Massage Room: Karim l'ambulante marocchino
di
iziasfizia
genere
etero
Nell’ottobre del 2000 erano ormai tre mesi che lavoravo a casa come massaggiatrice. Cristian, un mio cliente trentenne, era divenuto il mio uomo fisso del week-end: il venerdì sera lo aspettavo e lo massaggiavo, poi lo portavo a letto e me lo gustavo tutto, specialmente il suo bell’arnese di 27cm. Anche lui single, viveva con la madre malata, ed il venerdì era libero di uscire in quanto a casa con la madre rimaneva la sorella. Così lui si tratteneva da me per tutto il fine settimana, senza assolutamente disturbarmi quando il sabato lavoravo; la sera uscivamo assieme e poi stavamo di nuovo a letto per tutta la notte, fino al mattino della domenica, quando ritornava da sua madre e si preparava a riprendere la sua settimana lavorativa.
Oltre che con lui avevo iniziato a farmi sbattere da altri clienti, che pagavano dalle 100 alle 200 mila lire per godere anche del mio corpo. Cristian invece pagava solo il massaggio e poi io gli offrivo il resto. Ma già pensavo a riempire tutte le notti della settimana…non mi piaceva dormire sola e volevo trovare chi mi facesse compagnia di notte…tutte le notti…e di questo vi dirò.
Tutte le domeniche, appena dopo pranzo, passava da me un certo Karim, un venditore ambulante marocchino che a quell’ora si avviava verso il lungolago di Como per vendere la sua mercanzia. Ci eravamo incontrati al cancello qualche mese prima ed avevo acquistato delle sigarette di contrabbando, così da allora tutte le domeniche mi suonava il campanello per sapere se avevo bisogno di sigarette o altro, e quasi sempre lo facevo entrare per fare acquisti sia per me che per un paio di mie amiche che ormai periodicamente mi chiedevano di rifornirle.
Anche quella domenica lo feci entrare e mentre sorseggiavamo il solito caffè che ormai abitualmente gli offrivo, contrattammo il prezzo di 4 stecche di bionde ed una scatola di accendini, una volta raggiunto l’accordo lo pagai e sistemai in camera la merce acquistata. Quando si alzò per salutarmi, notai una sua smorfia di dolore e lo vidi portarsi una mano alla schiena: zoppicava leggermente e mi disse che erano un paio di giorni che gli dolevano gambe e schiena e che francamente non riusciva a curarsi.
“Avresti bisogno di un massaggio” gli dissi io.
“Certo, ma non so a chi rivolgermi e nemmeno so se ho i soldi per permettermelo”
“Se vuoi puoi rivolgerti a me e per i soldi poi ci sistemiamo”
“Dici davvero? Ma tu sai fare i massaggi?”
“Certo che dico davvero” e sorridendogli aprii la porta del soggiorno, dove oltre a tv e divano, trovava posto il lettino da massaggi e su di un mobile erano in bella vista olii e creme di vario tipo. “Vedi. Io lavoro qui.” Karim non lo sapeva, sino ad allora avevamo sempre tenuto le nostre contrattazioni in cucina e mai prima di quel giorno ci era capitato di parlare del mio lavoro o di massaggi.
“Se mi dici che non mi fai pagare molto e che poi starò meglio un massaggio me lo farei fare volentieri” mi disse lui, mentre ancora si toccava la schiena e sul volto aveva disegnate alcune smorfie di dolore.
“Non ti preoccupare. Cominciamo a vedere cos’hai e cosa posso fare per te.”
Detto questo lui lasciò la sua mercanzia sul tavolo della cucina e mi seguì in soggiorno, dove gli dissi di spogliarsi e poi di stendersi sul lettino a pancia sotto, mentre io iniziai a preparare l’occorrente, compresa una crema anti-dolorifica che usavo raramente in quanto solitamente i miei massaggi erano solo per relax e non certo curativi.
Karim si tolse la giacca e la tunica lunga che indossava sempre. Sotto di essa aveva una maglietta di cotone e delle braghe di tela leggere. Si tolse anche quelle e rimase in boxer. Tutto sommato, nonostante i suoi quasi 65anni, era ancora un bell’uomo: alto circa 1e 90, aveva un fisico ben slanciato; il ventre leggermente rotondo e due pettorali abbastanza ampi e villosi; i suoi peli erano ormai grigi, come i suoi pochi capelli corti e i suoi sottili baffetti che spiccavano bene sul suo volto asciutto e scuro.
Fermo lì in piedi in mezzo al soggiorno e con addosso solo i boxer, Karim mi guardava con aria goffa e preoccupata mentre io, per prepararmi al massaggio, mi toglievo la giacca della tuta che indossavo, rimanendo con la magliettina intima che portavo sotto e che essendo abbastanza avvolgente metteva bene in mostra il mio bel seno d di una terza abbondante. Raccolsi i miei lunghi capelli biondi legandoli dietro la testa e con un sorriso luminosissimo, invitai Karim a spogliarsi completamente e poi a stendersi sul lettino davanti a me. Mi voltai per non creargli altro imbarazzo e quando lo sentii stendersi ed accomodarsi mi voltai e con tono professionale cominciai a chiedergli dove sentiva più dolore.
Marie, la mia maestra di massaggi, mi aveva spiegato qualcosa sui dolori alla schiena ed al nervo sciatico e lentamente iniziai il massaggio cercando di mettere in pratica ciò che sapevo. Gli scaldai bene i muscoli delle gambe e della schiena, poi facendo più pressione spinsi sul punto dove Karim mi aveva indicato di avere più dolore ed alla fine gli passai la crema antidolorifica dove più mi pareva necessario. Fatto questo lui provò a muoversi e subito capì di stare meglio. Mi fece i complimenti e mi chiese se doveva alzarsi.
“Aspetta – gli dissi – rilassiamo anche il resto della schiena e le spalle. Potrà solo farti bene.” E così proseguii la mia opera. Finito con il dietro gli chiesi di voltarsi perché volevo completare almeno il massaggio alle gambe. Avevo intuito il suo imbarazzo a fari vedere nudo, così lo rassicurai dicendogli che gli avrei coperto i genitali con un piccolo asciugamano. Mi voltai e glielo passai, e quando si fu coperto il pube mi girai e ritornai a massaggiargli le gambe per terminare il mio lavoro.
Mentre passavo le mani oleate sulle sue gambe, stavo ben attenta a non avvicinarmi troppo alla sua zona inguinale, l’avevo visto imbarazzato e teso e non volevo scuoterlo troppo, semplicemente mi stavo limitando ad un massaggio veramente professionale, forse come mai ne avevo fatti prima. Tuttavia non potei fare a meno di notare la grossa sagoma del suo pene, che in quel momento era steso e rilassato sotto la piccola salviettina, ne valutai le dimensioni e pensai che fosse davvero un bel coso; un vero peccato non poterlo vedere e magari toccare; ma forse qualcosa potevo fare e certi pensieri e desideri cominciarono a farsi largo nella mia mente, mentre le mie parti più intime iniziavano a riscaldarsi e ad inumidirsi.
Karim aveva sempre gli occhi chiusi e si stava gustando tutto quel massaggio. “Già che ci sono vuoi che ti massaggio anche le braccia ed il petto?”. Lui fece spallucce, come per dirmi decidi tu, e io che ormai ero decisa a proseguire, gli massaggiai le spalle il petto e poi anche più giù, sull’addome. E lì qualcosa successe.
Mentre passavo le mie mani sul suo ventre, Karim iniziò a respirare con più profondamente, trattenendo a fatica alcuni gemiti di ovvio piacere. Ma se lui poteva trattenere i gemiti, certo non poteva trattenere la reazione del suo cazzo. Guardando verso il suo inguine vidi la salviettina muoversi e la sagoma del suo pene spostarsi lentamente. Sapevo che si sarebbe eccitato e allora scesi apposta più giù con le mani, sfiorando il suo membro ancora coperto dalla salvietta. Lui tirò un sospiro più forte e io senza dirgli nulla spostai la salviettina e scoprii la splendida verga di cui quell’anziano marocchino era dotato. Un uccello lungo, diritto ed anche abbastanza grosso, più scuro rispetto alla pelle ambrata del corpo di Karim, un vero e proprio bastone scuro che era lì tutto da gustare.
Guardai un attimo verso di lui che sempre era lì disteso, ma ora i suoi occhi si erano aperti a guardarmi con fare interrogativo, quasi a chiedermi come volevo proseguire. Io gli sorrisi maliziosa e senza dir nulla mi levai la maglietta per rimanere a seno scoperto, poi subito mi abbassai e glielo offrii da succhiare. Karim mi baciò i capezzoli, poi ne strinse uno fra le labbra, lo succhiò con gusto, passò all’atro e poi con labbra e lingua si spostò sul mio collo, leccandomi nell’incavo vicino all’orecchio e provocandomi intensi brividi piacere.
La mia mano intanto era sul suo cazzo, lo accarezzavo, lo stringevo, mi accorsi che era così grosso da non riuscire a chiudere il pugno, poi inizia a segarlo lentamente, molto lentamente, mentre la sua lingua era arrivata alle mie labbra, che io prontamente avevo socchiuso per permettergli di toccare e avvolgersi alla mia.
“Voglio scopare – mi disse – è tanto che non lo faccio.”
Io non aspettavo altro, ero bagnatissima e la voglia di godere di quel bel cazzo era salita in me di attimo in attimo. Lo masturbai ancora per un po’, poi mi alzai diritta in piedi e lasciai cadere ai miei piedi i pantaloni della tuta e le mutandine che indossavo. Presi lui per mano e lo aiutai ad alzarsi. Lo baciai ancora una volta e strinsi forte il suo cazzo. Poi assiemi ci avvicinammo al divano, mi sedetti e mentre lui era lì in piedi davanti presi a succhiarglielo e leccarglielo per bene, con la calma e la sensualità di cui ormai ero capace.
Mi sdraiai e divaricai le gambe e lui in un attimo mi fu sopra. Puntò la nerchia sulla mia figa e in un paio di colpi mi penetrò sino a metà del suo grosso e lungo cazzo che sentivo riempirmi e darmi un enorme piacere.
Mentre lui appoggiava le sue mani al divano per non cadermi sopra, io afferrai i suoi fianchi e da sotto inizia a muovere il mio bacino andando incontro ai suoi movimenti. Gli avvolsi le gambe dietro la schiena e spinsi ancora sino a che non mi fu totalmente dentro, fino a che non sentii i suoi testicoli pelosi e gonfi sbattere contro la mia fighetta ormai completamente piena di quell’uccellone.
Gli misi le mani dietro la nuca e tirai il suo volto verso il mio, per baciarlo e succhiare la sua lingua, per godermi ogni momento di quella bellissima cavalcata. Sentii nettamente il suo uccello irrigidirsi e pulsare dentro di me, segno evidente che ormai stava per venire. Ne fui certa quando lui gemendo più forte si ritrasse da me e i suoi fiotti caldi e densi mi arrivarono sul pube e sul ventre. Karim si sollevò rimanendo in ginocchio fra le mie gambe, si scrollò il membro lasciando cadere le ultime gocce su di me. Io guardando quel biscione gocciolante davanti a me, portai le mie dita sul clitoride imbrattato di sperma e comincia a masturbarmi. Ben capendo che volevo venire, Karim mi rimise dentro il suo uccello semi-duro ma comunque ancora ben grosso e lungo, e mentre mi toccavo lui si muoveva avanti e indietro, proseguendo sino a che non godetti, stringendo la mia vagina su quel bel cazzo e inarcando la schiena per dar sfogo a tutto il mio piacere.
Stanca e soddisfatta mi sdraiai e lui mi fu di nuovo sopra. Mi baciò e mi ringraziò chiamandomi “Amore”. Lo strinsi teneramente e ricambiai i sui baci.
Quando ci sollevammo dal divano erano già le 15.30, e Karim doveva ancora andare sul lungolago. Si rivestì e si accorse che la sua schiena non gli doleva più. Chissà se era stato il mio massaggio o la bella cavalcata? Comunque sia da quella domenica, tutte le domeniche Karim passava da me, sia per vendermi le solite sigarette che per farsi mantenere in “forma” la schiena. Poi io uscivo per un giretto al solito pub. Quando si faceva l’ora di cena andavo a casa e aspettavo Karim, che puntualmente arrivava per cenare con me e rimanere per tutta la notte.
Scrivetemi pure commenti, suggerimenti e critiche a iziasfizia@yahoo.it vi aspetto…ciao
Oltre che con lui avevo iniziato a farmi sbattere da altri clienti, che pagavano dalle 100 alle 200 mila lire per godere anche del mio corpo. Cristian invece pagava solo il massaggio e poi io gli offrivo il resto. Ma già pensavo a riempire tutte le notti della settimana…non mi piaceva dormire sola e volevo trovare chi mi facesse compagnia di notte…tutte le notti…e di questo vi dirò.
Tutte le domeniche, appena dopo pranzo, passava da me un certo Karim, un venditore ambulante marocchino che a quell’ora si avviava verso il lungolago di Como per vendere la sua mercanzia. Ci eravamo incontrati al cancello qualche mese prima ed avevo acquistato delle sigarette di contrabbando, così da allora tutte le domeniche mi suonava il campanello per sapere se avevo bisogno di sigarette o altro, e quasi sempre lo facevo entrare per fare acquisti sia per me che per un paio di mie amiche che ormai periodicamente mi chiedevano di rifornirle.
Anche quella domenica lo feci entrare e mentre sorseggiavamo il solito caffè che ormai abitualmente gli offrivo, contrattammo il prezzo di 4 stecche di bionde ed una scatola di accendini, una volta raggiunto l’accordo lo pagai e sistemai in camera la merce acquistata. Quando si alzò per salutarmi, notai una sua smorfia di dolore e lo vidi portarsi una mano alla schiena: zoppicava leggermente e mi disse che erano un paio di giorni che gli dolevano gambe e schiena e che francamente non riusciva a curarsi.
“Avresti bisogno di un massaggio” gli dissi io.
“Certo, ma non so a chi rivolgermi e nemmeno so se ho i soldi per permettermelo”
“Se vuoi puoi rivolgerti a me e per i soldi poi ci sistemiamo”
“Dici davvero? Ma tu sai fare i massaggi?”
“Certo che dico davvero” e sorridendogli aprii la porta del soggiorno, dove oltre a tv e divano, trovava posto il lettino da massaggi e su di un mobile erano in bella vista olii e creme di vario tipo. “Vedi. Io lavoro qui.” Karim non lo sapeva, sino ad allora avevamo sempre tenuto le nostre contrattazioni in cucina e mai prima di quel giorno ci era capitato di parlare del mio lavoro o di massaggi.
“Se mi dici che non mi fai pagare molto e che poi starò meglio un massaggio me lo farei fare volentieri” mi disse lui, mentre ancora si toccava la schiena e sul volto aveva disegnate alcune smorfie di dolore.
“Non ti preoccupare. Cominciamo a vedere cos’hai e cosa posso fare per te.”
Detto questo lui lasciò la sua mercanzia sul tavolo della cucina e mi seguì in soggiorno, dove gli dissi di spogliarsi e poi di stendersi sul lettino a pancia sotto, mentre io iniziai a preparare l’occorrente, compresa una crema anti-dolorifica che usavo raramente in quanto solitamente i miei massaggi erano solo per relax e non certo curativi.
Karim si tolse la giacca e la tunica lunga che indossava sempre. Sotto di essa aveva una maglietta di cotone e delle braghe di tela leggere. Si tolse anche quelle e rimase in boxer. Tutto sommato, nonostante i suoi quasi 65anni, era ancora un bell’uomo: alto circa 1e 90, aveva un fisico ben slanciato; il ventre leggermente rotondo e due pettorali abbastanza ampi e villosi; i suoi peli erano ormai grigi, come i suoi pochi capelli corti e i suoi sottili baffetti che spiccavano bene sul suo volto asciutto e scuro.
Fermo lì in piedi in mezzo al soggiorno e con addosso solo i boxer, Karim mi guardava con aria goffa e preoccupata mentre io, per prepararmi al massaggio, mi toglievo la giacca della tuta che indossavo, rimanendo con la magliettina intima che portavo sotto e che essendo abbastanza avvolgente metteva bene in mostra il mio bel seno d di una terza abbondante. Raccolsi i miei lunghi capelli biondi legandoli dietro la testa e con un sorriso luminosissimo, invitai Karim a spogliarsi completamente e poi a stendersi sul lettino davanti a me. Mi voltai per non creargli altro imbarazzo e quando lo sentii stendersi ed accomodarsi mi voltai e con tono professionale cominciai a chiedergli dove sentiva più dolore.
Marie, la mia maestra di massaggi, mi aveva spiegato qualcosa sui dolori alla schiena ed al nervo sciatico e lentamente iniziai il massaggio cercando di mettere in pratica ciò che sapevo. Gli scaldai bene i muscoli delle gambe e della schiena, poi facendo più pressione spinsi sul punto dove Karim mi aveva indicato di avere più dolore ed alla fine gli passai la crema antidolorifica dove più mi pareva necessario. Fatto questo lui provò a muoversi e subito capì di stare meglio. Mi fece i complimenti e mi chiese se doveva alzarsi.
“Aspetta – gli dissi – rilassiamo anche il resto della schiena e le spalle. Potrà solo farti bene.” E così proseguii la mia opera. Finito con il dietro gli chiesi di voltarsi perché volevo completare almeno il massaggio alle gambe. Avevo intuito il suo imbarazzo a fari vedere nudo, così lo rassicurai dicendogli che gli avrei coperto i genitali con un piccolo asciugamano. Mi voltai e glielo passai, e quando si fu coperto il pube mi girai e ritornai a massaggiargli le gambe per terminare il mio lavoro.
Mentre passavo le mani oleate sulle sue gambe, stavo ben attenta a non avvicinarmi troppo alla sua zona inguinale, l’avevo visto imbarazzato e teso e non volevo scuoterlo troppo, semplicemente mi stavo limitando ad un massaggio veramente professionale, forse come mai ne avevo fatti prima. Tuttavia non potei fare a meno di notare la grossa sagoma del suo pene, che in quel momento era steso e rilassato sotto la piccola salviettina, ne valutai le dimensioni e pensai che fosse davvero un bel coso; un vero peccato non poterlo vedere e magari toccare; ma forse qualcosa potevo fare e certi pensieri e desideri cominciarono a farsi largo nella mia mente, mentre le mie parti più intime iniziavano a riscaldarsi e ad inumidirsi.
Karim aveva sempre gli occhi chiusi e si stava gustando tutto quel massaggio. “Già che ci sono vuoi che ti massaggio anche le braccia ed il petto?”. Lui fece spallucce, come per dirmi decidi tu, e io che ormai ero decisa a proseguire, gli massaggiai le spalle il petto e poi anche più giù, sull’addome. E lì qualcosa successe.
Mentre passavo le mie mani sul suo ventre, Karim iniziò a respirare con più profondamente, trattenendo a fatica alcuni gemiti di ovvio piacere. Ma se lui poteva trattenere i gemiti, certo non poteva trattenere la reazione del suo cazzo. Guardando verso il suo inguine vidi la salviettina muoversi e la sagoma del suo pene spostarsi lentamente. Sapevo che si sarebbe eccitato e allora scesi apposta più giù con le mani, sfiorando il suo membro ancora coperto dalla salvietta. Lui tirò un sospiro più forte e io senza dirgli nulla spostai la salviettina e scoprii la splendida verga di cui quell’anziano marocchino era dotato. Un uccello lungo, diritto ed anche abbastanza grosso, più scuro rispetto alla pelle ambrata del corpo di Karim, un vero e proprio bastone scuro che era lì tutto da gustare.
Guardai un attimo verso di lui che sempre era lì disteso, ma ora i suoi occhi si erano aperti a guardarmi con fare interrogativo, quasi a chiedermi come volevo proseguire. Io gli sorrisi maliziosa e senza dir nulla mi levai la maglietta per rimanere a seno scoperto, poi subito mi abbassai e glielo offrii da succhiare. Karim mi baciò i capezzoli, poi ne strinse uno fra le labbra, lo succhiò con gusto, passò all’atro e poi con labbra e lingua si spostò sul mio collo, leccandomi nell’incavo vicino all’orecchio e provocandomi intensi brividi piacere.
La mia mano intanto era sul suo cazzo, lo accarezzavo, lo stringevo, mi accorsi che era così grosso da non riuscire a chiudere il pugno, poi inizia a segarlo lentamente, molto lentamente, mentre la sua lingua era arrivata alle mie labbra, che io prontamente avevo socchiuso per permettergli di toccare e avvolgersi alla mia.
“Voglio scopare – mi disse – è tanto che non lo faccio.”
Io non aspettavo altro, ero bagnatissima e la voglia di godere di quel bel cazzo era salita in me di attimo in attimo. Lo masturbai ancora per un po’, poi mi alzai diritta in piedi e lasciai cadere ai miei piedi i pantaloni della tuta e le mutandine che indossavo. Presi lui per mano e lo aiutai ad alzarsi. Lo baciai ancora una volta e strinsi forte il suo cazzo. Poi assiemi ci avvicinammo al divano, mi sedetti e mentre lui era lì in piedi davanti presi a succhiarglielo e leccarglielo per bene, con la calma e la sensualità di cui ormai ero capace.
Mi sdraiai e divaricai le gambe e lui in un attimo mi fu sopra. Puntò la nerchia sulla mia figa e in un paio di colpi mi penetrò sino a metà del suo grosso e lungo cazzo che sentivo riempirmi e darmi un enorme piacere.
Mentre lui appoggiava le sue mani al divano per non cadermi sopra, io afferrai i suoi fianchi e da sotto inizia a muovere il mio bacino andando incontro ai suoi movimenti. Gli avvolsi le gambe dietro la schiena e spinsi ancora sino a che non mi fu totalmente dentro, fino a che non sentii i suoi testicoli pelosi e gonfi sbattere contro la mia fighetta ormai completamente piena di quell’uccellone.
Gli misi le mani dietro la nuca e tirai il suo volto verso il mio, per baciarlo e succhiare la sua lingua, per godermi ogni momento di quella bellissima cavalcata. Sentii nettamente il suo uccello irrigidirsi e pulsare dentro di me, segno evidente che ormai stava per venire. Ne fui certa quando lui gemendo più forte si ritrasse da me e i suoi fiotti caldi e densi mi arrivarono sul pube e sul ventre. Karim si sollevò rimanendo in ginocchio fra le mie gambe, si scrollò il membro lasciando cadere le ultime gocce su di me. Io guardando quel biscione gocciolante davanti a me, portai le mie dita sul clitoride imbrattato di sperma e comincia a masturbarmi. Ben capendo che volevo venire, Karim mi rimise dentro il suo uccello semi-duro ma comunque ancora ben grosso e lungo, e mentre mi toccavo lui si muoveva avanti e indietro, proseguendo sino a che non godetti, stringendo la mia vagina su quel bel cazzo e inarcando la schiena per dar sfogo a tutto il mio piacere.
Stanca e soddisfatta mi sdraiai e lui mi fu di nuovo sopra. Mi baciò e mi ringraziò chiamandomi “Amore”. Lo strinsi teneramente e ricambiai i sui baci.
Quando ci sollevammo dal divano erano già le 15.30, e Karim doveva ancora andare sul lungolago. Si rivestì e si accorse che la sua schiena non gli doleva più. Chissà se era stato il mio massaggio o la bella cavalcata? Comunque sia da quella domenica, tutte le domeniche Karim passava da me, sia per vendermi le solite sigarette che per farsi mantenere in “forma” la schiena. Poi io uscivo per un giretto al solito pub. Quando si faceva l’ora di cena andavo a casa e aspettavo Karim, che puntualmente arrivava per cenare con me e rimanere per tutta la notte.
Scrivetemi pure commenti, suggerimenti e critiche a iziasfizia@yahoo.it vi aspetto…ciao
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Massage Room: Le buone scopate del venerdìracconto sucessivo
Massage room: Cindy la mia aiutante nigeriana
Commenti dei lettori al racconto erotico