Un giorno di ordinaria follia

di
genere
tradimenti


Via Arco delle Ginestre, la casa al mare dei miei genitori. Fin da piccola, da quando ricordo, ci ho passato tutte le mie estati. Quella sera di giugno, la temperatura era perfetta, con Leonardo, mio marito, e una coppia di amici ci stavamo serenamente bevendo un aperitivo nel giardino, prima della cena. I bambini, Luca, nostro figlio, e Andrea, quello dei nostri ospiti, giocavano ridendo e rincorrendo Fulvio, il nostro cane. Erano tre cuccioli, i bambini avevano 3 anni, il cane sei mesi e sprigionavano un'energia positiva di un'eccitata tranquillità. Avevo 30 anni, insegnavo Lettere in un liceo; mio marito, 32 anni, era un architetto affermato: potevamo dirci soddisfatti e felici della nostra vita, del nostro amore. E se qualche piccolo dissapore si era creato, con la quotidianità dei giorni, l'arrivo di Luca aveva rinsaldato il nostro rapporto, e l'amore incondizionato che avevamo per quel bambino, aveva spazzato via ogni piccola nube nell'azzurro del nostro cielo. Poco prima di iniziare con l'antipasto, mi è arrivato un SMS sul cellulare da un numero sconosciuto, e quasi distrattamente l'ho aperto:
< Sei Matilda? Non so se hai ancora questo numero, è passato molto tempo.. Ci siamo conosciuti anni fa, vorrei e vederti per un caffè. Se non sei Matilda, chiedo scusa per il disturbo. > Incuriosita e quasi divertita ho risposto: < Sì, sono Matilda. Tu chi sei? > pensando potesse essere una vecchia conoscenza dell'università, così mentre andavo in cucina a prendere l'antipasto, ho atteso con ansia una risposta. Che è arrivata immediata: una foto ed una didascalia. La scritta diceva: < Sono Giulio, ci siamo conosciuti 'abbastanza bene' 10 anni fa... non credi? > sotto nell'immagine c'era il mio viso in primo piano: i miei occhi azzurri, sembravano sorridere maliziosamente e la mia bocca e il mio viso erano impiastricciati di un liquido biancastro e denso: di sperma. La terra sotto i piedi mi è venuta a mancare, il battito del mio cuore e il respiro sono aumentati a dismisura, lasciandomi senza pensieri ne parole. Non riuscivo a gestirmi quella situazione, e facendo credere di avere una forte emicrania, scusandomi, ho raggiunto la mia camera: sgomenta, svuotata, inorridita. Mentre le lacrime si rincorrevano rapide sulle mie guance, speravo di svegliarmi da quell'incubo, ho guardato mille volte quella foto, sperando non ci fosse più, invece quel castigo di Dio, quell'oscena visione era lì. Il passato risorgeva dagli inferi dei miei peccati, dalle luride e indecenti trasgressioni di quel giorno: domenica 2 giugno 2012. Con le chiavi ho aperto li cassettino, ho tirato fuori il mio diario e ho cominciato, vergognandomi, quasi per auto punirmi, a leggere le pagine del mio diario di dieci anni prima.

SABATO 1 GIUGNO 2012:
E' l'una di notte, la festa del mio compleanno è finita senza neppure cominciare. Sono delusa, depressa, stanca di essere trattata, dopo due anni che stiamo insieme, come una cretina, una stupida da Leo. Anche stasera è stato appiccicato tutta sera a Laura, quella che dovrebbe, tra l'altro, essere la mia migliore amica. Si sono comportati da stronzi, sempre a ridacchiare, a bisbigliare come se non ci fossi. Da un'ora ho 20 anni e sono sola a casa, mamma e papà sono in città, potevamo fare quello che volevamo io e Leo: scopare, dormire insieme.. invece mezz'ora fa se ne sono andati via, perché domani lui lavora e lei si è offerta di dargli un passaggio. Chissà cosa cazzo stanno facendo quei due bastardi, alle mie spalle. Domani mattina telefono subito Laura e la distruggo, e poi passo da quel cretino per vedere se è nella sua torretta da bagnino. Se mia hanno tradito me la pagano tutti e due.

DOMENICA 2 GIUGNO 2012:
ORE 9.00:
Non ci posso credere, ho appena fatto una videochiamata a Laura, era ancora a letto e ho visto, mi viene da piangere, la maglietta di Leonardo sul suo letto matrimoniale. Cazzo era proprio quella della Scorpion Bay che gli ho regalato io, color aragosta. Ho visto bene il logo. Leo ha dormito da lei? Stanotte avranno scopato? Che puttana, e lui viscido verme. Ti faccio vedere io chi sono.

ORE 18.00:
Sono sola in casa, Seduta in cucina, ho il gomito fasciato, tutti i miei buchi che mi fanno male, mi faccio schifo. Leonardo è appena uscito da quella porta, abbiamo litigato furiosamente, ma poi mi sono fatta scopare forte, volevo mi facesse male. Doveva farmi soffrire perché sono una lurida puttana, una sudicia perversa. Ho fatto una doccia grattandomi con la spugna fino a farmi male, ho il corpo tutto arrossato, per togliermi di dosso quella sensazione di sudiciume, per tutte le cose che ho fatto indecenti e immorali, oggi ho perso per sempre l'orgoglio. Ecco la mia giornata.

ORE 10.00:
Stamattina sono uscita di casa, alle 10.00, e sono andata a vedere se Leo era a lavoro, ma Paolo, il suo collega bagnino mi ha detto che aveva chiamato dicendo che aveva la febbre. Son corsa a casa di Laura, la macchina era in garage, ma non mi ha aperto nessuno, stavano scopando di nuovo, ne sono certa. Camminavo in uno stato di trance, piangendo con un peso nello stomaco che non mi faceva respirare. Sono arrivata in spiaggia, non c'era quasi nessuno, il tempo stava cambiando e da lontano si sentivano i tuoni avvicinarsi minacciosi. Persa nei mie pensieri, cresceva dentro me una cattiva e perfida voglia di vendetta. Quando ha iniziato a diluviare ho cercato riparo e correndo sono scivolata sul marciapiede, battendo con il polso sull'asfalto. Un uomo che stava chiudendo il tettuccio della sua Porche è venuto ad aiutarmi.

ORE 11:00:
Visto il forte dolore mi ha accompagnato in Pronto Soccorso, dove mi hanno fasciato stretto il polso slogato. Guido, 45 anni, un gran bel uomo, elegante, raffinato e molto gentile, infatti mi ha aspettato e mi ha riportata indietro. Scendendo dall'auto mi ha chiesto se volevo bere un prosecco, come antidolorifico, come scherzando a detto lui. La sua villetta era proprio vicina al marciapiede dove mi ero fatta male, continuava a diluviare così, senza pensarci troppo, ho accettato. Sono entrata in una casa splendida, con piscina, circondata da un grande giardino, e si notava anche dagli arredamenti la ricchezza di quell'uomo. Abbiamo parlato, bevuto.. sopratutto bevuto e finita la prima bottiglia di Franciacorta, ne ha stappata un'altra. Sentivo la mia testa girare, ma ero presa da una strana euforia, da una sensuale e lussuriosa perversione verso quell'uomo, tanto che le mie mutandine hanno iniziato ad inumidirsi. Quel peccaminoso desiderio era di certo ingrandito dalla voglia di vendetta per il tradimento subito, così quando mi ha abbracciata e baciata l'ho lasciato fare. Ero ubriaca e eccitata, gli ho slacciato i jeans, li ho abbassati rapidamente insieme ai boxer, e gli ho iniziato a toccare il suo uccello. Era bello grosso, duro mi invogliava, ed l'ho preso in bocca. Prima ho leccato la sua cappella rosa, a lungo, poi tra i suoi sospiri, l'ho preso fino in gola e con la mano continuavo ad andare avanti e indietro con la parte che in bocca non mi stava. Dopo poco, la mia cavità orale ha preso elasticità e i suoi 22 cm sono entrati tutti al caldo delle mie labbra. Ero persa in quel perverso gioco, quando un ragazzo sui 30 anni è arrivato con una telecamera in mano, io non ho detto nulla e mi sono spogliata nuda, quasi a fare uno strip, con una maliziosa e incalzante frenesia. La situazione, mi stimolava, mi eccitava, e quando Giulio mi ha penetrata con poche spinte sono venuta forte e mentre continuava a pompare gridavo e godevo, poi suo figlio Max, il ragazzo che filmava, mi ha messo il suo uccello nella bocca e io l'ho accolto con assurdo piacere. La telecamera continuava a registrare, quando Max mi ha messo a pecorina ed è entrato con violenza dentro me, aveva il cazzo più lungo e grosso di quello del padre e ho sentito le mia membrane dilatarsi a lui, non potevo gridare perché in bocca avevo quello di Giulio, era bellissimo. Giulio, che era seduto sul divano, mi ha tirato ha se infilandomelo nella fica e io ho iniziato a cavalcarlo forte, E Max, con il suo pene lubrificato di vasellina ha iniziato a incularmi. Appena erano tutti e due dentro me, una sensazione di riempimento su tutto il basso ventre è esplosa, spingevano entrambi ed io ero persa in un'estasi di libidine e passione mai provate. Sono venuta ancora, ancora e ancora.. fino a sfinirmi. Poi tutti e due mi sono venuti: in faccia, in bocca, sulle labbra, sui capelli, sulle tette. Sentivo il sapore dei loro liquidi salati e odorosi dappertutto. Ero ancora ubriaca, mi è salita una tale nausea, un senso di profonda vergogna, ho preso la bottiglia e ho fatto un lunghissimo sorso, poi rapidissima mi sono vestita, un altro sorso di quel vino frizzante e sono scappata fuori sotto la pioggia. Ero persa, mi ero fatta scopare come una troia e mi era piaciuto tantissimo.

ORE 12:40:
Sono andata al nostro solito bar, dove la mia compagnia si ritrovava, lì c'era Francesco, anche lui mezzo ubriaco perché festeggiava un esame universitario superato. Abbiamo parlato, continuato a bere e visto che erano le 13 gli ho proposto se gli andava una pasta a casa mia. Mi era sempre piaciuto quel ragazzo, ed una sera in spiaggia, qualche anno prima, avevamo limonato; ma poi era partito per Bologna per studiare e non c'eravamo più visti. Abbiamo comprato due bottiglie di vino e siamo entrati a casa, mi sono fatta una doccia e sono tornata in cucina in accappatoio, con solo un perizomino sotto. Avevo ancora voglia di sesso e lui mi ispirava tantissimo. Ho versato due bicchieri di vino e ci siamo seduti sul divano, mi sono distesa in lungo, con le sue gambe a mo' di cuscino ed ho lasciato che mi guardasse le gambe. Sentivo i suoi occhi sul mio corpo e il perizoma si è bagnato 'di me' un pochino, stavolta ero io a bramare, a desiderarlo.. Mi sono fatta scivolare l'accappatoio dalle spalle e lui ha iniziato a palparmi la mia terza, avevo i capezzoli rosa grossi e duri come due palline di acciaio, ho sentito dietro la nuca la sua erezione, mi sono girata, gli ho abbassato i pantaloncini da spiaggia e ho preso in bocca quel cazzo che mi desiderava, e che anch'io volevo, da troppo tempo. Ho versato un altro bicchiere di vino e l'ho bevuto in un sorso, quasi a giustificarmi di quello che avevo e stavo facendo, ma oramai tutti i miei tabù erano bruciati insieme alla mia anima. Ho continuato a succhiarglielo per un bel po', giocando con lingua e labbra fin che i suoi getti di sperma hanno invaso la mia gola: ho alzato lo sguardo, l'ho fissato nei suoi occhi, annebbiati dall'orgasmo, ed ho ingoiato tutto, continuando a pulire il suo bel cazzo con la bocca. Abbiamo fatto un pastasciutta, l'abbiamo mangiata, entrambi nudi e vedendo una sua nuova erezione, sono andata in bagno ho preso della crema detergente, mi sono lubrificata il buchetto dietro e il suo cazzo è entrato facilmente, perché le mie membrane erano già dilatate da prima. Mi ha scopato il culo, facendomi ruotare le dita sul 'grilletto' e sono venuta tantissimo, un esplosione di colori e lampi di luce correvano sotto i miei occhi chiusi, mentre gridavo e ne volevo sempre più, poi anche lui è venuto, ansimando, dentro di me lasciandomi una scia di calore.

ORE 14:00:
Francesco se ne era andato, ho fatto un'altra doccia, ho telefonato a Leo, cercando di nascondere i milioni di sensi di colpa, ma lui era passato al bar, e aveva saputo che ero stata lì a bere con Francesco, e mi ha chiamata puttana, inveendomi contro e gridandomi le peggiori offese. Certo, solo, io potevo sapere che era, assolutamente, vero quello che mi diceva, così ho fatto l'offesa e mi sono incazzata e ho chiuso la telefonata. Sono tornata in spiaggia, aveva smesso di piovere e mi sono seduta con una birra in mano sul pontile. Era dalle 11.00 che continuavo a bere e vivevo come in una dimensione parallela, tanto che riuscivo quasi a giustificarmi, sopratutto dopo la telefonata con Leo. Al mare visto il tempo non c'era nessuno quando mi si è avvicinato un ragazzo nigeriano che vendeva i suoi prodotti in spiaggia, ma visto che non c'era gente si è seduto con me a parlare.

ORE 15:00:
Nella borsa aveva una bottiglia di vodka bianca, ancora fredda, e me l'ha passata. Abbiamo bevuto, poi per mano siamo finiti, oramai non sapevo più cosa stavo facendo, in una rimessa di barche, e ci siamo baciati. Quando si è slacciato i pantaloni, sono rimasta impressionata dalle sue dimensioni, era enorme: 25 cm almeno, grosso, nodoso, nero, duro come il marmo. Mi sono inginocchiata e con fatica l'ho preso in bocca, succhiandolo con avidità, con gusto: volevo ancora sperma nella mia bocca. Era veramente estasiante baciare, leccare quella cosa scura, la sentivo turgida nella mia lingua e anche lui mi ha riempito la bocca di bianco, aveva un sapore buono, quasi dolce rispetto agli altri, poi rapido se ne è andato, regalandomi quel che restava della vodka. Non ho, quasi, fatto tempo a girarmi che una voce mi ha detto: ― Ciao mia cara Matilda, ho visto cosa hai appena fatto, non vorrai che lo sappia il paparino, vero? Ti ho vista anche saperci fare, da vera esperta, dai bevi un po' di quella roba che ti pulisci, tocca a me ora. E ti conviene far le cose per bene.. ok? ― era Gianni, 60enne guardiano dello stabilimento, amico di mio padre fin da bambini, ho bevuto due dita di vodka e mi sono trovata il suo cazzo davanti agli occhi. Era un uomo grasso, piccolo ed il suo membro era corto e tozzo, ma ero in trappola e l'ho messo al caldo della mia bocca. Ho fatto tutto velocemente, e quando stava per venire, volevo farlo uscire, ma lui mi ha preso la nuca e mi ha schiacciato contro di lui sborrandomi dentro. Ho sputato, lui si è girato rivestendosi: ― Magari la prossima volta mi darai la fica se vuoi che papino e Leo non sappiano, per ora sei stata brava, la mia piccola pompinara. ―

ORE 16:00:
Continuavo a bere vodka, avevo toccato il fondo, in vent'anni un solo ragazzo, in 5 ore avevo succhiato e ingoiato 5 cazzi e 5 sapori di sperma diversi, altro che vendetta, mi sono sentita persa e sono corsa a casa. Sono arrivate le 18:00 ed è arrivato Leo a casa mia.

Ho chiuso il diario nella più completa disperazione, vedevo gli occhi di mio figlio e vedevo me, come esterna al mio corpo, con quei cazzi in bocca. Mi chiedevo cosa mai mi possa essere capitato, era solo qualche hanno che avevo smesso di sentirmi una lurida puttana per quella scandalosa e peccaminosa giornata. Non avevo mai più avuto nessun altro uomo, e dalla nascita di Luca avevo, pian piano, dimenticato quelle sudice immagini del passato. Ed ora di nuovo Giulio, cosa poteva volere da me, dopo dieci, lunghi anni. Ero spaventatissima, ma avevo la spada di Damocle sulla mia testa, quel maledetto filmato in cui facevo la troia, divertendomi anche a commentare, a fare battutine sui loro attributi e sul quanto avevo goduto. Giulio mi ha fissato un appuntamento a casa sua e mi ha fatto vedere tutto il filmato, ero veramente una schifosa persona, se l'avesse visto Leo la mia vita sarebbe finita, avrei preferito morire. Mentre guardava il video con me, Giulio si era spogliato nudo, e si toccava l'uccello già duro, io lo pregavo di lasciarmi in pace, che ero cambiata, che era stato solo uno sbaglio ma lui mi ha detto: ― Cara Matilda io sono un padre, sono venuto a prendermi quello che hai dato a Max, e non a me, il tuo bel culetto. E' anni che ci penso, poi sono andato a lavorare all'estero, e sono tornato da pochi giorni qui. Ti ho vista l'altro giorno in panificio e mi hai fatto venire voglia, sei ancora una gran fica, forse meglio che allora. E non penso che questo filmato piacerebbe molto a tuo marito, che ne dici? ― ero in scacco. Mi ha scopata tante volte, sempre a casa sua, con Leo ho dovuto inventarmi che stavo aiutando quel uomo a correggere un suo libro. Quando tornavo a casa la sera non riuscivo più a guardarli in faccia, né Leo né Luca, vivevo un segreto che se scoperto mi avrebbe ucciso. Un pomeriggio sono andata a casa di Giulio e ho trovato altri tre uomini, tutti distinti e di una certa età e mi hanno scopato tutti insieme: davanti, dietro, in bocca, è stato il come toccare il fondo, raschiare i pozzo e non ce l'ho fatta più. Dopo un mese, in ufficio di Leo è arrivato un pacchetto con una chiavetta USB, quando sono tornata a casa dalla palestra, le mie valigie mi aspettavano fuori dalla porta, insieme ad un biglietto: < Siamo persone adulte, non ci sono giustificazioni, ne parole che possano aiutarci a salvare il nostro rapporto. Non serve che per il momento che ci vediamo, non riuscirei, ho lampanti le immagini di quei tuoi sorrisini.. Non spreco neppure parole offensive, non ce n'è bisogno. Luca preferisco tenerlo io casomai ti capitino altre situazioni del genere. Non vorrei dover portare quel film, di quasi un'ora e venti minuti, dall'avvocato. Mi lasci semplicemente distrutto, hai spezzato la mia vita in due. Addio > E la mia vita è finita in un tunnel, in un circolo di disperazione dal quale non mi riprenderò più.
2 giugno 2012 "Un giorno di ordinaria follia"
scritto il
2024-11-17
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