Le mie ex: Bruna

di
genere
dominazione

PREMESSA
Tutti dicono di raccontare storie realmente vissute, ma non è mai davvero così e questo mio racconto non fa eccezione.
Ho eliminato i tempi morti, condensato in una serata lunghissima le confessioni di settimane o mesi, diradato i personaggi secondari, cambiato i nomi di persone e luoghi.
Quello che racconto “nei fatti” è realmente accaduto, anche le situazioni più sorprendenti.
I dialoghi riportano, coi limiti della memoria, dialoghi reali, comprese incoerenze e banalità, ma il risultato finale, mi rendo conto, non è una storia vera più di quanto un sugo all’amatriciana sia la rappresentazione realistica di un maiale e di un pomodoro.
Buon appetito, comunque.

my little kinky girlfriend: BRUNA
Ognuno di noi ha le sue ossessioni.
Possono essere la mania per le rosse o le bionde, le tette grosse, i culi tonici... la fissazione per i pompini, per il sesso anale o, se sei romantico, per i preliminari.
Io capii presto che le scopate di 20 minuti, missionario, pecorina, smorzacandela, amore sei venuta e sigaretta con “ti è piaciuto?” mi annoiavano a morte.
Non erano sesso, erano routine...

Fu quindi attorno ai 20 anni che misi a fuoco la mia di ossessione: farsi raccontare dalle ragazze tutti i dettagli intimi del loro passato, dalle prime esperienze alle cose più trasgressive fatte con gli ex e, partendo da quello, provare a esplorare nuovi territori al di fuori della loro zona di comfort.
Se si trova la persona giusta, non è poi così difficile: non avete idea di quante ragazze si eccitino a parlare di queste cose e siano frenate solo dalla paura di essere giudicate male.

Siamo a XXX, nei ruggenti anni ‘90, coi primissimi cellulari ed io svogliato studente universitario.
Le facoltà umanistiche erano un vero troiaio: tutte le facoltà stavano nello stesso edificio, pieno di studentesse, dalle fighette con la puzza sotto il naso di giurisprudenza, alle fattone di scienze politiche.
E tutte le facoltà avevano un gran numero di studentesse fuori sede, soprattutto dal meridione, che avevano scelto XXX perché ospitate da parenti, ma che, al primo sentore di cazzo, erano disposte a fare i lavori più umili per poter andare a vivere da sole.

All'epoca fra compagni e compagne di studi si era formato un bel gruppo che si incontrava in un’aula studio al quinto piano, dove non si studiava per niente, ma si passavano le giornate a sparare cazzate cercando di rimorchiare.
La prima volta che incontrai Bruna non la notai, perché era proprio il tipo di ragazza che non noti: alta poco più di 1.50 e look trasandato da provincialotta calabrese da poco trasferitasi in una grande città, con maglioncini che qui da noi nemmeno in quinta elementare si indossavano più e senza i minimi rudimenti di maquillage.

A suo favore un visino interessante con due occhi giganteschi, un paio di tette notevoli, impossibili da nascondere nonostante l’abbigliamento, la freschezza dei suoi 20 anni e la gioia di essersi trasferita in una grande città dopo 18 anni vissuti in un paesino di meno di 1000 abitanti.

Che gliene fregava di studiare?
Per lei essere lontana dai parenti e dall’ambiente della sua cittadina era già come aver vinto alla lotteria.
Qui viveva in un monolocale in una zona molto degradata del centro, dopo aver passato il primo anno a casa della zia, in un paesino fuori città.
Adesso poteva uscire fino a tardi, bere e, penserete, vedere ragazzi.
Eppure no.

Nonostante fosse scopabilissima (qualunque ragazza sotto i 90kg e senza evidenti malformazioni era considerata scopabile in quell’ambiente), la sua educazione la portava non dare confidenza a nessun maschio, tanto che qualcuno sussurrava che avesse una relazione morbosa con Tiziana la sua migliore, inseparabile, amica.

Pettegolezzo che non condividevo.

Tiziana io la conoscevo: aveva avuto una storia con un mio amico tempo prima e, da quel che sapevo, il cazzo le piaceva eccome.
Ma soprattutto quando capitava che io e Bruna potessimo parlare, lei balbettava e spesso arrossiva.
Insomma anche un coglione avrebbe capito che aveva una cotta.

Chi non era tanto convinto invece ero io: scopare con la versione calabrese di Heidi non era (ancora) in cima al mio immaginario erotico e gli amici a cui avevo accennato al suo interessamento, sostenevano che in Calabria, se esci con una così, ti trovi tutta la famiglia sottocasa a organizzare il matrimonio riparatore, spesso con argomenti molto convincenti caricati a pallettoni.

Questa situazione di stallo durò alcuni mesi e sarebbe potuta sfociare in nulla se non fossero accadute un paio di situazioni particolari che cambiarono totalmente la prospettiva.

Lei per arrotondare e permettersi il costo dell’affitto, aveva iniziato a fare mille lavoretti, fra i quali la cameriera in una discoteca in periferia.
L’ambiente delle discoteche non era il mio preferito, ma quando organizzò la sua festa di compleanno, sarebbe stato da cafoni non accettare l’invito, comprensivo di ben 3 pessime consumazioni gratis.

Avete in mente la fiaba del brutto anatroccolo?
Da quando lavorava si era fatta tagliare i capelli con una frangetta sbarazzina e un paio di scarpe con zeppa da 10 e una gonna molto corta mi fecero notare per la prima volta che gambe e culo erano sodi e slanciati nonostante l’altezza..
Completava il tutto un maglioncino aderente con scollo a V che rendeva finalmente giustizia alle sue tette, una collanina con un casto pendaglio a croce che, poco castamente, scivolava verso la sua scollatura e, un filo di trucco con un rossetto vivace, che si abbinava bene ai suoi capelli neri.

Non che fosse diventata miss Catanzaro ma, considerando che finora l’avevamo sempre vista con jeans, scarpe da ginnastica e maglioncini o felpe oversize, il cambiamento era evidente.
E se già era passata dal 5,5 al 7, dopo qualche drink, la sua quotazione era in netta crescita, con lei scatenata in pista da ballo, a spostare con fermezza, ma col sorriso, le mani che "inavvertitamente" si avvicinavano al suo seno o al suo culo e schivare un paio di tentativi di abbracci rubati da parte di qualche tamarro della zona.

Ma verso fine serata, dopo il taglio della torta e quando gran parte dei nostri amici comuni erano già andati via, dopo gli ennesimi giri di shottini, la situazione iniziò a degenerare.
A causa dell’alcool e di anni di desideri repressi, i freni inibitori di Bruna stavano cedendo e velocemente le mani e il pacco dei ragazzi in pista passarono dallo struscio sui fianchi ad accarezzare il culo e i seni, rubandole a turno un bacio in bocca che lei non rifiutava a nessuno.
Però fu quando Franco, il proprietario di quel posto, un cinquantenne col codino e sempre abbronzato, la prese da dietro palpandole vistosamente le tette, per poi trascinarla verso il privè, che notai scattare come una molla Tiziana che, cercando il mio sguardo, mi fece capire che dovevamo fare qualcosa.
Non è stato semplice tirarla via dalle mani di Franco, che, eccitatissimo, la stava limonando infilando le mani sotto la gonna , né di alcuni suoi amici che avevano deciso che sarebbe stata Bruna il vero dessert della serata.

Fortunatamente vennero ad aiutarci un paio di altri ospiti perchè “finchè la ragazza vuole dare spettacolo in pista, va bene, ma assistere a uno stupro di gruppo senza fare niente, anche no”.
Tutto abbastanza agitato, ma quello che davvero mi colpì fu la risposta del proprietario: “Macchè stupro, venite anche voi! Tanto questa pompinara stasera lo prende in bocca a tutti...Vero, Bruna?”.
Mentalmente presi nota.

Nonostante il garbatissimo invito, non senza qualche spintone, diverse brutte parole e la minaccia di chiamare il 113, io, Bruna, Tiziana e i due tipi che ci avevano aiutato riuscimmo a uscire dal locale quasi illesi, allontanandoci in gran fretta.

Tiziana e Bruna erano arrivate, ingenuamente, in bicicletta.
Pensare che Bruna, nelle sue condizioni, pedalasse era fuori questione, i due sconosciuti che ci avevano aiutato si offrirono di dare un passaggio alle ragazze, ma nonostante si fossero dimostrati gentili, sempre sconosciuti erano.
Quando ci separammo Bruna, ancora confusa, li salutò con un bacio ciascuno sulle labbra, dicendo che sperava di rivederli presto, biascicando il suo numero di cellulare.
Rispetto alla casta contadinotta che conoscevo, bastava qualche bicchiere per trasformarla in un Mr Hyde che bacia tutti.
Mentalmente presi nota.

Restavamo io, il mio tasso alcolometrico comunque fuori legge e il mio scassatissimo pandino, Tiziana, abbastanza lucida per seguirci in bici e Bruna che continuava a biascicare “Perché mi avete portata via?”.
Tiziana le si avvicinò dicendole qualcosa nell’orecchio che le fece cambiare immediatamente espressione.
“Cosa le hai detto?” sussurrai a Tiziana mentre aiutavamo l’amica a entrare in macchina.
“Non ti interessa... Piuttosto, lei si è vestita così perché voleva fare colpo su di te e tu non l’hai cagata per tutta la sera. Sei stupido o cosa? E’ ovvio che poi ha fatto la scema per mettersi in mostra...”
Risposi qualcosa di cretino per giustificarmi, ma sapevo che non aveva tutti i torti.

Il viaggio verso la sua casa non fu privo di problemi: Bruna iniziava ad avere la nausea e dovetti accostare un paio di volte per farle liberare lo stomaco. Dopo essersi liberata la seconda volta, con le lacrime agli occhi mi abbracciò fortissimo.
“Grazie, grazie, grazie” e finì la frase sorprendendomi con un bacio sulle labbra, che schivai, visto che il suo alito puzzava di alcool e vomito.
Alla sua espressione delusa la consolai...
"Non è per te, è per il vomito... Non voglio rovinare il nostro primo bacio”
Che poi non era nemmeno una vera bugia.
L’abbracciai forte e mi limitai a darle un bacio sulla fronte, ma il ghiaccio era comunque rotto.
Nonostante le lunghe soste che ci avevano ritardato, sotto casa non c’era traccia di Tiziana, per cui sembrò naturale accompagnare Bruna a dormire, soprattutto considerando i 5 piani di ripide scale che la separavano dalla sua soffitta.

Fiatone, stanchezza e alcool, la portarono ad avere conati ancora un paio di volte, anche se, ormai, non c’era più granché da tirare fuori dallo stomaco, ma all’ultima rampa era talmente stravolta che la dovetti prendere in braccio per raggiungere casa.

Mentre entravamo in casa sentii vibrare il cellulare in tasca: Tiziana mi chiamava... e dopo essersi informata sulla situazione
“Invece per me la serata di merda continua... sono le due di notte e ho bucato!”
“Dove sei, ti vengo a prendere?”
“E lasciamo sola Bruna? No, qui non sono lontana da casa mia e posso raggiungerla a piedi. Puoi stare tu con lei finchè non sta meglio?” e concluse la conversazione con un ”Ti assicuro che non te ne pentirai” che poteva essere interpretato in moltissimi modi e tutti interessanti.

La mansarda era davvero misera: un letto con un armadio, un divanetto di fronte alla tv, angolo cottura, un bagno minuscolo e una finestra che dava sul tetto.
Tutto qui.
Però non voglio sembrare snob: all’epoca vivevo dai miei e l’idea di avere un appartamento tutto mio, anche così squallido, era il paradiso.

Bruna era messa male: l’eyeliner era sciolto, così come il rossetto sbavato dai tanti baci. Sul maglioncino e la gonna c’erano schizzi di bava e vomito, i piedi erano sporchissimi, visto che fare le scale con il tacco 10 sarebbe stato difficile anche da sobria.
Era evidente che non poteva andare a letto in quelle condizioni...
“Vuoi che esca così ti puoi cambiare?”
Mi guardò un attimo dubbiosa sul da farsi, poi...
“No, dai... Ma fai il bravo e voltati senza guardare”
Mi voltai, effettivamente, ma di fronte a me c’era lo specchio dell’armadio che mi dava una visione chiara di ciò che succedeva.

Prima si levò il maglioncino, restando col reggiseno nero in pizzo che avevo già intravvisto fra discoteca e viaggio di ritorno.
Poi fu il turno della gonna, sotto la quale aveva una paio di culotte abbinate al reggiseno.
Hai visto Heidi? Alla faccia della contadinotta! Pensai fra me e me.
“Che fai?” mi chiese girandosi verso di me "Sicuro che non stai guardando?”
“Sto facendo il bravo” le risposi facendo finta di guardare un punto a caso sul muro, anziché lo specchio.”Anche se è difficile resistere alla tentazione”.

“Ora fai il bravo, per favore...poi dopo vediamo” sussurrò sorridendo mentre indossava velocemente la felpa del pigiama per poi armeggiare coi gancetti del reggiseno e levarselo senza dare troppo spettacolo.
Dalla sua esitazione capii che non sapeva come fare per cambiarsi le mutandine, ma poi, scrollando le spalle, decise che probabilmente il suo culo l’avevo già ammirato e si voltò di spalle per levarsi le culotte sporche e fradice e indossarne un altro paio, sicuramente meno sexy, ma pulite.
Quando mise i pantaloni del pigiama e le ciabatte in plastica da due soldi, il Mr.Hyde della discoteca era tornato la rassicurante campagnola che avevo conosciuto finora.

Si sdraiò sopra le coperte.
“Mi gira ancora tanto la testa, ti puoi fermare ancora un pochino?” mi disse accennando un sorriso.
“Bella come sei stasera, mi fermo anche tutta la notte” risposi ricambiando il sorriso e avvicinandomi alle sue labbra.
Lei arrossì ed ebbe un attimo di esitazione, ma poi si alzò per compiere quei pochi centimetri che separavano le nostre bocche.
Il dentifricio e un chewing gum alla menta avevano riportato l’alito a una condizione decente e, a tutt’oggi, considero quel bacio come uno dei più emozionanti, lunghi, appassionati e, perché no, sinceri che abbia mai ricevuto.

“Ero bella stasera?” mi chiese paonazza
“Tu sei sempre bella, ma spesso ti valorizzi poco” risposi mentre fra un bacio e l'altro con la mano mi intrufolavo sotto la sua felpa ad accarezzare i seni, ben sodi, prima timidamente e poi, visto che non opponeva resistenza, con più convinzione...
“E’ lo stesso che mi dice Tiziana... E lo dice anche Franco, il padrone del locale, da quando ho iniziato a lavorare lì”
Il suo tono di voce era stranamente rilassato, come se fosse in uno stato di dormiveglia dovuto all’alcool, a cui non aveva la forza o la voglia di reagire.
Ma soprattutto il riferimento mi fece ricordare quello che ci aveva detto quello stronzo, mentre cercava di imboscarsi con lei nel privè e un brivido d’eccitazione mi colpì.
Ma era meglio andare per gradi...

“Fai piano con le minne, sono gonfissime perché fra un paio di giorni mi arrivano”
“Vuoi che mi fermi?” le chiesi accennando a levare la mano.
“No, no... è così...piacevole. Mi piace come mi accarezzi ma fai il bravo”
“Hai un corpo molto sexy ed era davvero sexy anche il tuo completo di intimo”
“Ah, ma allora hai sbirciato” disse sorridendo
“Beh, ho dato giusto un’occhiata...In fondo se ci incontrassimo al mare, non ci sarebbe niente di male a vederti in bikini”
“E’ vero, hai ragione” mi disse riprendendo a baciarmi

“Quando lavori in discoteca ti metti sempre così carina?”
“Eh si, Franco vuole che indossiamo minigonna, tacco e maglie aderenti e che siamo truccate bene per piacere ai clienti” rispose arrossendo “e stasera era una giornata speciale e ho cercato di essere meglio del solito..”
“In pista eri uno schianto... Però avevi un sacco di gente che si strusciava”
“Succede sempre quando lavoro lì, sono abituata a scansare le loro mani. Ma quello è il meno, può essere molto peggio”
“Perché, cos’altro ti fanno i ragazzi oltre a strusciarsi?"
“beh, quando lavoro in discoteca, mi toccano il culo continuamente”
“Così?” chiesi mentre la mia man si infilava sotto i suoi pantaloni della felpa, strizzando un gluteo, facendole scappare un lamento”
“Ah... No sono molto più maiali, fanno cadere apposta i bicchieri e quando mi chino per pulire appoggiano la mano sotto la minigonna e con le dita spostano le mutandine per toccarmi lì sotto”
Spostai la mano verso la figa, scostando le mutandine. Inutile dire che c’era un lago sotto le mie dita e la figa era depilata di fresco, perfettamente liscia...Mi domandai se anche quello fosse richiesto dal suo capo.

“Fanno così?”
“Si ma con te è diverso... tu sei più gentile di loro. Se sono in gruppo, a volte uno mi tiene i polsi per bloccarmi e gli amici da dietro mi toccano lì sotto finchè non mi bagno ”
“E tu li lasci fare??”
“Si...Cioè a volte no mi lamento, a volte ho dato pure dei ceffoni, ma il capo dice che se tratto troppo male i clienti poi si arrabbiano e lui mi deve licenziare... Poi se li lascio toccare, aumentano le mance”
“Quindi lasci fare?”
“Solo un po’...se sono carini”
“E anche il capo ti tocca? in pista ti palpava le tette”
“Eh si, ma spesso al locale c’è la sua fidanzata. Quando c’è lei deve fare il bravo”
“E quando non fa il bravo? In discoteca diceva che glielo prendi in bocca...” le chiesi mentre la carezza delle mie dita si stava trasformando in un vero e proprio ditalino
Secondi di silenzio, poi con voce rotta (dal piacere o dall’imbarazzo?)

“Ma quando l’hai sentito?”
“Quando ti abbiamo portata via dal privè, ha detto di unirci perché tu non ti fai problemi a prenderlo in bocca. Mentiva?”
“Si mentiva, io non sono una pompinara”
“Quindi se ti lasciavamo andare nel privè col capo non era un problema ?”
Bruna mugolava, per il mio ditalino, o faceva finta di non avere sentito?
Riformulai la domanda
“Quindi non glielo hai mai preso in bocca?” fermando la mano per costringerla a rispondere.
“Non ti fermare, ti prego...sto per venire”
Ripresi a accarezzarla forte “Se vogliamo metterci assieme non devono esserci segreti”.
“Una volta... Una volta è successo, ma io non volevo”,
“Come non volevi, ti ha costretta?”
“Si...”
“E quando è successo?”
“Qualche settimana fa... mi ha accompagnato verso a casa in macchina perché pioveva, ha parcheggiato ai giardini qui dietro e ha iniziato a toccarmi le tette e anche lì sotto, poi mi ha preso per la nuca e me l’ha messo di forza in bocca tirandomi i capelli, stava bestemmiando perché non gli veniva duro e mi sono liberata, ma lui insisteva e faceva paura...alla fine, ero terrorizzata, bloccata, era tardi e non c’era nessuno in giro per la pioggia... Mi ha quasi strappato i capelli spingendomi di nuovo la testa in basso...”
“E tu che hai fatto?”
“io ho succhiato, leccato e succhiato finché quel maiale non mi è venuto tutto in bocca...” l’ultima frase la disse quasi urlando, presa da un orgasmo violentissimo, amplificato da quel ricordo...
Mentalmente presi nota.

Ci volle qualche istante perché lei si riprendesse, ma dovevo approfondire la cosa...
“E tu non l’hai denunciato?” chiesi stupito
“Se i miei fratelli sanno che lavoro in quel posto mi ammazzano”.
“E sei continuata ad andare a lavorare lì?” chiesi ancora più perplesso
“Il giorno dopo mi ha chiamato per scusarsi, giustificandosi con l’alcool e il fatto che fossi così carina... Mi ha regalato 100.000 lire e dei completini di intimo carinissimi da indossare a lavoro e mi ha detto che mi avrebbe sempre messo di turno con la fidanzata così ero sicura che avrebbe fatto il bravo e che mi avrebbe messo alla cassa, dove non ti toccano il culo.”

A me la cosa sembrava tanto assurda, sbagliata, malata... quanto eccitante.
L’idea di denunciarlo non la sfiorò neppure: aveva accettato un passaggio in macchina da sola con un uomo, nella sua mentalità dover spiegare ai suoi parenti come mai si fosse trovata in quella situazione e facesse quel lavoro da poco di buono sarebbe era peggio che fare un pompino a quell’uomo.
Mentalmente presi nota.

“Però oggi la fidanzata non c’era e hai rischiato di passare la serata a succhiare cazzi... o peggio. Magari era proprio quel che speravi visto che non volevi andare via”,
“Ero...Sono eccitata da morire. Quando bevo e mi eccito farei qualsiasi cosa”.

Presi la cosa come un invito e da dietro le abbassai pantaloni e mutandine per poi strusciare la punta del cazzo su quella fighetta fradicia e gonfia, ma lei con un urlo e uno scatto si spostò di colpo.

“No ti prego. Faccio tutto quello che vuoi, ma questo no!”

Colpo di scena, la troietta era vergine e sapeva bene che se fosse tornata al paesello avendo perso la sua virtù, sarebbero stati cazzi...

Mi spostai e mi ritrovai abbracciato a lei, che si avvicinò per ricevere un nuovo lungo bacio, quindi presi il mio sacchetto magico e rollai una cannetta leggera per smorzare la tensione.
“Hai mai provato?” chiesi
“Qualche tiro, con Tiziana”
Lei stava un po’ riprendendosi dalla sbornia e aveva paura di tornare a stare male, avesse fumato. Alla fine facemmo un paio di soffietti, che lei trovò molto divertenti.
L'ambiente adesso era rilassato e si poteva chiacchierare meglio.

“Ti spiace tanto che non possiamo fare l’amore?” sussurrò con un tono affranto
“Più che dispiaciuto, sorpreso. Non me l’aspettavo”.
“Quando lo dico in tanti sono sorpresi, ma è così”.
“Hai detto che faresti qualunque altra cosa?”
“Con te si, giuro che la farei. Voglio essere la migliore fidanzata del mondo, anche a letto. Solo non chiedermi di dartela proprio oggi, carino come sei potresti convincermi, ma poi ci resterei male: voglio che sia una cosa bella e speciale”
(Bei tempi quando bastava qualche bacio e un po’ di carezze per giurare amore eterno)

“Vuoi proprio convincermi a fidanzarmi con te... Allora me lo prendi in bocca?” dissi scherzando
“Si, giuro che te lo succhierò quando vuoi, ma adesso ho ancora una nausea terribile” Non potevo darle torto... però con la mano iniziò a toccare il mio cazzo, dimostrando che lei, invece, non scherzava.
“E’ grosso e duro, è bello da toccare...” disse estasiata mentre iniziava a menarmelo. “Non so se sarei capace di prenderlo bene in bocca”
“E ne hai presi tanti in bocca?”
“Di recente, solo a Franco e a un altro, poi non saprei, qualche altra volta anni fa”
“E chi è quest’altro? Uno che conosco?”

Bruna iniziò a raccontare: mentre mi segava, io le avevo tolto la felpa per accarezzarle meglio le tette, con la mezza idea, se non ci scappava il pompino, di venire con una memorabile spagnola

“No, non è uno dell’università... E’ capitato l’altr’anno... Federico, un ragazzo vicino di casa di mia zia, è qualche anno più piccolo di me. Mi corteggiava tantissimo e mi riempiva di gentilezze, era timido, brutto e un po’ ritardato e tutti lo trattavano da scemo. Mi faceva pena, mi diceva che ero il suo grande amore ed era dolce, mi diceva che non avrebbe mai conosciuto un’altra come me. Pianse, mi implorò e alla fine ho ceduto. Gli ho spiegato che ero vergine e che volevo conservarmi per il matrimonio, ma lui disse che potevo renderlo felice in tanti modi e che, comunque, tempo qualche anno mi avrebbe sposato. All’inizio ci baciavamo e ci strusciavamo, poi presi a toccarmi mentre lui si masturbava palpandomi le tette, nel giro di poche settimane ho preso a segarlo io e il giorno del suo compleanno ha insistito tanto che gliel’ho preso in bocca fino a farlo venire. Eravamo talmente eccitati che quando me lo chiese gli feci un secondo bocchino e anche un terzo... In realtà lui veniva in pochi secondi, era eccitatissimo.”

“Ragazzo fortunato ad averti incontrato...E poi?
Bruna si chinò per dare una bella leccata piena di saliva alla cappella che era un po’ secca e continuare la sua sega di ringraziamento.
“E’ così che lubrifichi il cazzo?” le chiesi divertito
"Mi hanno insegnato a fare così, sbaglio qualcosa?” mi chiese sinceramente preoccupata
"Al contrario, mi sembra un modo fighissimo per farlo!”
Riprese a segarmi, sorridendo e continuò la sua storia...

“E’ andata avanti un paio di mesi, forse meno, lui aveva sempre voglia e se non riuscivamo a vederci per qualche giorno impazziva. Poi ho scoperto che per vantarsi con i ragazzini del paese raccontava che c’era una universitaria che gli faceva i bocchini, visto che ero l’unica che lui frequentasse, per loro non era difficile capire che parlava di me. I bulletti mi ronzavano attorno e facevano battute e io non sapevo perché, fin quando una ragazza che conoscevo mi raccontò tutto e mi disse che Federico raccontava a tutti che presto mi avrebbe scopata e che si era procurato una macchina polaroid per mostrare a tutti quanto fosse troia la sua fidanzata universitaria. Disse anche che non gliene fregava niente di me e mi chiamava con gli amici...la sua svuotapalle.
Con me era sempre dolcissimo, secondo me diceva certe cose per fare il figo in giro, però la cosa ormai era ingestibile.
Se la cosa usciva fuori, i miei mi avrebbero riportato subito al paese.
Cercai casa in città e 6 mesi fa mi sono trasferita, in fretta e furia... Lui mi ha riempito di chiamate e messaggini, mi ha aspettato all’uscita dell’università con i fiori e un anello, ho anche pensato di rivederlo, una volta o l’altra ma sapevo che non era una buona idea, poi è successa una cosa e lui è diventato aggressivo...”
“Cosa è successo?”
“Non so se dirtelo, ho paura che ti arrabbi...”
Le diedi un bacino “Il passato è passato. Voglio sapere tutto di te e preferisco che sia tu a dirmelo piuttosto che scoprirlo da qualcun altro".

Era arrossita mentre fissava il mio cazzo quasi a cercare le parole giusta poi con voce bassissima, come se stesse confessando un terribile segreto continuò
“una sera mi aspettava sotto casa e mi vista mentre lo succhiavo in macchina a Franco ed è impazzito di gelosia. Ho dovuto cambiare casa perdendoci un sacco di soldi in caparre perché scriveva sui muri del palazzo che ero... una troia bocchinara.
Ovviamente di tutto questo ai miei parenti non potevo parlare, per questo devo fare tanti lavoretti per trovare soldi e non mi sono potuta licenziare dalla discoteca...”
“Ma era lì proprio la volta che ti ha praticamente violentata..?" le parole si smorzarono in bocca e le lacrime nei suoi occhi mi facevano capire che forse non mi aveva raccontato tutto.
“No...Era un’altra volta” disse con un filo di voce.”sei arrabbiato? Vuoi ancora che ci mettiamo insieme?” continuò con tono quasi disperato.
Per molti sapere certe cose di una ragazza sarebbe stato un problema. Per me no, anzi rendevano Bruna sempre più interessante e sorprendente.

“Te l’ho detto che non sono geloso del passato...” la rassicurai, guidando le sue mani a continuare la sega come a dimostrare che era tutto ok.
“Insomma, a Franco l’hai succhiato ancora?”
“Eh si, spesso quando mi accompagna a casa, finisce col convincermi a farlo. “
“E come ti ha convince? “
“Le prime volte ha minacciato di dire ai miei fratelli che lavoro nel suo locale e prendo le mance per farmi toccare. Lui è di un paese vicino al mio e sa come vanno queste cose. Ma di solito mi fa bere gratis e mi fa un sacco di complimenti e di regalini: trucchi, tagli dal parrucchiere, abiti, scarpe... tutte le cose che mi rendono più carina”
“E tu in cambio glielo succhi...”
“No, cioè se mi va si... A volte mi costringe tirandomi i capelli, altre volte, se quella sera magari sono stanca e non ho voglia, mi lascia stare. Ma di solito quando fa il carino tutta la serata o ha un regalino per me, so cosa vuole in cambio e se accetto il suo passaggio so già come andrà a finire”
“E quanto spesso succede che ti accompagna a casa?”
“Di solito una volta alla settimana, soprattutto se piove”.
“Ma non dovevi lavorare solo quando c’è la sua fidanzata?”
“Eh ma a lavorare in cassa...Non si prendono le mani sul culo, ma nemmeno le mance dei clienti e con le mance la paga triplica, quando c’è gente...Se poi vai nel privè... ma quello io non lo faccio” a dimostrare di avere saldissimi principi morali nonostante tutto.

Chinò la testa per leccare la cappella, ma questa volta continuò lungo tutta l’asta. Forse le era passata la nausea, forse era la sua eccitazione a parlare di quelle cose, ma probabilmente, dopo aver confessato di fare abitualmente pompini a richiesta , si sentiva in colpa a farmi solo una sega.
“E’ grosso” mi disse con aria ammirata fra una leccata alla cappella e l’altra e proprio in quel momento mi scattò la cattiveria.
Le presi forte i capelli e le forzai il cazzo fino in gola scopandola per diversi secondi, poi sempre tirandole forte i capelli, le tirai su la testa, godendo nel vedere le lacrime nei suoi occhi mentre cercava di riprendere fiato
“E’ così che fai i pompini a Franco?” le ringhiai in faccia, ma la sua risposta, ansimante, mi sorprese.
“Lui... è molto più porco... mi devasta” come se quello che avevo fatto fosse troppo soft per i suoi standard.
Presi la cosa come una sfida: afferrai i suoi capelli e tirai con tutte le forze, di nuovo riempiendole la bocca fino in fondo, ma questa volta per un tempo lunghissimo.
Se cercava di divincolarsi le tiravo ancora più forte i capelli dettando in questo modo il ritmo e nemmeno i sussulti o i suoi conati mi fecero avere pietà, finché, con un ennesimo strappo ai capelli, ma questa volta verso l’alto non le concessi di tornare a respirare.
Il viso era arrossato con le guance paonazze e gli occhi gonfi che lacrimavano mentre cercava di riprendere fiato.
“Allora glieli fai così?”
Ancora affannata e senza la forza di parlare fece cenno di sì con la testa.
“E si fa leccare le palle?”
Sempre con un cenno rispose affermativamente, al che guidai la sua testa verso il basso e iniziò a leccare obbediente i miei coglioni.
Bastò un leggero movimento sulla sua testa perché lei capisse di dover scendere con la lingua fino al mio buco del culo e iniziasse a leccarlo con passione, nonostante fosse dal mattino che non mi facevo un bidet.
Notai anche che mentre la sua mano sinistra era impegnata a impugnare il cazzo, con la destra aveva ripreso a sditalinarsi.
Non solo era una cagnetta obbediente, ma si eccitava pure nell’essere trattata così.
Mentalmente presi nota.

“Sei brava... Ti piace fare così?” le chiesi
“Tanto... e poi se piace a te... piace anche a me” rispose fra una leccata e l’altra
“E cos’altro fa Franco quando lo spompini?”
“Mi sputa in faccia...Mi dice che sono un buco da sborra...Dice che mi manda a fare marchette nel privè” e poi dopo un attimo di esitazione “Mi ha dice che ha amici che ci pagherebbero per scoparmi da vergine e che questa è l’unica ragione per cui lui non l’ha ancora fatto”
Dopo aver sentito tutto questo il cazzo mi stava esplodendo...

“Sto per venire troia, ti piace anche se ti sborro in faccia?”
Bruna non rispose ma obbediente si mise in posizione con gli occhi socchiusi e la bocca aperta con la lingua di fuori per ricevere gli schizzi bianchi, densi... che finirono un po’ sulla fronte e i capelli, un bel po’ proprio in bocca e sulla lingua...
Chiuse le labbra e ingoiò con naturalezza, chiedendomi poi un asciugamano per pulirsi il viso.
“Era tanta tanta...” disse con un sorriso
Inutile chiedere se l’avesse già fatto.
“Chi ti ha insegnato a farti venire in faccia così?” le chiesi sorpreso
“Perché, non ti piace?”
“No no, anzi è molto eccitante”
Bruna sorrise di nuovo “Federico mi faceva vedere le sue cassette porno e poi facevamo le cose che ci eccitavano di più”
Avrei voluto aver la forza per indagare anche su questo punto, ma eravamo devastati
Però mentalmente presi nota.

Mi preparai per uscire, erano ormai quasi le 6 del mattino e non volevo che i miei si svegliassero con il mio letto vuoto, preoccupandosi.

Il bacio che mi diede sulla porta aveva ancora il sapore di sperma.
“Quindi sono la tua nuova fidanzata?” chiese con un tono innocente che suonava strano visto tutto quello che era successo nelle ultime ore.
“Certo, come si fa a non volerlo?” Che poi non era nemmeno una vera bugia.
“Ti giuro che sarò fantastica” grido con un sorriso buttandomi le braccia al collo
Rimanemmo che ci saremmo risentiti l’indomani, poi a bassa voce, temendo di essere andata troppo oltre, aggiunse: “Ma ricordati che non sono una troia.”
I mesi successivi dimostrarono che non era sincera.
(continua?)
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2025-04-09
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