Confessioni di una mente libidinosa
di
Bernardo GUY
genere
confessioni
Dopo che mi ha stressato, talmente tanto da non poterne più, siamo andati alla reunion delle 4e e le 5e del nostro anno del liceo classico. Cena in un locale con adiacente discoteca, 45 euro tutto compreso. Io e mia moglie Valentina, siamo stati per cinque anni, compagni di classe, morosetti per gli ultimi due, nonché nel banco assieme. Luca e La Vale: 'la coppia inossidabile' ha detta di tutti gli amici, ma appena finita la scuola le nostre vite si sono separate, due università in due città diverse, lei figlia di ricchi all'estero, io ad un'ora di treno. A quell'età è alquanto difficile mantenere un rapporto dove ti vedi solo i fine settimana, e, a dirla tutta, l'inizio di un nuovo percorso, nuove amicizie, nuovi stimoli, spesso spazzano via il passato, senza neppure averne l'intenzione. Poi si sa, la vita e il destino, portano il filo ad ingarbugliarsi, o, come per noi a districarsi, e dopo 10 anni ci siamo ritrovati, laureati e speranzosi di condividere, stavolta per sempre, il nostro cammino insieme. Adesso che abbiamo 40 anni siamo sposati, direi felicemente da 10. Il periodo trascorso 'senza noi' ci ha fatto maturare, capire che forse eravamo fatti l'uno per l'altra.
Siamo arrivati al ristorante un po' in ritardo, e ci siamo seduti ai posti riservati a noi. Conoscevo molti dei presenti e delle presenti, da giovane ero un tipo che conquistava facilmente, e avevo avuto parecchie storielle a liceo. Poi in una città di provincia, se uno era rimasto a vivere qui, era difficile non incontrarsi, prima o poi. E' stata una serata divertente, qualche chiacchiera, qualche bicchiere in più, Valentina conosceva, o ricordava meno persone, essendo stata all'estero, aveva perso la fisionomia di molte volti, una volta noti. Mentre in discoteca, quasi tutti si sbracciavano e sudavano in pista, altri continuavano a bere e a parlare sui divanetti prenotati per il nostro gruppo. La Vale, era presissima dall'aver rincontrato Paola, una sua storica amica, ed erano uscite a fumare e a bere qualcosa nel giardinetto esterno, quando ho sentito un lieve tocco sulla mia spalla, era Giulia, una mia ex con cui ho giocato tantissime volte 'al dottore'. Si era laureata in Lettere, era appena rientrata dall'America, dopo un disastroso matrimonio con un texano. Splendida e spigliata come sempre, non dava adito all'immaginazione: il pantalone nero di pelle, la maglietta bianca a sostenere faticosamente una 4a, i tacchi a spillo. Siamo andati a prendere da bere al bar, e seguendola fissavo quel suo culo rotondo, e quel modo di muoversi elegante e sensuale da morire, mi ha provocato una calda erezione, che inaspettatamente ha iniziato a spingere tra i miei jeans. Presi i due cuba libre, ci siamo avvicinati, perché per la musica non riuscivamo a sentirci, e io cercavo di vedere se Valentina fosse rientrata, e mi guardavo intorno come avessi un radar, perché la serata non si trasformasse in una biblica scenata di gelosia, già successa in passato, e molto in sintonia con il suo carattere possessivo. Giulia però mi parlava e si avvicinava a me, poggiandomi spesso quelle enormi tette, forse neppure accorgendosene, sul mio fianco. La patta dei pantaloni e i miei pensieri erotici iniziavano a gonfiarsi, e come una mongolfiera a veleggiare alti sopra la fedeltà e la devozione per mia moglie. Quando mi ha preso per mano, senza oppormi, mi sono fatto trascinare nei bagni dei disabili, e neppure entrati, con ancora la porta socchiusa, la sua mano è scivolata sul mio cazzo. Ci siamo baciati e sentivo il suo respiro farsi affannoso, aveva una voglia di me, in una sorta di amarcord dei nostri giochini di un tempo. Quando sbottonandomi i jeans, li ha abbassati insieme hai boxer, ha detto: «Dio che bello, è ancora più grande di come me lo ricordavo... che meraviglia!» e mentre la sua mano portava, indietro e avanti, delicatamente il mio prepuzio, leccava e succhiava la mia punta rosa. Non riuscivo a pensare a nulla, vedevo la sua testa china su di me muoversi a ritmo, ogni tanto i suoi incredibili occhi blu mi fissavano maliziosi, e con desiderio continuava a trastullarsi con il mio pisello. Quando iniziavo a non reggere più, l'ho fatta alzare, abbassandole i pantaloni ed il perizomino nero di pizzo, e mettendola a 90, ho baciato i suoi glutei e i suoi buchini. Sapeva di buono, di borotalco appena venato dall'aroma dei suoi succhi, secreti dell'eccitazione. Si è appoggiata con le mani al muro e divaricando le gambe, ha avvicinato il suo culetto, quasi ad invitarmi, ed io, senza troppi preamboli, l'ho penetrata con i miei 19 cm duri come fossero di mogano. L'ardore e la frenesia data dal fare una cosa vietata, il capriccioso desiderio di sentirsi 'tornare 'a quei tempi là', la nefasta possibilità che Valentina comparisse da un momento all'altro, mi ha fatto scopare Giulia con una voga e dei colpi forti, quasi a voler vederla soffrire. Ma lei adorava quello che le stavo facendo, il suo corpo si contraeva elettrizzato, seguendo i miei movimenti per farmi aderire meglio, e per farlo entrare tutto. Lei si voltava a guardarmi e ansimava, il 'ciac ciac' delle mie gambe che sbattevano forte sulle sue cosce, e un'erotica farfallina tribale tatuata appena sopra il taglio dei glutei, mi hanno fatto godere, in un'esplosione di mille luci accecanti nei miei occhi, la musica e i rumori zittiti in un'istante. La 'piccola morte' mi aveva rapito e portato nel girone infernale dei traditori e dei 'goduriosi'. Lei si è voltata e aprendo la bocca ha aspirato gli ultimi schizzi biancastri. Mi ha pulito leccandomi, si è tirata su: «E' sempre devastante farlo con te, potremmo anche ritrovarci... magari in un posto più comodo, magari dormire una notte insieme, pensaci..» Subito dopo essersi rivestita, si è sciacquata la bocca ed è uscita. La porta per tutto il tempo era rimasta socchiusa, ma nessuno ci aveva visto. Ho spiegato a Valentina che ero con Giampaolo, che parlavamo di calcio, e visto che si era fatto tardi, siamo andati verso la macchina. All'uscita abbiamo incrociato Giulia, che mi ha guardato strano, e prima di guai: «Vale, questa è Giulia, non ti ricordi di lei?, era in 4a B. Giulia questa è Valentina mia moglie.» Si sono fissate come due pittbull pronti ad attaccare, senza motivo in realtà: Vale non sapeva quello che era successo, e Giulia era al corrente che ero sposato. Rapidamente ho preso per mano la mia donna e siamo usciti.
Una settimana dopo, un messaggio di Giulia, mi è arrivato nel cellulare: "Ti va di rivedermi? Solo per una volta, per divertirci un po'. Passa da me dopo le 21:00, via Martiri della Libertà, la palazzina giallo ocra, n.23. Io ti aspetto, decidi tu il giorno, mandami un SMS quando ti va bene, ok? Ciao." Avevo ancora da digerire una montagna di sensi di colpa, ma il mio insano cervello, già cercava date possibili, senza possibili rischi. Il giovedì sarebbe stato perfetto perché la Vale, di solito andava dai suoi, a 30 chilometri da casa e solitamente dormiva lì, portando con se anche Francesco, mostro figlio di 7 anni.
La domenica mattina della stessa settimana mi arriva in ufficio, io sono un avvocato, una lettera priva di mittente. Aprendola noto subito che è scritta a mano, e curioso mi metto a leggerla.
......."Caro Leonardo,
ti ho visto la settimana scorsa alla 'rimpatriata' del liceo, ma tu non mi hai riconosciuta. Poco importa, il tempo cambia un po' tutti, chi in bene e chi in male. Tu mi sembri ancora in perfetta forma, ma tu sei sempre stato un gran figo. Ma non è per questo che ti sto stressando, ma per un piacere che vorrei mi facessi, che forse ci porterà, se sarai bravo nel tuo compito anche qualche euro. So che oltre a fare l'avvocato con discreto successo, hai scritto due libri che hanno spopolato nelle vendite. Ed è lì che voglio arrivare, leggendo il tuo "Via Eroina, numero 47" che parla del percorso maledetto di un giovane, fino appunto alla dipendenza da quella droga, vorrei, su miei suggerimenti e fatti reali che ti spedirò spesso, scrivessi il mio triste percorso, ormai passato nel mio personale dimenticatoio, della mia ossessione per il cazzo e di come mi ha portato a dare in prestito per moltissime volte il mio corpo. Noi non ci vedremo mai, in realtà tu devi semplicemente con la tua arte, comporre un puzzle di tutti i tasselli che io, man mano, ti fornirò. Per la consegna e la mia presa in visione dei progressi, il tutto deve essere consegnato a don Luigi, parroco di Via Santa Apollinare n.45. Se questo stimola la tua fantasia e la tua curiosità metti in quella via, al 45 una busta bianca con scritto "SI" ed io capirò. Con quello che verrai a sapere è meglio che mantenga l'anonimato. Fin d'ora grazie e scusa del disturbo.
.......Con simpatia Ina."
Quasi con le lacrime agli occhi l'ho letta a mia moglie, invece a lei, molto più incuriosita di me, sul chi potesse essere quella sventurata, riteneva molto interessante quel gioco, anche in prospettiva di una possibile pubblicazione. Abbiamo fin inventato un gioco, scommettendo tutti gli utili provenienti da quel libro che ero in procinto di iniziare, il TotoTroia. Su un foglio, controfirmato dall'altro, avevamo depositato tre nomi a testa, due visibili ed un terzo nascosto per rendere più misterioso il tutto, chi avesse scoperto chi si annidasse dietro il nome Ina aveva vinto. E così tutto è cominciato, quel giovedì Vale restava a dormire dai miei suoceri, ed io, avevo una voglia pazzesca di rivedere Giulia, sapendo benissimo che era sbagliato. Ma come il miele per un orso mi attirava a se, volevo farmela almeno una volta nella comodità di un letto, senza fretta ne paure. Alle 21:05 ero a casa sua, ho cercato di tirarle qualche tranello, per capire se potesse essere lei quella Ina della lettera, ma alle 21:15 ero già sopra di lei nudo. Con lei anche le mie sconfinate fantasie trovavano limiti, era una 'puledra da letto', faceva e si faceva fare tutto quello che neppure in un film porno si vede. Uno spasso.
......."Leo, ho visto che hai accettato, ricordati che ti descriverò tutto, per come ne sono capace , in maniera sconcia e spudorata. Vado:
L'estate che è finito il liceo , quindi quasi maggiorenne, i miei ricchi genitori mi hanno spedita via dall'Italia, lontana da tentazioni che avrebbero potuto macchiare il loro decoro e la finezza di stile, che contraddistingueva la nostra famiglia aristocratica. La goccia, forse il secchio, che ha fatto traboccare il vaso, è stata la scoperta di mamma nel vedermi a 90 gradi, con lo stalliere 45enne dietro, che cercava di domare, i miei diciamo 'indecorosi', sbalzi di felicità adolescenziale. Non era certo la prima volta, i miei corsi di equitazione erano, in pratica, il farmi galoppare, e mi divertivo. Quell'uomo nerboruto aveva in dotazione un 'coso' grosso e marmoreo che non mi dava scampo, mi faceva godere sul serio, non come quel 'senza palle' del mio morosetto con cui dovevo fare tutto io. Quando sono arrivata in una specie di college, per studiare all'università, ero praticamente spesata di tutto, ma Ludovico e Benedetta, mio padre e mia madre, non avevano calcolato, per limitare i miei vezzi e i miei vizi, qualche extra; quindi se volevo soldi dovevo guadagnarmeli. Poi frugando fra varie possibilità, ho pescato il jolly. Il mio inglese bofonchiato non mi aiutava nella comprensione dei testi più difficili, quindi un martedì verso sera ho richiesto un incontro con il prof, mio tutor, che chiamerò Liam. Erano i primi di settembre ma il caldo ancora si faceva sentire e mi sono presentata con un vestitino corto bianco, di cotone leggermente elasticizzato, che mostrava appieno le mie, seppur acerbe, forme. Il 55enne prof, già dai primi giorni non aveva disdegnato di puntarmi il culetto, attraverso le lenti dei sui occhiali tartarugati, e ho raggiunto il mio scopo senza neppure fare fatica. Preso da un'enfasi assurda mi ha strappato le mutandine, si è piegato su di me, che ero stesa supina sulla cattedra, con le mie gambe completamente e oscenamente aperte, ed ha iniziato a ciucciarmi, neanche fossi una vaschetta di gelato. La sua viscida e gelatinosa lingua, mi faceva pensare ad una lumaca viva tra le mie cosce, ma devo dire che era davvero bravo e mi ha fatto godere in poco tempo. Quando però ha spillato fuori il suo 'pistolino' mi sembrava quello roccioso dei Bronzi di Riace, per dimensioni e durezza. Mi ha penetrata a lungo sussurrando parole a me ignote, e quando è venuto ha espiato l'aria talmente forte, che pensavo gli venisse un infarto. Però, due piccioni con una fava, mi aiutava e metteva una buona parola con gli altri docenti, e mi consegnava a mano una lauta paghetta per i miei piaceri, che una volta o due la settimana gli facevo. Ma come si sa, i soldi per una viziosa come me non bastavano mai, ed alla fine ho dovuto aggiungere altri mecenati che, sempre a 'cose' fatte, mi percepivano un obolo per la performance ricevuta. In quel primo anno ne avevo quattro: il prof Liam (65anni, 12 cm), il ricco titolare della palestra John (36anni, 17cm, ), un direttore di banca Adam ( 45anni, 18cm) e Tony (24 anni, 24cm) che era un morto di fame, ma con quel paletto in mezzo le gambe mi portava in vetta all'Olimpo. Insomma quando volevo guadagnavo spassandomela, e ci ho preso gusto.
.......Alla prossima, ciao Leo"
Oramai ero coinvolto in quel bizzarro progetto e con Valentina ci divertivamo in ipotesi e sciocche deduzione morali. In passato avevo avuto un paio di storielle extraconiugali, soprattutto quando Valentina era in attesa dei nostri figli, e non voleva saperne di nessun tipo di contatto sessuale. Ma adesso ero un traditore seriale, ma senza Giulia, lontano dalla nostra intimità spregiudicata, mi sembrava di non respirare a fondo, di boccheggiare. Amavo mia moglie, ma ogni volta che Giulia mi cercava, pur combattendo nel mio profondo, non riuscivo, e non volevo dirle no. Mia moglie mi dava un amore incontrastato, nostro figlio ci riempiva la vita di piccole soddisfazioni, ma Giulia mi faceva staccare dalla quotidianità, e sessualmente mi colmava di deliziose attenzioni. Facevamo sesso anale e lei smaniava, mi consentiva cose che mia moglie non mi aveva mai concesso, ed io in quella dissennata e folle relazione mi estasiavo come non mai.
......."Eccomi di nuovo qui,
L'università procedeva spedita, esami su esami, i soldi non mi mancavano, ma dentro me non mi sentivo completa, ha 20anni ho conosciuto Robert, 30enne, uomo di classe inserito nell'elite della città in cui vivevo. Cercando di tenere nascosti i miei segreti, mi stavo innamorando di lui, dopo due anni di sesso per un po' di benessere, volevo cercare un amore, una persona con cui poter sognare, sperare in un futuro diverso da quello che mi stavo creando da sola. Ma tutto ha un costo nella vita, cercando di staccarmi dal rapporto con John (ora 38enne), lui mi aveva chiesto un ultimo incontro in palestra a fine allenamenti. Oramai conoscevo bene quello che gli piaceva, e mi sono preparata nuda, e avevo lubrificato il mio buchino dietro; dopo un po' di petting, ha cominciato a scoparmi dietro a 'smorzacandela', ed io mi schiacciavo forte a lui, sentendo il suo uccello riempirmi tutto il culo, le nostre membrane sembravano una sola, e godevo, ma quando ho alzato lo sguardo ho visto Robert, nudo con il cazzo in mano che ci fissava. Mi sono bloccata, vergognandomi come mai nella vita, ma lui si è avvicinato, mi ha fatto inginocchiare con forza e mi cacciato il suo cazzo in bocca. Mentre me lo premeva a forza fino in gola, i conati di vomito mi facevano lacrimare gli occhi, poi ho sentito le mani di John alzarmi e prendendomi per i fianchi, me lo ha rimesso dietro facendomi male. Hanno fatto cambio, ed io avevo sempre un cazzo in bocca e uno dentro dietro. Tremavo, piangevo, chiedevo senza sosta di fermarsi, ma loro, dopo essersi accordati con uno sguardo, mi hanno fatto mettere sopra a John, che l'ho a messo in fica, mentre Robert in culo. Quando hanno iniziato a muoversi all'unisono, quella doppia penetrazione ha visto scomparire in me il dolore che è diventato puro godimento, è le lacrime sono divenute grida di estasi, ne desideravo ancora, ancora... e ancora. Dopo molto tempo, con il mio corpo che sussultava e tremava, ma ardeva desideroso di venire continuamente, mi hanno sborrato in bocca, ed io ho leccato e ingoiato tutto come fosse nettare degli dei. Quella è stata la consacrazione al mio divenire una puttana, da lì ho capito che forza aveva il cazzo per me, ora lo smaniavo, avevo sete, fame di lui. Se uno mi piaceva me lo scopavo in metropolitana, in un parco, in uno scantinato, insomma dovunque non ci fosse nessuno a disturbare, e se qualcuno voleva osservare mi piaceva ancora di più. Una notte ho fatto cinque pompini insieme ad un gruppo di amici, e per la strada verso casa al ritorno, mi sono fatta scopare dietro dall'autista del bus. Robert, mi ha trovato un bel attico, mi procurava la clientela ricca, ed ho iniziato a lavorare a casa. 4 sere a settimana mi facevo scopare da estranei, pagata molto bene, una sera era per Robert, se ne aveva voglia, anche se lui preferiva guardare che altri lo facessero. Dopo due anni e 374 cazzi presi potevo dirmi ricca. Il resto del tempo studiavo e ormai tra un solo anno avrei dato la tesi. I miei mi credevano la ragazza fissa del ricco Robert, ed erano felici per me. In realtà farmi scopare, vedere come lo faceva uno invece che un altro mi stimolava, e venivo sempre di più, a volte mi facevo scopare da due o più uomini e lì il godimento raggiungeva il massimo livello di estasi. Sentirlo in bocca, nella fica e nel culo insieme era una sensazione che mi faceva raggiungere amplessi talmente potenti da lasciarmi senza forza.
.......Spero non riderai di me, alla prossima."
Secondo Valentina era Giulia, era stata all'estero, ed il suo modo, così mondano di vestirsi e atteggiarsi, potevano essere degli indizi validi. Anch'io in effetti, conoscendo anche il suo lato erotico avevo dei dubbi. Ho iniziato ad impostare la trama del futuro libro e l'ho portato all'indirizzo pattuito.
......."Bello, mi sta piacendo la linea che hai delineato,
torniamo alle mie confessioni. Mi sono laureata con il massimo dei voti. Per arrivare al mio piccolo attico, l'unico accesso per salire, era un ascensore che azionato con delle chiavi o dal mio appartamento, riservava a tutti i miei ricchi clienti una certezza che nessuno li avrebbe potuti vedere, e la mia bravura ed eleganza, era ormai nota nei club più riservati della città. Robert era una pedina nelle mie mani, mi pagava l'affitto senza fiatare, altrimenti sua moglie, si era appena sposato, avrebbe visto tutti i filmini che mi aveva fatto girare. Ogni tanto, quando non avevo impegni, stanca di avere sempre queste persone in giacca e cravatta, ricchi sì, ma primi di quella voglia ancestrale, atavica di scoparmi selvaggiamente; mi vestivo da puttana e andavo a cercarmi clienti per strada come una qualsiasi prostituta. E' lì che ho scopato meglio, cazzi grossi, smaniosi e desiderosi, mi esplodevano davanti e mi sbattevano con violenza, facendomi sentire, davvero merce in vendita, regalandomi godimenti come una ragazzina.
Ho avuto molte richieste di lavoro ma ho sempre rifiutato, stavo bene così, avevo talmente tanti soldi che mi sono comprata due case qui in città. Alla fine stufa della routine, ho fatto una selezione mantenendo 6 uomini come partner, evito i loro nomi, 5 mi pagavano, invece Nuanku: nigeriano, 22 anni, statuario, bellissimo, con un palo di 26 cm era il mio diletto, il mio capriccio. Mi martellava come un animale, mi faceva sudare a gennaio, mi pompava con un'energia e con una passione che lo vedevo solo una volta a settimana. Lo riempivo di regali, poteva chiedermi quello che voleva. Pagavo l'affitto, l'università a lui e alla sua morosa Jamira, una bella tunisina che spesso giocava con noi. Con lei ho scoperto che mi piaceva anche la fica, fare quel sesso che è molto più delicato, fatto di baci e carezzE dove l'orgasmo ti avvolge come una cascata di acqua tiepida. Iniziavo a stufarmi e dopo un numero enorme di rapporti sessuali, sono tornata qui in Italia, ricca, alla ricerca di redenzione, di trovare un amore e condurre una vita come quella di tutti.
Ti spiegherò meglio anche questo periodo ma voglio che tu abbia un'idea dell'inizio e della fine di quello che devo dirti, poi ti risponderò a tutte le tue domande. Grazie e ciao.
«Allora 18anni: Ina aveva cominciato con il prof, è andata avanti per due anni; quindi a 20anni incontra Robert, inizia a battere in appartamento, e passano altri 6 anni; lei quindi aveva 28anni quando è tornata, 12 anni fa..., giusto Vale? Quando siamo tornati insieme io e te, pensa se avessi conosciuto lei, invece che rincontrati»
«Ma che stronzate dici Leo, staresti con una così? Magari si sarebbe innamorata di me, e non di te. Comunque per me è Giulia, si vede lontano un chilometro quanto puttanella è.»
......."E voilà, son tornata,
siamo arrivati al mio ritorno qui, in città. I primi due anni mi sono limitata a ripulirmi nel corpo e nella mente, cercando di dimenticare la mia satanica ossessione. Ho rivisto un vecchio amico, uno a posto, posato, un mio ex di gioventù, uno di quelli che a letto dovevi spiegargli anche come slacciarmi i pantaloni. Ma poteva essere la mia redenzione, la vita nuova che cercavo. Nei due anni che siamo stati fidanzati sono stata abbastanza brava, l'ho tradito solo una volta con il suo migliore amico, Giuseppe, padrone della pizzeria 'Sole'. Lui mi scopava come piaceva a me, ma dopo una decina di incontri, per paura di essere scoperto dalla moglie e dal suo migliore amico, ha mollato tutto vigliaccamente. Scopavo con Leopoldo (nome inventato, così se scrivo Leo, magari ti immedesimi un po', e senti la storia un po' più tua, e scrivi meglio o se ti viene voglia di scoparmi... beh possiamo metterci d'accordo a libro pubblicato, ti potrei far divertire.), il mio moroso spesso, ma seppur gli facevo credere di essere 'il dio del rock e del cazzo' come Jim Morrison, soddisfava poco le mie ossessioni e mi impegnavo a godere, ansimando da navigata attrice quale ero. Poi ci siamo sposati, in chiesa, quella mattina pioveva a dirotto, tuoni e lampi, segno di un brutto presagio, credo che anche il Cristo, dal grande crocifisso sopra l'altare, si sia girato a guardarmi, sorridendo. Io parevo illibata, con il vestito bianco, vergognoso e blasfemo per la mia storia vissuta, ma tutti mi consideravano, ignari del mio passato, la ricca e dolce vicina di casa. Il chirichetto, poverino, con le scarpe zuppe d'acqua, è scivolato con la pisside in mano rovesciando le ostie, segni premonitori?
Con Leo vivevo serena, le nostre giornate passavano pacifiche e piene di amici e uscite: aperitivi, cene, cinema, vacanze. Ci siamo trasferiti nell'appartamento che avevo già comprato e abbiamo iniziato a pensare ad avere dei figli. Dopo i primi tre anni dalle nozze, faticavo a tenere la mia ossessione in pausa, ma poi sono rimasta incinta, e tutta la mia vita è diventata la maternità. Adoravo il pensiero di avere tra qualche mese un bambino da cullare, baciare, crescere. Non riuscivo neppure a pensare al sesso, mio marito voleva, ma io sapendo che c'era un cucciolo di uomo dentro me, mi sembrava davvero sbagliato. Ma non sono mai stata stupida, e quando Leo ha smesso di tormentarmi di punto in bianco per possedermi, magari analmente, ho capito che quelle voglie era qualcun'altra a toglierle. (tra l'altro il mio culetto a lui non l'ho mai dato, visto le corna che mi faceva) Ero al quarto mese che sapevo già il nome della mia sostituta sessuale, una tipa che abitava nel nostro palazzo con i capelli neri a caschetto, come Cleopatra.
Ma fino a quando 7 anni fa è nato Francesco, ho tenuto la mia idea fissa 'di cazzo' fuori dalla mia mente, avevo il piccolo da crescere, e tutto il mio amore andava lì. Poi, una sera che Francesco, che abeba 5 anni, era dai suoceri, e Leo fuori per un meeting (probabilmente con la Ale, quella del caschetto) sono andata al bar sotto casa e, sapendo che Lucas, 30enne, il proprietario portoghese, mi sbranava con gli occhi ogni volta che passavo, ho voluto farlo felice. Lui inizialmente, vista l'amicizia con Leo pareva restio, ma quando mi sono tolta le mutandine, ha chiuso la serranda con un cigolio fortissimo, che da casa sentivamo tutte le sere, e mi ha sbattuta a gambe alte, dietro la sua schiena, con una passione da adolescente. Era tempo che qualcuno non mi faceva venire come si deve. Mentre Leo continuava inesorabile la sua tresca con la Ale, ho fatto venire in città, prestandogli l'altro appartamento che avevo, e pagandogli le spese fino a che non si fossero sistemati: Nuanko e Jamira. E il nostro terzetto ha ripreso le vecchie goliardiche e impure abitudini, era la mia SPA, avevo in 110 mq: il cazzo più lungo che avessi mai visto, e l'unica fichetta che avessi mai leccato. Se non è quello il paradiso, poco ci mancava. Mio marito sapeva che avevo una rendita passata dai miei, e i due appartamenti di proprietà, tutti gli altri miei conti corrente erano rimasti segreti, per ovvie ragioni. Noi vivevamo felici, con un figlio meraviglioso da crescere, senza che ci mancasse nulla. Quando ha cominciato, questo settembre passato, ad andare alle elementari, mi sono informata con il preside della scuola, e per fargli avere un occhio particolare per Francesco, ho buttato io un occhio dentro i suoi pantaloni. Adesso vedo ancora il prof Donatello, che è fissato con il mio buchetto dietro, ma si sa che per i figli di fa di tutto. Questo è l'ultimo fin'ora.
.......Spero tu non sia sconvolto, ciao.
Mentre continuavo a buttar giù nero su bianco la storia, qualcosa mi faceva pensare che tanti erano i punti che mi sfuggivano, ho meglio ho creduto veramente che fosse Giulia l'indiziata, e che sapesse molto più di quello che mi aveva detto sulla mia vita. Troppe, magari stupide, coincidenze. La mia storia con lei procedeva benissimo, avevamo raggiunto un'intesa migliore che con quella con Valentina, che spesso mi rifiutava.
«Vale, sono quasi certo che Ina sia Giulia, se è lei non vince nessuno, ok?»
«No Leonardo, non può essere lei, secondo me è un'altra che certamente ti vorrà scopare, come ha anche scritto.»
«Ma perché, pensi che ci sia qualcosa tra me e Giulia, cosa ti passa per la testa?»
«Lascia stare Leo, io vado a prendere Fra a scuola, che sono già tardi»
«A proposito, anche Ina deve avere un figlio alle elementari, non penso che tanti presidi si chiamino Donatello, giusto?»
«Beh, in effetti, proverò ad indagare. Ciao vado»
La mattina della domenica Valentina arriva in cucina, per fare colazione con una lettera, come quelle che mi spediva Ina, e me la porge in mano e si siede con la tazza di caffè caldo tra le mani.
......Carissimo Leo,
oggi ti spiego l'arcano, l'indovinello della Sfinge oggi troverà la sua risoluzione. Quando eravamo morosi mi scopavo: prima lo stalliere del maneggio, poi Giuseppe (anche se tutti lo chiamano Beppe), sì il tuo migliore amico, della pizzerie 'Sole e Luna', poi per 3 anni ho fatto la brava, e sono rimasta incinta. Tu ha cominciato a sbatterti Alessandra (Ale), la Cleopatra che abita qui, sotto di noi, e so per certo che la storia è durata un bel po' di tempo. Per i primi 5 anni di crescita di Francesco, ho pensato solo a lui, l'amore più grande della mia vita; poi due anni fa, stufa dei tuoi continui tradimenti, una notte ti sei fatto Alessandra nel nostro letto, mentre io ero in ospedale con Fra, ho iniziato ad infastidirmi veramente. Una sera che tu eri ad un falso meeting, invece eri a trombare con Alessandra, pensa che l'avevo vista uscire con un trolley proprio la stessa sera che tu sei partito: e 1+1 fa due a casa mia; sono scesa qui sotto al bar di Luca, lo spagnolo (Lucas il portoghese) il padrone del bar, quello che ha la serranda che cigola, sì, il tuo amico. insomma per un po' di tempo ci siamo scambiati un po' di affetto. per così dire. Ho ospitato in città i miei amici Kuanco e Jamira, quelli a cui ho prestato l'appartamento e tu mi hai detto che ero stupida perché non mi facevo pagare l'affitto, ma ti assicuro che loro mi rimborsano tutto in natura, ed è strepitoso passare un pomeriggio lì, magari ti farò provare. Alla fine, quando ti ho fatto accalappiare da Giulia, che a vissuto con me in Inghilterra per un po' di tempo, quando stava per lasciare l'impotente texano, e avevamo capito di avere lo stesso hobby 'del cazzo', ti ho fatto fare, praticamente, un servizio fotografico, che ho tutto in una chiavetta, pronto per un vero avvocato, non tu, per il divorzio. Voglio la separazione sai perché? Quello che più mi ha ferito è stato il fatto di vederti, in quel bagno dei disabili, scopare a 90 Giulia, con me nell'altra sala, come se non esistessi. Io sono proprio l'ultima a dover parlare, certo, ma la differenza che c'è tra me e te è che io scopavo solo per voglia di godere, tu nelle 3, forse 4, storie che hai avuto ci mettevi il sentimento, mi tradivi con il cuore. E vederti con i capelli che si muovevano seguendo i tuoi movimenti del bacino, mentre pompavi Giulia mi ha fatto proprio capire che è meglio per me stare sola. Ultimo: ovviamente preoccupata perché Francesco abbia il meglio per la sua educazione e crescita, ho pensato che il preside Donatello potesse avere un occhio di riguardo anche per lui, oltre alle mie tette e al mio culo. Ora mi vedo solo con lui, e so per certo che tu ti vedi, quasi tutti i giovedì con Giulia, se ti va meglio lasciamo stare le cose come sono, cresciamo insieme nostro figlio, ma con te non voglio più nessun rapporto erotico. Se pensavi di essere un figo è meglio che ti ridimensioni, e ricordati "che tira più un pelo di fica che un carro di buoi" insomma Ina sono io Valentina.
«Ho cazzo... ma io non volevo tradirti, io... non può essere... io...»
«Tu... Tu... Tu... la tua linea ora è libera.»
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