Opere di pene

di
genere
etero

Ho la certezza di avere un pessimo carattere soprattutto nei confronti di quegli uomini verso i quali nutro una...chiamiamola "vivace inclinazione".
Ormai le mie storie durano lo spazio di un temporale.
C'è da dire però che una cosa soprattutto mi fa scendere la catena: la loro ipocrisia.
In tutti loro, per un verso o per quell'altro ritrovo le meschinità del mio ex marito ed è una cosa che non sopporto.
L'unico al quale posso ancora pensare senza acrimonia, anzi spesso con tenerezza, è Lorenzo.
Riconosco di essere stata ingiusta e frettolosa con lui.
Forse mi sto ammorbidendo. Magari fosse!
E tutto per appagare il fuoco che quella specie di ferita mal rimarginata che ho in mezzo alle cosce, mi accende quando penso di fare del sesso con un uomo.
Poi alla fine cosa mi resta?
Nessuna emozione; tranne forse la più profonda, la meno prevedibile.
Un basso ostinato senso di soddisfazione come il ronzio del traffico che culla il cittadino o come il silenzio della notte per la gente di campagna.
Mi viene in mente Emma Bovary che ritorna a casa sazia con lo sguardo appannato dopo un pomeriggio di scopate selvagge.
- Dunque è questa la felicità?
esclama Emma guardandosi allo specchio.
- Questa è la felicità di cui parlano i poeti?
Forse no, ma ormai che posso farci? Di certo comunque non potrei più farne a meno.
Mi fa sentire viva, mi rimescola il sangue e questo mi basta.

Sulla scia di questi pensieri intanto mi stavo dando da fare a riordinare casa da brava massaia.
Ero sul pianerottolo per rimuovere lo stuoino quando udii scroccare la serratura della porta accanto.
Il geometra Marcello M.. Credo si chiami così il mio vicino, uscì avvicinandosi con fare discreto.
- Signora Roberta, le posso parlare un momento?
- Ma certo geometra, venga si accomodi in casa. Lo gradisce un caffè?
- No grazie, faccio in un attimo.
Il tipo, sulla settantina, forse qualcosa meno era rimasto vedovo un paio di anni prima.
Persona schiva, capelli ormai bianchi, un paio di occhialini un po' démodé.
Doveva aver passato gran parte della sua vita ad una scrivania.
- Signora, non so come dirglielo. Sono alquanto imbarazzato...ma dal mio appartamento si sente tutto ciò che succede di qua. Non so se mi capisce...Se le parlo non è per me, ma nello stabile si mormora che lei riceva su appuntamento degli uomini...
Scoppiai a ridere. Cazzo! Bagascia conclamata proprio a tutti gli effetti!
- Geometra mi spiace se le ho arrecato disturbo, in quanto ai condomini che si facciano i cazzi loro, una volta tanto.
- Vede Roberta...le spiace se la chiamo per nome? Potrebbe essere mia figlia...vede, dicevo, ehm, le devo confessare che a me non dà fastidio e non mi dispiace affatto ascoltare quando lei...ehm scopa, anzi mi fa eccitare.
Mi vergogno un po' a dirle queste cose ma da quando ho perso mia moglie... lei mi capisce!?
Eccome. Pensai, annuendo.
- Lei Roberta è una gran bella figliola e mi fa piacere averla come vicina, ma non la voglio intrattenere oltre, vedo che sta lavorando. Ero solo venuto per avvertirla.
Poveretto. Pensai. Può sembrare indecoroso starsene a origliare alla parete e masturbarsi;
eppure anche i vecchi come lui, con i denti falsi e screpolati, il ciuffo di peli che spunta dall'orecchio, sono stati figli di dio, con arti dritti e occhi limpidi.
Si può forse biasimarli se, al dolce banchetto dei sensi, si aggrappano alla sedia fino all'ultimo?
Sarà stato il vago senso di tenerezza nei suoi confronti o forse il mio paterno irrisolto, fatto è che il geometra mi risultava simpatico...

- Aspetti un attimo, geometra, non se ne vada. Venga qui, si accomodi.
Posso farle una domanda...personale?
- Certo. Mi dica.
- Mettiamoci comodi, sul divano. Prego. Non ha fretta vero? Lo gradisce ora un buon caffè?
L'ho appena fatto.
- Grazie!
Prima lei mi diceva che...sarebbero due anni che...
- Eh già!
- ...E non è più andato con una donna?
- Cosa vuole, per me non è stato facile. Ho poca dimestichezza con internet; e con quelle da viale, beh proprio no.
- E quindi si accontenta solo di origliare? Accidenti, non le sembra un po' poco farsi solo delle seghe?
Mi lusinga che lei si ecciti immaginando cosa succeda da questa parte del muro; ma non è che la vera ragione è quella di vedere di persona me e il mio boudoir e poter fantasticare ancora?
- Ma cosa sta dicendo. Certo che no! Perché poi?
- Perché conosco voi maschietti e lei sotto sotto vorrebbe così sfogare qualcuna delle sue fantasie.
- Come le dicevo prima, Roberta, lei mi piace molto, mi eccito solo a guardarla...
- E allora mi guardi! Se é ciò che vuole. Ma almeno lo dica!
Ecco!
Feci scivolare il vestito restando in tanga e reggiseno.
Con movimenti lenti ne sganciai il fermaglio; i miei seni esplosero come grossi e polposi frutti, maturati nel giardino dell'eden.
- Caz... signora! Ma...Roberta...che sta facendo? La prego...Ora forse è meglio che me ne vada...
- Non faccia l'ipocrita e poi...Sssh! Il condominio ci ascolta. Ecco, Marcello, le tocchi, senta come sono calde e morbide le mie tette.
Voglio che me le succhi. Non è forse ciò che vuole anche lei? Hai visto che capezzoli duri mi sono venuti?
I capelli scarmigliati sulla nuca, gli occhiali appannati dal sudore e la bocca spalancata.
Era basito dalla mia sfrontatezza.
Mi avvicinai sfilandogli gli occhiali; indugiò guardandomi un momento negli occhi poi...
Le sue labbra s'incollarono al capezzolo sinistro strizzando il seno quasi a volerne stillare latte.
Ciucciava avido e io mi stavo comunque eccitando. Gli agguantai la nuca per i pochi capelli e l'attrassi a me. Ogni tanto riprendeva fiato per rituffarsi poi, con più foga, nella tenzone.
- Così, bravo...succhi, succhi che mi sto bagnando. Metta la mano qui. La sente la mia passerina? Cazzo! Ma che uomo è? Non sia timido...forza mi faccia sentire quanto è forte il suo desiderio.
Gli sbottonai la camicia calandogli i larghi pantaloni.
Gli palpai lo scroto mentre si sfilava i boxer.
Un ciuffo di peli grigi, lunghi e sottili quasi nascondevano un bocciolo di carne grinza.
Si schernì.
- Non risponde più come un tempo, anche se lei è uno schianto, ci vorrebbe molta pazienza.
- E noi ne abbiamo, geometra. Non è vero?
Risposi mentre mi accucciavo a gambe aperte prendendoglielo in bocca mentre con due dita lo scappellavo.
- Roberta, ma cosa stiamo facendo?
- Ci divertiamo un po'. Ma se non vuole, smetto.
- No, no, la prego continui.
Pochi sapienti tocchi di lingua e il miracolo della resurrezione si stava rinnovando.
Gemeva, mentre il suo uccello cresceva nella mia bocca.
Succhiavo compiaciuta del risultato che stavo ottenendo. Mi sentivo la sultana delle troie.
Avevo la prugnona umida e profumata come un favo di miele.
Davanti a me ora non c'era un ometto canuto bensì Wassim, Lorenzo, i miei gagliardi stalloni; persino Amadou.
Ancheggiando feci scendere il filo del tanga. Ero nuda davanti a lui.
Ora la mia fica era in bellavista.
- Da quanto non vede una fica così? Eh Marcello? La guardi! Depilata per poterla leccare meglio.
Questo è il mio più bel gioiello, un morso di carne soda, una stella nera nel suo paradiso.
Il suo sguardo era di quelli senza preservativo.
- Roberta, oggi si sta avverando uno dei miei più segreti sogni. Non immagini quante...
Lo feci distendere sul divano e lo scavalcai a sessantanove.
- Immagino, immagino. Adesso lecchi, mi lecchi fino a farmi male. Si diverta. Avanti, si faccia sotto. Senta com'è bagnata? Su, mi faccia godere!
Sebbene lavata la mia fica emanava sempre un intenso profumo di femmina.
Chissà se l'avrebbe apprezzato?
Da come aspirava il nonno si sarebbe detto di sì. Inghiottiva e risucchiava come un idrovora con un impeto che trovai insolito per un uomo della sua età; ma è anche vero che la foia amorosa non conosce limiti di tempo.
Anch'io sto ingoiando a più non posso, fino alle palle mentre con fatica cerco di estrarre la lingua per arrivare a leccargli anche i coglioni. Filamenti di saliva scivolando si attorcigliavano sulla cappella.
D'improvviso sento qualcosa premermi nel culo e forzare la resistenza dello sfintere.
È un dito che penetra a violare la mia intimità più esclusiva...poi un altro, e un altro ancora e insieme spingono dentro nel culo.
- E bravo Marcellino. Ci stiamo svegliando! Le piace il mio culo, vero? Continui così, anche a me piace...
Le sue mani allora cercano di forzare la resistenza opposta dalle chiappe permettendo così alla lingua di trovare le crespe pulsanti e profumate.
Lecca, Marcello e bacia e sugge passando dal buchino scuro alla vulva polposa e sudata.
Ora il suo cazzo è diventato una bella verga. Chissà da quanto tempo non aveva un erezione così?
- Ecco. Si, sii; ti vengo in bocca. Ora. Adesso!
- Eh no, cazzo! Non venga. Che ne direbbe invece, Marcellino di una bella chiavata alla pecorina prima che lei esploda nella mia bocca. E così finiamo pure in bellezza?
- Roberta allora si fermi adesso sennò scoppio. Non c'è la faccio più a resistere. Mi stai facendo morire.
In effetti il nonno stava per scoppiare. Un paio di gocce di burro fuso traslucido sbocciarono sulla cappella. Ciononostante era bravo. Provate voi a stare digiuni per due anni...
Dovevo intervenire.
Smisi di masturbarlo e cominciai a soffiargli sull'uretra mentre gli tenevo strozzato il glande; e per finire un paio di schiaffetti sull'asta, tanto per mortificarlo un po'.
Il suo respiro si normalizzò segno che l'impulso eiaculatorio era rientrato.
Potemmo così ambedue riprendere fiato e cambiare posizione.
Io mi inginocchiai in pizzo al divano. Culo in fuori e mani saldamente abbrancate alle chiappe per dilatare e sfoggiare al meglio la mia pataccona.
Marcello in piedi, con l'uccello in mano, assomigliava ora ad un vecchio satiro.
I capelli scarmigliati, il fisico esile ed esangue è un po' cadente stonavano con il cazzo duro e scuro avvampato di desiderio.
- Avanti geometra, facciamoci questa bella cavalcata.
- Lo spererei tanto! Ma solo a veder questa tua meraviglia mi sento già che potrei venire da un momento all'altro.
- Respiri a fondo ed entri piano piano...ecco così. Lo sento il suo cazzo. È duro...forza che stiamo andando bene.
Le viscide labbra risucchiarono il cazzo accogliendolo fino ai testicoli.
- Dio mio Roberta! Ma è una fornace. Non ce la faccio a resistere; sento già... i miei coglioni...non muoverti ti prego.
- Ok. Stia fermo, pensi a qualcos'altro, si distragga, vedrà che recupera...
- Come faccio a distrarmi se sono in paradiso?
- Ha ragione. Beh. Non si faccia scrupolo. Può venire. Venirmi dentro intendo, se proprio non ce la fa. Anzi deve!...
Sotto i suoi colpi i mie i grossi seni dondolavano felici ma la sua resistenza era già stata messa a dura prova...
- Sborro. Sborro. Ora, ecco siii. Che meraviglia! La senti, la senti la mia sborra.
- Dio santo Marcello si. Avevate un bell'accumulo. Mi sento bagnata fino in gola. Guardi come colo.
- Roberta. Mi ha fatto morire e resuscitare. È stata senza dubbio la più superlativa e sconvolgente scopata della mia vita. Forse perché l'ho desiderata tanto.
Quando sentivo i vostri mugolii, attraverso la parete, il rumore del letto contro il muro, sognavo di essere lì anch'io. Ma oggi non è stato un sogno, oggi mi hai fatto sentire nuovamente un uomo. Grazie.
- Non c'è di che. In futuro vedrò di essere più discreta per non disturbarla...
- Al contrario continui come ha sempre fatto; io origlierò e godrò pensando a noi due.
scritto il
2017-05-28
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