Vivendo Marina (capitolo primo)

di
genere
etero

Mi chiamo Francesco, ho 34 anni, una vita che mi soddisfa e una donna che me la sconvolge di vera passione.
Quello che segue è il racconto di come ho conosciuto Marina, la persona più irriverente, seducente, impudica, scandalosa e libera che io abbia mai conosciuto.
Era l’estate dello scorso anno, e precisamente l’ultima domenica di luglio arroventata da un caldo infernale.
Il resto del mondo era già abbronzato mentre io, pallido come un cadavere, non uscivo di casa o meglio dal mio studio da oltre due mesi.
A maggio, infatti, avevo avuto la brillante idea di lasciare lo studio di architettura dove avevo lavorato negli ultimi quattro anni; la laurea, l’esame di stato, qualche colloquio di lavoro e poi l’assunzione su uno degli studi più grossi di Venezia; uno di quei posti dove daresti un rene anche solo per farci uno stage.
Le mie idee piacevano e loro pagavano bene, molto bene, lo studio mi sembrava il coronamento di una vita di successo specie quando iniziò la mia storia con Elison, figlia di uno dei tre titolari.
Elison oltre ad essere una bellissima ragazza sempre perfetta e con il fisico scolpito da ore di palestra era anche ben inserita nell’alta borghesia Veneziana; frequentavo la gente migliore, nei posti migliori: solo il meglio, quindi, per una vita al meglio.
Tutto filava liscio e tranquillo come l’olio, tranne un piccolo maledettissimo particolare: la mia esuberante ed indomita creatività che mi impediva di adeguarmi ai cliché imposti dallo studio. L’innovazione e la sperimentazione per me sono assolutamente indispensabili; ho sempre pensato che disegnare una cosa alla moda sia profondante diverso dal dar vita a una cosa bella e a tutt’oggi sono ancora convinto che le opere più affascinanti mai realizzate siano quelle partorite da una idea libera da limiti ed inibizioni, nell’architettura così come nella vita.
Fu questo che mi spinse ad abbondare lo studio dove lavoravo prima per aprirne uno infinitamente più piccolo ma mio; credo sia stata la cosa più difficile di tutta la mia vita. Non solo per le evidenti difficoltà tecniche ed economiche che comporta dare avvio ad una nuova attività, ma soprattutto per la forte pressione psicologica che stavo subendo: nessuno che conoscessi mi aveva, infatti, appoggiato in questo; Elison, in particolare fu la delusione più grande.
Dopo solo un mese da quando avevo lasciato il precedente impiego, lei pensò bene di lasciare me. Il promettente architetto di successo di cui andare fiera si era improvvisamente trasformato nell’artista impazzito che pensa di poter vivere al di fuori del giro giusto per abbracciare una causa sbagliata.
Ovviamente me ne fregai, o così volevo darla a bere, mi lanciai quindi disperatamente anima e corpo nel mio nuovo lavoro, trascurando tutto il resto: amici famiglia e - devo dire la verità - anche un po’ il fisico, due mesi senza palestra, mangiando solo schifezze surgelate avevano dato i loro frutti. Fu proprio mia madre a pregarmi di uscire dallo studio almeno per una domenica, così giusto per prendere almeno un po’ di colore. Aveva ragione uscire mi avrebbe fatto bene; decisi quindi di andare al mare per un giorno; infondo staccare un po’ non poteva farmi che bene.
Arriviamo così all’ultima domenica di luglio dello scorso anno.
Scelsi come meta una spiaggia vicino a Venezia partendo di buon ora a bordo della mia Audi A6, ultimo retaggio della mia vita da vip; dopo solo mezz’ora di strada mi prese una gran voglia di tornare a casa non prima però di essermi sparato sulle balle.
Un’interminabile coda di oltre 10 km dalla quale era assolutamente impossibile divincolarsi, mi separava, infatti, dalla tanto agognata spiaggia.
La colonna lenta inesorabile mi avvolgeva inesorabile, togliendomi le ultime energie residue; alla fine però distrutto ed innervosito, dopo aver lottato non poco per un parcheggio, giunsi a destinazione.
Pagai di buon grado la tariffa usuraria per lettino ed ombrellone; ora toccava l’ultimo sforzo scegliere il posto tra i pochi rimasti liberi alle 13.30 del pomeriggio !!
Il bagnino mi indicò miracolosamente un posto libero in prima fila di fronte al mare; non capivo come fosse possibile a quell’ora del giorno, ma non mi feci troppe domande, accettai di buon grado ed un minuto dopo ero già accasciato sul lettino con in testa l’incubo del viaggio di ritorno.
Stavo quasi per assopirmi vinto dalla stanchezza quando la vidi per la prima volta.
Si avvicinava dalle docce puntando dritto verso il lettino accanto al mio, immediatamente catturò il mio sguardo e non solo: era alta con forme prosperose, il seno fu sicuramente la cosa che notai per prima. Esagerato credo sia il termine più opportuno per definirlo; una quinta misura contenuta in un piccolissimo reggiseno a triangolo di cui da lontano non riuscivo a scorgere con precisione il materiale di fattura ed il colore; poi i fianchi giunonici e le cosce sode seguite da polpacci tonici e slanciati dai quali proseguivano caviglie strette e ben definite che finivano con piedi piccoli ma dall’incedere deciso. Mano a mano che proseguiva verso la mia direzione riuscivo a scorgere altri dettagli: i capelli, che da lontano mi parevano corti, erano in realtà portati a caschetto ma completante bagnati, il viso appariva vagamente tondeggiante, carino, sicuramente particolare: zigomi leggermente pronunciati ed un nasino all’insù contornati da poche simpatiche lentiggini le addolcivano i tratti dandole un’aria da ragazzina; la bocca piccola con labbra ben definite, il mento fino e le orecchie minute e ben proporzionate ispiravano, infine, dolcezza e simpatia.
Qualche passo ancora ed altri dettagli si rivelarono al mio sguardo incuriosito: gli occhi color nocciola erano contornati da sopraciglia curate e ciglia naturalmente lunghe.
Carina pensai, ma non fu questo a sconvolgermi.
Orami lei era a pochi passi da me; l’attenzione si spostò dal viso aggraziato al suo prorompente fisico e da quello al suo incredibile bikini.
Il reggiseno, che da lontano avevo intuito essere per lo meno di due taglie più piccolo del necessario, da vicino si rivelò assolutamente di mera proforma: era, infatti, talmente piccolo che a stento avrebbe contenuto una seconda; il materiale di fattura poi raramente si vede in spiaggia; il costume era, infatti, stato confezionato intermante all’uncinetto ed era di color panna. Le aureole dei capezzoli sporgevano dallo striminzito triangolo del reggiseno che premuto contro il prorompete seno lasciava perfettamente intuire il poco che rimaneva alla fantasia; la stoffa bagnata le aveva inoltre inturgidito le punte che sembravano voler bucare la flebile stoffa.
Il pezzo sotto, se possibile era ancora più sconvolgente; non credo di aver mai visto un costume più stretto sul davanti e a vita bassa di quello. Il triangolo che le copriva il pube era di pochi centimetri: ogni passo lasciava trasbordare la parte esterna della sua patatina che dedussi subito essere del tutto depilata tanto era stretto; il tutto era retto da due filiformi laccetti annodati sui fianchi.
Procedeva ormai indubbiamente verso il lettino accanto al mio occupato solo da un asciugamano e da una piccola borsa da mare o perlomeno ci speravo intensamente.
Non rimasi deluso quando vi si fermò proprio di fronte; benedissi le affollate giornate estive che fanno sì che tra uno sdraio e l’altro non ci sia più di un metro di distanza.
Dire che aveva catalizzato la mia attenzione era riduttivo la fissavo come un bambino scruta il mare quando lo vede per la prima volta, credo in effetti di avere avuto in quel frangente una notevole faccia da pesce lesso, ma non ci potevo fare assolutamente nulla: ero turbato e rapito da quello spettacolo che mi si offriva innanzi inaspettato e quanto mai gradito.
Ebbi un sussulto quando lei si sdraiò sul lettino dandomi le spalle: il suo culo rotondo e sodo si svelò completante nudo al mio sguardo; la parte inferiore del costume piccolissima sul davanti era praticamente inesistente dietro; un sottile filo infatti spariva fra le sue maestose natiche lasciandole del tutto scoperte. Prima di stendersi si chinò a raccogliere qualcosa che le era caduto; ebbi così in anteprima la visone del suo splendido buchino che il filetto del perizoma non poteva nemmeno vagamente a nascondere.
Io ovviamente finsi indifferenza rimanendo sdraiato ad osservare distrattamente il mare; fu lei la prima a rivolgermi la parola.
“Ciao, è inutile che fai finta di niente; ho visto sai come mi hai fissato il culo e le tette”.
“Prego ??” risposi io con fino tono sostenuto e paonazzo in viso.
“Ma figurati se non ti ho visto eri imbambolato …. Non ti preoccupare però non mi dispiace per niente; anzi se una si mette un costume come questo lo fa solo perché ama farsi guardare, quindi …. nessun problema. Ti dirò di più: sono contenta che qualcuno abbia deciso di prendere il lettino accanto al mio vincendo l’imbarazzo; non mi andava di non parlare con nessuno per tutto il giorno”.
Non potei negare l’evidenza: “Effettivamente hai ragione, osservavo attentamente sia te che il tuo costume, devo dire che sei notevole ma tutt’altro che imbarazzante - Piacere mi chiamo Francesco”.
Lei allungò la mano sorridente verso di me, istintivamente gliela strinsi.
“Io sono Marina e tu mi stai già simpatico perché adoro che qualcuno mi definisca notevole anziché zoccola, anche se devo ammettere che il bikini che indosso oggi un po’ da puttana lo è per davvero”.
Risi di gusto alle sue parole poi aggiunsi: “Secondo me ti sta comunque benissimo e mi scuso in anticipo se durante la giornata ti starò con gli occhi incollati, capirai che è inevitabile …”.
Anche lei rise: “Ma quale dispiacere, guardami pure tutta, non chiedo di meglio” disse facendo ondeggiare leggermente il seno in modo malizioso.
Poi aggiunse:“Però magari finché mi guardi sarebbe il caso di fare conoscenza così giusto per educazione; a proposito cosa fa un ometto come te tutto solo al mare di domenica ??”.
Mi venne naturale spiegarle tutto, la conoscevo da meno di un minuto ed ebbi l’assurda sensazione di potermi fidare di lei ciecamente, di potermi confidare in modo pieno e liberatorio.
Lo feci, parlando ininterrottamente per mezz’ora; le spiegai dello studio, del motivo per cui l’avevo lasciato, le raccontai della mia storia con Elison e degli ultimi due mesi passati come un topo nel mio ufficio di quaranta metri quadri. Lei ascoltava interessata, teneva gli occhi fissi sui miei, sembrava apprezzare il fatto che la stessi in qualche modo rendendo partecipe di parte della mia vita senza nemmeno conoscerla, rideva alle mie battute e si intristiva quando lo facevo anche io.
Quello che mi colpì fu la sua reazione quando ebbi finito di raccontarle la storia; mi pose una domanda per la quale l’avrei baciata lì dov’era, la domanda che mi aspettavo qualcuno mi facesse fin da quando avevo deciso di intraprendere la mia strada lasciando il precedente lavoro.
“Scusami Francesco – a parte il fatto che ovviamente hai fatto benissimo a mollarli – ma …. Qual è la cosa che più ti mancava lì dentro, insomma cosa ti ha spinto ad andare via ???”
Cazzo, era veramente possibile che quella domanda arrivasse da una donna seminuda incontrata per caso al mare da meno di un ora ???
Evidentemente sì !!! Evidentemente avevo incontrato una persona speciale; che meritava una risposta speciale: semplice diretta e sincera proprio come lo era lei:
“I Colori …. Ho lasciato il posto dove lavoravo per i colori; io adoro disegnare e creare cose colorate; credo che la vera essenza dell’architettura sia la vitalità e nulla per quanto mi riguarda è vivo se non ha colore”.
Continuai, quindi, a spiegarle che dove lavoravo prima era d’obbligo disegnare, tenendo conto delle così dette tendenze del momento che impongono minimalismo, monocromatismi e linee dritte e pulite; insomma niente che si addicesse alla mia esuberante e sperimentale creatività.
Marina mi guardava affascinata, quasi rapita, sembrava comprendere appieno le mie emozioni ma soprattutto sembrava condividerle.
Lo espresse così: “Anche io adoro i colori, sono felice di averti incontrato”. così dicendo mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia; un gesto tenero e gratuito che mi convinse ancora di più del fatto che in fondo quella giornata al mare poteva farmi più bene di quanto previsto.
“Anche a me fa molto piacere parlare con te, solo che io ti ho raccontato tutto di me e tu ancora non mi hai ancora detto nulla di te. Per’esempio, come mai anche tu sei qui da sola ??”.
Marina mi sorrise e cominciò a raccontarsi: “Sono sola perché la mia compagna Erika aveva un impegno di lavoro”.
“Compagna ???” chiesi io forse troppo ingenuamente.
“Si compagna nel senso di femmina …” mi rispose sarcasticamente “però non ti devi preoccupare sono bisessuale e con Erika abbiamo un rapporto assolutamente aperto”.
Feci di tutto per tenere un tono di voce normale ed un espressione rilassata ma tutto ciò che mi usci dalla bocca semi-spalancata fu: “Ha, buono a sapersi”.
Lei incurante del mio sbigottimento continuò imperterrita: “Sono infermiera, lavoro in una clinica privata dove vengono effettuati prevalentemente interventi di tipo ortopedico, il mio lavoro mi piace ma tutto sommato è piuttosto ordinario. Io, invece, come avrai capito ordinaria non lo so per niente ….”.
Si sospese per un secondo e mi chiese “Scusa ti dispiace se resto in topless ?? non vorrei mai rimanere con le tette non abbronzate.”.
Deglutii: “Figurati”.
Sciolse il laccetto del minuscolo reggiseno e mi si aprì di fronte uno spettacolo mozzafiato; finsi indifferenza, ma il sorriso malizioso di Marina mi fece capire di essermi già tradito; lei comunque riprese il suo discorso come se nulla fosse.
“Ti dicevo che io non sono per nulla una persona comune, giusto perché tu lo sappia io vivo con una donna, Erika appunto, e non è solo un’amica; si insomma scopiamo e facciamo parecchie porcate assieme … (io tentavo di rimanere impassibile) … ma non è solo questo che fa di me una persona strana, io sono …. sono …. spudorata, esibizionista, anticonformista e anche un po’ puttana, ma nel senso più buono del termine: vivo il sesso con piacere e assoluta libertà e tra scopare e no preferisco sempre scopare”.
Si sospese: “Sconvolto ??”.
“No. Eccitato !!!” le risposi con sincerità.
“Wow di solito i ragazzi per bene come te quando parlo così scappano sdegnati !!!”.
“Io non sono per bene e non scappo mai” ribattei ancora sincero.
“Bene allora posso continuare … sono strana anche perché un uomo per conquistarmi non deve pagarmi cene, regalarmi gioielli, viaggi o quant’altro …”.
“E cosa dovrebbe fare questo temerario ???” la incalzai.
“Preferisco, ad esempio che mi porti in un parcheggio a scopare con una decina di guardoni che ci spiano sparandosi una sega, preferisco che mi porti in un locale con un abito corto e senza mutandine in modo che tutti possano vedermi e pensare che sia una gran troia, preferisco le cose esagerate e spudorate che tutti sognano ma che pochi hanno il coraggio di fare per davvero”.
Le sue parole mi mandavano il sangue in fibrillazione, pendevo dalle sue labbra e lei parlava come un fiume in piena.
“Vorrei anche dirti che in fatto di sesso adoro le pratiche più strane e per strano non intendo sicuramente il sesso anale che per me è del tutto normale …”
“Tipo ?” le chiesi attendendo trepidante la risposta.
“Bhè a me piace da morire una cosa che di solito alla gente non piace …. Mi piace farmi fare la pipì addosso”.
Stavolta rimasi realmente un po’ scioccato.
“Tu hai mai provato a pisciare addosso a una donna ???”.
“Hem …. Mi manca sta cosa a dire il vero, ma penso che sia soprattutto per il fatto che le donne che ho avuto fino ad oggi se solo ci avessi provato mi avrebbero staccato il rubinetto …..”.
Rise: “Si lo so, è piuttosto normale ….”.
Poi Marina si interruppe e girandosi sul lettino in modo che io potessi avere sotto gli occhi il suo magnifico culo seminudo mi chiese: “Senti ma io ti piaccio ? Fisicamente intendo …”.
“Certo che mi piaci, te l’ho già detto che non ti devi arrabbiare se non riesco a staccarti gli occhi di dosso”.
Allungò la mano porgendomi una confezione di crema abbronzante: “Quindi non ti dispiace se ti chiedo di spalmarmi un po’ di crema sulla schiena, vero ??”.
“Tutt’altro” le risposi afferrando il tubetto.
Lei appoggiò la testa sul lettino e io avvicinatomi mi inginocchiai accanto alla sdraio da dove le versai una copiosa quantità di crema sulle spalle stendendola poi con dovizia lungo tutta la schiena, la spalmai per bene assaporando ogni istante di quel contatto fisico: la pelle era calda e liscia, non avrei mai voluto smettere.
“Mettimene un po’ anche sulle gambe per favore”.
Obbedii immediatamente e le spalmai la crema partendo dalle caviglie fino a risalire alle cosce sode e abbondanti: che piacere poterle massaggiare.
“Spalmami pure la crema anche sul culo – grazie - e mi raccomando non farti scrupoli a toccare; con un costume così la scottatura è un rischio costante …” lo disse alzando leggermente la testa dal lettino e con un sorriso malizioso.
Ovviamente non stavo aspettando altro e mi accinsi all’opera, sperando solo che la mia potente erezione non fosse troppo visibile da sotto i boxer.
Le versai la crema sulle natiche di cui mi riempii le mani prendendo a massaggiarla, stavo toccando il suo culo e la cosa mi eccitava non poco.
Ma lei voleva ancora di più; da sdraiata si porto le mani sul sedere, appoggiando i palmi vicino al solco ed agganciando con il mignolo della mano sinistra il flebile filetto del perizoma, si allargò le morbide chiappette, offrendomi la vista del suo stretto bottoncino scuro; poi, guardandomi sorniona aggiunse:“Mettimi la crema anche sul buco del culo … a proposito ti piace ??”.
“Da morire !!” risposi.
Non mi feci pregare e le passai le mani direttamente sul solco del culo prendendo contatto con il suo buchino; il cazzo mi stava per scoppiare e lei sembrava gradire il tutto; la gente accanto a noi ci guardava sdegnata ma io me ne fregavo e continuavo imperterrito finché non venni interrotto da Marina: “Credo che così possa andar bene grazie”.
“Non c’è di che” risposi alzandomi e stendendomi sul mio lettino.
Marina mi guardò e prese a ridire: “Ti è piaciuto spalmarmi la crema hee !!!”.
Capii subito a cosa si riferiva, la mia erezione spuntava in modo imbarazzante da sotto il costume.
Marina mi lanciò, quindi, un asciugamano ad altezza inguine e aggiunse: “Copriti và, prima che ti arrestino ….”.
Presi l’asciugamano e me lo sistemai addosso strategicamente, poi gurdandola sorridente le dissi: “Bhè direi che prima o poi doveva capitare no ??”.
“Certo” mi rispose “mi sarei preoccupata del contrario …”.
Continuammo a parlare a distanza; io tenevo l’asciugamano dove dovevo e lei faceva di tutto per stuzzicarmi con domande più o meno piccanti:
“Raccontami qual’ è stata la scopata più bella della tua vita” mi chiese.
“E’ stata cinque anni fa in Ungheria, ero ad un convegno ed una sera con dei colleghi abbiamo fatto una capatina al night; una delle spogliarelliste era stupenda, si muoveva come una dea ed aveva un fisico da brivido; per fartela breve, i migliori 150 euro spesi della mia vita …”.
“Ha però …” esclamò Marina “E bravo il nostro architetto che va con le puttane …”.
“Sconvolta ??” le chiesi sorridendo.
“No. Eccitata” mi rispose raggiante.
“E tu, invece, la tua migliore scopata ??”.
“Con un uomo o con una donna ??” mi chiese a precisazione.
“Uomo”.
“E’ stata al mare poco lontano da qui, avevo stuzzicato per tutto il giorno un marocchino che vendeva collanine. Me le provavo e me le riprovavo in topless per poi non comprare nulla, lui continuava a ronzarmi intorno ed io ad istigarlo. Alla sera pensai di dovermi far perdonare e gli feci cenno di raggiungermi dentro una cabina con l’intenzione di farlo sfogare con una bella sega o al massimo con un pompino ….. Lui ovviamente mi seguì, ma non aveva le mie stesse idee; dopo un secondo che avevo chiuso la porta mi ritrovai già con il suo cazzo enorme sparato dritto nella fighetta; così senza nemmeno dire una parola; mi scopò come un animale, mi penetrò ovunque con ferocia e senza mai chiedere il permesso; sembrava che volesse punirmi per la mia spudoratezza; continuava solo a dirmi che ero una puttana e io godevo da impazzire, gli lasciai fare tutto quello che voleva, vinta da quella forza selvaggia, alla fine pretese di venirmi in bocca, lo accontentai, se ne andò un secondo dopo lasciandomi lì così com’ero …. Rimasi estasiata e con il fiato rotto ….. a dire il vero non solo il fiato”.
Il suo racconto mi aveva eccitato in modo smisurato, avevo un groppo alla gola ed un caldo bestiale.
“Come sta il tuo coso ??” mi chiese divertita.
Alzai l’asciugamano per un attimo esibendole il mio rigonfiamento.
“Mazza !!! sei messo male ragazzo mio … non accenna a diminuire …”.
“Ma è proprio vera la storia del marocchino ??” le chiesi.
“Somma …” mi rispose ridendo “In verità gli ho fatto solo una sega e mi è venuto in mano in due minuti ….”.
“Stronza che sei !!!” le dissi ridendo anche io.
“Volevo solo farti eccitare e credo proprio di esserci riuscita”.
“Direi” le dissi alzando nuovamente l’asciugamano.
“Mi sa che è meglio se andiamo a fare un bagno riparatore” disse Marina, alzandosi di scatto così com’era in topless e perizoma.
La guardai ammirato.
Lei prese a correre verso il mare: “Muoviti, che aspetti ??”
La seguii correndo; le sue tette ballavano allegre come lo era lei; si tuffò nel mare fresco ed io la seguii; l’avrei seguita ovunque per la verità.
Giocammo in mare come due ragazzini; lei mi gettava l’acqua nel viso e io rispondevo, la abbracciavo tentando di spingerla sotto mentre lei cercava di farmi lo sgambetto; ad ogni abraccio il contatto della sua pelle sulla mia mi faceva trasalire e lei non perdeva occasione per strusciarsi sul mio cazzo.
“Hmm bello duro hee …. Mi sa che ti conviene rimanere in acqua fino a domani …”
“Si effettivamente credo anche io …” le dissi un po’ imbarazzato.
“Ho un idea. Perché non ti masturbi così risolvi il problema …”.
“Bella idea !!” risposi io sarcastico “Così alla giornata al mare aggiungo anche la serata in galera”.
“Ma no dai dico sul serio” replicò Marina “Ti nascondo io …. Credimi che normalmente io sono una che distrae abbastanza l’attenzione …”.
“Non l’ho mai fatto nemmeno da ragazzino; non so nemmeno se ci riuscirei qui in mezzo a tutta questa gente …”.
“Non sai cosa ti sei perso e comunque questa è un ottima occasione per provare una cosa nuova; senza contare che se non provi non sai se ci riesci …”.
“Vero.” le dissi non troppo convinto.
“Poi c’è anche un’altra cosa …. Mi piacerebbe da morire guardarti finché lo fai”.
“Ok” le dissi “se è per fare piacere a te lo faccio volentieri”.
Non aggiunsi altro, presi Marina per mano e la condussi un po’ lontano dalla riva, cercano di rimanere distante il più possibile dagli altri bagnanti. Arrivammo fin dove il pelo dell’acqua sfiorava la mia zona pelvica; lì feci sistemare Marina di fronte a me in modo da non essere visibile dalla spiaggia; poi presi a toccarmi lentamente da sopra il costume, cercando di rilassarmi il più possibile.
“Bene, così … bene così …” mi disse Marina.
Continuai in quel modo per un minuto, la mia erezione spingeva ormai spavaldamente ed era perfettamente intuibile da sotto i boxer.
“Io però vorrei vederlo …. Tiralo fuori dal costume”.
Obbedii immediatamente; percepii il fresco della brezza marina sul mio membro, sensazione meravigliosa che si aggiungeva all’estasi di quell’incredibile situazione.
“Hmm che bella visione” commentò Marina.
Continuavo a toccarmi, ma ero ancora molto lontano dal venire, non ero forse ancora abbastanza rilassato.
“Posso vedere più da vicino per favore ??”.
“Certo, avvicinati pure quanto vuoi, ma attenta potrebbe essere pericoloso” l’avvertii.
Marina si chinò rimanendo immersa fino a mezzo busto era a pochi centimetri dal mio cazzo all’altezza delle sue morbide e suadenti tette.
Aumentai il ritmo, la visione dei sui seni aveva vinto ogni mio pudore ed ogni mia paura; volevo venire e volevo che il mio piacere la raggiunse inondando quel morbido paradiso che mi si prostrava innanzi.
“Mi sembra di capire che non ti dispiacerebbe un piccolo aiuto da parte mia; giusto ??”.
“Giusto !!” le risposi trattenendo il mio orgasmo ormai incipiente.
“Magari vorresti mettermelo in mezzo alle tette fino a scaricarmi tutta la tua calda sborra addosso …”.
“Magari …” questa volta lottai strenuamente per non venire.
“E allora fallo ficcamelo fra le tette e dacci dentro fino ad esplodere”.
Non esitai oltre, afferrai le sue grosse tette fra le mani, protesi il bacino e un secondo dopo il mio cazzo scorreva su e giù, percorrendo i meandri del suo seno turgido e bagnato; godevo, godevo da impazzire, feci appello a tutte le mie forze perché quel magnifico momento durasse il più possibile.
“Sei una puttana e mi fai impazzire … “.
“Si è vero adesso sono la tua puttana e voglio tutto il tuo piacere addosso, quindi non provare nemmeno a rallentare il ritmo, lasciati andare e scaricami tutto il tuo calore contro”.
Mi muovevo il più velocemente possibile con le mani ancorate alle sue tette, lei per aumentare il mio piacere a dismisura teneva lo sguardo da troietta infoiata dritto sul mio; ogni tanto si sputava addosso per rendersi ancora più scivolosa, interrompendomi di tanto in tanto solo per strusciare un capezzolo contro la punta del mio pene ormai pronto ad esplodere di piacere.
“Dimmelo che una troia come me non l’ahi mai incontrata, dimmi che sono una puttana, insultami, dimmi di tutto fammi sentire viva, fammi sentire tua …”.
“Si, si siii” le dissi quasi gridando: “Sei una puttana, e voglio venirti addosso, voglio sporcarti del mio piacere ovunque”.
“Lasciati andare allora non trattenerti più” me lo intimò guardandomi dritto negli occhi con uno sguardo che esprimeva voglia in ogni senso possibile: “adesso, vieni adesso voglio la tua sborra sulle tutte”.
Sentii il mio orgasmo salire dalla base del mio sesso, ebbi la chiara percezione del mio denso liquido che usciva violento, spruzzato addosso a Marina assieme ad una buona parte del mio essere.
Il mio piacere uscito in copiosa quantità ricoprì di schianto le sue grosse tette, riversandosi in parete anche sul collo e sul mento; ero distrutto e con il fiato corto la pressione prima alle stelle era precitata in un istante; mi sentivo soddisfatto e svuotato come non mai; rimasi così inebetito a fissare il seno di Marina colante del caldo frutto della mia passione.
“Wow !!” esclamò Marina “Che schizzo … ma da quant’è che non venivi”.
Era da un bel po’, ma in quel momento non ebbi la forza di rispondergli, ero rimasto lì con il cazzo che si stava rilassando perso a pelò d’acqua con il costume abbassato, completante incurante del luogo dove mi trovavo ed assolutamente indifferente al fatto che qualcuno potesse vedermi.
Fu Marina che avvicinatasi mi tirò su il costume: “Coprì il nostro amichetto che sennò mi prende freddo”.
Sorrisi in una smorfia tra il divertito e l’esausto.
Marina, quindi, si guardò maliziosa fra le tette e con le mani cominciò a massaggiarsele spalmandosi il mio piacere ovunque: “Dicono che faccia bene alle pelle ….” Poi ne raccolse una minima quantità con un dito e se lo portò alla bocca; lo assaggiò: “Dicono che sia anche molto buono … e nel tuo caso hanno ragione …”.
“La sanno proprio lunga stì stronzi …..” le dissi recuperando un po’ di fiato ….
Marina scoppiò a ridere come una ragazzina; mi prese per mano e mi riaccompagnò a riva.
Mano a mano che mi avvicinavo alla spiaggia riprendevo contatto con la realtà; gli sguardi degli altri bagnanti che ci fissavano allibiti mi fecero capire che forse la nostra performance non era rimasta inosservata come speravo.
Me ne fregai, non avevo più imbarazzo o timori; in quel attimo avevo solo una stupenda donna al mio fianco: Marina.
Riprendemmo posto sui nostri lettini, osservando la spiaggia che si stava ormai svuotando; il pomeriggio era volato ed il sole al tramonto lasciava già presagire una serata lunga e calda.
Ero rimasto silenzioso con gli occhi fissi all’orizzonte, per la prima volta mi sentivo sereno e appagato come non lo ero più da molto tempo; stavo bene; la brezza marina portava con sé odore di mare e di riappacificazione con il mondo …
Il sole della sera asciugava la pelle tornata calda.
Un piccolo brivido interruppe i miei pensieri, i capelli bagnati di marina sul mio petto mi avevano improvvisamente destato; lei era lì presente e pronta a sconvolgermi nuovamente.
Mi guardò fisso negli occhi e mi chiese: “Ti va di scopare questa sera ??”
“Certo.” le risposi accarezzandole il bel viso baciato dalle ultime luci del sole.
Mi prese per mano con dolcezza mi si avvicinò appoggiò la testa alla mia spalla e mi disse: “Lo faremo come piace a me …. Vedrai sarà bellissimo”.
“Ne sono sicuro.”
Ne ero certo come del fatto che da quel momento in poi la mia vita non sarebbe più stata la stessa.

Continua ………
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2010-09-01
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