Il principe de Siviglia 3
di
Bernardo GUY
genere
tradimenti
Il principe di Siviglia: ( 3a e ultima parte)
Sono entrato in casa, mi sono tolto le scarpe, e con passo spedito ho raggiunto il bagno per farmi una doccia.
Sentivo il feroce sguardo di Giulia che mi azzannava le spalle,
un - bentornato all’ovile - era uscito sarcastico dalla sua bocca.
Mi sentivo davvero un agnello, quello sacrificale. Lei era il lupo pronto a divorarmi, ma ero già divorato dai sensi di colpa. Cosa avevo fatto?. Solo una persistente scia di Fahenheit mi portava al ricordo della notte precedente, quella del passaggio fino a casa dato da Claudio a Giulia. Cercavo di convincermi che anche lei mi avesse tradito, ma le mie erano solo supposizioni, l’arrossamento del mio cazzo, invece, mi faceva vedere chiaramente cosa avevo fatto io non più tardi di un’ora prima. Era stato un rapporto sessuale bellissimo quello con quell’avvocatessa bella, elegante.. porca.
Uscito dal bagno Giulia ha cominciato - dove sei stato? Con chi eri? - . Mi sono reso conto che non ero nelle condizioni di poterla affrontare ed ho buttato là un - ne parliamo domani - poi visto che la miglior difesa è l’attacco ho aggiunto - ti sei vista con Carlo, c’è ancora il suo profumo qui in giro, notte, vado a dormire -.
Andandomene verso la camera ho sentito - dobbiamo parlare Luca
-..
Passarono un paio di giorni, in casa regnava un silenzio funebre e cercavo di dissimulare, di far evaporare i ricordi della notte con Veronica.
Avevo accettato il lavoro della casa editrice almeno così sarei rimasto impegnato e per un po’ di ore fisicamente e mentalmente. Era un bel lavoretto, dovevo correggere le bozze di libri erotici. Alcuni erano anche divertenti, altri pessimi.
Le notti stavo in giro a bere Gin Tonic fino a tardi, cercando di allontanare l’ossessione Veronica e cercare un modo per aggiustare il mio rapporto con Giulia.
Una mattina in cucina ho trovato un lettera di Giulia:
“Caro Luca. Non so cosa ti stia passando per la testa sento solo la grandissima distanza che ci separa. Forse hai un’altra, non sono nata ieri e ti conosco. L’altra sera mi ha fatto davvero, incazzare, ero delusa, mi hai trattata come una delle tue ex, ti sei sentito superiore? Ho sentito Benedetta, mi ha detto che ti ha visto in compagnia di una donna bella, elegante.. credi che non mi sia accorta degli sguardi quella sera all’aperitivo?, che non ho visto come vi guardavate, non sono stupida, è lei? Ho un vuoto dentro, mi sento persa. Non riesco più ha tenermelo dentro, ieri sera sono uscita con Claudio, volevo ferirti, umiliarti, perché sono certa che tu mi stia tradendo. Io ti amo ancora tanto non voglio perderti ma ti devo confessare che io e Claudio ci siamo baciati, solo un bacio poi sono scoppiata a piangere e mi sono fatta portare a casa da te, ma tu non c’eri. Ho dei sensi di colpa che mi distruggono,. Solo un bacio. Dimmi se riuscirai a perdonarmi io non ti voglio perdere sei tutto per me. So di aver sbagliato e me ne pento. Pensaci io ti aspetto… ciao ti amo Giulia”
Ho risposto con un’altra lettera:
“Giulia non penso si possa ricucire molto del nostro rapporto, se hai cercato altro probabilmente vuol solo dire che non ti basto più. E visto che dici di conoscermi il bacio con Claudio (chissà se sia stato solo un bacio) ha spezzato per sempre la mia fiducia verso di te. Tutti i sogni, le speranze cullate si sgretolano di fronte a noi. Per un po’ non ho voglia di vederti, non cercarmi… Luca”.
Mi sentivo un verme, avevo fatto sesso con Veronica in tutti i modi e per un bacio infliggevo i miei sensi di colpa, la mia infedeltà a lei.. Ho preso il cellulare, ho cercato il numero di Veronica scrivendo “scusa sono stato impegnato per lavoro, aperitivo?”.
Risposta “passa alle 19.00 a casa mia, credevo che non volessi più vedermi, mi manchi tantissimo ti voglio, voglio essere tua?”.
Per i cinque giorni successivi ho vissuto da Veronica, aveva preso ferie, uscivamo solo per fare la spesa, il resto era sesso.
Io portavo a casa sua le bozze da leggere, ogni tanto leggevamo qualche racconto erotico, ma come i film, con Giulia, non riuscivamo ad arrivare alla fine.
Era stravolgente la nostra passione, lei si dedicava completamente a me, sperimentando cose che suo marito neppure poteva immaginare.
Franco suo marito era il manager di una grossa ditta ed era sempre all’estero, il sesso con lui non aveva mai funzionato, così, Veronica traeva le sue soddisfazioni dal lavoro ed i suoi crucci con la figlia con la quale aveva un rapporto freddo.
Non posso dire con certezza, ma ne ero quasi certo, che Giulia avesse capito, ma il suo dolore lo rinchiudeva nel nostro, oramai, vecchio appartamento. Probabilmente si colpevolizzava per quel bacio, convinta che quella piccola infedeltà avesse aperto questo varco enorme. Un solo messaggio mi aveva scritto, ferendomi fino a farmi piangere: “perdonami, non riesco a vivere senza di te, torna a casa..”. ed io nella mia ipocrisia di traditore seriale, quasi innamorato di Veronica ho risposto: “pensavo fossi in Croazia con Claudio o a Torino”, inserendo ancora più in profondità il coltello della colpa. Insomma dileggiavo lei per non offendere ma stesso e la mia vita da bastardo. L’orgoglio era tornato in auge ‘sono il re lucertola io posso tutto come un Dio’, frase pescata da Jim Morrison mitico cantante dei Doors.
In più i messaggi che mi mandava la mia amante erano a conferma del mio ego sproporzionato di allora. Mi scriveva: quando era e lavoro, a fare la spesa, in palestra.. “io sono tua, solo tua..a dopo”. “quando torno te lo voglio leccare per un’ora”. “sentirti dentro di me è meraviglioso, ti adoro” e così io mi crogiolavo in questo limbo dimenticandomi tutto il resto.
Il marito di Veronica aveva chiamato dicendo che doveva continuare il suo viaggio asiatico a Singapore per lavoro.. per altri quindici giorni la casa era tutta per noi.
Intanto avevo ricevuto la proposta di continuare il lavoro, con un contratto per un anno a Milano, molto più ben più remunerato.
Avevo cominciato a leggere un manoscritto arrivato alla casa editrice per posta firmato solo Alice ed era costruito bene, scorrevole, anche molto erotico mi incuriosiva molto. Ho chiesto al capo redattore informazioni varie sulla possibile autrice ma lui non ne sapeva niente. Ero molto incuriosito, avevo solo un nome di battesimo, nessun altro indizio ma avrei voluto sapere che faccia si nascondeva dietro quelle lettere scritte con una grafia ordinata ed elegante.
Un passo del libro diceva:
“Leucemia, ti odio, io amo lui, anche se ora c’è un letto vuoto in ospedale ed i macchinari sono tutti spenti. Nell’ultimo periodo ti ho vista quasi come un’amica Leucemia pregandoti di portartelo via, di portarmelo via per sempre. Come hai potuto far soffrire così tanto un ragazzo, Paolo, il mio ragazzo, il mio Paolo. Come hai potuto schiacciarlo, surclassarlo fino a spezzargli la dignità, fino a rubargli la vita. Non hai vinto, A me rimarranno i ricordi, lui non passerà nell’oblio dei dimenticati tu si mia triste amica. Io aspetto sempre, tutte le mattine nella quarta panchina del molo Audace, la nostra panchina, quella dove ci siamo conosciuti per poi adorarci.
Il primo uomo che verrà qua sarà certamente mandato da te, Paolo e sarà la continuazione di noi anche se tu non ci sei più..”
Una mattina mi sono presentato, nascondendomi, vicino a quella panchina con una voglia di sapere se quell’indicazione fosse vera.
E lo era, su quella panchina assolata c’era una ragazza bellissima, quasi ‘trasparente’ come l’acqua, eterea con gli occhi azzurri concentrati su un libro “L’oblio” di Josephine Hart.
Mi sono avvicinato - Alice? - ho detto, lei mi ha fissato senza parlare. Da quel momento ho capito che avrei amato solo lei, quel suo corpo di porcellana, delicato, fragile.
Giustificavo le mie assenza, i miei ritardi, a Veronica con il fatto che stavo correggendo le bozze con l’autore di un manoscritto, e questo era vero ma quello che non dicevo era mi stavo innamorato follemente di Alice. La nostra relazione è così cresciuta, in quell’estate di follie con lei trovavo la serenità, la redenzione.
La prima volta che abbiamo fatto l’amore avevo capito che era con Paolo che lei avrebbe voluto essere e non con me. Ma l’ho toccata con cura spaventato si che potesse rompere.
Pian piano ho capito che non era il ricordo di Paolo ha rapirla nel fare l’amore, lo aveva conosciuto che era già malato era piuttosto la sensazione di tradirlo.
Il mio orgoglio con lei di scioglieva come neve in maggio, ma nel profondo nel suo cuore mi stavo scavando una via tutta mia.
Avevo trovato un piccolo appartamento dove, ovviamente, io e Veronica sfogavamo la nostra passione, ma ormai amavo Alice e tutta la sua sofferenza che si portava dentro.
Quasi alla fine dell’estate, il libro era pronto. Quel giorno avrei annunciato ad Alice la data della pubblicazione. Eravamo in bar e dalla borsa ho tirato fuori l’anteprima del libro completo. Lei è rimasta paralizzata, le lacrime sono scese lente sulle sue guance.
Quando ad un certo punto ho visto avvicinarsi a noi Veronica con un uomo grosso, brizzolato, suo marito.
Cosa poteva volere? Aveva detto di noi a suo marito? Ero terrorizzato.
Ci hanno salutati, Veronica mi fissava con uno sguardo che traspariva un odio profondo poi suo marito ha detto - ecco la mia amata figlia, non dai un bacio a tuo padre? Possiamo sederci?, dai Veronica beviamo anche noi qualcosa con i ragazzi - e guardandomi ha aggiunto - piacere Franco, lei è mia moglie Veronica -.
- piacere Luca - preso dalla disperazione che solo il destino avverso può dare, o preso in mano il libro e ho detto - questo è il meraviglioso libro di vostra figlia, dovete essere orgogliosi di lei - inventando una scusa me ne sono andato. Ho chiamato la casa editrice dicendo che ero pronto per andare a Milano, non ho più sentito Giulia, Veronica e neppure Alice che porterò sempre dentro me come un’amore candido, un’amore puro.
Raccontando, molti anni dopo, le vicissitudini di quell’assurda estate triestina gli amici avevano iniziato a prendermi in giro citando i vecchi saggi popolari “chi è cagion dei suoi mali pianga se stesso”, “chi troppo vuole nulla strige” poi Matteo il più ‘illuminato’ fra loro aveva aggiunto - La legge del principe dei Siviglia, prima la madre dopo la figlia -.
(FINE)
Sono entrato in casa, mi sono tolto le scarpe, e con passo spedito ho raggiunto il bagno per farmi una doccia.
Sentivo il feroce sguardo di Giulia che mi azzannava le spalle,
un - bentornato all’ovile - era uscito sarcastico dalla sua bocca.
Mi sentivo davvero un agnello, quello sacrificale. Lei era il lupo pronto a divorarmi, ma ero già divorato dai sensi di colpa. Cosa avevo fatto?. Solo una persistente scia di Fahenheit mi portava al ricordo della notte precedente, quella del passaggio fino a casa dato da Claudio a Giulia. Cercavo di convincermi che anche lei mi avesse tradito, ma le mie erano solo supposizioni, l’arrossamento del mio cazzo, invece, mi faceva vedere chiaramente cosa avevo fatto io non più tardi di un’ora prima. Era stato un rapporto sessuale bellissimo quello con quell’avvocatessa bella, elegante.. porca.
Uscito dal bagno Giulia ha cominciato - dove sei stato? Con chi eri? - . Mi sono reso conto che non ero nelle condizioni di poterla affrontare ed ho buttato là un - ne parliamo domani - poi visto che la miglior difesa è l’attacco ho aggiunto - ti sei vista con Carlo, c’è ancora il suo profumo qui in giro, notte, vado a dormire -.
Andandomene verso la camera ho sentito - dobbiamo parlare Luca
-..
Passarono un paio di giorni, in casa regnava un silenzio funebre e cercavo di dissimulare, di far evaporare i ricordi della notte con Veronica.
Avevo accettato il lavoro della casa editrice almeno così sarei rimasto impegnato e per un po’ di ore fisicamente e mentalmente. Era un bel lavoretto, dovevo correggere le bozze di libri erotici. Alcuni erano anche divertenti, altri pessimi.
Le notti stavo in giro a bere Gin Tonic fino a tardi, cercando di allontanare l’ossessione Veronica e cercare un modo per aggiustare il mio rapporto con Giulia.
Una mattina in cucina ho trovato un lettera di Giulia:
“Caro Luca. Non so cosa ti stia passando per la testa sento solo la grandissima distanza che ci separa. Forse hai un’altra, non sono nata ieri e ti conosco. L’altra sera mi ha fatto davvero, incazzare, ero delusa, mi hai trattata come una delle tue ex, ti sei sentito superiore? Ho sentito Benedetta, mi ha detto che ti ha visto in compagnia di una donna bella, elegante.. credi che non mi sia accorta degli sguardi quella sera all’aperitivo?, che non ho visto come vi guardavate, non sono stupida, è lei? Ho un vuoto dentro, mi sento persa. Non riesco più ha tenermelo dentro, ieri sera sono uscita con Claudio, volevo ferirti, umiliarti, perché sono certa che tu mi stia tradendo. Io ti amo ancora tanto non voglio perderti ma ti devo confessare che io e Claudio ci siamo baciati, solo un bacio poi sono scoppiata a piangere e mi sono fatta portare a casa da te, ma tu non c’eri. Ho dei sensi di colpa che mi distruggono,. Solo un bacio. Dimmi se riuscirai a perdonarmi io non ti voglio perdere sei tutto per me. So di aver sbagliato e me ne pento. Pensaci io ti aspetto… ciao ti amo Giulia”
Ho risposto con un’altra lettera:
“Giulia non penso si possa ricucire molto del nostro rapporto, se hai cercato altro probabilmente vuol solo dire che non ti basto più. E visto che dici di conoscermi il bacio con Claudio (chissà se sia stato solo un bacio) ha spezzato per sempre la mia fiducia verso di te. Tutti i sogni, le speranze cullate si sgretolano di fronte a noi. Per un po’ non ho voglia di vederti, non cercarmi… Luca”.
Mi sentivo un verme, avevo fatto sesso con Veronica in tutti i modi e per un bacio infliggevo i miei sensi di colpa, la mia infedeltà a lei.. Ho preso il cellulare, ho cercato il numero di Veronica scrivendo “scusa sono stato impegnato per lavoro, aperitivo?”.
Risposta “passa alle 19.00 a casa mia, credevo che non volessi più vedermi, mi manchi tantissimo ti voglio, voglio essere tua?”.
Per i cinque giorni successivi ho vissuto da Veronica, aveva preso ferie, uscivamo solo per fare la spesa, il resto era sesso.
Io portavo a casa sua le bozze da leggere, ogni tanto leggevamo qualche racconto erotico, ma come i film, con Giulia, non riuscivamo ad arrivare alla fine.
Era stravolgente la nostra passione, lei si dedicava completamente a me, sperimentando cose che suo marito neppure poteva immaginare.
Franco suo marito era il manager di una grossa ditta ed era sempre all’estero, il sesso con lui non aveva mai funzionato, così, Veronica traeva le sue soddisfazioni dal lavoro ed i suoi crucci con la figlia con la quale aveva un rapporto freddo.
Non posso dire con certezza, ma ne ero quasi certo, che Giulia avesse capito, ma il suo dolore lo rinchiudeva nel nostro, oramai, vecchio appartamento. Probabilmente si colpevolizzava per quel bacio, convinta che quella piccola infedeltà avesse aperto questo varco enorme. Un solo messaggio mi aveva scritto, ferendomi fino a farmi piangere: “perdonami, non riesco a vivere senza di te, torna a casa..”. ed io nella mia ipocrisia di traditore seriale, quasi innamorato di Veronica ho risposto: “pensavo fossi in Croazia con Claudio o a Torino”, inserendo ancora più in profondità il coltello della colpa. Insomma dileggiavo lei per non offendere ma stesso e la mia vita da bastardo. L’orgoglio era tornato in auge ‘sono il re lucertola io posso tutto come un Dio’, frase pescata da Jim Morrison mitico cantante dei Doors.
In più i messaggi che mi mandava la mia amante erano a conferma del mio ego sproporzionato di allora. Mi scriveva: quando era e lavoro, a fare la spesa, in palestra.. “io sono tua, solo tua..a dopo”. “quando torno te lo voglio leccare per un’ora”. “sentirti dentro di me è meraviglioso, ti adoro” e così io mi crogiolavo in questo limbo dimenticandomi tutto il resto.
Il marito di Veronica aveva chiamato dicendo che doveva continuare il suo viaggio asiatico a Singapore per lavoro.. per altri quindici giorni la casa era tutta per noi.
Intanto avevo ricevuto la proposta di continuare il lavoro, con un contratto per un anno a Milano, molto più ben più remunerato.
Avevo cominciato a leggere un manoscritto arrivato alla casa editrice per posta firmato solo Alice ed era costruito bene, scorrevole, anche molto erotico mi incuriosiva molto. Ho chiesto al capo redattore informazioni varie sulla possibile autrice ma lui non ne sapeva niente. Ero molto incuriosito, avevo solo un nome di battesimo, nessun altro indizio ma avrei voluto sapere che faccia si nascondeva dietro quelle lettere scritte con una grafia ordinata ed elegante.
Un passo del libro diceva:
“Leucemia, ti odio, io amo lui, anche se ora c’è un letto vuoto in ospedale ed i macchinari sono tutti spenti. Nell’ultimo periodo ti ho vista quasi come un’amica Leucemia pregandoti di portartelo via, di portarmelo via per sempre. Come hai potuto far soffrire così tanto un ragazzo, Paolo, il mio ragazzo, il mio Paolo. Come hai potuto schiacciarlo, surclassarlo fino a spezzargli la dignità, fino a rubargli la vita. Non hai vinto, A me rimarranno i ricordi, lui non passerà nell’oblio dei dimenticati tu si mia triste amica. Io aspetto sempre, tutte le mattine nella quarta panchina del molo Audace, la nostra panchina, quella dove ci siamo conosciuti per poi adorarci.
Il primo uomo che verrà qua sarà certamente mandato da te, Paolo e sarà la continuazione di noi anche se tu non ci sei più..”
Una mattina mi sono presentato, nascondendomi, vicino a quella panchina con una voglia di sapere se quell’indicazione fosse vera.
E lo era, su quella panchina assolata c’era una ragazza bellissima, quasi ‘trasparente’ come l’acqua, eterea con gli occhi azzurri concentrati su un libro “L’oblio” di Josephine Hart.
Mi sono avvicinato - Alice? - ho detto, lei mi ha fissato senza parlare. Da quel momento ho capito che avrei amato solo lei, quel suo corpo di porcellana, delicato, fragile.
Giustificavo le mie assenza, i miei ritardi, a Veronica con il fatto che stavo correggendo le bozze con l’autore di un manoscritto, e questo era vero ma quello che non dicevo era mi stavo innamorato follemente di Alice. La nostra relazione è così cresciuta, in quell’estate di follie con lei trovavo la serenità, la redenzione.
La prima volta che abbiamo fatto l’amore avevo capito che era con Paolo che lei avrebbe voluto essere e non con me. Ma l’ho toccata con cura spaventato si che potesse rompere.
Pian piano ho capito che non era il ricordo di Paolo ha rapirla nel fare l’amore, lo aveva conosciuto che era già malato era piuttosto la sensazione di tradirlo.
Il mio orgoglio con lei di scioglieva come neve in maggio, ma nel profondo nel suo cuore mi stavo scavando una via tutta mia.
Avevo trovato un piccolo appartamento dove, ovviamente, io e Veronica sfogavamo la nostra passione, ma ormai amavo Alice e tutta la sua sofferenza che si portava dentro.
Quasi alla fine dell’estate, il libro era pronto. Quel giorno avrei annunciato ad Alice la data della pubblicazione. Eravamo in bar e dalla borsa ho tirato fuori l’anteprima del libro completo. Lei è rimasta paralizzata, le lacrime sono scese lente sulle sue guance.
Quando ad un certo punto ho visto avvicinarsi a noi Veronica con un uomo grosso, brizzolato, suo marito.
Cosa poteva volere? Aveva detto di noi a suo marito? Ero terrorizzato.
Ci hanno salutati, Veronica mi fissava con uno sguardo che traspariva un odio profondo poi suo marito ha detto - ecco la mia amata figlia, non dai un bacio a tuo padre? Possiamo sederci?, dai Veronica beviamo anche noi qualcosa con i ragazzi - e guardandomi ha aggiunto - piacere Franco, lei è mia moglie Veronica -.
- piacere Luca - preso dalla disperazione che solo il destino avverso può dare, o preso in mano il libro e ho detto - questo è il meraviglioso libro di vostra figlia, dovete essere orgogliosi di lei - inventando una scusa me ne sono andato. Ho chiamato la casa editrice dicendo che ero pronto per andare a Milano, non ho più sentito Giulia, Veronica e neppure Alice che porterò sempre dentro me come un’amore candido, un’amore puro.
Raccontando, molti anni dopo, le vicissitudini di quell’assurda estate triestina gli amici avevano iniziato a prendermi in giro citando i vecchi saggi popolari “chi è cagion dei suoi mali pianga se stesso”, “chi troppo vuole nulla strige” poi Matteo il più ‘illuminato’ fra loro aveva aggiunto - La legge del principe dei Siviglia, prima la madre dopo la figlia -.
(FINE)
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