Il collega
di
anonima impiegata
genere
corna
Giada lavorava da due anni nel suo ufficio, pian piano stava diventando sempre più brava ma il suo lavoro non la soddisfaceva a livello umano, se ne lamentava sempre col suo compagno tornando a casa. Tutto cambiò quando fu assunto come tirocinante nel suo ufficio Matteo. Matteo era molto alto, aveva i capelli lunghi e gli occhi verdi. Non era particolarmente atletico ma non era messo male. Giada invece era un po'bassina, forse rotondetta, ma aveva una quarta di seno che accentuava indossando maglioni a collo alto ogni giorno.
Si notarono entrambi quando la responsabile li presentò. Giada cercò di sopprimere il pensiero cercando di pensare al suo compagno che la aspettava a casa, ma era molto difficile visto che della sua formazione doveva occuparsi lei, addirittura divennero vicini di scrivania.
Non riuscirono più a tornare indietro un giorno quando Matteo chiese a Giada di aiutarlo con una cosa che non capiva. Giada, nello sporgersi verso Matteo, sfiorò il suo braccio coi capezzoli (quel giorno sotto il maglione non aveva messo il reggiseno per stuzzicarlo). Lei si ritrasse, ma lui sporse il braccio per prolungare il contatto. Si guardarono e capirono che dovevano scopare lì e ora.
Marco le sollevò il maglione e iniziò a succhiarle prima un capezzolo, poi l'altro, poi unì i seni per succhiarli entrambi. Lei gemeva a bassa voce, ma ben presto smise di fare versi quando lui si fece indietro con la sedia e si sbottonò il pantalone. Lei capi subito l'antifona e si inginocchiò per succhiarglielo, prima lentamente e poi velocemente fino alla base.
A un certo punto si fermò e disse "non osare venirmi in bocca, devi venirmi dentro".
Matteo si eccitò ancora di più a quelle parole, nel frattempo lei si tolse i pantaloni e le mutande e si sedette su di lui, senza infilarlo dentro ma solo sfiorando il suo pene con le labbra.
Era un tormento dolce ma lui non ce la faceva più, si allineò col buco e lo infilò dentro, prima piano e poi forte e fino in fondo, lei aveva gli occhi rovesciati dal piacere.
Matteo indietreggiò con la sedia per poggiare la schiena di lei sulla scrivania e avere più presa per succhiarle ancora le tette.
Le pareti di lei si stringevano sempre di più finché non resistette più e le venne dentro, proprio mentre anche lei finiva.
Per tutto il pomeriggio seguente Giada tenne il maglione alzato così che Matteo poteva succhiarle le tette ogni volta che voleva, e se per caso si rifiutava la schiaffeggiava sulle tette o sul culo.
Si notarono entrambi quando la responsabile li presentò. Giada cercò di sopprimere il pensiero cercando di pensare al suo compagno che la aspettava a casa, ma era molto difficile visto che della sua formazione doveva occuparsi lei, addirittura divennero vicini di scrivania.
Non riuscirono più a tornare indietro un giorno quando Matteo chiese a Giada di aiutarlo con una cosa che non capiva. Giada, nello sporgersi verso Matteo, sfiorò il suo braccio coi capezzoli (quel giorno sotto il maglione non aveva messo il reggiseno per stuzzicarlo). Lei si ritrasse, ma lui sporse il braccio per prolungare il contatto. Si guardarono e capirono che dovevano scopare lì e ora.
Marco le sollevò il maglione e iniziò a succhiarle prima un capezzolo, poi l'altro, poi unì i seni per succhiarli entrambi. Lei gemeva a bassa voce, ma ben presto smise di fare versi quando lui si fece indietro con la sedia e si sbottonò il pantalone. Lei capi subito l'antifona e si inginocchiò per succhiarglielo, prima lentamente e poi velocemente fino alla base.
A un certo punto si fermò e disse "non osare venirmi in bocca, devi venirmi dentro".
Matteo si eccitò ancora di più a quelle parole, nel frattempo lei si tolse i pantaloni e le mutande e si sedette su di lui, senza infilarlo dentro ma solo sfiorando il suo pene con le labbra.
Era un tormento dolce ma lui non ce la faceva più, si allineò col buco e lo infilò dentro, prima piano e poi forte e fino in fondo, lei aveva gli occhi rovesciati dal piacere.
Matteo indietreggiò con la sedia per poggiare la schiena di lei sulla scrivania e avere più presa per succhiarle ancora le tette.
Le pareti di lei si stringevano sempre di più finché non resistette più e le venne dentro, proprio mentre anche lei finiva.
Per tutto il pomeriggio seguente Giada tenne il maglione alzato così che Matteo poteva succhiarle le tette ogni volta che voleva, e se per caso si rifiutava la schiaffeggiava sulle tette o sul culo.
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