Una notte in commissariato

di
genere
confessioni

"Ma no, cazzo!", urlai al telefono quando quel poliziotto con la paletta mi ingiunse di accostare.
"Che succede?", mi stava chiedendo mio marito al telefono.
"La Polizia, cazzo...la Polizia..." e richiusi frettolosamente.
"Che fa signora, guida o parla?", mi chiese ironicamente l'agente. "Patente e libretto, prego...", mi disse scrutandomi attentamente.
"Si, un attimo...", risposi, mentre nel panico cercavo affannosamente di recuperare i documenti.
Avevo i riflessi ancora un po ' annebbiati. Io e le mie amiche c'eravamo andate pesanti coi prosecchi quella sera, e quello doveva essersi accorto di qualcosa perchè mi fece scendere mentre diceva al collega di portare la macchinetta per fare il test.
Cercai di rifiutarmi ma quelli mi minacciarono di portarmi direttamente in cella.
Soffiai dentro a quel maledetto tubo. I due si guardarono sorridendo.
"Ha più alcol che sangue nelle vene, cara signora. Dovremo portarla in Centrale. Ritiro della patente, una bella multa e un bel processo non glieli toglie nessuno..."
"Ma vuole scherzare?...", dissi isterica e terrorizzata.
"E' lei che sta scherzando col fuoco, cara signora, e rischia di bruciarsi. Si calmi e salga in macchina".
Mi fecero salire sulla loro vettura di servizio e partimmo.


"Ma dove mi portate?", chiesi con un filo di voce.
"Dipende da lei, signora...", mi rispose quello che guidava scambiando uno sguardo d'intesa con il collega.
"In che senso?", chiesi guardinga.
"Andiamo in centrale per la denuncia...ma se preferisce potremmo andare da qualche altra parte per chiudere questa storia in poco tempo...dipende da lei..."
"E dove potremmo andare per risolvere questa faccenda?", chiesi cauta cominciando a capire.
"Non si preoccupi. Lei pensi a stare calma".
Viaggiammo per un quarto d'ora circa.
Ci ritrovammo in un quartiere abbastanza isolato della periferia.
Entrammo all'interno di un vialetto in fondo al quale c'era un anonimo villino.
Mi fecero entrare e mi condussero in camera da letto.
"Spogliati", mi disse quello che sembrava il capo.
Obbedii in silenzio.
Mi guardavano come una preda da agguantare ", anche quelli, puttana", mi disse indicando gli slip.
Eseguii e mi coprii con le mani.
"Cosa cazzo ti copri, troia", mi disse togliendo le mie mani che coprivano i seni e la fica.
Mi afferrò per i capelli e mi spinse giù, davanti a lui.
"Ora succhiamelo per bene, vediamo se sei brava..."
Lo presi in bocca e comincia a leccarlo.
L'altro, nel mentre guardava divertito, si era già spogliato e aveva cominciato a masturbarsi.


Mi tirò su per i capelli e mi spinse verso il letto.
Mi fece mettere in ginocchio, mi allargò le gambe e iniziò ad accarezzarmi la fica e il culo.
L'altro si piazzò davanti a me e mi rimise in bocca il suo uccello duro.
"Succhia, puttana, succhialo tutto...", mi diceva afferrandomi per i capelli.
Quello dietro aveva preso a leccarmi la fica, mentre con un dito mi penetrava nel culo.
Poi sentii la sua lingua entrare nella fica.
Con le mani mi allargò il buco del culo e ci infilò la lingua.
Qualche secondo di pausa e poi sentii il suo membro gonfio cominciare a spingere. Alcuni colpi secchi, ritmici e fu dentro il culo. Spingeva forte.
Mi faceva male, provai a urlare ma quello davanti mi teneva premuta la testa sul suo uccello.
Quello dietro iniziò a schiaffeggiarmi le natiche: "Ti piace troia, ti piace?", mi chiedeva ansimando.
Poi uscirono.
Io mi stesi sul letto, ma subito uno di loro mi fece salire su di lui per penetrarmi la fica con vigore.
L'altro me lo infilò di nuovo nel culo e cominciarono a spingere tutti e due furiosamente.

Dopo un pò si invertirono.
I colpi si facevano sempre più forti.
Quello dietro andava in profondità: "Ti sfondo, troia, ti sfondo...", mi diceva tutto eccitato.
Qualche minuto e i colpi cessarono.
Uscirono tutti e due.
Uno di loro mi tirò per i capelli giù dal letto e mi fece mettere in ginocchio.
Con la mano mi alzò la faccia: "Apri la bocca, troia, e caccia la lingua. E' arrivato il momento da te tanto atteso. Avrai tanta sborra da ingoiare", mi disse sogghignando. Pochi secondi e mi esplosero insieme in bocca.
Grosse gocce di sperma andarono a finirmi sugli occhi, sulle gote e sulla fronte. Tutto il liquido caldo che mi riversarono in gola lo ingoiai con difficoltà.
Ne era tanto.
Deglutii a fatica.
Alternandosi continuarono a farmi leccare i loro uccelli per succhiare tutto lo sperma che ancora fuoriusciva.
Quando finalmente i loro arnesi divennero flaccidi raccolsero con le dita tutto lo sperma che ancora era sulla fronte, sugli occhi e sulle gote e me lo fecero leccare. "E' buono vero? Ti piace? Rispondi troia, ti piace?"
"Si, certo, è buono, buonissimo...", risposi spaventata.
Si sedettero sul letto, mi presero per i capelli e mi fecero ancora leccare i loro membri. "Ma sai che sei proprio brava a fare i bocchini? Faccene un altro, dai..."


Ripresi a leccare i loro arnesi che, incredibilmente, ridivennero nuovamente duri.
Uno mi afferrò la testa e cominciò a spingerla su e giù, mentre l'altro da dietro mi penetrò di nuovo dentro la fica.
Dopo poco sentii un nuovo fiotto di liquido caldo che mi invadeva la gola.
Ingoiai di nuovo tutto.
L'altro mi riversò il suo sperma sulla schiena. Quando ebbi finito di leccare l'uccello che avevo in bocca l'altro raccolse con le dita lo sperma sulla mia schiena e me lo mise in bocca. "Succhia, troia, succhia e ingoia, tutto", mi disse guardandomi divertito.
"Ora puoi rivestirti, troia", e in fretta, perchè dobbiamo portarti in Commissariato.
Sbiancai in volto. "Ma come, mi avevate detto..."
"Ehi puttana, ma davvero pensavi di cavartela con una scopata?"
Mi fecero salire in macchina e raggiungemmo il Commissariato.
Ero terrorizzata.
Dopo un pò mi condussero al piano di sotto e mi fecero entrare in una cella.
Tremavo come una foglia, non sapevo cosa aspettarmi.
Di lì a poco arrivarono altri poliziotti, forse cinque o sei.
Cominciarono a ridere, a scambiarsi occhiate.


"Dai chi comincia?"
"Si va per gradi, ragazzi..."
Si avvicinarono due poliziotti.
Ridevano e mi toccavano.
Gli altri, dietro, guardavano divertiti.
Tentai di divincolarmi e uno di quelli mi diede una sberla. "Buona, troia, stai buona". Ma i compagni lo bloccarono. "Niente lividi, potrebbe essere pericoloso. Usiamo queste...", e prese un paio di manette con cui mi legarono alle sbarre. "No, no!!!...", urlai terrorizzata. "Stai a sentire troia, - mi disse uno avvicinandosi - se fai la brava e stai buona te la cavi con poco, se fai la difficile e reagisci la cosa sarà molto più dolorosa e lunga per te, hai capito?"
Annuii con la testa.
Mi spogliarono, tre di loro mi montarono addosso.
Uno si mise avanti e mi diede in bocca il suo uccello già duro.
Il secondo si posizionò sotto di me e infilò il suo attrezzo nella mia fica con violenza.
Il terzo iniziò a spingere per penetrarmi dietro.
Tutti gli altri guardavano divertiti. "Cronometriamo!"
"Vediamo chi fa godere di più la troia"
Tutti urlavano frasi sconce e ridevano.
Quelli continuavano a spingere, senza sosta quando all'improvviso sentii lo sperma caldo invadermi la gola.
Fui costretta a ingoiare tutto, e mentre ingoiavo sentii il liquido caldo invadermi il culo e, dopo pochi secondi, anche la fica. "Nemmeno due minuti Ispettore!", e tutti a ridere.

Si avvicinarono altri tre poliziotti, già seminudi.
"Ehi troia, ti esce la sborra dal culo e dalla fica, raccogli e lecca tutto, forza..."
Obbedii senza fiatare.
Arrivò uno con un cucchiaio: "Ti aiuto io, puttana...", e cominciò a raccogliere lo sperma che fuoriusciva e a mettermelo in bocca.
"Buono, vero?" E tutti a ridere.
Poi cominciarono gli altri tre.
Mi ritrovai con un altro uccello in bocca da succhiare e un altro membro nella fica. Quello dietro aveva preso un manganello e aveva cominciato a spingerlo dentro il mio culo.
"Così la troia gode di più...", disse ridendo.
Sentii quell'attrezzo entrarmi in profondità nel culo.
Mi faceva male.
Cercai di non pensarci, di resistere.
"Ehi ragazzi, non sborratele dentro, facciamole una bella doccia!..."
Pochi secondi e mi ritrovai tutt'intorno una mandria di poliziotti assatanati che si masturbavano e che mi riversarono sulla faccia, sui seni, sulla fica tutti i loro schifosi liquidi.
E mentre tutti sghignazzavano mi ritrovai ancora una volta con quel maledetto cucchiaio in bocca pieno di sperma da ingoiare.
Due, tre, quattro, cinque cucchiai di sborra che fui costretta a mandare giù senza fiatare.
"Bene, fate rivestire la signora... Abbiamo i suoi dati, giusto? Tu, troia, dimenticherai tutto subito, vero?", mi disse guardandomi negli occhi.
"Si, certo, certo...", risposi con un filo di voce. "Voi due, riaccompagnatela dove l'avete presa"
Quando scesi dalla macchina mi appoggiai esausta alla mia auto e cominciai a piangere. Squillò il telefono.
"Dov'ero?... Ho passato la notte in commissariato..."
scritto il
2025-02-21
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