Una piccola storia d’amore
di
Simone
genere
etero
Era una domenica di maggio e io ero stata a pranzo a casa di una mia zia.Stavo tornando a casa insieme a mia cugina, avevamo preso un viottolo che passava per la campagna. Incontrammo dei ragazzi simpatici e ci fermammo a parlare con loro, dopo poco arrivò lui.
Fin dal primo giorno che l'incontrai su quella strada di campagna, mi sentii irresistibilmente attratto da lei. La vedevo bellissima, coi suoi capelli biondi e il suo visetto dolcissimo. Non pensai certo che lei sarebbe dovuta essere mia moglie o la mia ragazza, però me ne innamorai all'istante. Da quel giorno per me fu una vera ossessione, non facevo altro che pensare a lei.
Notai subito come lui mi guardasse con insistenza. A me la cosa all'inizio mi diede molto fastidio. Ma poi man mano tra noi nacque una bell'amicizia, perché per me era solo una amicizia. Lui sapeva controllarsi molto bene.
In me il desiderio era molto forte, ma sapevo reprimerlo. Pensavo continuamente a come mi sarei dovuto comportare con lei. Cercavo di pianificare tutti i nostri incontri. Mi chiedevo cosa avrei dovuto dirle, che regali farle.
Il sentimento che sentivo nascere in me, mi turbava profondamente. Mi chiedevo cosa stesse succedendo, non avevo mai pensato che avrei potuto avere un rapporto con lui.
E poi ci siamo ritrovati insieme. Anche se non ne parlavamo, con gli occhi ce lo dicevamo chiaramente che stava succedendo qualcosa. Accadde tutto in maniera spontanea: un giorno una cosa, un'altro giorno qualche altra cosa.
Alla fine mi sono resa conto che era un sentimento importante. Non era una nuova sensazione che forse mi sarebbe piaciuto provare, ma un vero e proprio sentimento che era nato e che purtroppo non mi permetteva più di tornare indietro. Una volta uscimmo, e lui mi portò al mare. Camminavamo sulla spiaggia
proprio come le altre coppie. Guardavamo il mare e parlavamo di un futuro, che sinceramente non credevamo di avere insieme. E per la prima volta facemmo l'amore. Mi spogliò con molta dolcezza, non aveva la fretta del mio ex fidanzato. Mai ero stata baciata e accarezzata in quel modo. Mi leccò tra le gambe a lungo, senza stancarsi, facendomi godere molto.Io avrei voluto ricambiare ma non me lo permise. Per venire si mise sopra di me e strofinando la sua fica contro la mia cercò il piacere. Io non riuscivo a capire come la gente non si accorgesse che fosse un uomo, come facesse a vedere che era una donna, come potesse chiamarla Angela. Io mi sentivo strana, mi dicevo che forse ero solo io che lo vedevo come un ragazzo. Cercavo di rendermi conto dell'assurdità della situazione, ma ormai sentivo una guerra scatenarsi in me. Io lottavo contro me stessa.
La cosa che mi offendeva di più era quando la gente mi diceva che ero un malato. Questo era l'unica cosa che mi faceva soffrire molto. Io avevo i miei sentimenti che mi sembravano puliti e onesti, eppure per gli altri rappresentavo solo una delle tante schifezze che esistono su questa terra. La prima volta che feci l’amore con Maria fu per me la prima volta in assoluto.
Lei era bellissima e io mi tormentavo perché non avrei potuto amarla come volevo. Ma i suoi occhi mi vinsero e la baciai con passione. Non mi importò più di niente, mi lasciai incantare dalla sua bellezza. Godetti del suo splendido corpo e non me ne saziavo mai.Però non volli farmi toccare, quella parte del mio corpo che rifiutavo dovevo nasconderla anche a lei.
Io avevo portato la vergogna in famiglia, per essermi messa con questa persona che non si sapeva se era maschio o femmina. Mio padre è molto buono, ma per lui era un cosa fuori del normale. E un po' lo capivo anche, in fondo la situazione non era molto facile. Poi io sono figlia unica.
Abbiamo sopportato tutte le chiacchiere della gente, che è sempre molto brava a giudicarti, ma non riesce, perché non sa capire i sentimenti degli altri, a guardare dentro e capire quando una persona ama con grande sincerità e affetto.
Fisicamente si era sempre rifiutato. Aveva le spalle larghe ma il suo seno era molto grande. Non ha mai avuto un abbigliamento femminile. Invece del reggiseno usava le fasce elastiche. Ha sempre portato jeans, camice, giacche. Insomma, vestiva da uomo.
Da piccolo mi domandavo sempre se io fossi un maschio o una femmina. Volevo giocare con le pistole e detestavo le bambole che mi regalavano. Poi crescendo non mi sono posto più nessuna domanda. Ero sicuro di essere un uomo, ma il mio corpo m'impediva di essere felice. Guardarmi allo specchio era sempre una gran pena. Odiavo gli specchi.
Il primo intervento fu l'isterectomia. Io ero molto contento, perché sentivo che avevo perso quella femminilità di cui non m'interessava niente. Il secondo intervento fu di ricostruzione, dodici ore di anestesia. Ma non soffrii fisicamente. L'unica preoccupazione era la possibilità di un rigetto.
Stette dodici ore in sala operatoria, e io avevo una gran paura. Il professore venne da me prima dell'operazione, e fu così gentile da farmi un
disegno dell'intervento che doveva fare. Mi spiegò bene come dovesse prendere dall'avambraccio la pelle e l'arteria.
Dopo l'intervento avevo paura di quello che avrebbero potuto dire in paese.Gli dissi che forse sarebbe stato meglio fare le valige e andarsene. Ma stranamente sembrava come se avessimo ottenuto l'approvazione di tutti. Il rispetto che abbiamo oggi non l'abbiamo mai avuto prima.
Felici di avere vinto la nostra battaglia, ora il nostro obiettivo è quello di sposarci in chiesa ed avere dei figli. Noi vogliamo dei bambini, e se non
accadrà nessun miracolo, siamo disposti ad adottarli.
Fin dal primo giorno che l'incontrai su quella strada di campagna, mi sentii irresistibilmente attratto da lei. La vedevo bellissima, coi suoi capelli biondi e il suo visetto dolcissimo. Non pensai certo che lei sarebbe dovuta essere mia moglie o la mia ragazza, però me ne innamorai all'istante. Da quel giorno per me fu una vera ossessione, non facevo altro che pensare a lei.
Notai subito come lui mi guardasse con insistenza. A me la cosa all'inizio mi diede molto fastidio. Ma poi man mano tra noi nacque una bell'amicizia, perché per me era solo una amicizia. Lui sapeva controllarsi molto bene.
In me il desiderio era molto forte, ma sapevo reprimerlo. Pensavo continuamente a come mi sarei dovuto comportare con lei. Cercavo di pianificare tutti i nostri incontri. Mi chiedevo cosa avrei dovuto dirle, che regali farle.
Il sentimento che sentivo nascere in me, mi turbava profondamente. Mi chiedevo cosa stesse succedendo, non avevo mai pensato che avrei potuto avere un rapporto con lui.
E poi ci siamo ritrovati insieme. Anche se non ne parlavamo, con gli occhi ce lo dicevamo chiaramente che stava succedendo qualcosa. Accadde tutto in maniera spontanea: un giorno una cosa, un'altro giorno qualche altra cosa.
Alla fine mi sono resa conto che era un sentimento importante. Non era una nuova sensazione che forse mi sarebbe piaciuto provare, ma un vero e proprio sentimento che era nato e che purtroppo non mi permetteva più di tornare indietro. Una volta uscimmo, e lui mi portò al mare. Camminavamo sulla spiaggia
proprio come le altre coppie. Guardavamo il mare e parlavamo di un futuro, che sinceramente non credevamo di avere insieme. E per la prima volta facemmo l'amore. Mi spogliò con molta dolcezza, non aveva la fretta del mio ex fidanzato. Mai ero stata baciata e accarezzata in quel modo. Mi leccò tra le gambe a lungo, senza stancarsi, facendomi godere molto.Io avrei voluto ricambiare ma non me lo permise. Per venire si mise sopra di me e strofinando la sua fica contro la mia cercò il piacere. Io non riuscivo a capire come la gente non si accorgesse che fosse un uomo, come facesse a vedere che era una donna, come potesse chiamarla Angela. Io mi sentivo strana, mi dicevo che forse ero solo io che lo vedevo come un ragazzo. Cercavo di rendermi conto dell'assurdità della situazione, ma ormai sentivo una guerra scatenarsi in me. Io lottavo contro me stessa.
La cosa che mi offendeva di più era quando la gente mi diceva che ero un malato. Questo era l'unica cosa che mi faceva soffrire molto. Io avevo i miei sentimenti che mi sembravano puliti e onesti, eppure per gli altri rappresentavo solo una delle tante schifezze che esistono su questa terra. La prima volta che feci l’amore con Maria fu per me la prima volta in assoluto.
Lei era bellissima e io mi tormentavo perché non avrei potuto amarla come volevo. Ma i suoi occhi mi vinsero e la baciai con passione. Non mi importò più di niente, mi lasciai incantare dalla sua bellezza. Godetti del suo splendido corpo e non me ne saziavo mai.Però non volli farmi toccare, quella parte del mio corpo che rifiutavo dovevo nasconderla anche a lei.
Io avevo portato la vergogna in famiglia, per essermi messa con questa persona che non si sapeva se era maschio o femmina. Mio padre è molto buono, ma per lui era un cosa fuori del normale. E un po' lo capivo anche, in fondo la situazione non era molto facile. Poi io sono figlia unica.
Abbiamo sopportato tutte le chiacchiere della gente, che è sempre molto brava a giudicarti, ma non riesce, perché non sa capire i sentimenti degli altri, a guardare dentro e capire quando una persona ama con grande sincerità e affetto.
Fisicamente si era sempre rifiutato. Aveva le spalle larghe ma il suo seno era molto grande. Non ha mai avuto un abbigliamento femminile. Invece del reggiseno usava le fasce elastiche. Ha sempre portato jeans, camice, giacche. Insomma, vestiva da uomo.
Da piccolo mi domandavo sempre se io fossi un maschio o una femmina. Volevo giocare con le pistole e detestavo le bambole che mi regalavano. Poi crescendo non mi sono posto più nessuna domanda. Ero sicuro di essere un uomo, ma il mio corpo m'impediva di essere felice. Guardarmi allo specchio era sempre una gran pena. Odiavo gli specchi.
Il primo intervento fu l'isterectomia. Io ero molto contento, perché sentivo che avevo perso quella femminilità di cui non m'interessava niente. Il secondo intervento fu di ricostruzione, dodici ore di anestesia. Ma non soffrii fisicamente. L'unica preoccupazione era la possibilità di un rigetto.
Stette dodici ore in sala operatoria, e io avevo una gran paura. Il professore venne da me prima dell'operazione, e fu così gentile da farmi un
disegno dell'intervento che doveva fare. Mi spiegò bene come dovesse prendere dall'avambraccio la pelle e l'arteria.
Dopo l'intervento avevo paura di quello che avrebbero potuto dire in paese.Gli dissi che forse sarebbe stato meglio fare le valige e andarsene. Ma stranamente sembrava come se avessimo ottenuto l'approvazione di tutti. Il rispetto che abbiamo oggi non l'abbiamo mai avuto prima.
Felici di avere vinto la nostra battaglia, ora il nostro obiettivo è quello di sposarci in chiesa ed avere dei figli. Noi vogliamo dei bambini, e se non
accadrà nessun miracolo, siamo disposti ad adottarli.
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