Il pianerottolo

di
genere
etero

I maschi, umani e non, tendono a dare valore più alla quantità delle
scopate che alla qualità. E' un dato di fatto. Tutto sommato è una cosa
naturale, un retaggio ancestrale. Lui la prende, la monta, viene, e se torna
alle sue faccende. La femmina, se è fortunata viene anche lei, altrimenti,
forse, se ne riparla al momento del parto (moltissime donne "godono" partorendo
- ovvio, anche soffrendo da morire - peccato che non lo dicano quasi mai. Quei
furbacchioni dei ginecologi lo sanno e ci giocano un po' sopra secondo me). E'
la natura che segue il suo corso e sarebbe sempre buona regola ascoltarne i
dettami. Non sempre l'uomo lo fa, soprattutto quello moderno. In ambito sessuale
umano, questo mancato rispetto delle regole naturali prescritte, ha dato modo
di sviluppare l'erotismo - se vogliamo, la cacciata dal paradiso di Adamo e Eva altro non è che la sua scoperta, naturalmente per chi crede nelle varie religioni monoteistiche, ma questo è un altro discorso- Alcuni essere umani, da
Adamo ed Eva in poi appunto, ringraziano i due molto vivamente per la loro
disgrazia, ed io fra questi. Ho sempre avuto un'attrazione fortissima verso le
femmine, poi diventate donne, fin da bambino piccolo. E' capitato a chiunque
notarlo in alcuni bambini, di entrambe i sessi; ebbene io ero proprio "quel
bambino". Ricordo che a 5 anni mi attaccavo al seno di mia mamma, attraverso i
vestiti ovvio, e fingevo di succhiarle il latte, che peraltro lei non mi aveva
dato, scioccandola parecchio credo (altra cosa che moltissime donne non dicono:
il piacere sessuale che provano durante l'allattamento, evidenziato poi dal
fatto che alcune godono da morire se il - o anche LA - partner succhia i loro
capezzoli mentre le scopa (sì, scopa, non "fa l'amore"; mi spiace ma è proprio
un'altra cosa secondo me. Si fa l'amore per fare un figlio, non per farsi una
bella goduta, magari multipla. Questo non significa poi che non si ami chi si o
ti scopa). Ho avuto la fortuna di avere una sorella di 7 anni più grande di me
che, tra le altre cose, era una gran figa: la spiavo quando andava in bagno,
non perdevo occasione per vederla nuda. Verso i 10 anni trovai delle sue foto
in costume, in pose molto osèè: mi sono fatto centinaia di seghe su quelle
foto, di quelle senza sperma, ero ancora troppo piccolo, ma godevo eccome. Un
giorno mi ricordo che la vidi vestirsi di fronte allo specchio del nostro
armadio, in mutandine e basta. Non potei resistere: le arrivai alle spalle e la
presi per le tette. Mi brucia ancora lo schiaffo che mi diede sulla faccia. Ma
era stata una cosa più forte di me, troppo più forte. Credo che lo capì anche
lei. Non smise affatto di entrare in camera nostra nuda e sapeva benissimo che
la spiavo dalla serratura del bagno quando ci andava. Lei aveva 18 anni e
scopava già da 3 anni - l'ho saputo recentemente durante un suo coming out
dovuto alla sua separazione. Ho saputo anche che nello stesso periodo in cui io le toccavo le tette, lei si faceva scopare, in coppia con la sua compagna di banco Teresa (altra gran figa, bersaglio anche lei di moltissime mie pippe) da dicasi 2 professori del suo liceo, che se le facevano a turno e forse pure insieme (questo l'ho pensato io). E ci credo poi che aveva sempre bei voti la signorina... Al contrario mio che ero un asino di valore internazionalmente riconosciuto. "Vedi tua sorella? Lei sì... Non tu che non sai fare neanche la O con il culo". E già... Lei col culo ci faceva altro che le O: si faceva direttamente la pagella con tutti 8. Tornando a noi, ricordo però che la cosa mi fece pensare (non c'è niente come prendere uno schiaffo da una donna che lo faccia): perché non aveva detto niente? Perché continuava a farsi vedere nuda? Perché non metteva un asciugamano sul buco della serratura del bagno? Perché non nascondeva le sue foto? Dedussi che non c'era altra risposta: le piaceva che la guardassi. Ma non aveva senso. O forse sì? Ecco. Questa è la chiave dell'evoluzione umana, secondo me. FORSE, SE, EPPURE. Il DUBBIO, la DOMANDA. Anche in contesto familiare certe situazioni emergono ed è inutile negarlo. L'attrazione sessuale vola attraverso gli spazi e le barriere che gli uomini hanno provata per millenni a frapporle. Ovviamente poi deve prevalere il buonsenso di ognuno di noi. Ma nascondersi dietro ad un dito ritengo proprio che non serva, anzi. E così iniziai il mio viaggio nella sessualità. Devo dire che probabilmente presi una paio di vie un po' malfamate durante il tragitto. Non sono mai stato con una prostituta ma ne ho conosciute molte, gratis e a pagamento. Alcune inconsapevoli, altre consapevolissime - solo il loro compagno sembrava non saperlo. Ma queste sono una categoria a parte. Partendo da mia sorella avevo iniziato a studiare le femmine, ragazze prima e donne poi. Le osservavo e cercavo di capire di che tipo fossero, cosa passasse nella loro mente, cosa volessero. Noi maschi siamo, nella stragrande maggioranza dei casi, assolutamente meno complessi. Non è il solito luogo comune: lo dico perché ritengo che questo abbia stabilito la nostra supremazia. La semplicità ci ha favorito. In un mondo come il nostro semplicità è forza, magari bruta, velocità di esecuzione, poche semplice domande: dove mangio, dove dormo, dove scopo. La chiave della nostra evoluzione vincente. Almeno fino a ora. I casi come il mio poi sono proprio l'eccezione che conferma la regola. Forse se gli uomini fossero stati con la mia passione per le donne ci saremmo estinti da un pezzo. Non so. So che a me la figa è sempre piaciuta da morire ma non per questo io sono un maschio tipo anzi, tutt'altro. Fisicamente sono messo bene: sono alto poco più di 1,90 e sono molto prestante e atletico, con un viso tutto sommato gentile, occhi verdi che mi dicono parlino molto di me. Ma non rappresento affatto il tipico macho. Soprattutto nel cervello. Una delle prime regole di vita che mio padre mi insegnò appena fui in grado di capire ciò che diceva fu: "Ricordati! La figa è come la carità... la devi domandare". Non aveva proprio tutte le ragioni ma diciamo che il concetto mi arrivò dove doveva.
Alcuni uomini si guardano allo specchio e decidono di ignorare questo
principio; a meno che non facciano Pitt di cognome o al più Siffredi, vedo per
loro una lunga carriera da segaioli e da puttanieri a pagamento, mi si creda
sulla parola. I becca figa passivi sono molto rari; per carità, ci sono. Anche
a me è capitato. Ma ritengo si perdano tutto il primo tempo del film e
rischiano di non capire niente del secondo (ammesso che a loro interessi
certo). Io amo il cinema. E i miei film me li godo dal primo all'ultimo
fotogramma, sempre facendo fare alla o alle mie partner il ruolo da vere
protagoniste. Faccio sesso da quando ho 15 anni. Non posso dirvi con chi ho
cominciato ma se fate un piccolo ragionamento ci potete anche arrivare. Ed è
vero: la figa va domandata. Poi la domanda può anche essere palese od
indiretta, sottintesa. Ma va fatta. Ogni volta che riuscivo a fare sesso,
subito dopo essere venuto, mi ponevo almeno 2 domande essenziali: come faccio a
rifarlo? Come faccio a soddisfarla di più, per ottenere di più? E così ho dato
il via ad una catena di eventi senza soluzione di continuità. Compagne di
classe, vicine di casa, cugine... A volte rimediavo solenni figure di m... Ma fa
parte della disciplina. Un'altra lezione fondamentale: "Il gentiluomo gode e
tace". Mai vantarsi, mai mettere in piazza le tue conquiste, negare sempre
di aver fatto sesso con una ragazza o donna, se te lo chiedono.
Se sgarri a questa regola rischi di menartelo per un tempo lungo mas mas. Salto ai miei 16 anni. Avevo conosciuto una ragazza in discoteca il "Le Cinema'" di Milano, in una di quelle sere di fusione di 2 compagnie diverse. Ottimo terreno di caccia perché a volte le ragazze dell'altra compagnia, vuoi per far ingelosire, vuoi per punire qualche torto, sembravano molto interessate ai maschi dell'altra compagnia. Si chiamava Rosanna. Aveva 18 anni. Parlammo un po' e poi cominciammo a limonare. Un classico. Mi stupì molto la sua richiesta, a fine serata, di andarla a prendere al lavoro il lunedì successivo, alle 18, in via Torino a Milano. Finiva l'estate, io all'epoca avevo una Vespa Primavera 125 rigorosamente truccata e dissi di sì.
Era la prima volta che andavo a prendere una ragazza sul lavoro. Arrivai e aspettai giusto un attimo.
Lei era in divisa d'ordinanza, lavorava in una specie di ente per il turismo: un
vestito giacchetta e gonna sopra il ginocchio, di colore blu, su camicetta bianca, scarpe nere e occhiali da secchiona. Però notai che era veramente carina. Questa non era più una ragazza: era già una donna, con un suo lavoro e uno stipendio. Prima di montare in sella, si sciolse i capelli, li ributtò indietro e li raccolse in una coda. Mi venne duro all'istante. Si tirò su un po' la gomma e mi si sedette dietro. Mi si strinse contro con le cosce nude. Via Torino è lastricata col pavé e in moto non è il massimo, si balla. Quindi mi prese per la vita e si appoggiò alla mia schiena. Aveva la giacchetta aperta e potei sentire i capezzoli appoggiarsi sulla mia schiena. Non era la prima volta che mi capitava ma era la prima volta con una donna. Andammo a mangiarci un cono da Orsi e poi la accompagnai a casa. Fu quella l'occasione che mi permise di apprezzare quanto siano belle le scale per fare sesso. Il rituale fu lo stesso: baci e palpate e poi seghe e ditalini sul pianerottolo.
Ma fu quella la prima volta che ebbi l'occasione di guardare l'espressione che si dipinge sul viso di una donna a cui piace, che adora meglio, il cazzo di un uomo. Rosanna fu rapita dal mio uccello come lo vide. Il fatto che continuasse a ripetere che non poteva, non lì, che aveva paura, che dovevo rimettermelo nei pantaloni, non mi impedì di guardare il suo volto. Molti anni più tardi, rimasi scioccato nel rivedere la stessa espressione guardando un dipinto: L'Estasi del Caravaggio. Si dice che come modella prese una donna e le chiese di sgrillettarsi. Il Caravaggio colse esattamente l'attimo e da genio qual' era lo traspose nel suo dipinto. Ritengo che, avendo visto parecchi volti di donna mentre vengono, sia vero. Rosanna era in una sorta di trance vigile davanti al simbolo del suo piacere. Continuava a ripetere no e intanto mi faceva una
dolcissima sega. Io non esistevo più, c'era solo il mio uccello. Mi appoggiai
indietro, seduto sulle scale, e divaricai le gambe, invitandola a fare ciò che più voleva. Rosanna si avvicinava sempre più col suo viso al mio uccello. La vidi
diventare un pochino strabica e capii il significato di "strabismo di venere",
o almeno lo credetti. Era costante nei suoi colpi di mano, non veloce ma
decisa. Avevo sperato che me lo prendesse in bocca: non era la prima ma con lei
avrei dato una mano perché lo facesse. Non potevo resistere, non avevo quasi
esperienza e forse anche oggi che penso, credo di averne, non sarebbe servito. Schizzai una sborrata che salì sù per un metro buono, tipica dei ragazzini. Lei fece solo un piccolo scatto indietro con la testa e guardò la mia piccola fontanella di sperma. Io guardavo lei. Quella fu la prima volta che vidi la vera voglia di cazzo, di seme, di vedere godere un maschio, in una femmina. E capii quanto importante fosse individuare il segno di questo in una donna. Quelle scale
videro tantissimo mio sperma e furono riscaldate fino alla successiva primavera
dai nostri corpi. Andavo da lei il pomeriggio e tornavo da lei dopo cena. Scopammo moltissimo ma senza eccessi o stranezze: lei allargava le cosce e io la montavo o lei montava me. Le sue mestruazioni, avevo imparato, non erano poi una cosa spiacevole: non si rifiutò mai di farmi un pompino e col tempo si concesse a
ingoiarmi la venuta. Era molto cattolica e manteneva, cercava di mantenere un
certo contegno. Io avevo imparato a non discutere. Ogni nostra incomprensione
finiva quando mi slacciavo i pantaloni.
scritto il
2015-09-17
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