Bacco, tabacco e Venere

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tradimenti

Bacco, tabacco e Venere, le mie ossessioni giovanili. Senectus, l'ictus e Somnus son quello che mi resta: Il primo Dio della vecchiaia, un ictus, sempre possibile, vista la vita sregolata che avevo fatto, e Somnus, Dio del sonno e padre dei sogni. Dopo 5 anni di matrimonio, di autocarcerazione preventiva, e 1 di astinenza etilica, neppure nei sogni trovavo un piccola valvola di sfogo.
L'amore per mia moglie Sara aveva vinto su tutti i vizi, su tutti i mali; mi piaceva pensarla così, anche se i referti medici tolglievano il romanticismo dal mio mondo, scrivendo: possibile cirrosi epatica, sugli esami del fegato; e su quelli del sangue c'erano più stelline che nel firmamento la notte di San Lorenzo.
E allora dopo discorsi, prediche e ammonizioni da parte dei medici; filippiche, sermoni e paternali, da mia moglie, in miei tanto adorati 'svaghi' si sono spezzati lungo la via del Serd (Servizio per le Dipendenze).
Mezza compressa di Antabuse: questo farmaco è utilizzato nella terapia di disintossicazione dall'alcolismo, con lo scopo di indurre il paziente a smettere di bere. Il Disulfiram, infatti, quando è associato all'alcool provoca degli effetti collaterali spiacevoli, come nausea, mal di testa, vampate.
Ed una pastiglia Sereprile: usato per trattare alcuni disturbi comportamentali causati, sempre, dall'abuso del mio buon vecchio amico alcool. Ed oltre a Bacco, mi hanno colpito anche sul tabacco, non sono mai stato un tabagista, ma mi hanno costretto, dovendo fare la prova delle urine due volte alla settimana, a non potermi fumare le mie rilassanti e casalinghe cannette.
E questi erano i miei condimenti, il mettere in 'concia' tutte quelle che, quand'ero single, superavano le porte degli inferi di casa mia, dove perdizione e lussuria abbondavano, e di conseguenza anche Venere non si è fatta più vedere. A dirla così potrebbe sembrare un cosa mefistofelica, in realtà era il più soave e totalizzante scambio di passioni e sensazioni.
Perché con in miei amici: gin tonic e un velo leggerissimo di mariuana, i corpi con i quali giocare erano sì gli stessi, ma rilassati all'ennesima potenza, ed ogni tocco poteva farti perdere in una dimensione astratta, molto più completa del sordido sesso.
Insomma una cosa simile a quella che Carlos Castaneda, antropologo peruviano, riportava nel suo libro "A scuola dallo stregone", nel quale spiegava, dopo aver provato il peyote, sotto la giuda dello sciamano Don Juan, che accarezzando un gattino a lui sembrava di trastullarsi con un giaguaro della foresta.

Il corpo della donna che avevo a casa quella sera era sempre lo stesso, ma seppur fosse uguale il campo di gioco le regole cambiavano. Le vibrazioni dettate da un sol tocco mi entravano più in profondità, in testa solo il trasmettere al meglio, con dedizione e delicatezza, tutto ciò che poteva piacere alla mia 'seppur intercambiabile partner': trasportarla sulle vette dell'estasi, donarle un fantasmagorico orgasmo.
C'è da dire che molte delle tipe che mi portavo sopra le due rampe due scale per arrivare al mio appartamento, ci tornavano molto volentieri, anzi era difficile farle capire che per me era già il turno di un altra. In definitiva con un paio di 'bibite' e una sigaretta 'più', come il 'latte più' in "Arancia Meccanica", mi faceva diventare il loro personale sciamano guaritore, e dopo quattro o cinque comprovati discorsi filosofici sul mondo, sulla vita o sull'amore, ispirati dal momento e dall'ebrezza, le loro cosce si aprivano, come in una novella delle "Mille e una notte", quando Ali Babà diceva 'apriti sesamo'.

Cosa mi rimaneva a 40 anni: aperitivo con il Gingerino, a cena un bicchiere di vino, una tisana rilassante da gustare sotto la copertina con una serie tv, ed una volta a settimana, forse, si sbloccavano gli ingranaggi del 'cavò delle voglie' di mia moglie e copulavamo. Fare l'amore era troppo sentimentale, scopare troppo violento, copulare era davvero il termine giusto: espletavamo da bravi studentelli la conoscenza ormai decennale del nostro mescolarci, e dopo mezzora tutto l'incanto svaniva tra le braccia di Morfeo.

Certo due ossessioni le avevo dovute cancellare dalla mia vita, e dai miei pensieri, ma Venere troneggiava inossidabile tra il mio corpo e la mia mente.
Come un segugio, per strada, ovviamente con risapute tecniche 'antisgamo', non mi perdevo un culo, un bel paio di tette che incrociavo per la via, e insegnando filosofia all'università, vivevo come un'ape in mezzo a mille feromoni giovanili di quei boccioli di ragazze ventenni che seguivano i miei corsi.
Certo tutto rimaneva platonico, sapevo perfettamente dominare i miei istinti, ma le perversioni che mi venivano in mente mi facevano tribolare.
Ne avevo parlato con un amico psicologo, e mi aveva detto che anche a lui capitava, che erano 'crisette' di mezza età, ma io allora ero di mezza età da quando avevo 16 anni, da quando la prima peluria mi 'imbarbava' il viso. La mia era, e perdurava, una vera venerazione per gli organi sessuali femminili, e anche se ho sempre avuto donne belle, ero convinto che tutte avessero qualcosa di stupendo, di unico; e bramavo, desideravo un arem, un gineceo composto da tutte le razze, da tutte le taglie, da tutte le fiche che potevo soddisfare.
- Elucubrazioni di uno psichiatrico- mi dicevo, ma se era un'ossessione, non poteva trovare nella normalità un riscontro, altrimenti avrebbe perso tutta la sua morbosità.
Dai 17 ai 35 anni ho avuto, e mi sono donato a 123 ragazze o donne, per più di tre volte. Scrivevo i loro nomi in una sorta di diario, specificando caratteristiche fisiche e di 'rendimento', neanche potessi dare il voto come a i miei studenti. Tre erano le volte che dovevamo fare sesso, per essere iscritte al mio personalissimo albo: una per 'messa a punto': vederle nude, capire quello che poteva piacerle, i giochetti preferiti ecc, la seconda: 'il rodaggio' o 'messa in moto' e la terza 'via alle danze' se c'era da ballare.
Con alcune delle 'iscritte' ci sono stati solo quei tre atti; con altre opere teatrali intere; con mia moglie Sara, era stata l'opera omnia, che però negli anni era divenuta un po' ripetitiva, sciamando poco a poco, e dopo aver raggiunto altezze dove l'aria era rarefatta, e ci mancava fin il fiato dal troppo volerci, e dalla troppa passione, siamo tornati in pianura dove lo smog, fatto di lavoro e quotidianità, ci ha intossicato rendendoci apatici e pigri, come se oramai avessimo provato tutto quello che le geometrie erotiche avevano da offrirci.
E io senza il mio Bacco e tabacco ho perso il supporto che questi fidati amici mi davano stimolando le mie fantasie più astruse, che però tenevano a mille la lussuria e la libido. Niente più oceani scuri in tempesta, ma mari piatti e tersi, dimenticati i fuochi d'artificio, ora solo lanterne cinesi.

Quella per la fica, il culo, le tette era una fobia per me? Se per fobia si intende l'aver una paura irrazionale e persistente di certe situazioni, oggetti, persone o animali, io ero da ritenere l'esatto opposto: la simpatia, l'inclinazione, l'attrazione, fino ad arrivare alla beatificazione, erano la mia fonte di ispirazione per quei caldi corpi femminili. E ogniqualvolta con i ricordi tornavo a 6 anni fa: il vederle a 90, con quei buchetti che cantavano a richiamarmi; o il sentire il 'ciac ciac' dei loro glutei sulle mie gambe, con 'la lei' di quel momento, che a smorzacandela mi galoppava gestendosi il ritmo che preferiva, mi faceva davvero sentire Zeus, in memorie però lontane come la mitologia, per l'appunto.
Ognuno ha le proprie passioni: chi per il calcio, chi per il bricolage, altri per la filatelia, io per il gin tonic e il pelo di fica.
Sono sempre stato intossicato da Dioniso e Afrofidite, i nomi romani per i miei dei, per le mie divinità insane e tentatrici. Certo nell'istante in cui lasci o vieni lasciato, quando ancora l'amore solca le nostre vene, un certo risentimento, un malessere ristagna in noi, ma ho sempre cercato di agire nel più totale rispetto verso le mie 'compagne di letto', evitando assurdi giochi di potere o di possesso, nessuno è di nessun altro, oppure lo è solo se lo desidera. Certo quel che si diventa nel tempo è un insieme di fattori a determinarlo: qualcosa ci viene donato dalla genetica, se uno nasce bello, e ben dotato, parte già in una posizione favorita, ma aiuta molto la cultura, il saperci fare, l'essere umili e saper raccontare un sacco di balle. Se riesci a corredarti di queste virtù il tuo letto avrà spesso visite desiderate, e se anche lì sai farle godere, più con la mente che con il membro, la preda è stanata, devi solo farti stappare al ristorante, un buon Cabernet erbaceo, o un Chianti, farlo arieggiare in un bel decanter, e ordinare una bella costata, alla faccia mia, che sono dovuto diventare astemio, e a tutti i vegeta-vegani che non sanno cos'è il bello della vita. Quest'ultimi poi, si mettono a piangere se vedono un gattino abbandonato, però criticano il padre di famiglia, vicino di casa, che ha perso il lavoro e non ha più liquidità per mantenere i propri figli. Da quando sono piccolo sono sicuro che per un solo essere umano sia impossibile far cambiare in meglio un mondo così strutturato, ma io la soluzione l'ho trovata fin da bambino: se tutti avessero cura dei propri vicini di casa il sistema sarebbe diverso, e sarebbe semplice da attuare.
E' stupendo salvare i condor nelle Ande, o la Ciccialaca dal culo rossiccio del Sud America, ma ai nostri germani reali che sguazzano nei nostri liquami, negli stagnetti di città, a chi ci pensa? Dobbiamo sperare una controparte sud americana?

Insomma anch'io mi sono adattato alla torbida palude di casa, ai pochi e quasi eccezionali rapporti concessi da mia moglie, che invece viveva per far carriera nella filiale della banca dove lavorava. Non che ci servissero altri soldi, oltre ad insegnare avevo scritto 4 romanzi che hanno avuto un discreto successo, e con il suo stipendio ci potevamo dire soddisfatti, ma lei non lo faceva per denaro, ma per l'affermazione del potere, rapita dalla smania di comando. Ci amavamo ancora, ma tutti questi cambiamenti di percorso, che in lei non mi sarei mai aspettato, mi hanno destabilizzato; l'avevo conosciuta come: una bohémian, una fuori dalle convenzioni sociali grette e strutturaliste, invece ci era caduta come attirata da uno sconosciuto richiamo.

Gli ultimi tre mesi, la situazione in casa era, se così si può dire, peggiorata, tutto era sceso in un ovattato silenzio, ognuno campava nel proprio angolo esistenziale, senza i nostri superbi dialoghi, senza neppure la ricerca di comunicare. Il lavoro, la cena insieme, il film dopo mangiato, il dormire uno spalle all'altra sul nostro matrimoniale. Io mi adattavo ai suoi comportamenti, cercando di farmi passare: il desiderio, mai celato, di un drink trasparente e aromatico, quello: con il Tanqueray, la tonica Schweppes classica, non quelle stronzate che vanno di moda adesso, una fettina di lime, il ghiaccio e 2 o 3 gocce di angostura, ed un'altra voglia che scavava in me, per una mia ex studentessa, ora 26enne che era venuta a fare il dottorato proprio nell'ufficio adiacente al mio. Laura era una ragazza stupenda, da quando l'avevo avuta nei miei corsi si era fatta donna, mantenendo però una bellezza selvaggia, da 'puledra' che voleva, e me lo aveva sempre dimostrato, essere domata.
In altri frangenti della mia vita un aperitivo, una cenetta, quattro ciance buttate là bene, e la porta di casa mia si sarebbe aperta. Ma ora in piena crisi etilico-moralistica, anche alle sue effusioni, o ai suoi languidi e tentatori inviti, passavo oltre, credendo nel rapporto con Sara, e che tutto sarebbe tornato come prima, quando il nostro amore faceva rima con tutto quello che avevo da sempre desiderato.

Poi nella banca dove lavorava Sara, ci sarebbe stato una specie di rimpasto dei ruoli, per due colleghi che andavano in pensione, e le lotte intestine tra i potenziali candidati erano scoppiate feroci. Tutte belle facce davanti e odio indescrivibile dietro, ognuno portava acqua al proprio mulino, cercando di lasciare a secco tutti gli antagonisti. Ed io che sono sempre stato distante da determinate dinamiche, ho dato a quello la fonte del nostro malessere vissuto in casa, credendo che la tensione per una possibile promozione impegnasse la mente di mia moglie appieno, ma che finita quella farsa tutto sarebbe tornato meglio di prima.

Una mattina di Luglio, mi è arrivato un SMS di Carlo, un mio grande amico e collega di Sara in banca, con scritto: "Dobbiamo vederci, ho una cosa che mi brucia dentro, non so cosa fare, ma non ci dormo la notte. Ci conosciamo da una vita e sai che ti voglio bene, vediamoci stasera alle 19:00 da Filippo, al solito vecchio bar, ok?"
La frase non diceva niente, ma avevo pensato che fosse il fatto che Sara non avesse avuto quel ruolo, e che magari io dovessi mediare per farglielo accettare meglio, senza drammi; e così alle 19:00 aspettavo Carlo con un bicchiere di sola tonica, guardandomi intorno come fossi uno sfigato a bere quella bibita all'ora dove in tutti i tavoli l'arancione degli spritz Aperol, o il rosso di quelli col Campari, di Americano o Negroni invadevano il bar.
Quando è entrato dal suo viso ho notato che c'era qualcosa d'altro, no era solo un giochetto di posizioni gerarchiche della banca. Ha ordinato una tonica, per non farmi cadere in tentazione, ma ho fermato Filippo il barman, e gli ho detto di fargli un Negroni, con tutti quelli che avevamo bevuto in quel locale negli anni, era più che sufficiente la mia di tonica.
Dopo pochi convenevoli la curiosità mi ha fatto portare al punto Carlo, che trafelato e con la faccia bianca cadaverica, ha iniziato a dirmi: «Sai che 15 giorni fa c'è stato il meeting a Bologna, a cui abbiamo partecipato e, come sicuramente saprai, c'era anche tua moglie...», Ha buttato giù un lungo sorso dell'aperitivo, cercando di prendere fiato, poi ha proseguito fissandomi negli occhi: «sono combattuto, non so se quello che so facendo sia davvero giusto, non so cosa penserai di...» «Su Carlo dimmi quello che devi, sta diventando un parto...» «Sta girando un video su tua moglie... è arrivato l'altro ieri ad alcuni colleghi e me lo hanno inviato, è della notte passata nell'hotel di Bologna...» «Allora? Dai spara...» non stavo più nella pelle, «c'è Sara che fa un pompino in primo piano al nostro direttore regionale il dott.Ascanio, non si vedono gli occhi ma tutti hanno capito che è lei, dal modo di sorridere, dallo smalto amaranto che lei usa sempre. Sono mortificato, forse avrei fatto meglio a...» il mondo mi è crollato addosso, tutte le mie paranoie, tutte le mie castrazioni, sono rimasto inebetito, sbigottito, «E il posto a chi è andato, a Sara?» «No, a Marta, credo che il nostro direttore di filiale abbia visto il video e abbia di conseguenza tirato le proprie conclusioni, Sara non sa di questo video che gira, ma tutti pensano che lo abbia distribuito proprio Marta che era in combutta con il dott.Ascanio, in città li hanno beccati insieme in pub e ristoranti prima dopo la nomina. Mi dispiace, se riesci non dire a Sara che sono stato io, ma non potevo non parlartene, mi sembrava troppo umiliante per te.» «Ambasciator non porta pena, ti ringrazio, puoi girarmi il video incriminato per cortesia?»

Lungo la strada verso casa, un senso di vuoto mi attanagliava, un peso nello stomaco mi impediva di respirare a pieni polmoni, ho chiesto un sigaretta ad un ragazzo che aspettava il bus, mi sono seduto su una panchina e ho aperto il video che mi era appena arrivato.
A vedere quelle labbra avvolte ad un piccolo cazzo, con i peli bianchi, mi ha fatto venire il disgusto, un senso di vomito, di nausea, mi sentivo unto, sporco.
Quelle labbra che avevo baciato milioni di volte, quelle labbra che avevano lasciato uscire parole dolcissime da quella bocca. Fino al momento dell'eiaculazione tutta dentro, con un rigolo di bianco e denso liquido uscirle lungo il mento, una scena raccapricciante. Non potevano essere dubbi che non fosse lei, cosi io ho ingoiato il mio dolore, e sono andato verso casa.

«Come è andata oggi? Cosa vuoi mangiare, cosa preparo per cena?» Ho sempre invidiato le persone che riescono a nascondere le più grandi nefandezze come se non fossero mai successe, ma volevo e dovevo mantenere la calma, e fargliela pagare. Quello che avevo pensato era solo di mettergli la pulce all'orecchio, del fatto che io sapessi del suo spensierato quarto d'ora, del suo modo di sbaragliare gli avversari per un cazzo di posto da 150 euro in più al mese. «Guarda Sara, non ti ho avvertita, una cosa dell'ultima ora, vado fuori a cena con una collega, dobbiamo parlare di un progetto. Non penso di fare tardi.» Per ora riuscivo a mantenere la calma, «Ma a proposito di lavoro, com'è andata la nomina per quel posto, che non ti ho più chiesto?» «Male, hanno scelto Marta. Ma tu esci con Laura?» e l'ho bloccata subito prima di una ridicola scena di gelosia: «Sì, passa tra un'oretta a prendermi, ma tranquilla non ci sono posti di lavoro in ballo, non dovrò inginocchiarmi ai suoi piedi per chiedere un avanzamento di carriera.» Lei ha alzato subito lo sguardo, ha cambiato espressione, avrei dovuto non dire quella frase, ma il vulcano che avevo dentro stava per esplodere, ed non ce l'ho fatta ha eruttato. Ho preso il cellulare ed ho inviato il video al telefonino di Sara, che era appoggiato sul tavolo della cucina davanti a noi. Un 'bip', una lieve vibrazione: «Certo che per quel posto, caro il mio amore, ce ne hai messo di impegno. E anche di coraggio, ho visto che il dott.Ascanio pendeva proprio, letteralmente, dalle tue labbra, hai rischiato di fargli venire un infarto, oltre ad averlo fatto venire in tutti i sensi, ma quanti anni ha 65?» Sara ha aperto il messaggio e si è messa le mani sulla bocca, con le lacrime che iniziavano a scorrere rapide dalle sue guance. «Luca, ti prego, ti posso spiegare... ti scongiuro ascoltami...» «Per i miei gusti hai già tenuto la bocca abbastanza aperta... ti concedo di stare qui fin che non ti sistemi, ma fallo in fretta. Vorrei proprio vederti entrare domani in banca, sapendo che tutti si sono gustati la tua speciale performance, e quanto ti piaccia il sorbetto al limone dopo cena. Ed io cretino che ti ho sempre rispetta, aveva ragione mio nonno, che non era un filosofo, ma un contadino, a dire che "due volte buoni si passa da coglioni".» E senza guardarla sono andato a farmi la doccia.

Laura era terribilmente bella quella sera, e le mie più perfide tentazioni mi hanno soffiato i venti del passato, voglie e bramosie seppellite da tempo, ma sempre latenti. E come Lazzaro al terzo gin tonic e una micro cannetta sono, e siamo, resuscitati, e quando mi sono trovato nudo con Laura al mio fianco sul suo letto matrimoniale, ho sentito una sfrenata passione, stavo bene, la desideravo con tutte le mie cellule del corpo, ed ogni neurone del mio cervello.
Dopo un lungo intrecciarsi delle nostre bocche, accarezzando quel bellissimo corpo, mi sono dedicato a lei, e penso di non aver dimenticato nessun lembo della sua calda e morbida pelle, ed è stato meraviglioso perdermi in quell'incantesimo, il ripescare in me qualcosa che mi mancava. Piano sono sceso, aprendole le gambe con delicatezza ho cominciato a leccarla lievemente, prima esternamente sull'interno coscia, poi con maestria, la mia bocca è entrata dentro le sue grandi e piccole labbra, raggiungendo il clitoride, che gonfio di frenesia mi attendeva turgido e sodo, al caldo del suo triangolo di peli soffici e profumati. Annusavo, odoravo, quel nuovo profumo, quella nuova essenza che sapeva di buono, di donna, di piante selvatiche. Quando è venuta, emettendo lunghi sospiri e sottili grida, ha tirato la testa indietro, arrendendosi all'orgasmo che la faceva sobbalzare e schiacciarsi con il bacino ancora più intensamente sul mio viso, madido dei suoi succhi. Poi presa dall'enfasi mi ha fatto distendere supino, lei si e messa a cavalcioni sulle mie gambe, e alzandosi leggermente si è fatta entrare tutto il mio cazzo dentro, ero eccitato da impazzire. Ha cominciato a cavalcarmi levandosi leggermente sulle ginocchia, per poi ridiscendere con vigore. Dopo un bel po' al vedere i suoi occhi velati dal piacere, le sue tette grosse ballare ad ogni movimento, quando ha detto: «Luca è stupendo, io ven....go...sìììì...sììì», non sono riuscito a trattenermi e sono scoppiato, con il battito del cuore ed il respiro che andavano a mille dentro me, e Apollo, con i l suo carro, mi ha portato fino all'Olimpo, facendomi godere come, come mai nella mia vita.

Sei mesi dopo, Bacco era tornato presente, solo nelle sere di sesso; tabacco, in quelle microscopiche cannette che servivano più psicologicamente che altro; e Venere, anche lei era tornata, ma si era fusa in un'unica identità quella di Laura. Il primo periodo facevamo sesso tutte le sere, spesso anche di pomeriggio, e lì i gin tonic si sprecavano, poi ho dovuto alleggerire la fiamma riaccesa, per non tornare quello che ero prima. Ero talmente felice ed appagato che non mi giravo neppure più in spiaggia a squadrare il lato B di qualche donnina superfica, forse starò invecchiando, o forse la terapia Laura.

Sara per un mese ha vissuto ancora a casa mia, ma ad ogni sua possibile scusa, giustificazione o richiesta delirante e piangente di perdono, non ho mai risposto, l'indifferenza è il peggior male che si può arrecare, parlavo con lei solo di questioni di divorzio, e di piccole cose inerenti la quotidianità fin che abbiamo vissuto insieme.
E' rimasta a lavorare nella stessa banca, adorata dai colleghi maschi che, forse, aspettano con il numerino, come al supermercato della carne, il proprio turno; e ridicolizzata dalle donne, che non credevano potesse essere scesa così in basso, senza neppure avere il tanto agognato avanzamento di carriera. Le colleghe, avendo visto la bravura 'orale' di Sara, erano certe che avrebbe potuto intraprendere un'altra di carriera, quella della ciucciacazzi, e ad ogni cena di lavoro non portavano mai i mariti, "prevenire era meglio che curare".

scritto il
2025-01-09
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