Prime esperienze con l'amica tettona di mia sorella (p. 3)
di
Arrapaho
genere
prime esperienze
A quel punto Monica la rincuorò affermando: «...non ti devi preoccupare perchè sei solo all'inizio dello sviluppo, sicuramente ti crescerà ancora e poi tu non immagini quanto sia imbarazzante in certi casi l'avere due tette come le mie, devi prestare sempre attenzione a quello che indossi perchè per strada i maschietti ti danno certe occhiate e qualcuno commenta pure a sproposito... uomini maturi compresi, quei maiali non considerano nemmeno il fatto che sei ancora una ragazzina... E poi quando hai un seno abbondante devi avere anche maggiori attenzioni per mantenerlo in forma ed evitare che diventi ben presto cadente. Per il momento il mio è ancora bello sodo vista la mia età, ma faccio già alcuni esercizi giornalieri e dei massaggi per prevenire...». Mia sorella ascoltava con interesse ed in silenzio le parole dell'amica alla quale chiese se ci sono anche dei prodotti cosmetici che si possono applicare ottenendo questa risposta: «certo... ci sono, ma io fino ad ora non ne ho usati se escludiamo un po' di olio di mandorle per fare dei massaggi al seno dopo la doccia...». E dopo un breve silenzio accennò un certo sorrisetto malizioso aggiungendo: «a questo proposito voglio farti una confidenza un po'... un po' osè ...una mia amica, che ha un anno più di me, dice di aver sentito dal suo ragazzo che le applicazioni diiii... ehm ...di sperma sul seno hanno un buon effetto cosmetico. Allora incuriosita ho voluto fare una ricerca in internet e sembra ci siano dei riscontri... è strano, non sò bene spiegarmelo ma questa cosa mi incuriosisce e mi intriga a tal punto che... alla occasione giusta... avrei intenzione di fare anch'io una prova, ovvio che non posso sapere quando potrà succedere... magari... prima o poi... anche perchè per fare questa prova ci vuole pure un... chiamiamolo "donatore"» e poi giù a ridere. La mia sorellina colse l'occasione per chiederle se avesse un ragazzo, ma dalla risposta ottenuta compresi che al momento era "single" dopo aver avuto solo delle brevi storielle fatte unicamente di pomiciate e qualche breve e superficiale palpatina alle tette. Non aveva concesso niente di più ai suoi giovani ed occasionali partner con i quali si era intrattenuta in occasione di qualche festina privata in casa di amici. Come ho già scritto Monica non attirava certo l'attenzione per la sua bellezza bensì per il suo prosperoso seno, ma a quanto pare quei pochi giovani arrapati che nel baciarla avevano tentato di scoprirlo erano stati fermati da lei stessa. Monica aggiunse di provare un certo piacere nel "limonare" con i ragazzi e di recente anche molto appassionatamente tanto da sentirsi bagnata fra le gambe: «è successo con l'ultimo ragazzo che ho baciato, tre mesi fa... a giugno, alla festa per la fine dell'anno scolastico, mi sentivo così eccitata nel farlo che per un attimo ho pensato di concedergli di più. Anche lui era molto eccitato me ne sono accorta perchè mi ha preso una mano e la ha appoggiata sulla patta dei suoi jeans facendomi sentire per qualche istante la sua erezione, a quel punto mi sono un po' preoccupata di cosa sarebbe potuto accadere andando avanti e mi sono perciò staccata da lui allontanandomi e lasciandolo di stucco.... poi ritornata a casa mi sono un po' pentita di averlo respinto così bruscamente, però mi sono consolata pensando che avrò certo delle altre occasioni per concedermi le mie prime esperienze sessuali...». Poi accortasi di aver parlato un po' troppo a ruota libera con una dodicenne si scusò con mia sorella: «...scusami forse mi sono lasciata un po' andare con certi discorsi... spero di non averti turbato con queste chiacchiere...» Mia sorella non aveva mai parlato di sesso con nessuno, ma aveva ascoltato con interesse e curiosità il racconto di Monica. Dopo un attimo di silenzio Monica riprese ad incalzarla: «a proposito di ragazzi, quì ne abbiamo uno in casa, cosa mi racconti di tuo fratello, ce l'ha già una fidanzatina?» Mia sorella rispose: «non credo... almeno non mi sembra...» e Monica ribattè un po' stupita: «veramente?... Non lo vedevo da tre anni ma devo ammettere che si è fatto proprio un bel ragazzo e, quasi quasi, ci farei anch'io un pensierino... ma mi raccomando non lasciarti scappare con lui questa mia ultima confidenza...». Avevo origliato anche troppo e rischiavo di essere scoperto, allora mi spostai in bagno ed andai di sega mattutina perchè quanto avevo appena sentito dalle confidenze della quattordicenne me lo aveva reso duro come il marmo. Durante il giorno le due amiche andarono in giro per la città che Monica desiderava rivedere dopo i 3 anni di assenza. Io invece feci una lunga riflessione sulla faccenda, mi sentivo fisicamente molto attratto da Monica ed in particolar modo dal suo prosperoso seno. Sapevo però di avere poche speranze di successo, probabilmente era vero quanto diceva di me Monica a mia sorella, la mia difficoltà con le ragazze non era dovuta al mio aspetto fisico bensì alla timidezza che finiva sempre per bloccarmi. Ad un solo mese dal mio quindicesimo compleanno non ero certo spavaldo come alcuni miei coetanei e fisicamente dimostravo meno della mia età, infatti all'epoca ero ancora di struttura esile, con i capelli biondi ed un faccino da ragazzino. Quella sera dopo cena io, mia sorella e Monica guardammo la tv, senza particolare attenzione perchè le due ragazze continuavano a chiacchierare fra di loro, mentre io non perdevo occasione per indirizzare, di tanto in tanto, il mio sguardo verso l'oggetto del desiderio: il suo abbondante seno. Monica ben presto se ne accorse, ma non mi rimproverò e nemmeno fece nulla per evitare le mie occhiate, anzi lo mise più in evidenza spingendo con la schiena e ricambiò i miei sguardi con un dolce sorriso, cosa che da timidone mi fece subito abbassare gli occhi. L'indomani mattina ci risvegliammo con la pioggia e non era il caso nemmeno per loro due di uscire con quel tempo. Fatta colazione, tutti e tre ancora in pigiama ci ritirammo nelle nostre rispettive camere: "che giornata grigia e triste..." pensai, in realtà di lì a breve si sarebbe trasformata e movimentata. Dopo un po' le due ragazze, già annoiate, bussarono alla mia porta ed entrate in camera mia chiesero cosa stessi facendo, perchè loro stavano cercando un passatempo. Iniziammo così a discutere tutti e tre assieme rispolverando alcuni bei momenti trascorsi in compagnia durante l'infanzia, cioè nel periodo in cui Monica abitava in zona e frequentava assiduamente casa nostra. Fra una chiacchiera e l'altra lo sguardo di Monica finì su un oggetto riposto in una mensola, si trattava della famosa valigetta bianca con una croce rossa che la riportava a certi ricordi del passato, allora d'istinto mi chiese se avevo ancora l'idea di fare il medico da grande. "Certamente" risposi io "fra qualche giorno inizio il secondo anno del liceo e poi avanti con l'università... facoltà di medicina...". Io mi ricordavo bene, particolari compresi, di quei momenti dell'infanzia trascorsi giocando al dottore, ma un po' imbarazzato ho preferito non citarli nella nostra chiaccherata sul passato. Al contrario di me, Monica (ora adolescente) mi stupì perchè fu proprio lei con la sua candida ingenuità ad aprire quell'argomento chiedendo ad entrambi: «vi ricordate quando giocavamo con questi strumenti da medico facendo a turno la parte del dottore?». Io e mia sorella un po' imbarazzati di quel vecchio gioco fatto da bambini rispondemmo semplicemente annuendo. Era riuscita a mettermi in imbarazzo, allora per venirne fuori subito reagii cercando di metterla a sua volta in difficoltà ed aggiunsi: «certo che mi ricordo di quel gioco che abbiamo all'improvviso abbandonato in quanto nei mesi precedenti alla tua partenza non ci volevi più partecipare... e questo perchè... perchè ti vergognavi...». «Non è assolutamente vero!» ribattè Monica diventando rossa sulle guance e sentendosi punzecchiata «io non mi sono mai vergognata da bambina nel partecipare a questo gioco...». Poi compreso dal mio sorrisino di non avermi convinto e sentendosi sempre toccata nel vivo mi incalzò ancora di più cercando di imporsi come era solita fare in passato: «...anzi ti dirò di più... non solo non mi vergognavo quando ero bambina, ma non mi sentirei in imbarazzo nemmeno oggi che sono cresciuta ed ho oramai 14 anni!». Il tira e molla fra me e Monica proseguì ancora per un paio di minuti, poi mi venne un'idea e pensai: «perchè non provare ad approfittarne di questa situazione? Potrebbe nascere qualcosa di interessante...». Perciò mi feci coraggio e lanciai la sfida: «io non ci credo ancora, ma se è proprio vero che nemmeno ora ti vergogneresti di farmi da paziente, perchè allora non me lo dimostri?». Monica rimase un attimo stupita ed in silenzio, si era messa in trappola da sola, aveva gettato il sasso ed ora non poteva nascondere la mano, l'alternativa era l'ammettere di aver bleffato. «D'accordo» disse cercando di fare l'indifferente «vista la giornata piovosa anche questo può essere un passatempo ed un modo per ricordare in allegria il passato, però accetto la sfida solo se facciamo da paziente a turno tutti e tre senza distinzioni mettendoci a completa disposizione di chi fa il medico... e così vedremo se sono io o se è qualcun altro a provare vergogna...».
(segue la p. 4)
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