Un buco affamato

di
genere
gay

Ero uscito di casa, deciso ad andare in centro a piedi, giusto per fare due passi. Camminavo da qualche minuto, quando provai una strana sensazione, c’era qualcuno che mi seguiva. Mi voltai e ad una ventina di metri alle mie spalle stava dirigendosi nella mia direzione un uomo.
Non si faceva alcun scrupolo per camuffare il fatto che seguiva proprio me, anzi, quando i nostri sguardi si incrociarono lui fece un cenno con la testa, una sorta di saluto ed un invito a rallentare.
Io quasi mi fermai ad attenderlo, quando fu più vicino mi accorsi di conoscerlo di vista, di averlo incrociato qualche volta vicino casa, ultimamente più di frequente, non avevamo mai parlato insieme.
Era un tipo di almeno quarant’anni, alto e muscoloso, con una barbetta hipster alla moda, vestito piuttosto bene.
Quando arrivò a pochi passi da me sorrise e mi salutò, chiamandomi per nome. Rimasi sorpreso dal fatto che lo conoscesse e glielo feci presente.
“Oh! Conosco molte altre cose sul tuo conto, ho chiesto in giro”, rispose.
Dovete sapere che, anche se io cerco di tenere riservata la cosa, da molto tempo mi faccio inchiappettare da qualche mio amichetto voglioso, in realtà do il culo a quasi tutti quelli che me lo chiedono. Però non ero certo una troia famosa e pensavo che anche quelli che mi scopavano, tutti formalmente e pubblicamente eterosessuali, avessero tutto l’interesse a non farlo sapere. Mi sbagliavo, infatti fu subito evidente che qualcuno se l’era cantata.
Eravamo in prossimità di un parco cittadino, mi disse di attraversarlo con lui, io opposi un simbolico rifiuto ma mi incamminai. Era un bell’uomo, per certi versi arrapante, molto virile, ma il tono con cui mi si rivolgeva mi metteva in imbarazzo. Quando ripetei, seppur muovendomi, che non volevo andare con lui proseguì dicendomi ancora di non dire stronzate e di seguirlo, afferrandomi per un braccio.
Appena entrati nel parco, sulla destra, nascosta fra gli arbusti c’era una vecchia cabina elettrica in disuso, che ogni tanto veniva utilizzata dai senzatetto per dormire (ora è stata demolita), mi sospinse verso questo rudere dove entrammo attraverso la porta di metallo, appena accostata. Appena dentro mi mise una mano sul culo: “Sai, un uccellino mi ha detto che hai un buco piuttosto accogliente, fammi provare”. Mi ritrovai, ormai succube, appoggiato al muro. Vinto mi calai i pantaloni, lui fece colare un po’ di saliva sulla cappella, mi ordinò di allargarmi le natiche con le mani. Lo spinse dentro senza alcun riguardo, facendomi un male boia, io gemetti mentre le crespe del culo si aprivano fino al limite. Mi accorsi che ce l’aveva veramente grosso.
“Zitta troia! Di che ti lamenti, non sei certo vergine!” mi apostrofò, mentre affondava i colpi.
Mi lamentavo protestando flebilmente ma mi resi conto che stavo godendo come un porco, mi piaceva essere preso con quella brutalità, penetrato profondamente, inculato senza fronzoli o inutili discorsi. Puro sesso, sporco e cattivo. Gli chiesi però di non sborrarmi dentro, non sapevo come ripulirmi ma lui mi rispose che aveva altre intenzioni al riguardo, infatti, in prossimità dell’orgasmo, uscì dal mio culo e mi disse di terminare con la bocca. Mi accucciai e presi fra le labbra quel cazzo tutto sporco, dopo pochi colpi di lingua avvertii i primi schizzi che si susseguirono copiosi. Le sue mani erano appoggiate alla mia testa e io dovetti ingoiare tutto.
MI ordinò ancora di ripulirlo con la lingua poi, finalmente, mi fece rialzare.
Mentre camminavamo nel parco mi disse di chiamarsi Marcus e che sarebbe tornato a cercarmi. Dovevo farmi trovare pronto ogni volta che lo desiderava. Io annuii. Un momento fa non lo conoscevo, ora ero totalmente nelle sue mani.
Il primo ad accorgersi della mia remissività e disponibilità a concedermi ed a prenderlo nel culo fu Nino, il figlio della signora che veniva ad aiutare mia madre nelle faccende di casa. Perennemente arrapato sondò immediatamente il terreno ed appena si rese conto che aveva vita facile, mi sverginò nel garage. Da quel momento mi incula regolarmente, da anni.
Rammento che prima di penetrarmi per la prima volta, giudiziosamente, mi spiegò che dovevo rilassare il culo e spingere un po’, come per defecare. Ho anche in mente il dolore che ho provato in quel frangente ma anche il piacere che poco dopo ne è seguito.
In realtà la tecnica me l’ha poi affinata Livio, un altro amico al quale, ingenuamente, raccontai la vicenda. Il cazzo me l'aveva già fatto toccare ma prese subito la palla al balzo e da quel giorno (la prima volta con la scusa che ormai non ero più vergine e tanto valeva approfittarne) mi ha inculato moltissime volte. Salivamo nella soffitta, alla quale si accedeva solo dall’esterno, da un passaggio nascosto alla vista dei passanti. Mi spogliavo completamente e mentre xi toccavamo dappertutto gli dovevo raccontare, per eccitarlo, cosa avevo fatto con Nino nei giorni precedenti. Dovevo aver sempre combinato qualcosa, altrimenti ci rimaneva male, ma io cercavo sempre di accontentarlo e comunque Nino mi agevolava perché non ne saltava una. La sua eccitazione aumentò ulteriormente quando spuntarono fuori altri partners oltre al primo e vi furono nuovi racconti. Per premiarmi me lo fece prendere in bocca per la prima volta e visto che non mi tiravo indietro mi insegnò a tirare i pompini e a bere la sborra.
Mi ordinava di spompinare anche gli altri, così avevo anche quello da raccontare. E pensare che per tutti era un santarellino e invece! Anche adesso, quando gli va trova il modo di incontrarmi, si apposta come ha fatto Marcus, a piedi o in auto, ed io vado con lui.
Marcus non si fece più vivo per parecchi giorni e io non sapevo come rintracciarlo.
Mi ero detto che non lo volevo più incontrare ma, in realtà, smaniavo come una sposina calda e vogliosa con il marito al fronte, non vedevo l’ora di farmi ancora scopare brutalmente da lui.
Nel frattempo, per lenire la voglia irrefrenabile di cazzo che mi dava questa smania, andai a cercare sia Nino che Livio.
Entrambi furono abbastanza sorpresi, sempre erano loro che cercavano me.
Nino andai a cercarlo direttamente a casa, quasi dovetti implorarlo di incularmi, perché era incasinato con le sue cose e mi disse che purtroppo non aveva tempo. Poi si approfittò della mia pietosa situazione e dovetti promettergli anche che poteva orinarmi addosso, pratica che, dopo averla vista in un film porno, mi aveva chiesto più volte ma io mi ero sempre rifiutato. Era dubbioso sulla praticabilità di questa cosa, ma gli dissi che avremmo potuto farlo direttamente in casa mia, nella vasca da bagno, che quel giorno ero solo, poteva farmi tutto quello che voleva.
Lo aspettai nudo per quasi un’ora, appena varcò la soglia mia avventai su di lui, mi inginocchiai e gli tirai giù i pantaloni e le mutande, tutto insieme, cominciai succhiarlo come fosse stata l’ultima cosa che facevo. Diventò durissimo, allora mi misi a quattro zampe sul divano del soggiorno e lo pregai di insultarmi e di spaccarmi il culo fino a farmi sanguinare. Mi guardò come se fossi impazzito ma mi prese in parola. Si mise di impegno, mi sbatteva come una cagna, mentre mi ricopriva di parolacce:” …troia, maiala rottainculo, ti spacco. Baldracca sfondata te ne do quanto vuoi, ti riempio, ti apro come un secchio…” e giù spinte micidiali.
Mi scopò per tutto in pomeriggio, in ogni posizione, mi sborrò in culo e in bocca più volte. Quando veniva lo pregavo di farne un’altra, di incularmi ancora, non ne avevo mai abbastanza.
Mi chiese cosa era successo, che non avevo mai fatto così, gli mentii che non lo sapevo, che il mio culo si era svegliato in quel modo. All’ultimo non ce la faceva più ed io dovetti mantenere la promessa, mi inginocchiai nella vasca lui rimanendo in piedi mi pisciò in faccia, chiusi gli occhi ma mi ordinò di tenere la bocca aperta, fu il mio primo bagno di piscio con annessa bevuta, pensai che avrei vomitato ma mi sbagliavo, superai bene la prova, ci sarebbe stato poi ben altro, ma non lo sapevo ancora.
Volevo Marcus ma non lo trovavo. Due giorni dopo avevo ancora voglia e cercai Livio. Scopavo anche con altri oltre che con Nino e Livio ma questi erano quelli maggiormente dotati e porci di tutti. Del resto, in quei giorni avrei potuto dare il culo a chiunque si fosse avvicinato, con una facilità ancora più grande del solito, sarebbe bastato solamente un cenno.
In effetti non capivo bene cosa mi stesse succedendo. Il modo di fare di Marcus aveva tirato fuori una parte di me che era ancora nascosta, quella più depravata e sottomessa.
Con Livio quel giorno fu una cosa rapida, non rimasi molto soddisfatto. Lo facemmo comunque due, nella sua auto, mi inculò sul sedile del passeggero ribaltato, sdraiato con le gambe aperte, come una puttana di strada. Mentre lo faceva e io sentivo il suo cazzo in fondo alle viscere, mi rimproverava perchè stavo diventando una troia che andava a cercare gli uomini a casa loro, che avrei fatto una brutta fine. Parlava così ma io sapevo che gli piaceva moltissimo il mio culo, che io mi comportassi così. Allora gli raccontai di Marcus e lui si eccitò moltissimo, tanto che ne volle fare un'altra alla pecorina.
Mentre gli ripulivo il cazzo con la bocca mi assicurò che mi avrebbe aiutato a ritrovare Marcus, perché voleva nuovi racconti, gli era piaciuto come lui si era preso il mio culo.
Marcus tornò, ma questa è un'altra storia.
scritto il
2015-02-24
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