e, piano piano, affondare.
Non seppe muoversi, ma si sentì improvvisamente come uno di quei chicchi di zucchero: galleggiare su quella morbida superficie per qualche secondo, poi, spinto da quelli sopra, affondare inesorabilemnte sotto il peso sovrastante.
Si immedesimava in quello che aveva davanti, nella tazzina, nello zucchero, nel caffè, e, quando la massa dolce inizió ad accumularsi e a farsi spazio penetrando profondamente nella schiuma, si sentì penetrare allo stesso modo e il suo stomaco si contrasse. Deglutì rimanendo immobile.
Non poteva togliere gli occhi da quel liquido... o forse non osava, per non affrontare l’uomo che le stava facendo quello.
Il barista non toglieva gli occhi da lei vedendola quasi ipnotizzata da un gesto tanto semplice, ma invadente. Qualcosa di innocuo, ma imposto da un estraneo come una violenta invasione del proprio spazio
Beva, prego
una voce profonda le sussurró l'imposizione da qualche parte dello spazio attorno.
Non poté ignorare questo comando, e la sua mano si allungó verso il manico della tazza. Quando lo assaggió, il caffé le sembro smodatamente dolce dato che lei non aggiungeva mai zucchero. La sensazione peró fu ugualmente piacevole, e non ne capì il motivo.
In quel momento senti che qualcosa in lei si stava scuotendo e non era solo il suo cuore che martellava nel petto e nei timpani.
Da tempo percepiva il suo modo di vivere, la sua vita, facile e confortevole, cosí lineare che non aveva niente in essa che la poteva turbare. Questo era comodo e sicuro, ma da un po' percepiva che era come se procedesse in folle, senza motore, senza spinta.
A volte sentiva una sensazione strana. Come se ci fosse qualcosa di fermo in lei. In quel suo mondo si sentiva come qualcuno che si fosse perduto, ma, restando calmo, e semplicemente non sapendo quale direzione prendere, si era seduto ad aspettare. Seduto in una landa desolata, un deserto di emozioni confortevole e relativamente appagante, ma era davvero ció che faceva per lei?
Quel comando aveva scosso questa parte di lei,
e il suo torpore per un attimo era sparito. I mille consigli di amici, genitori, parenti che la spronavano a lasciarsi andare, a vivere quelle emozioni che respingeva, ma da cui era attratta, erano inascoltati, ma solo perché era convinta di non saperle gestire, di finire travolta da una tempesta emotiva rendendosi ridicola e debole. Ma ora quella voce l’aveva portata dentro la tempesta bruscamente, e si sorprese di sentirsi bene in quel turbine, le sembrava di poterlo gestire, anche se stava facendo solo quello che le aveva ordinato. Qualsiasi persona avrebbe reagito nervosamente a una invasione del genere da parte di uno sconosciuto, ma i suoi pensieri erano vuoti dal momento in cui era scomparsa in quella schiuma dolce e corposa affondando insieme ai chicchi di zucchero che fissava davanti a se. Quando poi ha sollevevato la tazzina, e li ha ingeriti, e’ diventata tutt’uno con loro, e le sensazioni sono diventate ancora più intense anche se non sapeva decifrarle o darle un nome. Questa voce, questo modo di essere condotta si era agganciato come un pezzo di un puzzle alle sue sinapsi, lasciandola inerme.
Assieme a quel liquido caldo che sorseggiava dalla tazzina, le sembrò che entrasse in lei qualcosa di potente, di energico, che la sconvolse in profondità.
Terminó di bere e posó la tazzina senza neanche voltarsi verso l'uomo.
- Usciamo.
Ancora quella voce che non le permetteva altro che eseguire, senza osare alzare gli occhi sulla bocca che la pronunciava.
Il barista, con in mano una tazza e l’asciugamani, aveva seguito il tutto immobile, quando la vide uscire dalla porta tenuta aperta dall'uomo sentì improvvisamente uno strappo dentro di sé, come se il suo cuore fosse stato di velcro.
L'aria mattutina la scosse, ma ancora la donna guardava in basso. Di quella voce aveva conosciuto solo le scarpe fini a quel momento, mai osando alzare lo sguardo. Scarpe di pelle lucida sotto pantaloni scuri eleganti, con la riga ben curata, e le falde di un cappotto marrone scuro in lana. L'uomo al contrario aveva gli occhi fissi su di lei, e lo sguardo greve la schiacciava dall’alto
Quel ragazzo impazzisce per lei sa?
Lei arrossì, sinceramente imbarazzata e incredula, non sapeva veramente di cosa stesse parlando, mai aveva pensato di poter piacere a qualcuno fino ad allora, men che meno al giovane barista di quel caffè.
Dovrebbe decidere se interessa anche a lei.
Avrebbe dovuto dirgli di non impicciarsi, uno sconosciuto che insinua queste cose su di lei… Invece valutó razionalmente quello che le stava dicendo, pensando tra sé e sé a come considerava il barista, una figura sullo sfondo, come tanti che in quel momento erano ai margini nella sua vita e che non avrebbe lasciato entrare per non scompigliarla.
Signorina, qualcuno che ci sa amare è qualcosa di prezioso, da non sottovalutare, ma solo noi possiamo decidere chi fare entrare veramente nel nostro cuore.
Poi, vedendo che si era dimenticata il cappotto aperto, le afferrò i baveri, li avvicinó tra loro forse un po' piu' bruscamente del necessario perché lei sussultó, infine le chiuse il bottone.
È importante quello che pensa, perchè vorrei vederla, mi piacerebbe parlarle. Cosa ne dice?
Si
Le uscí una risposta automatica che razionalmente la stupí, ma sentiva di approvare a pieno per come si sentiva in quel momento.
L'uomo sorrise per un attimo, poi continuó:
bene, possiamo vederci stasera qui alle 20. Se le vá, andremo in quel ristorante laggiu', si mangia molto bene. Ci sara' vero? Ora vada altrimenti fará tardi al lavoro.
Lei non rispose, annuì e si avviò lungo la strada.
Non si erano presentati, non conoscevano i loro nomi, quelle etichette inutili che si appiccicano alle persone. Si erano "annusati" e apprezzati: in questo modo funziona la natura, da sempre.
Quando si fece sera, il tempo aveva ricominciato a scorrere a velocità normale, e anche lo spazio attorno a lei sembrava meno denso di quella mattina, il cui ricordo era come fosse congelato nella sua testa in una traslucida soluzione gelatinosa. Ma, per quanto le sembrasse inverosimile, tutto quanto era avvenuto veramente, ed ora stava entrando nel suo primo appuntamento dopo molto tempo sola. Come fosse potuto succedere non se lo poteva spiegare, né se lo chiedeva del resto, occupata totalmente a gestire le emozioni che in quegli attimi la turbavano ed eccitavano, e che non lasciavano altro spazio che al presente mentre camminava spedita verso il punto d’incontro.
Ogni sensazione era amplificata e saturava la sua cognizione. Quelli venuti prima di allora avevano tentato gentilmente di entrare nel suo mondo, e li aveva chiusi fuori. Ma egli non aveva bussato, aveva superato e sfondato qualsiasi soglia di accettazione, era entrato senza chiedere il permesso, in una maniera talmente potente e coerente, che lei non si era potuta sottrarre.
L’uomo l’attendeva al tavolo e lei arrivò puntuale. Aveva ponderato a lungo cosa indossare, e le sembrò di avere osato particolarmente troppo quella sera. In realtá era come sempre vestita molto sobriamente, una gonna lunga scura, una camicia bianca con un solo bottone aperto sul collo, e un maglioncino cardigan abbottonato sul davanti, scarpe basse e nessun accessorio, a parte il portafogli nella tasca del cardigan. L’uomo profumava di pulito ed era vestito come quella mattina, in giacca scura e camicia bianca, ma senza cravatta.
Durante la cena si conobbero meglio, abitavano entrambi in quella cittadina popolosa, in cui si erano incontrati, nei pressi di una grande citta’. La cittadina aveva comunque una sua personalitá vivace con ristoranti e locali e non era il solito dormitorio dell’hinterland. Anche quella sera parecchia gente era fuori nonostante non fosse fine settimana.
L’uomo viveva in un appartamento di un palazzo nel centro, lei abitava da sola in una casa di corte in periferia, a pochi chilometri di distanza.
L’uomo elegante non la giudicava ma la guardava interessato ed incuriosito nonostante l’aspetto da ragazza casa, e lavoro, un viso pulito, senza orpelli, ne trucco, un giro di amicizie di persone che le assomigliavano, gli uomini del gruppo o erano sposati alle sue amiche o non erano interessati a lei che, a oltre trent'anni era single.
L’uomo aveva un’eta’ indefinita, sicuramente qualche anno in piu’ di lei. Era decisamente in forma con i muscoli che tendevano il tessuto della camicia su misura, e le spalle a formare una leggera v rovesciata sotto la giacca.
Nel corso della cena, la donna si lasciò andare superando un iniziale blocco grazie alle domande discrete dell’uomo che la fecero aprire nonostante fossero così diversi. In seguito passeggiarono per il centro, prima che la riaccompagnasse all’auto.
Avevano chiacchierato per tutto il tempo e lei si sentiva perfettamente bene. Vi fu un attimo, mentre si avvicinavano all’auto, in cui si preoccupò di averlo deluso come compagnia e che non avrebbe vissuto ancora questi momenti, ma egli fugo' questo dubbio chiedendogli di riaccompagnarlo a casa nonostante vivesse nei paraggi. Nell’auto ricominciarono a parlare.
L’uomo la guardò di nuovo da vicino, lei era rilassata e sorrideva nel suo aspetto dimesso, capelli corti, vestiti pesanti che le coprivano cio' che le altre donne, piu' maliziosamente, avrebbero lasciato in vista ad attirare turbati sguardi indiscreti.
Egli si sentiva comunque attratto da qualcosa che non avrebbe potuto spiegare, si ricordò di averla notata qualche giorno prima nel caffè quando era in compagnia di un’altra persona.
Quella mattina, vedendola di nuovo entrare, l’aveva seguita e le aveva parlato. Sentiva l'impulso di conoscere chi aveva di fronte al di là delle apparenze, capire che persona fosse veramente. Qualcosa gli diceva che era molto piú di quello che sembrava a prima vista.
Aspettò che finisse di parlare rispondendo all’ultima domanda che le aveva posto, e le prese la mano, gliela accarezzò, infine la portò alle labbra e la baciò. Lei sorrise timidamente, ma seguendo la mano che con leggera forza era attirata alla bocca di lui, si dovette avvicinare.
L’uomo la guidò attirando con lentezza il braccio a se, fino ad accoglierla tra le sue braccia e lei si lasciò andare appoggiandosi al suo petto largo e potente, ma in quel momento morbido e rilassato nel accoglierla. Chinando il viso l’uomo le sfiorò il collo con le labbra chiuse percorrendolo fino a raggiungere l'orecchio. La donna, con i brividi dietro la testa, lo scostò un poco, ma senza convinzione, e lui la strinse ancora di più a sé, e le prese i corti capelli fra le dita sulla nuca.
Scusami dovrei dirti una cosa importante
sussurrò lei
Si?
esclamò incuriosito
Ecco, mi vergogno un po' e temo anche che tu mi potresti allontanare se te lo dicessi
Che cosa?
disse spazientito l'uomo
Per me è la prima volta, non l'ho mai fatto, non so se…
Vuoi dire che non sei mai stata con un uomo? Che sei vergine?
disse l'uomo inizialmente incredulo, ma pensando nell’attimo seguente che, in effetti, il suo aspetto lo descriveva chiaramente.
Fu colpita da quella parola che la definiva, ma che non sentiva appartenerle del tutto. Vergine definisce qualcosa di intonso, ma pronto per trasformarsi, a evolversi, e lei, fino ad allora, non credeva affatto di poter cambiare da ciò che era. Però si sorprese a rispondere
Si, è così.
Non hai mai provato neanche un bacio?
Un bacio sì, ma non con la lingua, no.
L'uomo non restò sorpreso, era compiaciuto ed eccitato, e poi lei era così vogliosa, lo sentiva, palpitava nel suo abbraccio, quasi tremava. Era attratto fortemente da questa creatura ora così impaurita, ma che sentiva vibrare possente nelle sue braccia.
Inconsciamente decise di aprire la porta dolcemente, non poteva sfondarla, anche se probabilmente era quello che lei desiderava in quel momento. Il suo desiderio più profondo prese il sopravvento su di lui, ma non era lo stesso desiderio che altre volte aveva rovinato tutto, lo sentì differente, ma inarrestabile. Mentre parlavano aveva allentato leggermente la presa sui capelli alla nuca di lei e la donna aveva abbassato la testa, girandola un po’ di lato a fuggire il suo sguardo. Strinse nuovamente il pugno sui capelli, e la voltò lentamente verso di se, i visi uno di fronte all’altro. Le parole gli uscirono automaticamente dalla bocca, senza pensarci, ispirate dal viso che lo fissava, di fronte a se:
tu sei più bella di quello che sembri, la tua bellezza viene dalla tua femminilità, che soffochi costantemente, ma se la lasciassi andare, sarebbe potente e toglierebbe il respiro a chiunque guardi in questi tuoi occhi.
Lo ascoltò con gli occhi sbarrati, poi, appena realizzate le parole, fu costretta ad abbassarli, ma quelle parole le avevano acceso un fuoco dentro che si stava alzando, iniziando a bruciare il suo corpo dall'interno all'esterno.
Dimmi quali sono, ora, i tuoi desideri di femmina, ciò che desideri di più in questo momento, dimmelo ora.
Le disse a voce alta, rialzandole il viso con la presa nei capelli da dietro, a pochi centimetri da se.
Lei lo guardò spaventata, poi una lunga pausa di silenzio, infine:
Quelli di ogni donna
Disse con un filo di voce.
No! Mi interessa veramente quello che desideri di più, ora, cosa vorresti che accadesse?
mentre lo diceva le sue labbra erano talmente vicine alla bocca di lei, che poteva sentire il calore emanare dalla pelle.
Vorrei, vorrei che mi baciassi.
Disse, chiudendo gli occhi pesantemente per la vergogna, non poteva spostare la testa e voleva scomparire
La tua bocca è bellissima, invitante, morbida, umida e calda. La carezza delle labbra sarebbe lieve come un velluto, credi che sarebbe così?
Si
Lo desideri veramente? Ma lo sai che un uomo come me ha anche altri desideri oltre a quello di baciare?
Così dicendo le prese la mano piccola e la posò al centro dei suoi pantaloni. Lei non riconobbe subito la sagoma dura, ma appena lui premette la mano sul suo membro fece per ritrarla.
No, tienila lí piccola, va tutto bene
Si tranquillizzò, lo guardava negli occhi bloccata in quella posizione tra le sue braccia con la mano sul pene. Ora lo stringeva tra le dita attraverso il tessuto scuro, era nuovo per lei, non aveva mai avuto in mano un uccello in vita sua, ed era curiosa, curiosa ed eccitata.
Com'è? Come lo trovi?
Cosa?
Il mio cazzo, quello che hai in mano ora
La ragazza deglutí,
É grosso… duro, rotondo
Non l'hai mai visto un cazzo?
No
Non ti vergogni di questo?
Un poco.
Cosa faresti se ora lo tirassi fuori?
Riflettè un attimo:
Lo accarezzerei
Lo baceresti?
Non lo so, non so che impressione mi farebbe
E laggiù in mezzo alle gambe che impressione ti sta' facendo
Lei non rispose
Avanti non avere vergogna, ci possiamo dire tutto stasera, allora cosa provi?
Caldo, sento molto caldo
Ora mettiti la mia mano lá.
Lei esita
Fallo ora. Mettiti la mia mano, non vuoi che ti accarezzi?
Si
Prese la mano dell’uomo e, aperte le cosce, la appoggiò sotto la gonna sulle mutandine.
Lui sentì la forma delle sue labbra intime attraverso il tessuto umido, iniziò ad accarezzarla con le dita.
Lei ansimò, tolse la mano dal membro di lui.
Lasciala lì, continua.
Teneva la mano sul cazzo dell'uomo, mentre lui la accarezzava, ma senza penetrarla. La donna iniziò a perdere il controllo, inarcava la schiena, stringeva forte il cazzo nel pugno, si appoggiava spingendo il volante con l'altra mano.
L'uomo fermò la sua mano.
Ed ora, cosa vorresti? Dimmelo cosa vorresti che facessimo?
Silenzio
Allora! Dimmelo adesso
Fare l'amore?
Rispose lei piano.
Come? Parli troppo piano
Voglio fare l'amore
Disse a voce più alta
Forse non lo desideri abbastanza, la tua voce e ' debole, fammi sentire con la voce quanto lo vuoi e con chi vuoi farlo
VOGLIO FARE L'AMORE CON TE
L'uomo strinse di nuovo i capelli sulla nuca, e la tenne con il viso verso il suo per un lunghissimo attimo, gli occhi negli occhi, quelli dell'uomo fiammeggiavano di lussuria, quelli di lei erano lucidi per la paura, la vergogna e il dolore ai capelli.
Si sarebbero potuti baciare, le loro bocche erano a pochi millimetri di distanza, socchiuse.
Togliti le mutandine.
Ordinò, togliendo la mano da in mezzo le gambe di lei e allentando il braccio che la afferrava alla nuca.
La donna non si mosse dal sedile
TOGLILE!
Lei si inarco' sul sedile e sfilo' le mutandine dai piedi
Dammele
Consegno' gli slip all'uomo, che le toccó, erano bagnati nel centro.
La tirò di nuovo lentamente a sé per i capelli e le disse:
Anch'io voglio fare l'amore con te, ma ancora non è il momento. Io ti voglio veramente, come non ho mai voluto nessun’altra, ma voglio far crescere il nostro desiderio, non bruciarlo in un istante. Voglio che duri a lungo, per sempre, se possibile. Deve crescere e divenire sempre più forte, anche più di noi, hai capito? Lo faremo l'amore si, un giorno, ma non ora.
E sempre per i capelli, la allontanò sul sedile di guida
Un giorno lo faremo l'amore, promesso. Ma ora portami a casa.
Lei non disse una parola, avviò l’automobile e lo condusse verso casa.
L’uomo scese senza salutarla, lei si sentì umiliata da questo silenzio, ma non disse nulla, guardò la schiena mentre smontava dalla macchina e, col suono della chiusura della portiera, le lacrime le rigarono le guance, in silenzio.
Se ne andò alcuni istanti dopo che l'uomo sparva dietro l'angolo senza mai voltarsi… …
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Se vuoi conoscere il seguito, scrivimi Lenny.1176@gmail.com
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