Guardate come mi chiava

di
genere
tradimenti

Dopo averla portata oltre ogni barriera, Ubaldo non aveva ancora finito.* Mentre Sandra giaceva sfinita, lui le si avvicinò, il respiro caldo sul suo collo. La lingua calda le percorse tutto il corpo; indulse sui suoi piedini — tanto ammirati nel locale un paio d’ore prima — sulle dita graziose e curate che lui avvolse nella bocca, succhiandole con un’intensità belluina. Li leccò con calma, assaporando il tenue aroma di cuoio e sudore che lo eccitò ancora di più, facendogli stringere la presa sulle caviglie sottili. Sandra si contorse, imbarazzata e insieme travolta da quel gesto così intimo, così inaspettato.
— Principessa, fin dove sei disposta ad arrivare?
La sua voce roca, una sfida, un invito proibito. Sandra riaprì gli occhi, il cuore impazzito, credeva di aver vissuto tutto. Ma forse c’era ancora qualcosa, qualcosa di non osato, neppure sognato.
— Principessa, rispondi, — la incalzò.
Rimase senza fiato, un brivido le percorse la schiena. Il suo corpo svelava già la risposta formatasi nella sua mente. Lui, però, voleva sentirselo dire, voleva che fosse lei a concedersi fino all’ultima goccia.
E allora, con la bocca ancora arrossata dai baci, con il petto che si sollevava e abbassava in cerca di ossigeno, sussurrò piano:
— Non ho limiti.
Sandra non era solo travolta dal piacere fisico, ma anche da un desiderio sfrenato di trasgressione. Già il tocco esperto di Ubaldo e il liquido di olio le preparavano ogni fibra a ricevere l’ignoto e la sua mente correva.
Ubaldo aveva capito subito che la zona non era ancora pronta per quel gioco a cui lei non era avvezza. Con calma e padronanza, cercò di prepararla con delicatezza. Reperito nel beauty di Sandra un flacone di olio di cocco — il cui profumo dolce e suadente riempiva l’aria,— versò qualche goccia sul dorso della donna. Il liquido scivolò morbido lungo la pelle, raggiungendo il solco gluteo, lo percorse scivolando in profondità con una carezza vellutata. Ubaldo, con movimenti lenti e misurati, iniziò a massaggiare il buchetto, facendo circolare l’olio attorno a quella pelle delicata. Ogni suo gesto era studiato per rilassare, per renderla pronta ad accogliere l’intensità di ciò che sarebbe stato introdotto; con un gesto carico di attesa e desiderio, posò un dito delicatamente e lo fece scivolare dentro di lei. In quell’istante, Sandra emise un mugolio di piacere che tradiva sorpresa e abbandono. La sua reazione, un inno di sensazioni, sembrava aprire la porta a un nuovo, ardente capitolo di quella notte intensa e dissoluta. Il contrasto tra la cura nei gesti di Ubaldo e l’urgenza del desiderio di Sandra si facevano palpabile: ogni movimento, era intriso di un’intensità che andava oltre il semplice atto fisico, trasformandosi in un rito di preparazione e sottomissione, in cui il godimento era una scoperta continua e travolgente.
Con delicatezza e precisione, Ubaldo sollevò un cuscino e glielo posizionò sotto il bacino, esponendo le intimità. In quell’istante, l’aria si fece densa di aspettative. Sandra reagì istintivamente rilassando i muscoli glutei, allargando le cosce per accoglierlo.
Lo sfintere si contrasse mostrando una resistenza iniziale che sembrava voler ostacolare quel passaggio, ma la forza primordiale e la volontà di abbattere ogni barriera ebbero la meglio. Con un gesto deciso, il glande scivolò, si fece strada, aprendo una via nel caldo delle viscere.
Ogni istante di quel contatto era un inno alla miscela di godimento fisico, di trasgressione. Tra sussurri disinibiti e gemiti che tradivano la sua resa totale, Sandra percepiva il palpitante pene di Ubaldo come un rito proibito, un incontro tra la crudezza del desiderio e la sua vulnerabilità, dove il piacere annullava ogni pensiero, ogni scrupolo. Persa nell’onda travolgente della lussuria, Sandra non trattenne più le sue parole oscene:
— Voglio che il tuo uccello mi faccia impazzire, che mi penetri finché non senta il mio culo bruciare di piacere! Inculami, spingilo più su, bastardo!
Il suo linguaggio, privo di qualsiasi pudore, era il riflesso della sua anima ribelle. Mentre Ubaldo affondava con impeto, lei continuava a sussurrare frasi cariche di audacia.
Le due amiche, rientrate inaspettatamente, si bloccarono sulla soglia. Shock, incredulità, divertimento? Gli occhi si spalancano mentre la loro “santarellina” si faceva prendere senza vergogna, con una passione così cruda da non lasciare spazio a equivoci.
Ma Sandra di fronte a loro non vacillò. Non si coprì né fermò. Al contrario si infiammò ancora di più e pareva dir loro tra un gemito e l’altro:
— Guardate pure mentre mi chiavano, non mi fermerò.
Ubaldo le teneva i fianchi con presa salda. Lui, che non conosceva il significato della parola imbarazzo, era fiero. Le due amiche si guardarono affascinate dallo spettacolo, con nessuna intenzione di andarsene.
— Ma guarda che puttanella, — sussurrò Lilly con un sorriso malizioso.
— Non l’avrei mai detto, — ridacchiò Anna, mordendosi il labbro.
Si avvicinarono un po’, il rossore sulle guance, il fiato fattosi corto. Il loro imbarazzo iniziale si sciolse in una sorta di gioco segreto, una morbosa curiosità che le tenne inchiodate lì. Le mani si sfiorarono tra loro, un contatto che bruciava come una tentazione silenziosa. Ubaldo aumentò il ritmo, i colpi divennero più profondi, più audaci. Sandra gemette apertamente, con una sfacciataggine che solitamente non avrebbe mai esibito.
— Così, spezzami, fammi tua! — Il suo corpo fremeva, le sue dita si aggrappavano al letto, ma i suoi occhi… i suoi occhi restavano su di loro, su Lilly e Anna. Le due spettatrici erano sempre più eccitate. Sandra sapeva di essere il centro del loro sguardo. E proprio questo la spinse oltre ogni limite. Godeva, intensamente, platealmente. Si lasciava andare fino in fondo, senza più freni, senza più pudore, il suo corpo si dava completamente.

Lilly e Anna non potevano più distogliere lo sguardo. I loro occhi si muovevano rapidi tra le curve procaci di Sandra e il ritmo inarrestabile di Ubaldo. La scena davanti a loro era un inno alla carne, alla passione sfrenata. Ogni colpo di Ubaldo faceva sussultare il seno abbondante di Sandra, le sue forme morbide e generose si agitavano come onde sotto la tempesta del piacere.
— Mio Dio… guarda quelle tette come rimbalzano… — sbottò Lilly, gli occhi accesi da un misto di sorpresa e desiderio.
— È uno spettacolo… — mormorò Anna, quasi ipnotizzata.
— Ma che razza di tette ha Sandra! — ribadì Lilly, senza smettere di fissarle, ipnotizzata dal loro movimento armonioso.
— E che bel culo! — aggiunse Anna, ancora inebriata dalla visione di quei fianchi che accoglievano il piacere più sfrenato. — Non te la faresti anche tu? — provocò, pervasa dall’emozione.
Ma era soprattutto altro a incantarle: lo spettacolo di quel magnifico scettro, che affondava e riemergeva lucido dal culo di Sandra, le lasciava senza fiato.
— Guarda che roba!— Disse Lilly, elettrizzata.
Anna stava con i suoi occhi fissi sulla carne che si spalancava e si richiudeva attorno a quella virilità impetuosa.
— Che sberla! Che vigore!
Anna, lasciò scivolare le dita lungo il fianco dell’amica, sfiorandole la pelle. Mai Sandra avrebbe pensato di trovarsi in una situazione simile, eppure l’idea la eccitava da morire, godendo ancor di più nel sentirsi ammirata, invidiata e persino esecrata. I commenti della amiche le risuonavano nelle orecchie, infiammandola irrazionalmente. Ubaldo sentì il piacere montare, inarrestabile, una tempesta di desiderio che lo travolse completamente facendolo muggire.
Sandra, con il viso acceso e il corpo ancora scosso dagli spasmi, si girò verso Lilly e Anna con uno sguardo complice, febbrile. Nessuna parola era necessaria. C’era solo la voglia di condividere fino in fondo quell’ultimo atto di devozione alla carne.
Ubaldo, sopraffatto dal piacere, estrasse il suo cazzo pulsante e lo offrì a loro. Sandra fu la prima ad avvicinarsi, le labbra socchiuse, la lingua pronta a raccogliere ogni goccia di quell'estasi bollente.
Lilly e Anna la seguirono, eccitate dall’idea di essere parte di quell’apoteosi finale. Le loro bocche si unirono in un rito sensuale e proibito, le lingue si sfiorarono mentre accoglievano insieme il frutto del piacere.
Il sapore caldo e denso del seme si mescolò, ai loro respiri affannati, nelle loro labbra umide che si cercavano senza vergogna. Sandra, Lilly e Anna si guardavano con occhi febbrili, eccitate dalla loro stessa impudenza.
Le bocche unite in una danza lasciva e proibita: la lingua di Sandra esplorò quella di Lilly, raccogliendo e assaporando il dono proibito che si scambiarono con movimenti lenti e sensuali. Anna fu attratta da quel gioco saffico, suggendo dalle labbra dell'una e dell'altra, lasciando che il piacere scivolasse di bocca in bocca, un rituale di piacere che le legava in un'intimità mai immaginata prima. Le mani si cercavano, si stringevano, le lingue si intrecciavano ancora e ancora, mentre il desiderio si accendeva in una promessa di scenari sempre più audaci.
Questa notte, tutto era permesso. E loro tre lo sapevano bene.

* Troia allo specchio

scritto il
2025-04-09
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