Una rivale in casa - 2

di
genere
incesti

UNA RIVALE IN CASA

CAP. 2

Da quel momento cominciai ad essere sopraffatta da un piacevole turbamento e una perenne eccitazione.
Non sapevo spiegarmi il perché, ma il fatto di sapere che mio marito e mia figlia erano attratti da una forte e reciproca attrazione sessuale, anziché offendermi mi creava uno stato di grande eccitazione e godevo nel pensare che si toccassero di nascosto.
Cominciai a comportarmi in maniera da facilitare le loro manovre, approfittavo di ogni occasione per lasciarli soli per poi spiarli ed eccitarmi.
“Io vado in cucina a preparare la cena, voi apparecchiate…”
Ma nell’uscire dalla sala da pranzo accostavo la porta lasciando uno spiraglio che mi permettesse di vederli… e loro non perdevano tempo.
Si baciavano con grande passione, Carlo infilava subito la mano tra le cosce di Gina, la quale allargava le gambe e si accosciava leggermente per facilitare, ero certa, la penetrazione di qualche ditino nella sua vogliosa fica.
Sempre con le bocche incollate a scambiarsi un osceno e incestuoso lingua in bocca, la mia piccolina cominciava a ondeggiare il bacino avanti e indietro… si scopava sulle dita del padre.
Altre volte, vedevo Carlo tirare fuori immediatamente il cazzo dai pantaloni e Gina inginocchiarsi davanti a lui e prenderglielo in bocca… mio marito chiudeva gli occhi e accarezzava la testa della sua porcellina, estasiato dal servizietto che gli stava facendo… leccava le palle, l’asta e la cappella e pompava come una esperta pompinara, finchè il padre, forse con un segnale convenuto, non le dava un paio di colpetti sulla spalla.
A quel punto Gina capiva che il padre stava per venire… ingoiava tutto il cazzo fino alle palle e cominciava a pompare come una forsennata, finchè il padre non le bloccava la testa con entrambe le mani e le riempiva la bocca di sborra che lei, da adorabile puttanella, ingoiava tutto fino all’ultima goccia.
Un bacio appassionato, affinchè il padre gustasse il sapore della sua stessa sborra, completava il servizio… ed io, spettatrice di questo stupendo spettacolo incestuoso, mi sentivo ribollire il sangue.
Per ovvi motivi queste reciproche manifestazioni di affetto tra padre e figlia duravano solo pochi minuti… ma mi infondavano una voglia di porcate inimmaginabile.
Stavo impazzendo… ero perennemente eccitata… quando vedevo Gina e la sapevo senza mutandine subito pronta per farsi accarezzare la fica, mi sentivo bagnare… ma ormai sapevo cosa fare… attendevo solo il momento propizio.
E questo momento mi si presentò in un pomeriggio in cui Carlo era fuori casa per lavoro.
Gina era nella sua stanza… l’avevo vista di nascosto mentre abbracciava il padre prima che lui uscisse… un appassionato bacio in bocca da far rabbrividire, mentre lui le accarezzava la fica da sotto la corta gonnellina.
Mi preparai bene per l’incontro… mi tolsi reggiseno e mutandine… mi lasciai coprire solo dal mio corto vestitino che indossavo per casa… presi il registratore, già posizionato in un punto che ritenevo strategico, me lo misi in tasca e andai da Gina.
Bussai ed entrai… era sdraiata sul letto a leggere.
“Ciao, amore, che fai di bello?”
“Sto studiando… che palle… sto preparando un esame…”
“Oh!, scusa, ti sto disturbando…”
“Ma che dici… anzi… così mi riposo un po’…”
“OK, ti faccio un po’ di compagnia e poi ti lascio al tuo studio…”
Prima che me lo chiedesse mi sdraiai anche io sul letto, accanto a lei… molto accanto… lei sdraiata supina, io di fianco rivolta verso di lei…
La guardai…
“Lo sai che sei proprio una bella ragazza… chissà quanti spasimanti ti vengono dietro…”
Quali spasimanti… ormai sono fidanzata…”
“Ah!... non dire bugie a mamma… non mi dire che, anche se sei fidanzata, non ti prendi ogni tanto qualche, diciamo, piacere distrazione… a me lo puoi dire… la carne è debole… anche a me talvolta prendono certe fantasie…”
“Ma mamma… che dici… io sono fedele…”
“Certo amore… fedele con il cuore sempre… ma la fichetta, proprio per la sua natura, non è mai fedele…”
Mi guardò… stava per ribattere qualcosa… ma non gliene diedi il tempo… mi avvicinai al suo viso e posai languidamente le labbra agli angoli della sua bocca e le diedi un tenero bacio… nel movimento posai il braccio sul suo corpo e la mano prese possesso di una mammella… Dio che piacere sentirla così soda sotto la mano…
Mi fissò ed emise solo un flebile gemito…
“Ma… mamma…”
Le diedi subito un altro tenero bacio sulle labbra, mentre le stringevo delicatamente la mammella… poi la guardai e abbozzai un intrigante sorriso…
“Ti è piaciuto il regalino che ti ha fatto mamma giovedi pomeriggio?”
Mi guardò con una espressione interrogativa… non avrebbe mai immaginato…
“Mamma, quale regalino?”
Le strizzai leggermente il capezzolo…
“Non ti ricordi che sono uscita… e ti ho lasciato sola con papa? Io, al tuo posto, lo definirei “un ottimo regalino”.... non credi?”
Strabuzzò gli occhi… con la mano sopra la mammella sentivo aumentare i battiti del cuore… cercò di farfugliare qualcosa…
“Ma, mamma, non capisco…”
“Uhmmm!... non mi dire che te lo sei dimenticato… certe cose non si dimenticano… ma adesso la tua mamma ti richiama alla mente quei dolci momenti…”
Le detti un altro bacetto sulle labbra mentre prendevo il registratore, già posizionato, e lo accesi… i loro gemiti di passione risuonarono per la stanza…
“Gina… Gina… amore di papà… sono pronto…”
Le feci risentire tutte le frasi, i gemiti, i lamenti e gli incitamenti che si dissero mentre stavano venendo tutti e due insieme.
Rimase impietrita… sentivo il cuore scoppiarle nel petto… chiuse gli occhi e due lacrime scesero lungo le gote…
“Dio mio… Dio mio… mamma… scusami… scusami…”
Le lacrime cominciarono a scendere copiose… mi sentii illanguidire.
Salii con il mio corpo sopra al suo, allargai le gambe in modo da inserire la mia coscia destra tra le sue… in questa maniera anche la sua coscia stava tra le mie, a contatto con il mio ventre.
Cominciai a baciarle gli occhi, da dove sgorgavano le lacrime… il loro dolce gusto salato mi inebriava… il mio corpo pigiato contro il suo cominciava ad eccitarmi.
“Tesoro di mamma… ti prego, non piangere… non voglio che tu soffra… non sono risentita che tu e papà scopiate come due appassionati amanti… anzi… sapessi quanto ho goduto mentre sentivo la registrazione del vostro eccitante incontro.
Specialmente tu, porcellina di mamma, mi hai fatto morire con i tuoi continui gemiti di godimento, mentre papà ti martellava la fica con il suo poderoso cazzo… non puoi immaginare quanto mi hai fatto godere…”
Gina aprì gli occhi luccicanti di lacrime… mi fissò con aria incredula…
“Ma… mamma… davvero non sei risentita con noi? Io mi vergogno da morire… ho tradito la tua fiducia…”
“No, tesoro… ti prego… non pensare di avermi tradito… io le capisco queste cose… so che talvolta il richiamo del sesso, della passione, la forte attrazione sessuale che può nascere tra due persone anche dello stesso sangue, ci fa fare delle pazzie… delle dolci pazzie”
Aveva smesso di piangere… io avevo iniziato a muovere in maniera quasi impercettibile il bacino… spingevo la mia coscia contro la sua fica e nel contempo la mia fica contro la sua coscia.
“Dillo a mamma… è stata dolce la tua pazzia? Ti piace il cazzo di papà, vero? Dimmelo, ti prego… ti fa godere?”
Per tutto il tempo avevo seguitato ad accarezzarle la mammella… il capezzolo aveva raggiunto una discreta erezione… credo che alla mia piccolina non era indifferente il mio corpo sopra il suo…
“Ma davvero, mamma, vuoi saperlo? Non ti dispiace?”
La baciai nuovamente sulle labbra, spingendole contro il bacino.
“Pensi che se mi dispiacesse che ti sei fatta scopare da papà, starei qui a baciarti e ad accarezzarti?”
Mi guardò senza parlare… sentivo un certo abbandono del suo corpo… si sentiva sollevata… sentivo che si stava lasciando andare… dovevo approfittarne…
Contemporaneamente le diedi un altro bacio, le strizzai un capezzolo e strusciai ripetutamente la coscia contro la sua fica.
La fissai negli occhi con uno sguardo intenso… poi accostai le mie labbra al suo orecchio e le sussurrai con una voce velata di libidina…
“Dimmi, tesoro… hai mai fatto l’amore con una donna?”
Sentii il suo corpo fremere contro il mio e dopo alcuni istanti dalla sua bocca uscì un flebile sussurro…
“No… mamma… no…”
“Allora non hai mai accarezzato un’altra fica oltre la tua…
“No… mamma… no…”
“Allora non hai mai provato il piacere di sentire una lingua esperta di una donna giocare con la tua fica, titillarti il grilletto e penetrarti la vagina fino a farti venire contro la sua bocca?”
Sentii che mi abbracciava forte…
“Dio Santo… no… mamma… no…”
“Allora non hai mai provato neanche il piacere di bere il dolce succo che esce dalla fica quando è al colmo della eccitazione…”
Mi strinse ancora di più, fissandomi negli occhi…
“Conosco il sapore del succo della mia fica… lo assaggio spesso… mi piace molto… ma non conosco il sapore che hanno le altre fiche…”
Avvicinai il mio volto a pochi centimetri dal suo…
“Allora la tua mamma dovrà insegnarti molte cose…”
Incollai di nuovo le mie labbra contro le sue… ma non mi tolsi… rimasi immobile… in attesa… dopo alcuni interminabili attimi sentii le sue labbta dischiudersi… era il segnale che aspettavo… affondai la lingua nella sua bocca… e cominciai a far danzare il mio ventre contro il suo.
Dopo il primo attimo di smarrimento, prese a ricambiare con passione le mie attenzioni… il suo pube spingeva contro il mio… la sua lingua frullava nella mia bocca.
Siiiiiiiiii!!!!!... Siiiiiiiiiiii!!!!... la mia piccola adorabile porcellina si era lasciata andare… ormai era mia e non me la sarei più lasciata scappare.
Cominciammo a scambiarci un furioso lingua in bocca… cominciò a gemere mentre seguitavo a strizzare delicatamente il suo capezzolo.
Mentre ci baciavamo languidamente come due appassionate amanti, sollevai il mio corpo dal suo, mi tolsi e spostai la mia mano dal seno sulla sua coscia… l’accarezzai… appena sentì la mia mano sulla sua coscia ebbe un fremito… mi staccai dal bacio…
“Adesso mamma ti viene a trovare… lo so che sei senza mutandine…”
Cominciai a salire lentamente con la mano lungo la coscia… Gina mi guardò… aveva assunto una espressione a me ben conosciuta.. l’espressione della libidine… della lascivia…
“Vieni… mamma… vieni da tua figlia… ti aspetto…”
Allargò completamente le gambe per accogliere trionfante la mia mano.
Salii veloce lungo le cosce e arrivai… appena la mia mano toccò la sua fica la stessa scossa elettrica colse entrambe.
Spinsi il dito medio nello spacco e lo percorsi tutto… dalla vagina al clito… era fradicia… emise un dolce lamento…
“Oh!! Mamma… mamma… si… si…”
“Tesoro, la tua fica è un laghetto… allora la tua mamma ti ha eccitato… non ti sono indifferente…”
“Dio mio… no… mamma… no… cosa pensi… no… non mi sei indifferente… Dio Santo… no…”
“Tesoro, era questo che volevo sentirti dire… amore… ti sto aspettando… vieni dalla tua mamma…”
Allargai le cosce…
“Eccomi… mamma eccomi…”
In un istante la sua mano arrivò sulla mia fica e mentre mi infilava velocemente due dita nella vagina, ormai completamente aperta dalla eccitazione, incollò di nuovo la sua bocca sulla mia, infilandomi con estrema libidine la lingua in bocca.
Cominciammo a masturbarci reciprocamente come due esperte lesbiche… come per un tacito accordo cercammo di trattare le nostre fiche allo stesso modo, per procurarci lo stesso medesimo piacere.
Lei aveva le dita nella mia fica… ricambiai subito… cominciammo a fotterci, mentre le nostre bocche alternavano delicati e sensuali bacetti, ad appassionati lingua in bocca, ad oscene slinguate sul viso e sul collo, a frasi libidinose… il movimento dei nostri ventri coadiuvavano il va e vieni delle nostre dita nelle vagine.
“Gina, tesoro di mamma… sento che ti piace farti infilare le dita nella fica… certo il cazzo di papà è meglio, vero? Ti piace come ti scopa? Ti fa godere? Dimmelo, amore… mi eccita… e ho sentito che ti schizza dentro…”
Accelerò il movimento delle dita nel mio ventre…
“Oh!, si… mamma… mi scopa da Dio… scusa mamma, ma il cazzo di papà mi fa godere come una troia… tu lo sai quanto è grosso… beh! Quando me lo infla mi sento la fica proprio bella piena… e poi… si, mamma…. mi sborra dentro… mi piace sentirmi gli schizzi contro l’utero… spesso è lo schizzo stesso che mi fa raggiungere l’orgasmo…”
“Gina, angelo mio… non mi devi chiedere scusa… so per esperienza cosa si prova ad avere il cazzo di tuo padre nella fica… ti capisco amore… ma comprendo anche papà… non si può rinunciare ad una fregna porca come la tua… sono appena 5 minuti che ho le dita dentro e già sento di non poterne più fare a meno… colma di umori… grandi labbra… un grilletto bello prominente… oh! Si… sei decisamente una gran bella fregna… tutta da leccare e da scopare…”
“Oh! Mamma… davvero piace anche a te la mia fica”
“Si, tesoro… la tua fica mi piace da morire… mi sta stregando… ti voglio pure io… pure io voglio essere la tua amante… ti prego amore… ti voglio… dammi la tua fica…”
“Oh!... mamma… mamma… si… si… anche tu… anche tu… sarò anche tua…”
Mentre seguitava a gemere, tolsi le dita dalla fica, le appuntai sul buchino e spinsi… tutte unte dagli umori vaginali e con il buchino già bello aperto dalla eccitazione, entrarono completamente nel culo senza difficoltà.
Sobbalzò…
“Uhmmmm!! Mamma… si… si… nel culo… mi piace…”
“Dimmi… glielo hai dato?”
“Oh!, si… ed è stato anche più bello che nella fica… perché è stato il primo… me lo ha rotto papà il culetto… Dio mio… solo a ripensarci…
La fica me la aveva sverginata da tempo il mio ragazzo… ma nel culo avevo sempre avuto timore… avevo paura del dolore… stupidamente… ma lo avevo sempre negato…
Con papà è stato diverso… ha saputo chiedermelo… me lo ha chiesto con amore… come dovrebbe fare qualunque uomo quando chiede il culo alla sua donna.
Me lo ricordo ancora quel pomeriggio… è stato furbo…. con carezze, baci, leccate per tutto il corpo… sulla fica e sul culo, mi ha portato al punto estremo della eccitazione…
A quel punto gli ho chiesto di infilarmelo nella fica… e lui, abbracciandomi stretta, mi ha detto:
“Amore di papà… ti voglio tanto bene… me lo dai il culetto?”
Rimasi sorpresa… non me lo aspettavo…
“Papà… scusa… ma ho paura… hai un cazzo grosso… farlo entrare nel mio buchino… morirei dal dolore…”
“No, tesoro di papà… faccio piano… te lo infilo piano piano… all’inizio un po’ di dolore si sente, ma è sopportabile… ma se ti fa troppo male lo tolgo… io ti voglio far godere no soffrire… dai… proviamo…”
Rimasi un po’ titubante, non sapevo cosa dire, ma il colpo di grazia a cui non potei resistere fu quando mi disse:
di
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2010-08-18
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