Il bianco e il nero
di
Lord Kalvan
genere
confessioni
Fu una notte infernale. L’acqua aveva invaso tutto il piano di sotto e l’impianto elettrico era saltato perché la luce non funzionava più. Al lume di candela andai a chiudere il rubinetto principale e mi bagnai tutta. Non potevo fare altro se non aspettare la mattina. Trovai su internet il recapito di una ditta di pronto intervento domestico. Riuscii ad assicurarmi l’intervento entro la giornata. Ci sarebbe stato un extra da pagare per l’urgenza, ma chi se ne fregava: ero nella merda più totale.
Era da poco passato mezzogiorno quando udii bussare alla porta. Due operai dall’aspetto simpatico mi chiesero se ero io la cliente. Fui felicissima di vederli. Si misero subito al lavoro. Impiegarono un po' di tempo per smaltire tutta l’acqua ancora presente e si erano bagnati anche tutti i vestiti. Non vi avevo detto che uno era bianco e uno nero.
Il giovane nero doveva essere l’elettricista perché cominciò subito ad armeggiare sul quadro elettrico. Il ragazzo bianco era l’idraulico e mi chiese di indicargli la perdita. Impiegarono un paio d’ore per riparare i guasti. Io stetti a guardarli tutto il tempo, e un certo irrefrenabile desiderio si era impossessato di me.
Se vi spogliate faccio asciugare i vostri vestiti bagnati e vi offro qualcosa di rinfrescante… dissi loro con tono falsamente noncurante, mentre una parte di me diceva Giulia, ma che cazzo fai?
I due si guardarono interdetti, esitavano. Li spinsi con aria decisa: forza dai, non vi vergognerete mica?
In un attimo restarono solo con gli slip.
Anche quelli, ingiunsi loro con aria di sfida.
Raccolsi i loro panni e andai a stenderli in giardino, al sole.
Tra un’ora saranno asciutti, dissi loro, nel frattempo rinfrescatevi, e porsi loro due bottiglie di birra.
I due, imbarazzati, si erano seduti e si tenevano coperti con una mano mentre con l’altra bevevano la birra.
Mi avvicinai a loro, mi inginocchiai davanti a loro e cominciai ad accarezzargli i membri che, rapidamente, si indurirono.
Voi bevete…dissi loro, mentre io iniziai a lavorare di bocca sulle loro verghe.
Quando furono pronti li portai sul letto e gli offrii i miei buchi.
Mentre il nero mi leccava tutta il bianco mi metteva in bocca il suo attrezzo gonfio.
Salii sul bianco, che mi penetrò la fica gia fradicia con un colpo secco, mentre il nero cominciò a spingere per ficcare il suo palo nel mio culo voglioso. Non avevo mai ricevuto nel culo una verga tanto grossa. Era doloroso ma entusiasmante. Mi sentivo piena, eccitata, troia e felice.
Venni un paio di volte, urlando di piacere come non mi era mai capitato prima.
All’improvviso mi sentii invadere da fiumi caldi dappertutto. Con la mano andai a raccogliere tutto quello che mi colava dalla fica e dal culo e lo ingoiai avida. Ingiunsi ai due di fare lo stesso. Leccavo le loro dita estasiata di profumi e sapori.
Nel frattempo il sole aveva fatto il suo lavoro, e dopo che io ebbi ingoiato anche l’ultima goccia di piacere e mi fui leccata le labbra inebriata dal sapore della loro sborra, il bianco e il nero si rivestirono e scomparvero in silenzio oltre il giardino.
Era da poco passato mezzogiorno quando udii bussare alla porta. Due operai dall’aspetto simpatico mi chiesero se ero io la cliente. Fui felicissima di vederli. Si misero subito al lavoro. Impiegarono un po' di tempo per smaltire tutta l’acqua ancora presente e si erano bagnati anche tutti i vestiti. Non vi avevo detto che uno era bianco e uno nero.
Il giovane nero doveva essere l’elettricista perché cominciò subito ad armeggiare sul quadro elettrico. Il ragazzo bianco era l’idraulico e mi chiese di indicargli la perdita. Impiegarono un paio d’ore per riparare i guasti. Io stetti a guardarli tutto il tempo, e un certo irrefrenabile desiderio si era impossessato di me.
Se vi spogliate faccio asciugare i vostri vestiti bagnati e vi offro qualcosa di rinfrescante… dissi loro con tono falsamente noncurante, mentre una parte di me diceva Giulia, ma che cazzo fai?
I due si guardarono interdetti, esitavano. Li spinsi con aria decisa: forza dai, non vi vergognerete mica?
In un attimo restarono solo con gli slip.
Anche quelli, ingiunsi loro con aria di sfida.
Raccolsi i loro panni e andai a stenderli in giardino, al sole.
Tra un’ora saranno asciutti, dissi loro, nel frattempo rinfrescatevi, e porsi loro due bottiglie di birra.
I due, imbarazzati, si erano seduti e si tenevano coperti con una mano mentre con l’altra bevevano la birra.
Mi avvicinai a loro, mi inginocchiai davanti a loro e cominciai ad accarezzargli i membri che, rapidamente, si indurirono.
Voi bevete…dissi loro, mentre io iniziai a lavorare di bocca sulle loro verghe.
Quando furono pronti li portai sul letto e gli offrii i miei buchi.
Mentre il nero mi leccava tutta il bianco mi metteva in bocca il suo attrezzo gonfio.
Salii sul bianco, che mi penetrò la fica gia fradicia con un colpo secco, mentre il nero cominciò a spingere per ficcare il suo palo nel mio culo voglioso. Non avevo mai ricevuto nel culo una verga tanto grossa. Era doloroso ma entusiasmante. Mi sentivo piena, eccitata, troia e felice.
Venni un paio di volte, urlando di piacere come non mi era mai capitato prima.
All’improvviso mi sentii invadere da fiumi caldi dappertutto. Con la mano andai a raccogliere tutto quello che mi colava dalla fica e dal culo e lo ingoiai avida. Ingiunsi ai due di fare lo stesso. Leccavo le loro dita estasiata di profumi e sapori.
Nel frattempo il sole aveva fatto il suo lavoro, e dopo che io ebbi ingoiato anche l’ultima goccia di piacere e mi fui leccata le labbra inebriata dal sapore della loro sborra, il bianco e il nero si rivestirono e scomparvero in silenzio oltre il giardino.
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