Il signor S. e le gemelline

di
genere
incesti

Il signor S. e le gemelline.


Il signor S. , sessantacinquenne pensionato, come al solito bighellonava ai giardini pubblici spiando coppiette e ragazze, perso in pensieri perversi e fantasie erotiche oscene.
D'altronde sposato con una megera da quarantacinque anni cercava di uscire di casa il più possibile per non dover subire la pesante atmosfera aleggiante in presenza di quella scrofa di consorte, costantemente intenta alla lettura di giornali di gossip o alla visione di telenovelas melense.
La stagione che preferiva era l'estate, quando le femmine di ogni età si scoprivano e facevano intravedere seni, piedi, cosce sudati dei quali il signor S. riusciva quasi a percepire l'aroma acre e salmastro. Sognava di posare la lingua su quei corpi umidi, leccando avidamente dentro e fuori di essi, pensieri che gli procuravano ancora un'erezione tardiva tipica degli uomini della sua età, non completamente rassegnati ad una perpetua impotenza.

Il parco proponeva una vasta gamma, dalle matrone alle badanti, dalle coppiette alle ragazze più o meno giovani che piene di energia correvano, saltavano, giocavano.
Il signor S. era particolarmente attratto da due gemelline adolescenti, le quali ora che era primavera con l'energia tipica giovanile giocavano a rincorrersi, ridendo e gesticolando non smettendo di muoversi per almeno tre ore buone. Erano bionde con treccine laterali, occhi azzurri e maliziosi, snelle e allungate. Indossavano sempre magliette chiare senza reggiseno, gonnellino corto e sandali infradito, e nella foga il sudore e l'effetto bagnato facevano trasparire sotto il tessuto capezzoli scuri a sormontare seni acerbi e sodi. A volte si rotolavano nel prato e le mutandine si scostavano di lato, facendo intravedere il solco umido e roseo della vagina. Le due ragazzine non si curavano degli sguardi lascivi del signor S. il quale strategicamente si posizionava su una panchina di fronte ad un ampio prato ove le adolescenti giocavano, sbavando ed occhieggiando sotto il giornale con il pene che miracolosamente si induriva ogni volta che coglieva una immagine repentina di un piede scalzo e sudato, di un seno come detto intuibile o di un solco umido. Va specificato che al parco era presente una sottospecie di loro attempata badante la quale occupava una panchina sprofondando subito in uno stato di dormiveglia, limitandosi a chiamare di tanto in tanto le due ragazzine intimando di non allontanarsi, ma con un tono svogliato tipico delle scansafatiche. Non di rado si addormentava e quindi la sua sorveglianza risultava assolutamente inevasa.

Orbene il signor S. notò che di consueto dopo circa un'oretta le gemelline accaldate si eclissavano verso l'estremità dell'area, ove un laghetto creava un'ansa con radure tra alberi abbastanza fitti, sottraendosi alla vista. Facendosi coraggio il vecchio fingendo noncuranza seguì le ragazzine, le quali tenendosi per mano superarono una barriera di cespugli apparentemente fitti ma tra i quali si apriva un varco quasi invisibile. Di soppiatto l'uomo oltrepassò la barriera verde, trovandosi su una spiaggetta erbosa chiusa su tutti i lati. Qui notò le due adolescenti distese. Si acquattò dietro una pianta dal tronco imponente, in linea d'aria a pochi metri dalle adolescenti che coricate sulla schiena ridevano e scherzavano. Si erano già tolte i sandali e la vista di quei piedini sudici e sudati inebriava il vecchio che sentiva il membro ergersi nei pantaloni. Le gonnelle si erano alzate mostrando mutandine bianche bagnate: entrambe quasi contemporaneamente si sfilarono la maglietta rimanendo a seno nudo che sodo e candido svettava sui due corpi rivelando capezzoli scuri e ritti a causa del caldo. Tolsero anche le gonnelle e si lanciarono in una giocosa lotta tra loro intrecciando gambe e braccia, prendendosi scherzosamente per le treccine bionde, strizzandosi i seni e dandosi dei pizzicotti con schiamazzi e risate. Il signor S. non credeva ai suoi occhi assistendo a quello spettacolo intimo e nascosto alla vista di tutti. Ben presto le adolescenti nella foga si afferrarono le mutandine fradice: nude cominciarono a strofinarsi dappertutto trasformando il contatto fisico da semplice a complesso, con toccatine sempre più esplicite e profonde, sottolineate da gemiti di piacere e sollazzo. Inutile dire che il vecchio, sempre nascosto, aveva ormai estratto il membro dai pantaloni, e quasi soffocava all'evolversi sempre più eccitante della situazione, cominciando a masturbarsi infoiato dalle due puttanelle. Quando le due smisero la lotta e con un abbraccio sensuale cominciarono a baciarsi, con le lingue rosa e fresche che si intrecciavano in baci profondi e ricchi di saliva, il matusa temette di avere un infarto, senza però riuscire a smettere di segarsi l'asta del pene ormai paonazzo e prossimo a eruttare sperma. A turno le ragazzine eccitate si leccavano e mordicchiavano i capezzoli, alternando baci e carezze gemendo di piacere in un crescendo sia di ritmo che di intensità. Con dita sorprendentemente esperte si diedero a titillarsi il clitoride vicendevolmente, con movimenti sempre più rapidi e intensi. Evidentemente avvezze a darsi piacere si lanciarono infine in un sessantanove leccandosi reciprocamente la vagina rosea e ricca di filamenti umorali che fuoriuscivamo abbondanti a testimoniare il grado di appagamento dato dai baci e dalle lingue guizzanti. Mentre si leccavano ormai furiosamente con le dita sottili si penetravano lo sfintere anale, con un gioco di entra ed esci agevolato da saliva e umori, succhiando e bevendo i liquidi odorosi traboccanti da davanti e da dietro. Ben presto uggiolarono a riprova dello stato di eccitazione giunto al culmine, e quasi simultaneamente esplosero in un orgasmo talmente intenso che i muscoli vaginali rilasciarono un forte getto di urina salata che entrambe ricevettero in bocca ingoiando parzialmente quella acre pioggia dorata. Ovviamente il signor S. con il cuore a mille non si trattenne ed eiaculò una inusitata quantità di sperma, sempre nascosto dietro l'albero e sbavando a causa dell'incredibile spettacolo offerto dalla ragazzine. Mentre le puttanelle sfinite indugiavano rivestendosi il vecchio porco si affrettò ad attraversare l'invisibile varco ricomponendosi e tornando alla sua panchina onde evitare di farsi sorprendere a spiare. Dopo una decina di minuti le adolescenti riemersero ancora arrossate e accaldate, a malapena notate dalla vetusta badante che come al solito si era semi assopita: il signor S. aveva ancora la tachicardia per le emozioni provate, e nascose il suo turbamento dietro al giornale sino a quando la tardona richiamò le gemelline lasciando il parco.

Dalla stessa notte e per alcuni giorni il vecchio ritornò con la mente alle scene gustate rivivendo i coiti e le evoluzioni sessuali delle ragazzine. Ogni pomeriggio si recava ai giardini sperando di rivedere le puttanelle in azione ma per una settimana intera parevano sparite. Finalmente ricomparvero appena dopo pranzo, e dopo una mezz'oretta di corse e risate ecco che si spostarono verso il loro “giardino segreto”. Naturalmente il signor S. non aspettava altro e senza dare nell'occhio si apprestò a seguirle pregustando rinnovate scene perverse. Conoscendo l'itinerario attese alcuni minuti, superando il varco e appostandosi dietro al provvidenziale tronco d'albero. Le puttanelle erano già a petto nudo, giocando alla lotta. Era evidente che in questa fase le loro schermaglie vertevano sulla inconscia necessità di entrambe di prevalere l'una sull'altra, ma essendo gemelle e fisicamente identiche, nessuna di loro riusciva nell'intento. Sui loro visi il signor S. vedeva il mutare delle espressioni a seconda che l'una fosse in posizione di forza o meno, ben presto intuendo che il gioco le eccitava sia nella parte della sottomessa sia in quella della preponderante. Quindi per alcuni minuti la momentaneamente vincitrice soverchiava la gemella e la sottoponeva alle sue voglie maliziose: indossavano scarpe da ginnastica senza calze, e il vecchio vide una delle puttanelle obbligata a togliere le calzature della sorella e leccare i piedi sudati e puzzolenti indugiando tra le dita ripulendo le secrezioni salate mentre la beneficiata, liberatasi delle mutandine, si masturbava beata. Viceversa la leccante finito il servizio atterrava la gemella, e posizionata la vagina gonfia e rosea sulla sua bocca rilasciava urina bollente nelle labbra spalancate della ricevente, che di buon grado beveva ed ingoiava parte del liquido dorato. Il tutto era inframezzato da abbracci e carezze infuocate, e dopo ogni leccata umida e odorosa le due adolescenti si mettevano a baciarsi con foga, quasi a voler sentire nella bocca della sorella i sapori e i gusti aspri e acri del sesso della consanguinea. Il signor S. passava dall'estasi alla eccitata meraviglia nel godere di quello spettacolo osceno ma talmente spontaneo da perdere ogni connotato immorale. Il suo cazzo dalla cappella gonfia era al limite della tensione, e il suo sguardo si perdeva nel groviglio di seni acerbi e buchetti inondati di saliva ed umori, la cui fragranza gli pareva di assaporare ed annusare. Sempre nascosto gioiva dei gemiti delle cagnette, pregustando l'estasi in attesa dell'orgasmo ormai prossimo delle ragazzine, al quale era pronto a dar seguito con una eiaculazione liberatoria e appagante.
Ma mentre godeva della visione delle puttanelle ora intente a penetrarsi l'ano leccando le reciproche odorose secrezioni, ecco che un elemento venne a inserirsi prepotentemente sulla scena. Dai cespugli emerse infatti la figura di un uomo sui trent'anni, alto e robusto, il quale indossava canottiera, pantaloni corti e sandali. La sua espressione compiaciuta e cattiva non lasciava dubbi sulle sue intenzioni. Evidentemente l'energumeno aveva notato le ragazzine e aveva deciso di palesarsi conscio della sua stazza imponente e della condizione delle adolescenti, nude ed inermi. Le puttanelle gemettero terrorizzate alla vista dell'uomo, il quale con una risata gelida si avvicinò ad una gemella: il signor S. paralizzato e nascosto vide che il malintenzionato era armato di coltello che con esso minacciò le adolescenti con aspre parole sibilate con accento slavo. Probabilmente era uno zingaro pregiudicato e scaltro, pronto ad approfittare delle circostanze. La sua azione aveva soggiogato le ragazzine: l'una temeva per l'incolumità dell'altra e questa debolezza le rendeva succubi del delinquente. Sempre ridendo sprezzante l'energumeno si denudò, intimando ad una delle due cagnette di leccargli i piedi grossi e puzzolenti, mentre la sorella presa per i capelli fu forzata a leccare le palle e il culo. L''uomo aveva preso in mano la situazione rudemente e già sbavava mostrando una notevole erezione. Il suo cazzo svettava lungo e grosso, con una cappella larga paonazza che spinse presto nella boccuccia stretta di una delle adolescenti, la quale fece fatica a prendere tra le labbra un arnese di tali dimensioni che cominciò a stantuffarle la gola, provocando fili di saliva e muco che colavano dal naso e dalla bocca durante il violento coito orale. Quando la soffocata con gli occhi fuori dalle orbite stava ormai cedendo ai conati di vomito, l'uomo estrasse il pene lubrificato e posizionò una delle gemelle davanti a se: mentre l'una leccava i grossi testicoli egli spalancò le cosce dell'altra, collocando la cappella nella fresca e rosata vagina, iniziando a forzare lo stretto canale. La cagnetta evidentemente ancora inesperta gemeva di dolore a quella intrusione, piangendo e flettendo le dita dei piedini con un riflesso condizionato. Il porco con la grossa lingua umida iniziò a leccare tra le dita dei piedini sudici e sudati, inserendoli nella larga bocca e godendo del sapore salato e aspro: intanto forzava la seconda a leccargli l'ano odoroso, pretendendo che la linguetta entrasse dentro il buco lercio. La grossa asta si faceva strada dentro la puttanella, e l'uomo cominciò a gemere e grugnire sentendo la vagina stringere il suo cazzo, che con un ultima spinta entrò nella cagnetta sfondandola e penetrando sino alle palle. Con un grido espulse un getto violento di seme bollente, che inondò la stretta fighetta fuoriuscendo di lato. Subito il maiale estrasse il pene, afferrando per i capelli la gemella intenta a leccargli l'ano e le palle. Forzò la gola di quest'ultima con il cazzo semi rigido, imponendole di pulire la sborra e gli umori vischiosi della vagina sfondata della sorella, la quale ora era a terra spossata: l'energumeno instancabile tornò tosto in erezione, poggiando la pianta del piede lurido sul viso della sfondata, obbligandola a leccarene il sudiciume. Nuovamente in estro con la minaccia del coltello impose alla pulitrice di mettersi alla pecorina, e con crudeltà stavolta invece di sfondare la vagina come fatto con l'altra gemella posizionò la cappella bollente sul piccolo foro anale. La sodomizzata gemette come una cagna quando il cazzo cominciò a farsi strada nel suo sfintere, lubrificato e consono alle penetrazioni con le dita ma ancora stretto e resistente ad una simile verga lacerante. Il porco ricominciò a grugnire e pretese con gesti eloquenti e bruschi che la gemella con le manine spalancasse le natiche dell'inculata insalivando il passaggio, permettendo una costante e inarrestabile avanzata dell'asta nell'intestino della puttanella insalivato dalla bava. L'energumeno spingeva con cattiveria sfondando il culetto e ridendo, estasiato dalle pareti anali che avvolgevano il suo pene e per il calore bollente delle secrezioni odorose che intanto fuoriuscivano dal suo incedere presto trasformato in un entra ed esci forsennato, sino all'esplosione di un ulteriore orgasmo del delinquente. L'uomo era instancabile, e estratto il cazzo lurido dall'intestino ormai sfondato costrinse le due adolescenti ad inginocchiarsi, e a pulirlo ingoiando le secrezioni anali e lo sperma residuo. Non contento pretese che le puttanelle si ponessero l'una sull'altra con un sessantanove caratterizzato dalla fuoriuscita di sperma e liquidi anali dalla vagina dell'una e dal culetto spanato dell'altra. Ridendo il porco si godeva lo spettacolo, e mentre incitava con minacce e insulti a leccare con più foga, posizionò il grosso cazzo verso le due e un copioso getto di urina puzzolente le colpì su tutto il corpo e sul viso, entrando nelle boccucce costrette ad ingoiare quella pioggia dorata velenosa.
E il signor S. che stava facendo? Anch'egli era da una parte spaventato dalla violenza dell'uomo, dall'altra con vergogna si era eccitato per la perversione e la crudezza delle penetrazioni messe in atto da un maschio volgare e pericoloso. Era tentato di fuggire, ma rimaneva inchiodato nella sua posizione celata, sconvolto e totalmente spiazzato dagli eventi. Le adolescenti ora piangevano per il dolore e il trattamento subito: lacrime lordavano i loro visi ma l'aguzzino ben lungi dal provare pietà le guardava soddisfatto mentre accovacciate evacuavano urina, sperma e feci dai buchi martoriati. Il signor S. si accorse con terrore che il bastardo non si sarebbe accontentato e lo sguardo da assassino che ora rivolgeva alle ragazzine non lasciava spazio ad equivoci e speranze: il delinquente non avrebbe lasciato testimoni della sua cieca violenza! Il vecchio annaspando cominciò a guardarsi attorno, e come se qualcuno avesse voluto lasciare un segno vide una sbarra metallica arrugginita a pochi passi da lui. Una parte di lui gridava di scappare, ma non poteva permettere all'energumeno di realizzare il suo odioso progetto. Con un coraggio che non sospettava di avere afferrò la sbarra e si approssimò verso il bastardo che ora brandiva il coltello bestemmiando in slavo e sghignazzando davanti alle poverette. Solo all'ultimo istante il delinquente si avvide del movimento alle sue spalle, ma ormai il signor S. brandendo la spranga con un urlo assolutamente disumano aveva alzato l'improvvisata arma che calò con tutta la forza sulla testa del porco, appena voltatosi e impreparato a quell'attacco. In un attimo la sbarra calò sulla fronte del maiale, penetrando nel cranio del delinquente che come un sacco crollò a terra, ricoperto di sangue e sputando bava e vomito.

Il signor S. fu subito circondato dalle ragazzine, che piangendo lo accolsero come il loro salvatore. Egli fece del suo meglio per tranquillizzarle e verificato che l'energumeno era ormai fuori gioco, tremando di tensione chiamò immediatamente aiuto.
Sul posto intervennero Polizia, ambulanze e giornalisti. Il signor S. venne dipinto come un eroe (ed effettivamente un po' lo era) e il suo gesto gli valse riconoscimenti e encomi.
La badante scellerata e pigra fu licenziata in tronco, ed i genitori delle gemelline vollero pubblicamente ringraziare il salvatore delle loro figlie.
Il signor S. così si guadagno l'affetto e la fiducia delle gemelline, che divennero per lui come due figlie che mai aveva avuto, e per le quali ricambiò il sentimento che un evento così cupo aveva fatto sbocciare, allietando i suoi anni di vecchio ancora voglioso e finalmente sereno e appagato.....

La storia è ovviamente frutto di fantasia e volutamente grottesca ed esagerata....
Spero di non aver offeso nessuno...

Per critiche e chiacchiere e mail grnschll1@libero.it

scritto il
2015-09-10
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