Al mare con Lulù (2)

di
genere
gay

Le cose vanno avanti bene, le giornate trascorrono lente, sulle spiaggia assolata, Mario se ne va in giro per i fatti suoi, dopo scopa Lulù (la sua Vivian), per nottate intere.
Lo abbraccia e bacia come una amante, è arrivato a concedergli il sessantanove, succhiandosi reciprocamente, salvo poi giocare con il suo buco del culo, un antro dove mette di tutto, carote, banane e zucchine che frega in cucina, oggetti vari, più o meno falliformi, che raccoglie qua e là. L’unico problema c’è stato quando ha voluto infilare Lulù con un grosso cetriolo bitorzoluto: “Facciamo un esperimento, vediamo se ti allarghi così tanto”. Alla fine, dopo molti tentativi, incredibilmente, è entrato, fra gridolini di dolore soffocati nel cuscino. Dopo il culo di Lulù ha stentato a richiudersi, con significative perdite di sostanza rosso/marroncina per tutto il giorno dopo. Affatto preoccupato, Mario ha immortalato la scena (il grosso affare verde che sbucava fra le natiche glabre poteva ricordare una scultura moderna) con il suo cellulare, evitando prudentemente di riprendere la faccia del cugino.
Quando sono soli Lulù é un puro oggetto sessuale, che si sottomette a qualsiasi cosa venga in mente al cugino.
I giochi erotici sono continuati senza interruzione, ora Lulù si deve lavare anche “dentro” per evitare il ripetersi delle perdite, con una cannula di gomma che gli ha procurato Mario.
Tutto ha rischiato di precipitare durante un afoso pomeriggio.
Devo premettere che la spiaggia nelle vicinanze della fattoria è quasi tutta libera e selvaggia, per questo è anche facile trovare dei posti dove prendere il sole nudi o scopare fra gli alti pini ed i cespugli di macchia mediterranea che la costeggiano. Ad un paio di centinaia di metri esiste solamente un piccolo lido composto da basso recinto di legno, alcune baracche di legno, due vicine, una adibita a bar e l’altra a spogliatoio con due docce esterne, praticamente due tubi ed un piccolo bagno. Un po’ più in là, fuori dal recinto e fra i cespugli ci sono altri edifici fatiscenti, fra i quali un capanno poco visibile dove vengono chiuse le sdraio, i lettini e gli ombrelloni, assieme ad altro materiale. Il tutto è gestito da un atletico tipo sulla quarantina, Ciro, con i capelli lunghi ed paio di baffoni, piuttosto grezzo e scurrile.
Sono circe le due del pomeriggio e sulla spiaggia c’è pochissima gente, in piena canicola, il caldo è infernale, il sole picchia durissimo.
Mario sbuca praticamente dal nulla, mentre Lulù sta sonnecchiando sotto l’ombrellone.
“Dai, Vivian, vieni con me, ce l’ho duro e mi devo sfogare. Quella zoccola mi ha fatto limonare ma non me l’ha nemmeno preso in mano”, dice Mario, riferendosi ad una delle ragazze che frequenta sulla spiaggia.
Si guarda intorno poi indica a Lulù la casetta più lontana e nascosta, quella delle sdraio: “Vai lì, ho notato che è solamente socchiusa, è più comodo che fra i cespugli. Aspettami che arrivo fra qualche minuto, prima buttati sotto la doccia”. Mario è decisamente un tipo che ama la pulizia.
Lulù (Vivian) fa come dice l’altro, è tranquillo perché sembra che Il gestore/barista/bagnino/tuttofare baffuto stia riposando dietro il bancone. Si da una risciacquata rinfrescante poi entra e si siede sopra un lettino, in attesa.
Mario entra e si toglie immediatamente il costume, poi resta in piedi, con il cazzo eretto perfettamente all’altezza della faccia di Lulù, che comincia subito a succhiarlo.
Quando ritiene di essere sufficientemente bagnato, invita Lulù ad appoggiarsi, piegato a novanta gradi e con il costume abbassato sulle ginocchia, ad una pila di lettini. Lo penetra immediatamente ed inizia a stantuffare.
La porta si apre improvvisamente ed il baffuto gestore del lido irrompe con in mano il manico di un ombrellone.
“Ma bravi! Ed io che pensavo di beccare due ladruncoli, invece ci sono due ricchioni!” esclama : “Non vi meno perché mi fate pena, ma ora usciamo che vi sputtano davanti a tutti”. Però, mentre dice così, il bestione osserva il culo liscio e rotondo di Lulù che è rimasto immobile, piegato e con il buco gocciolante, dal quale si è subito tirato via il cugino.
Mario, che ha notato dove vanno finire gli occhi di Ciro, prova a rimettere in piedi la situazione, a modo suo: “Dai, non fare casino, non vedi che bel culo che ha, è morbido e tenero come il burro. Potresti fartelo anche tu, tutte le volte che vuoi, invece di gridare. Sapessi, poi, che pompini tira, una vera troietta, al suo paese lo chiamano Lulù! Io anche Vivian, sai, come Julia Robert quando fa la puttana del film”.
Il cugino più grande decide tutto lui, non si sogna neppure di chiedere a Lulù se è d’accordo sul fatto di farsi sbattere da Ciro, lui deve stare lì ed attendere gli eventi.
Ciro si accosta, quasi con circospezione, a Lulù. Ha una compagna e non è mai stato con una persona di sesso maschile ma quel culetto liscio e disponibile, umido di umori, lo attrae irresistibilmente. E’ così invitante!
Appoggia una mano sulle natiche nude, le accarezza un momento: “Forse me lo faccio il frocetto, gli rompo per bene il sederino, quasi quasi lo rompo anche a te”, dice, rivolgendosi minacciosamente a Mario.
“Veramente, qui quello che lo prende regolarmente nel culo è lui. Dai scopalo, vedrai che ti piacerà, puoi fargli tutto quello che vuoi che a lui sta bene”. Ribatte Mario che ha già capito tutto.
Lulù è un po' spaventato, non certo dal cazzo di Ciro, ma dal manico che brandisce, è troppo vicino al suo culo e questa cosa lo preoccupa, teme qualche idea malsana. Fortunatamente Il bastone viene messo da parte.
Nel frattempo Ciro l'ha tirato fuori, mettendo in mostra un cazzone tozzo e storto, non molto lungo ma con un diametro notevole. Esplora l'anfratto di Lulù con un paio di dita, Mario, che si sta ulteriormente eccitando, lo incita: “Dai, dai, mettiglielo dentro!”.
Ed il bagnino si decide, viola il buco di Lulù/Vivian con il tozzo bananone, il giovane lascia uscire un gemito, è una cosa improvvisa e piuttosto rude, dolorosa anche per un culo aperto come il suo.
“Tieni, cagnetta, tieni! Troia!” impreca Ciro, mentre scava di brutto le viscere di Lulù.
Assieme ai gemiti di Lulù ed al respiro affannoso di Ciro e di Mario, che si sta masturbando, di sente distintamente il rumore del cazzo che sfrega sulle pareti bagnate del retto, uno “sciaf sciaf” che si mescola con quello che produce il ventre sudato che picchia sulle chiappe, un sorta di schiaffo che si ripete ritmicamente.
Il quarantenne è veramente uno stallone, l'inculata sembra non finire mai.
“Accidenti, è come una figa!”, esclama, mentre aumenta il ritmo dei colpi.
“Vienigli in bocca” gli consiglia Mario.
“No, no... ora vengo”. Arriva all'orgasmo ululando come un lupo, schizza nelle profondità di Lulù un quantitativo notevole di sborra, Vivian la puttanella ne avverte gli spruzzi ed ha l'impressione di sentirne il sapore.
Anche Mario è venuto, sborrando in faccia a Lulù, che si stende sfinito su un lettino da mare, ripieno come un raviolo.
“Un pompino me lo fa stasera, si ferma quando sistemo la spiaggia, deve dire che mi da una mano, se vuoi puoi fermarti anche tu”, dice Ciro, rivolto a Mario.
“Io ho da fare, ma Lulù si ferma di sicuro”, risponde questo. Lulù non può fare altro che annuire.
Tornano sulla spiaggia e Lulù si getta in mare, per svuotarsi il culo.
Il resto del pomeriggio trascorre lento, sotto il sole. All'imbrunire Ciro chiama Lulù: “Se hai voglia puoi aiutarmi con i lettini!”. Ovviamente è tutta scena, per i parenti di Lulù.
Lulù, che ormai ha un altro padrone da soddisfare, lo segue senza fiatare.
Raccolgono dei lettini e li portano nella solita baracca, dove si fermano.
“Ma guarda che fighetta calda che sei, mi hai seguito senza battere ciglio, ti piace veramente molto il cazzo!”.
E la fighetta prende in bocca l'ennesimo cazzo della sua vita, ma l'altro, infoiato, gli ridà due colpetti nel culo. Infine, Lulù dopo aver ripulito perfettamente il bastone di carne, ancora un volta ingoia, con soddisfazione, un bel po' di sborra calda.
Par quel giorno, però, non finisce lì. La notte Mario vuol sapere per filo e per segno cosa è successo con Ciro, poi, anche lui si fa tirare un pompino. Finalmente si va a dormire.
Il mattino dopo Mario raccomanda a Lulù di assecondare, nei giorni di vacanza che restano, sempre le voglie di Ciro il bagnino, perché se quello li sputtana sono casini terribili.
Le vacanze proseguono così, Lulù ha anche acquistato una cremina in un supermercato, è molto simile a quella che ogni tanto adopera il Catechista, quando vuol fare qualche gioco particolare. Dopo la vicenda del cetriolo preferisce essere preparato ad ogni evenienza, tutte le sere Mario trova sempre qualcosa di strano da infilare dentro il buco spanato, qualche nuova strada da esplorare.
Tra l'altro, anche Ciro il bagnino gli ha detto che dovrà sempre farsi trovare pronto, perché quello lo userà ogni volta che ne avrà voglia. Succede molto spesso.
Curiosamente, tutti i giorni deve aiutarlo a sistemare il lido.
I modi rudi di Ciro lo mettono un po' in soggezione ma in realtà gli piacciono, lo fanno sentire una fanciulla indifesa.
Il ruolo di cagnetta in calore gli si addice perfettamente e Ciro glielo sbatte nel culo proprio come fa un cane quando ne trova una, completamente disinteressato a tutto il resto, senza fronzoli o sdolcinatezze. Per lui Lulù è una cerbiatta, un bel buchetto giovane dove godere a suo piacimento poco sotto ad una bocca carnosa nella quale sborrare. Si è completamente ricreduto sul fatto di andare con un maschio, se è come Lulù, che scopa come fosse una femmina.
Il giorno prima della partenza, poi, c’è il trattamento completo. Si ritrovano insieme tutti e tre nella casupola.
Inculano Lulù a turno, poi tutti e due assieme nello stesso buco, Mario sotto e Ciro sopra.
Tutto finisce con Lulù che ingoia da tutti e due, con una paperella di gomma infilata nel culo aperto.
Il giorno dopo la cagnetta torna a casa.
Sono tutti lì ad attenderla, sicuramente non farà in tempo a farlo richiudere.
scritto il
2015-04-01
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