Che culo andare in bici
di
Lucciolafralemani
genere
etero
Una lama obliqua di sole ferisce la penombra della camera vuota creando una vela luminosa sul letto disfatto.
Numerose gocce ormai calcificate risaltano casualmente in diversi punti del lenzuolo nero e persino sui cuscini.
Una larga chiazza umida, probabilmente di urina intride ancora il tessuto fino al materasso.
Sui comodini due confezioni ormai vuote di Kleenex.
É domenica, e in cucina Lorenzo e Roberta stanno facendo colazione. Lei con la tazza fra le mani lo guarda rapita.
Dai loro sguardi traspare la soddisfazione per la notte appena trascorsa.
- Sai, ho trovato simpatica e geniale la tua trovata di trasformarci in mamma e figlio, anche se devo dire che sono apparso a volte un po' troppo ingenuo, anzi proprio tonto direi, non ti pare?
- A me importa solo che scopi come un vecchio porco. Scherzi a parte, trovo anch'io che sia stato un espediente eccitante, anzi propongo che nei nostri incontri, se avranno un seguito, ci comportassimo sempre così. Sei d'accordo?
- Non chiedo di meglio, mammina!
- A proposito Lo' quanti anni hai veramente. Sai che non me lo hai mai detto?
- Ventuno, non ho la ragazza, vivo ancora in casa con i miei ma mi vorrei trasferire in affitto appena potrò guadagnare di più. Vuoi sapere altro. Mammina!
Lei sollevò le mani in segno di resa.
- E dimmi, tu quanti anni hai?
- E no! Non si chiede l'età alle donne. Tienilo a mente.
Finita la colazione:
- Ho un'idea. Che ne diresti di fare un bel giro in bici, con picnic? In garage ho ancora quella di mio marito oltre la mia.
- Si. Dai, che bello passo da casa a cambiarmi e ci troviamo qui davanti.
La bascula del garage si solleva e appare Roberta con uno zaino che spinge a mano le due bici.
La tutina rosa e nera la avvolge perfettamente mettendo in risalto le sue curve e soprattutto il suo superbo culo.
Decidono che lei sarebbe andata avanti e Lorenzo dietro per consentirle di stabilire il ritmo di pedalata.
Ma già dai primi chilometri, per lui pedalare tenendo gli occhi puntati su di lei o meglio, sul suo burroso deretano, gli crea un certo tormento.
Infatti, stando china sul manubrio, il culo di Roberta troneggia poggiato sul quel sellino che quasi sparisce inghiottito dalle sue chiappe, ciò genera nel ragazzo un pensiero fisso.
Si immagina che in qualche modo al posto del sellino possa esserci il suo cazzo che, ad ogni pedalata sprofondi in quel magico culo, fino ai coglioni.
E a questo pensiero, quello comincia a gonfiarsi nonostante la fatica della pedalata.
Nonostante quanto avessero stabilito, decide di sorpassarla per alleviare la tensione;
ma ormai il pensiero si è mutato in una ossessione, tant'è che il cazzo ormai guida totalmente la sua attenzione; solo a pensare al bel culo di lei, invece che al panorama campagnolo che li circonda.
La strada è molto tranquilla, una di quelle stradine in cui si vede ogni tanto passare un auto o un trattore; arrivati nei pressi di un fienile isolato, Lorenzo non ne può più e decide di fermarsi con un idea già molto precisa in testa.
- Perché ci fermiamo amore, sei stanco?
- In effetti si, mammina. Stanco di fissare il tuo bel culo. Il pisello mi è diventato duro.
Lei sorride senza scomporsi (era ciò che si aspettava) e allunga la mano per appurare l'effettiva consistenza di questo turbamento.
-Ah! Esclamò dopo averlo palpato.
- É proprio vero. Se non ci facciamo qualche cosa, qui scoppia tutto.
Guardandosi attorno nota a un centinaio di metri il fienile.
- Il mio bimbo si è fermato proprio nel posto giusto. Vieni con la mamma, dammi la mano.
All'interno un piacevole profumo secco di paglia.
E mentre Lorenzo sempre più eccitato si tira giù a fatica i pantaloni, Roberta gli si accovaccia davanti impugnandogli il cazzo con una mano mentre con l'altra gli palpa i coglioni, sodi e gonfi.
- No mammina, ti prego non voglio venirti in faccia. Girati per favore.
Inizia a sfilarle la tutina, lasciandola cadere arrotolata in fondo alle gambe.
Roberta allora si appoggia ad un ballino voltandogli le spalle e allargando le gambe.
- Ho capito che cosa vuole questo monellaccio.
Lentamente abbassa lo slip accompagnandolo con i pollici lungo le gambe fino ai talloni dove indugia così piegata a "novanta" per diversi secondi.
- Brava mammina, proprio così!
- Fatti sotto. Vedi come mi sono bagnata? Vuoi leccarmi la fica e il buchino del sedere ?
Ma Lorenzo dimentico ormai della fica ha un solo pensiero in testa: farle il culo.
- Mamma voglio entrare col mio pisello dentro l'altro buchino, è così bello da vedere...
- Ma sei matto? Non si pensano neppure certe cose.
- No.No.No ti prego solo un poco. Poi farò il bravo, lo giuro!
- Vabbè tesoro di mamma solo per questa volta però. Ora t'insegno come si fa...
- Lasciami provare, semmai mi correggi. D'accordo?
Le è dietro, impugna il cazzo mirando l'attraente pertugio; uno sputo di saliva lubrificante poi lentamente si accoccola forzandolo, mentre lei si tiene le chiappe ben divaricate e spingendo a forza con le viscere per favorire più che può l'entrata di quella meraviglia.
Un sottile rivolo caldo di urina le scivola lungo le cosce fin giù nelle scarpette, ma non se ne cura.
Centimetro dopo centimetro lo sente sparire in quel buco nero fino a toccare con i coglioni i peli del culo.
- Ecco mammona, va bene cosi, ti piace?
- Da morire! Tesoro della tua mamma; continua così fino alla fine, voglio che mi riempi tutta con il tuo latte. Hai capito?
Ora Lorenzo letteralmente entra ed esce dal suo sfintere oscenamente aperto sbattendo rumorosamente lo scroto contro le chiappe in un ritmato refrain.
All'esterno gli uccellini cinguettano e in lontananza si ode il motore di un trattore, ma lì dentro si sta consumando un rito priapico, triviale.
Il culo le è diventato rovente come il cratere di un vulcano; aspetta solo che una pioggia rinfrescante lenisca quel bruciore.
Ma lui non concede tregue, sta beandosi di questo momento, dell'opulenza di quella carne che vibra sotto i suoi colpi.
Roberta ad ogni affondo manda gridolini sempre più acuti e modulati come segnale dell'imminente orgasmo.
- Mamma sento che sto per venire. È una cosa bellissima...
- Vieni piccolo mio, scarica tutto quanto il tuo amore nel culo della mamma!
Ed eccolo finalmente montare, in un crescendo sincrono con i colpi di lui che finalmente può scaricare tutta la brama accumulata in un'ondata di marea composta di voluttà, desiderio e tanto sperma che grugnendo scarica nel suo intestino.
Rimane immobile per qualche secondo poi sfila l'uccello dando la stura a cremosi fluidi che tracimando finiscono sulla paglia.
- Mammina, dimmi, ma quanto ti piace il cazzo?
- Da morire, amore bello. Non potrei vivere senza. E anche tu mi piaci molto. Scusa, mi passeresti delle salviette che sto colando?!
Arraffata una manciata di Tempo, Roberta cerca di bloccare l'emorragia di sperma che continua a fluirle dallo sfintere.
- Dio che inculata! Geme lei con la voce ancora stravolta dal piacere.
Alla fine, restano sulla paglia, come farfalle cadute, una decina di fazzoletti zuppi e stropicciati a testimoniare il livello di passione dell'amplesso appena concluso; mentre i due, finalmente paghi e sorridenti riprendono le bici.
- Mamma, la sai una cosa?...Ho ancora voglia di te. E invece ci aspetta una lunga pedalata di ritorno.
- Amore, ti prego, non mi parlare di biciclette. Se penso al sellino e al male che mi sta facendo ancora il culo...Per il resto, si. Anch'io ho ancora una gran voglia di te! Ma ora facciamo una bella sosta. Ho portato i panini ricordi?
- É vero. Mi è venuta anche una gran fame. Torniamo nel fienile.
Numerose gocce ormai calcificate risaltano casualmente in diversi punti del lenzuolo nero e persino sui cuscini.
Una larga chiazza umida, probabilmente di urina intride ancora il tessuto fino al materasso.
Sui comodini due confezioni ormai vuote di Kleenex.
É domenica, e in cucina Lorenzo e Roberta stanno facendo colazione. Lei con la tazza fra le mani lo guarda rapita.
Dai loro sguardi traspare la soddisfazione per la notte appena trascorsa.
- Sai, ho trovato simpatica e geniale la tua trovata di trasformarci in mamma e figlio, anche se devo dire che sono apparso a volte un po' troppo ingenuo, anzi proprio tonto direi, non ti pare?
- A me importa solo che scopi come un vecchio porco. Scherzi a parte, trovo anch'io che sia stato un espediente eccitante, anzi propongo che nei nostri incontri, se avranno un seguito, ci comportassimo sempre così. Sei d'accordo?
- Non chiedo di meglio, mammina!
- A proposito Lo' quanti anni hai veramente. Sai che non me lo hai mai detto?
- Ventuno, non ho la ragazza, vivo ancora in casa con i miei ma mi vorrei trasferire in affitto appena potrò guadagnare di più. Vuoi sapere altro. Mammina!
Lei sollevò le mani in segno di resa.
- E dimmi, tu quanti anni hai?
- E no! Non si chiede l'età alle donne. Tienilo a mente.
Finita la colazione:
- Ho un'idea. Che ne diresti di fare un bel giro in bici, con picnic? In garage ho ancora quella di mio marito oltre la mia.
- Si. Dai, che bello passo da casa a cambiarmi e ci troviamo qui davanti.
La bascula del garage si solleva e appare Roberta con uno zaino che spinge a mano le due bici.
La tutina rosa e nera la avvolge perfettamente mettendo in risalto le sue curve e soprattutto il suo superbo culo.
Decidono che lei sarebbe andata avanti e Lorenzo dietro per consentirle di stabilire il ritmo di pedalata.
Ma già dai primi chilometri, per lui pedalare tenendo gli occhi puntati su di lei o meglio, sul suo burroso deretano, gli crea un certo tormento.
Infatti, stando china sul manubrio, il culo di Roberta troneggia poggiato sul quel sellino che quasi sparisce inghiottito dalle sue chiappe, ciò genera nel ragazzo un pensiero fisso.
Si immagina che in qualche modo al posto del sellino possa esserci il suo cazzo che, ad ogni pedalata sprofondi in quel magico culo, fino ai coglioni.
E a questo pensiero, quello comincia a gonfiarsi nonostante la fatica della pedalata.
Nonostante quanto avessero stabilito, decide di sorpassarla per alleviare la tensione;
ma ormai il pensiero si è mutato in una ossessione, tant'è che il cazzo ormai guida totalmente la sua attenzione; solo a pensare al bel culo di lei, invece che al panorama campagnolo che li circonda.
La strada è molto tranquilla, una di quelle stradine in cui si vede ogni tanto passare un auto o un trattore; arrivati nei pressi di un fienile isolato, Lorenzo non ne può più e decide di fermarsi con un idea già molto precisa in testa.
- Perché ci fermiamo amore, sei stanco?
- In effetti si, mammina. Stanco di fissare il tuo bel culo. Il pisello mi è diventato duro.
Lei sorride senza scomporsi (era ciò che si aspettava) e allunga la mano per appurare l'effettiva consistenza di questo turbamento.
-Ah! Esclamò dopo averlo palpato.
- É proprio vero. Se non ci facciamo qualche cosa, qui scoppia tutto.
Guardandosi attorno nota a un centinaio di metri il fienile.
- Il mio bimbo si è fermato proprio nel posto giusto. Vieni con la mamma, dammi la mano.
All'interno un piacevole profumo secco di paglia.
E mentre Lorenzo sempre più eccitato si tira giù a fatica i pantaloni, Roberta gli si accovaccia davanti impugnandogli il cazzo con una mano mentre con l'altra gli palpa i coglioni, sodi e gonfi.
- No mammina, ti prego non voglio venirti in faccia. Girati per favore.
Inizia a sfilarle la tutina, lasciandola cadere arrotolata in fondo alle gambe.
Roberta allora si appoggia ad un ballino voltandogli le spalle e allargando le gambe.
- Ho capito che cosa vuole questo monellaccio.
Lentamente abbassa lo slip accompagnandolo con i pollici lungo le gambe fino ai talloni dove indugia così piegata a "novanta" per diversi secondi.
- Brava mammina, proprio così!
- Fatti sotto. Vedi come mi sono bagnata? Vuoi leccarmi la fica e il buchino del sedere ?
Ma Lorenzo dimentico ormai della fica ha un solo pensiero in testa: farle il culo.
- Mamma voglio entrare col mio pisello dentro l'altro buchino, è così bello da vedere...
- Ma sei matto? Non si pensano neppure certe cose.
- No.No.No ti prego solo un poco. Poi farò il bravo, lo giuro!
- Vabbè tesoro di mamma solo per questa volta però. Ora t'insegno come si fa...
- Lasciami provare, semmai mi correggi. D'accordo?
Le è dietro, impugna il cazzo mirando l'attraente pertugio; uno sputo di saliva lubrificante poi lentamente si accoccola forzandolo, mentre lei si tiene le chiappe ben divaricate e spingendo a forza con le viscere per favorire più che può l'entrata di quella meraviglia.
Un sottile rivolo caldo di urina le scivola lungo le cosce fin giù nelle scarpette, ma non se ne cura.
Centimetro dopo centimetro lo sente sparire in quel buco nero fino a toccare con i coglioni i peli del culo.
- Ecco mammona, va bene cosi, ti piace?
- Da morire! Tesoro della tua mamma; continua così fino alla fine, voglio che mi riempi tutta con il tuo latte. Hai capito?
Ora Lorenzo letteralmente entra ed esce dal suo sfintere oscenamente aperto sbattendo rumorosamente lo scroto contro le chiappe in un ritmato refrain.
All'esterno gli uccellini cinguettano e in lontananza si ode il motore di un trattore, ma lì dentro si sta consumando un rito priapico, triviale.
Il culo le è diventato rovente come il cratere di un vulcano; aspetta solo che una pioggia rinfrescante lenisca quel bruciore.
Ma lui non concede tregue, sta beandosi di questo momento, dell'opulenza di quella carne che vibra sotto i suoi colpi.
Roberta ad ogni affondo manda gridolini sempre più acuti e modulati come segnale dell'imminente orgasmo.
- Mamma sento che sto per venire. È una cosa bellissima...
- Vieni piccolo mio, scarica tutto quanto il tuo amore nel culo della mamma!
Ed eccolo finalmente montare, in un crescendo sincrono con i colpi di lui che finalmente può scaricare tutta la brama accumulata in un'ondata di marea composta di voluttà, desiderio e tanto sperma che grugnendo scarica nel suo intestino.
Rimane immobile per qualche secondo poi sfila l'uccello dando la stura a cremosi fluidi che tracimando finiscono sulla paglia.
- Mammina, dimmi, ma quanto ti piace il cazzo?
- Da morire, amore bello. Non potrei vivere senza. E anche tu mi piaci molto. Scusa, mi passeresti delle salviette che sto colando?!
Arraffata una manciata di Tempo, Roberta cerca di bloccare l'emorragia di sperma che continua a fluirle dallo sfintere.
- Dio che inculata! Geme lei con la voce ancora stravolta dal piacere.
Alla fine, restano sulla paglia, come farfalle cadute, una decina di fazzoletti zuppi e stropicciati a testimoniare il livello di passione dell'amplesso appena concluso; mentre i due, finalmente paghi e sorridenti riprendono le bici.
- Mamma, la sai una cosa?...Ho ancora voglia di te. E invece ci aspetta una lunga pedalata di ritorno.
- Amore, ti prego, non mi parlare di biciclette. Se penso al sellino e al male che mi sta facendo ancora il culo...Per il resto, si. Anch'io ho ancora una gran voglia di te! Ma ora facciamo una bella sosta. Ho portato i panini ricordi?
- É vero. Mi è venuta anche una gran fame. Torniamo nel fienile.
1
voti
voti
valutazione
10
10
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Quasi un incestoracconto sucessivo
Un anniversario del cazzo
Commenti dei lettori al racconto erotico