Il profumo di agrumi

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tradimenti


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Era il 1969 anno di grandi ideali, di grandi sconvolgimenti storici ed emotivi. Proprio mentre l'Apollo 11 allunava e Tito Stagno, alle 22.17, annunciava emozionato «Ha toccato» alla televisione; in una piccola spiaggia siciliana due cuori e due corpi battevano all'unisono, in una piccola rimessa per le barche: c'erano loro il mare e la luna. Quel 20 luglio si consumava un amore, un amore indigesto, un amore peccaminoso. Da quella notte dove il vento della sera muoveva appena le foglie degli alberi ed il mare pareva uno specchio nero sono stato concepito io, Tommaso.
Mia madre Angelica, 22 anni, bella come dea greca, figlia del Mediterraneo: occhi neri, capelli ricci scuri, un corpo tonico con una pelle bruna e Tom, 42 anni, texano si sono amati per la prima volta. Sono stati visti ed in paese il giorno dopo non si parlava d'altro, e la vita di Angelica di colpo era cambiata. Tom era già stato in paese 24 anni prima quando era un militare americano proprio nei giorni della liberazione.
Era tornato per ricordare il momento più bello di quella assurda guerra, forse l'unico, quando passavano per le strade e tutti li applaudivano e le ragazze li baciavano, baciavano i liberatori, i vincitori. Baci che in un paese così chiuso in altri momenti sarebbero stati additati come colpe che potevano macchiare per sempre l'onorabilità di quelle donne festanti. Poi era tornato in Texas, dal nulla aveva creato un piccolo impero, due fabbriche che producevano macchine agricole. Si era sposato, era rimasto vedovo presto, ma la sua mente non dimenticava, il suo pensiero tornava spesso a quella donna, a quel bacio. E così la curiosità di una vita che aveva solo potuto immaginare l'aveva portato alla ricerca di Giovanna. Di quel pomeriggio del '45 così fortemente impresso nel texano aveva un ricordo di immagini immerse in un sole forte quasi ad abbagliarlo e passando con la jeep, che proseguiva lenta, Tom si era ritrovato fra le braccia lei, l'aveva sollevata e fatta salire in parte a lui. Si erano abbracciati e cercando di darsi un bacio sulle guance le loro labbra si erano toccate quasi a sfiorarsi. Sorpresi i loro sguardi si erano incrociati, lei era arrossita dalla vergogna di quel piccolo errore di 'misura' ma poi le loro bocche avevano suggellato in un vero bacio quel momento. Il sogno americano in lei, il sogno di una vero, grande amore in lui.. appunto un sogno. Giovanna e Tom non si erano più visti.

┅ è stato un attimo incredibile, com'è possibile che in un solo bacio, in un solo sguardo ci si possa trasmettere così tanto. Ricordo il forte riflesso del sole alto che faceva socchiudere gli occhi, la gente che gridava festosa, la musica. I nostri cuori che battevano veloci non rendendoci nemmeno veramente conto di cosa fosse successo, la guerra era finita e la gente poteva tornare a sperare. Poi lei, una ragazza di una bellezza quasi innaturale, l'ho sollevata e l'ho fatta salire in parte a me sulla jeep. Sentivo il suo corpo caldo, il suo profumo che sapeva di agrumi ed un pizzico di sudore dato dal sole accecante e dalle mille emozioni. Poi un piccolo slancio ci avviciniamo cerchiamo di baciarci le guance ma ci sfioriamo le labbra. Entrambi quasi stupiti tiriamo indietro le teste, ci guardiamo e alla fine le nostre bocche si vogliono e ci baciamo con passione. Le nostre lingue si cercano avide, il suo sapore di menta. Pochi secondi dopo scendiamo dalla jeep e vedo che guardandomi arrossisce e abbassa lo sguardo. Con la mano mi tocca un braccio rialza il viso mi tocca rapida le labbra con le sue e se ne va. Non l'ho più vista. Moltissime volte ho pensato a come sarebbe stata la mia vita se il destino mi avesse tratteggiato un percorso diverso. Ed ora la mia 'malsana' curiosità, ora che sono quasi vecchio, ora che sono solo torno in quel paese per un po' di vacanza e per vedere cosa la vita ha portato a Giovanna, anche se credo neppure si ricorderà di quell'attimo che forse è stato solo mio. ┅

Quando è arrivato in paese e ha preso una stanza in una locanda che affittava camere. Era aprile il sole tiepido invitava a stare all'aria aperta e così in un baretto vicino alla chiesetta e il campanile si è seduto fuori per un caffè. Quel caffè così forte dal gusto aromatico e deciso, molto diverso da quello quasi trasparente americano l'aveva rinfrancato. I paesani lo guardavano con sospetto, ma Tom era figlio di un americano e di una messicana e le discriminazioni le aveva sempre vissute sulla sua pelle. In Texas era 'il mezzosangue', 'il meticcio', 'il bastardo' ma poi con il tempo quando quelle stesse persone che lo offendevano così inutilmente andavano nel suo ufficio a pregarlo di assumere i propri figli nella sua azienda lui lo faceva volentieri senza astio o acredine. Quando uscivano dalla porta tutti ossequiosi solo un leggero sorriso percorreva il viso di Tom. Quindi quei rapidi sguardi, quel sottile parlottare lo faceva tornare a quei sorrisi. Ha cercato con la cautela del 'foresto' di indagare, di fare qualche domanda che lo portasse a Giovanna. Non aveva nessuna pretesa, probabilmente si sarebbe limitato a guardarla ad osservare quello che gli anni avevano segnato in lei. Forse avrebbe voluto parlale, capire se quel trascinarsi di giorni l'aveva vista felice e se, semplicemente, qualche stupida volta si era ricordata di quel meticcio che nella sua testa da un bacio aveva costruito per lei un amore infinito, un amore senza amore. Qualcosa come il fumo di una sigaretta spazzato dal vento. In questo paesino dimenticato da Dio Giovanna era un nome abbastanza comune, e le signore che Tom incontrava alla locanda o che ci lavorano come aiutanti partivano spesso indietro negli anni che neppure Giovanna era nata. Dopo un paio di giorni la calma di quel posto gli si era depositata dentro, leggendo un libro su una panchina un profumo lo aveva colpito stordendogli la mente. Come un segugio alzando lo sguardo e aspirando forte l'aria ha sentito quell'essenza di agrumi, 'quegli agrumi'. Una ragazza era passata rapida davanti alla sua panchina. Si era alzato, non sapeva bene cosa fare, non era un comportamento troppo lecito parlare liberamente con una donna qui e poi cosa poteva dire? Senza riflettere aveva detto:
― Scusi, potrebbe indicarmi.. ―
Con il suo italiano studiato in Texas perché era una lingua che gli era sempre piaciuta. La ragazza si era fermata, girandosi l'aveva guardato. Era rimasto senza fiato ed il libro gli era caduto dalle mani.
― Si sente bene? Ha bisogno di qualcosa' ―
― No, beh.. Si ―
Nei suoi pensieri:'Era Giovanna, non poteva esserlo, ovvio che non poteva. Ma lo era, perlomeno lo sembrava.' Ha cercato di riprendersi da quel turbine di sensazioni
― Io sono Tom.. ―
Non riusciva ad uscire da quel vortice era smarrito e ha abbassato lo sguardo. Lei si era chinata a raccogliere il libro e aveva guardato la copertina "L'età del malessere" di Dacia Maraini.
― L'anno scorso ho visto il film di questo libro, tenga qui, se è tutto apposto io vado ―
― Si mi scusi ―
Avrebbe voluto farle mille domande ma oramai l'occasione era svanita. Andando via si era girata e gli aveva detto
― Comunque mi chiamo Angelica ―

Angelica in quel tumultuoso 1969 aveva 24 anni era sposata con Luciano un pescatore 50enne, un despota, una uomo privo di sensibilità che la trattava quasi come servetta. A quei tempi la mentalità maschilista era dominante e la donna doveva assoggettarsi a leggi scritte secoli prima. Da quando Angelica era diventata 'signorina' fino a quelle nozze combinate per interessi e piccole faide da sistemare tra le rispettiva famiglie era sempre uscita accompagnata da uno dei fratelli o dalla madre. Ora usciva da sola per sbrigare le commissioni quotidiane tipo per fare la spesa o comprare il pane ed ogni tanto, seppur raramente, per trovare Gina la sua amica di sempre. La sua disarmante bellezza metteva spesso a disagio Luciano che sentiva lo sguardo degli altri uomini verso di lei come un'onta, come un'infamia. E così violenze psicologiche, offese e a volte qualche ceffone gli rafforzava l'orgoglio che sembrava aver smarrito. L'amicizia con Tom, dopo quello strano incontro ha iniziato a prendere forma tra qualche rapida battuta e qualche sguardo rubato di nascosto. Angelica, già quando si era girata la prima e vedendo quell'uomo forte e vigoroso, che sembrava un indiano dei film del FarWest, aveva avuto una stretta al cuore. Quegli occhi scuri e profondi, quei capelli portati lunghi sulla schiena di un nero che pareva avesse dei riflessi blu avevano spesso portato via la sua mente.
Quando Luciano era a pescare Angelica era molto più libera spesso la barca stava fuori giorni ed era proprio in quei momenti che si ritagliavano un po' di serenità insieme. Tom era perdutamente innamorato di quel profumo agrumato e della bellezza di quella ragazza che per un meraviglioso ed intricato destino era la figlia di Giovanna. Giovanna era morta qualche anno prima per un'infezione sottovalutata da lei e dai medici stessi. Tom non aveva mai detto del bacio con sua madre ad Angelica, le aveva solo raccontato che in quel lontano 1945 si erano conosciuti proprio quando l'Italia riassaporava la libertà. Ogni volta che stavano insieme Tom e Angelica sentivano che oramai dentro di loro era scattato un qualcosa, un qualcosa di elettrizzante, di un'attrazione fisica e mentale che non decideva ad esplodere. Poi una sera al tramonto si erano baciati e subito ritratti come scottati da una fiamma invisibile. Il 20 luglio 1969 quando l'Apollo 11 atterrava sulla luna e la barca di Luciano era al largo per la pesca era successo:

┅ Passeggiavamo al buio sulla sabbia umida, ci siamo dati la mano e io ha sentito una forte emozione. La desideravo con tutto me stesso. Quando ero seduto fuori dalla locanda spesso avevo pensato 'ma ci si può innamorare così perdutamente di un profumo, di un odore?' Io di quell'essenza che congenitamente Angelica aveva ereditato da sua madre Giovanna la adoravo, sarei rimasto ore ad annusarla. Mi chiedevo anche 'Ma se Angelica non avesse quell'odore di agrumi il fato mi avrebbe portato a lei? Tutte congetture che con un bicchiere di vino bianco fruttato mi viaggiavano come treni spediti nella notte. Il 17 luglio, la prima volta che abbiamo fatto l'amore. Passeggiando le ho detto:
― Tu sei una creatura meravigliosa, io vorrei.. non riesco nemmeno a parlare. ―
― Io non voglio che tu torni in America. Non riesco a pensare di non poterti incontrare magari per caso. ―
Le ho preso il viso fra le braccia e l'ho baciata dolcemente le nostre labbra si cercavano. Presi dalla passione siamo entrati in una rimessa di barche con solo la luna piena a farci luce, in lontananza il lieve rumore di un mare piatto che sembrava una distesa di olio scuro. Ci siamo spogliati ed ho sentito il suo corpo caldo, i suoi sussurri. Mi sono ubriacato del suo profumo baciandola in ogni parte di lei. I suoi capezzoli erano duri e i suoi seni grossi erano sodi al tocco dalle mie mani. Lei con la mano mi ha toccato il cazzo accarezzandomelo e sentivo il suo delicato massaggiare e ero eccitato come non mai. L'ho fatta distendere a pancia in su, le ho divaricato le gambe ed ho cominciato a giocare baciandole le cosce. Senza neppure sfiorare la sua vagina le ho leccato la parte interna dell'inguine prima uno e poi l'altro lasciando un po' di saliva. Con la testa leggermente tirata indietro soffiavo aria fredda e lei si contorceva dalla voglia. Poi sono arrivato alle sue grandi labbra, erano calde, le ho aperte un po' con le dita a cercare con la lingua le piccole labbra ed il suo 'buchino'. Era infuocato e le mie papille gustative assaporavano i suoi liquidi dolci. Ho continuato a perdermi in lei fino ad arrivare al suo triangolino di peli morbidi e scuri ed ho aspirato forte ― Sei profumatissima ― inebriato sono sceso e con la lingua ho incontrato un bottoncino pulsante la sua clitoride. Lei è venuta tra rantoli e sospiri ― Tom mi piace così tanto, ti prego continua ― non mi sarei fermato per nulla al mondo. Ho roteato la mia lingua con movimenti circolari su quel punto atto a produrre sensazioni erotiche e lei era allo spasmo. A voluto alzarsi e si era messa con la testa tra le mie gambe ed ha iniziato a baciarmi lentamente il mio cazzo che sembrava esplodermi. A leccato dolcemente fino che il calore della sua bocca lo ha rapito dentro se. Non riuscivo ad avere nessun pensiero in testa ero completamente perso. Poi sono sceso sopra di lei e sono entrato. Sentivo un calore forte e le nostre membrane unirsi e farsi spazio. Era bagnatissima e senza troppi sforzi ero tutto dentro muovendomi piano, a ritmo lento. Sentivo il mio pene scorrergli dentro, ho visto nella penombra i suoi occhi che sembravano smarriti nel piacere. E' stato meraviglioso. Poi come se la piccola rimessa si fosse illuminata di colpo in un flash unico ho sentito i brividi lungo la schiena e sono venuto, sono esploso che lei quasi gridava. Per mezzora siamo rimasti stesi, nudi a coccolarci e far sì che i nostri corpi si riprendessero. La sua mano era scesa di nuovo verso il mio cazzo e lui ha risposto subito con nuovo vigore. L'ho fatta inginocchiare mi sono messo dietro lei e l'ho penetrata ancora. Sentivo il rumore dei suoi glutei contro le mie cosce. Le baciavo la schiena il collo fino a che abbiamo goduto insieme. ― E' stato bellissimo, dolce delicato, è stata la prima volta che ho fatto l'amore, quello vero intendo. ―
I giorni successivi abbiamo rubato secondi, minuti e ore per stare insieme, ma la situazione era cambiata. In paese dicevano che ci avevano visti e la voce era arrivata inesorabilmente a Luciano. Angelica mi ha scongiurato di andarmene per il bene di entrambi, ogni volta che suo marito mi vedeva scaricava su di lei la sua violenza. Le voci non erano confermate, anche se probabilmente qualcuno ci aveva scoperto nessuno era uscito dall'omertà regnante per paura forse di ritorsioni da parte di Luciano. Così una settimana dopo sono partito per il Texas lasciando i soldi ad Angelica perché mi raggiungesse. ―

Tom per mesi aveva atteso, aveva scritto molte lettere ma mai una risposta credeva che lei si fosse dimenticata di lui. Con la mia nascita Angelica aveva dedicato la sua vita a me portandosi dentro il ricordo lucente di quell'amore, l'unico della sua vita per Tom, il mio vero padre. Io ero il frutto della passione e del peccato.


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Era il 1989 anno in cui il mondo voleva lasciarsi alle spalle la Guerra Fredda e tutto quello che aveva comportato. Proprio mentre uscivo dal cinema, avevo visto con Claudia la mia ragazza, "L'attimo fuggente" ho preso la decisione. Sarei andato in Texas. Era morto da un anno Luciano, avendo smesso così di rendere la vita un'agonia a mia mamma. Alcuni mesi dopo la sua morte, mia madre mi aveva spiegato tutto, certamente con un forte disagio, ma quello che avevo percepito era che almeno per un attimo la vita le aveva riservato qualcosa di magico. Così ho scoperto che il mio padre biologico era Tom. Avevo una strana voglia diconoscerlo e di vederlo fisicamente così mi sono deciso. A mia madre avevo detto che andavamo, io e Claudia in vacanza a Malta.
Tom non sapeva della mia esistenza ed io non sapevo cosa aspettarmi da lui, quando mi avrebbe visto. Sull'aereo per il Texas Claudia, premurosa come sempre, tentava, sebbene invano, di calmare le mie ansie, le mie paure. Quando abbiamo suonato al suo campanello, dall'altra parte del mondo, ha aperto. Ci ha fissato, mi ha riguardato e mi è corso in contro ad abbracciarmi. ― Il profumo di agrumi ― ha detto e sul momento ho pensato che fosse pazzo. A quel punto tutta le mie angosce, le mie inquietudini sono esplose in un pianto liberatorio, anche a Tom le lacrime scendevano copiose ma Claudia, anima sensibile, piangeva in maniera disperata dall'emozione. Io e Tom abbiamo cercato di calmarla e lei tra un sorriso e un lacrima ci ha detto ― Va tutto bene, ora mi ripr..endo è st.. ata un emo.. zione troppo forte.― Siamo tornati in Italia dopo aver parlato moltissimo ed esserci conosciuti. Non sapevo però come comportarmi con mia madre.
Quando un mese dopo a mia madre è arrivata la voce che c'era uno straniero alla locanda è corsa fuori ancora con il grembiule addosso. Tom era lì con un libro in mano, si è alzato si sono abbracciati e l'essenza di agrumi ha riempito tutta la piazza...
scritto il
2024-11-03
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