Le cinesine 2

di
genere
sadomaso


Come ho già narrato avevo scoperto una particolarità del centro estetico cinese dove ogni venerdì dovevo portare la mia acida moglie...

Attesi come al solito solo pochi minuti nella saletta, fortunatamente al momento quasi deserta, e mi introdussi nel piccolo corridoio dove una delle due stanze era già illuminata. Silenzioso entrai nel vano e salii sulla sedia per spiare dal finestrino comunicante.
Con stupore vidi che stavolta vi erano due clienti, ma non matrone attempate, bensì due uomini sui sessant'anni entrambi nudi e seduti su poltroncine letto. Uno dei due era grasso e tozzo, mentre l'altro più alto e magro. Erano presenti due cinesine a seno scoperto, che ne tenevano una nuda al guinzaglio, giovane e depilata. La più autoritaria delle due aveva in mano una frusta, con la quale cominciò a colpire le natiche della servetta a terra, alternando i colpi con calci nel ventre e sberle violente. Dopo una buona dose di botte si pose in piedi davanti al viso della puttanella, facendosi leccare prima i piedi sudati e poi spingendo il volto della abusata sul sesso bagnato, sul quale la servetta con lena si dette da fare. La seconda aguzzina si sedette su una poltroncina alle spalle della leccatrice, e con un piedino cominciò a spingerlo nella vagina della cagnetta, incitandola ad allargarsi per ricevere le dita odorose all'interno del sesso che piano piano si slargava accogliendo il piede puzzolente e sudato. Il movimento si fece più deciso e stringente, con le dita che a stantuffo entravano e uscivano dalla figa, penetrando sempre più a fondo e raccogliendo secrezioni che umettavano il piede, facilitandone l'entrata sino quasi completamente all'interno della vagina incredibilmente larga per una ragazzina così minuta, evidentemente avvezza a tali trattamenti perversi. La leccata si era intanto girata, aprendo con le dita l'ano marrone e odoroso, pretendendo la lingua della cagnetta che solerte provvide a pulire l'esterno e l'interno del buco puzzolente. L'altra cinesina, estraendo il piede dalla vagina slabbrata, lo spostò più in alto nel buchetto brunastro cominciando a penetrare nell'ano della servetta con le dita viscide di umori caldi. Il piede ricominciò il movimento penetrante, stavolta con maggiore forza dilatando il buco del culetto che si apriva sotto la pressione violenta. Le dita erano ora sparite all'interno, e la puttanella sudava per il comprensibile dolore, continuando però a leccare avida il buco odoroso della seconda aguzzina.
I due clienti intanto si godevano la scena, masturbandosi sulle poltrone lettino, chiaramente eccitati dallo spettacolo di sottomissione. L'evidente soddisfazione era palesata dall'erezione di due membri di notevole dimensione; il cliente più tozzo era munito di un cazzo largo e grosso, simile ad una radice contorta, lungo almeno una quindicina di centimetri. L'altro più longilineo aveva un pene più sottile, ma lungo almeno una ventina di centimetri. Entrambe le cappelle erano paonazze e gli uomini sorridevano ammaliati dalle due cinesine padrone incombenti sulla giovane servetta.
Le tre avevano intanto cambiato posizione: la servetta era ora distesa schiena a terra, con le gambe aperte. Una delle due aguzzine le stava forzando l'ano con la mano, infilando senza riguardo le dita nell'orifizio già violato dal piede. Lo sfintere si dilatò ad accogliere la mano completamente, permettendo un movimento penetrante che procedeva inesorabile nell'intestino. La seconda, con il piede lordo di liquami odorosi, se lo stava facendo pulire riempiendo la bocca della servetta, spingendo le dita sudate all'interno del cavo orale. La puttanella dolorante eseguiva il suo compito di pulizia ingoiando il liquame di sudore e lordura proveniente dalle sue stesse viscere, nettando il piedino puzzolente della sua torturatrice. Dopo aver giudicato completata l'opera l'aguzzina si accovacciò sul volto della sottomessa, che intanto subiva la penetrazione anale della seconda cinesina, che aveva introdotto la mano nello sfintere sino al polso, mentre con l'altra mano si masturbava. La prima chiuse gli occhi e fece spalancare le labbra della schiavetta, urinando copiosamente e nel contempo toccandosi. La servetta fu inondata di calda pioggia dorata, costretta ad ingoiare il liquido odoroso quasi soffocando e bevendo. La pisciatrice ebbe un orgasmo gemendo, eccitata dall'umiliazione della serva: l'altra estrasse la mano penetrante dall'intestino provocando un risucchio anale del buco sfondato e venne anch'essa mugolando come un animale. Le sue dita lorde vennero subito inserite nella bocca della ragazzina ancora piena di piscia puzzolente, per essere ripulite dai liquami che la puttanella si affrettò ad ingoiare.
Le due aguzzine afferrarono il guinzaglio, facendo rimettere carponi la sottomessa e a calci la spinsero a gattonare verso i due uomini ormai eccitati al parossismo dalle perversioni presentate: la ragazzina era lercia e sia dalla vagina che dall'ano perdeva umori viscidi di saliva, urina e feci. I due sembrarono godere della degenerazione della schiavetta, che subito venne afferrata per i corti capelli dalle altre e spinta a leccare i piedi grossi e puzzolenti degli individui. Entrambi apprezzarono il lavoro di lingua, mentre una delle due cinesine incitava a pulire la sporcizia tra le dita colpendo le natiche martoriate della servetta con una cinghia munita di borchie. Ben presto striature rossastre e lividi apparvero sul sedere della cagnetta: la seconda padrona non stette a guardare, ma munitasi di due mollette metalliche le applicò sui capezzoli dei piccoli seni della sottomessa, torcendoli sino a far lacrimare la sventurata. Presto la schiavetta cominciò a leccare i cazzi dei clienti, alternandosi tra i due e infilando la lingua anche nei buchi anali pelosi e puzzolenti e slinguando i testicoli. Mentre si dava da fare con uno l'altro veniva masturbato da una delle due altre cinesi, così che i colpi di frusta si interruppero per un momentaneo sollievo della servetta. Durò poco: dopo qualche minuto la ragazzina venne girata bruscamente, e l'uomo tozzo con un sol colpo di reni entrò nel buco del culo sodomizzando la cinesina, mentre l'altro inserì il membro in gola della sottomessa scopandole la bocca senza ritegno soffocando quasi la sventurata che cominciò a sbavare per la profondità della penetrazione nel cavo orale. Una delle aguzzine afferrò una nuova frusta, con una serie di lacci che terminavano con palline metalliche. Con forza la abbatté sulla schiena della puttanella, lacerando la pelle della cagnetta sfondata nel culo e in bocca dai due porci che sbavavano eccitati come bestie. Tutto il corpo della ragazzina era tracciato da lividi e striature di frusta, ma lei stoicamente resisteva a tutto, da brava schiavetta ridotta a puro oggetto di piacere. Presto i due maiali persero il controllo, e gridando insulti eiacularono quasi all'unisono riempiendo di sborra il culo e la bocca della sottomessa, schizzando sperma in un orgasmo intenso e prolungato. Estrassero il pene ancora paonazzo e semi rigido dalla cagnetta, con un sorriso beato e soddisfatto. Le due aguzzine fecero inginocchiare la servetta, e spinsero il viso a nettare le cappelle cariche di umori, seme, lerciume anale e bava. Terminata la pulizia notai i cazzi dei clienti ancora semi rigidi, in procinto di erigersi nuovamente: era chiaro che i due attempati si erano premuniti assumendo viagra o altre medicine per godersi appieno la cinesina. Infatti in pochi istanti le aste si gonfiarono con voglia rinnovata, masturbate dalle due cinesine padrone. Una delle due si dedicò nuovamente alla servetta che era rimasta inginocchiata a riprendere fiato: con una sberla la fece alzare in piedi e presa una corda cominciò a legare i piccoli seni della servetta stringendoli forte e creando una specie di imbragatura. Legò anche i polsi della ragazzina, mentre le tettine cominciavano a divenire rosse per la compressione dei lacci. La seconda aguzzina afferrò un gancio/carrucola che pendeva dal soffitto, e con un moschettone lo applicò al piccolo seno. Tirò poi con energia verso l'alto, così da appendere per i seni la servetta che venne sollevata per almeno dieci centimetri da terra, penzolando, agitando i piccoli piedini e gemendo dal dolore. Gli uomini si eccitarono alla vista e cominciarono entrambi a palpeggiare la servetta, infilando le dita nel culo e nelle vagina mentre le due aguzzine ripresero a masturbarli. Il più alto dei due prese da un tavolino un sigaro, accendendolo e sogghignando. Compresi che voleva aggiungere dolore alla punizione già in atto; si avvicinò alla cagnetta appesa, e fumando spinse una delle due cinesine a succhiargli il cazzo. Anche il socio spinse la sua orientale verso il basso, inserendo il cazzo tozzo nella gola della donna. Il fumatore diede un tiro, e ridendo avvicinò la punta incandescente alla indifesa servetta che cominciò a piangere di terrore. L'uomo non si fece intenerire, e con soddisfazione data dal coito orale in atto e da evidente sadismo premette il sigaro sul ventre già martoriato della ragazzina, che urlò di dolore. L'altro porco, per non essere da meno, accese anch'egli un sigaro, e presto entrambi iniziarono a giocare con la punta incandescente chiazzando le natiche e il ventre della servetta che dondolava gridando. Le due aguzzine nel mentre si davano da fare a succhiare i grossi cazzi, incitate dagli uomini. Con uno sguardo di intesa i perversi risalirono con i sigari verso i piccoli seni, che cominciarono ad ustionare provocando urla sempre più forti, e quando premettero le punte incandescenti sui capezzoli la torturata quasi svenne rilasciando un fiotto di urina bollente e liquami anali perdendo il controllo degli sfinteri. Fortunatamente per lei i due furono inebriati dalla scena estrema, e riempirono di sperma le bocche avide delle due cinesine aguzzine, che ingoiarono il seme dei clienti senza perderne una sola goccia.
Lo spettacolo mi aveva sconvolto, sia per l'intensità della seduta e sia per la degenerazione dei protagonisti. I due porci, ormai inebetiti dal duplice orgasmo, fecero tirare giù la cagnetta, sulla quale urinarono e sulla quale sputarono ridendo. Le due aguzzine lasciarono con la schiavetta la stanza, avendo terminato il loro compito.
Attesi che la luce si spegnesse, ritornando nel vano di attesa facendo finta di nulla, anche se ero rimasto turbato da quanto avevo visto e di come in meno di mezz'ora si fossero assommate tante perversioni........

Per critiche e suggerimenti grnschll1@libero.it
scritto il
2015-06-29
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