Le sozze nozze

di
genere
tradimenti

I rintocchi delle campane del paese chiamavano a raccolta i fedeli, ma quella domenica 1 settembre il sagrato era colmo di persone come non si era visto dalla visita del vescovo. La folla, più o meno elegante, era eccitata e anche i più nottambuli erano in piedi per essere presenti all'evento. Francesco R., figlio del sindaco e rampollo di una delle famiglie più aristocratiche in zona, andava sposo a Claudia T., nota bellezza paesana, anch'essa figlia di genitori ricchi: il padre era il magnate dei calcestruzzi e delle costruzioni in regione. Un'unione che avrebbe portato valanghe di soldi, le agevolazioni politiche fatte di appalti e concessioni varie unite alla manodopera, avrebbero monopolizzato il mercato del mattone. I due ragazzi, belli come nelle favole, si amavano, su questo non c'era dubbio, ed i paesani seguivano le loro vicissitudini come fossero quelle di una soap opera spagnola. Bastava che uno dei due si alzasse prima, andandosene da solo dal un bar, che le comari e le ragazzine già annunciavano la fine della loro storia.

La chiesa era addobbata a festa e dentro l'organo e l'odore di incenso stemperavano l'attesa spasmodica di parenti e amici. Io e mio marito Leonardo sedevamo tra le prime file di panche, eravamo i migliori amici dei futuri sposi, al momento impegnati, con poca voglia, ad un continuo salutare quelli che ci stavano intorno perché, praticamente, conoscevamo tutti.
Francesco, con papà sindaco e nonno onorevole, laureato in Lettere, si dilettava a scrivere romanzi per ragazzi e la sua mente pura era sempre tra una nuvole e l'altra, tra un sogno e l'altro. Il suo animo era genuino e altruista, un ragazzo d'oro.
Claudia la conoscevo dalla prima media, quando il primo giorno di scuola quasi spintonandoci, abbiamo litigato perché volevamo lo stesso tavolino, La professoressa, per 'mal comune', aveva fatto mettere un altro tavolino in fianco a quello conteso e da lì, molto pian piano, siamo diventate migliori amiche, come si usava dire a quell'età. Cresciuta in una famiglia arrivista e senza scrupoli, come radici nate su terreni aridi pescava acqua nel torbido, tenendo sempre prima in considerazione se stessa poi il resto del mondo. Ingegnere, lavorava per il padre e nella sua occupazione, scaltra com'era, era la migliore. Bellissima, fisico da modella e con i suoi occhi azzurro cielo e i capelli cortissimi biondi, sembrava uscita da Vogue.
Leonardo, mio marito, l'avevo conosciuto tramite lei, perché Leo era figlio della governante della casa dei genitori di Claudia, e si può dire che fossero cresciuti insieme. Leo, laurea in Informatica aveva una sua piccola, ma produttiva, attività di sviluppo software ma la sua vera passione era di fare il regista. Quel giorno in chiesa, infatti, aveva fatto tutto un impianto nascosto per riprendere le nozze, e in chiesa non eran permesse telecamere. Lui riprendeva e catalogava in maniera minuziosa, maniacale a dire il vero, tutto quello che registrava
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La navate della chiesa erano gremite e molte le persone che in piedi aspettavano, già stufe, l'ingresso della sposa. Quando la macchina con la sposa è arrivata, le comari del paese, hanno iniziato a lacrimare, ricordando 'quel' loro giorno, perso ormai negli anni e nelle sofferenza che aveva portato. Se qualcuno le avesse chiesto se si sarebbero sposate di nuovo, loro avrebbero risposto di si, ma due giorni dopo le nozze avrebbero chiesto il divorzio. Claudia era scesa, accecando i presenti in piedi sul sagrato per la sua lucente bellezza, e con quel vestito bianco che sapeva di purezza e candore a cominciato ad andare verso le scale, il marito era già vicino l'altare, con le mani sudate ed il cuore a mille. Il commendatore Antonio, padre della sposa la attendeva, con la sua imponente figura di patriarca, accanto al portone principale. Ad un certo punto una decina di cellulari all'unisono hanno fatto sentire il "bip bip" di un SMS, neanche il tempo che la sposa raggiungesse il padre, la folla, che prima applaudiva festante, si era bloccata, i cellulari passavano di mano in mano e i vocii della gente si facevano incessanti.
Anche all'interno della chiesa, si erano sentiti alcuni avvisi dell'arrivo di vari SMS e molti avevano estratto i cellulari incuriositi. Il suono dell'organo era solo quello che si sentiva, le teste dei vicini di posto si accostavano guardando con occhi esterrefatti lo schermo dei cellulari. Anche Leo ha fissato il suo, poi si e girato verso di me ed è rimasto muto. Fuori, la sposa ha cominciato a piangere, si era girata risalendo in macchina ed era andata via. Francesco, ancora vicino all'altare non riusciva a capire cosa poteva essere capitato, sembrava che dai quei telefoni fosse uscita la notizia dello scoppio della terza guerra mondiale. In realtà poco ci mancava per lui, dolce e sognatore com'era.
Il video mostrava molto chiaramente, quasi fosse stato girato da un professionista, Claudia vestita da sposa, ovviamente non con lo stesso che indossava quel giorno, che scopava in tutte le posizioni con mio marito Leo, che in parte a me, aveva assunto un colore cadaverico ed il suo sguardo era annacquato come avesse 40 di febbre. Nel video Claudia, in primo piano, si faceva riempire la bocca dal bel cazzo di Leo fino in fondo, fino a che i suoi occhi strabuzzavano e le sue labbra si rigiravano in dentro perché quel lungo pezzo di carne le toccava l'epiglottide. E avanti con pecorina, smorzacandela, lui che la leccava, con vari primi piani degli attori oltre che inquadrature strette sulla fica o sul suo cazzo. Verso la fine Leo gli entrava in culo con le mani a dilatare i glutei per favorire l'ingresso del suo pisello, con lei in ginocchio che gridava, e dopo essersi svuotato nel suo orifizio anale le pisciava addosso. Giuro, i film porno che avevo visto in vita mia, pochi per la verità, erano le recite scolastiche a confronto.

Come dopo uno scoppio di una bomba senza vittime, la gente con rapidità estrema era scomparsa, gli occhi festanti si erano incupiti, anche alla più cinica persona quelle immagini avrebbero lasciato il segno, soprattutto per la straziante ed inaspettata fine: come da un sogno di ricchezza, fedeltà e amore si fosse passati ai più schifosi, lascivi, deviati e immorali comportamenti sessuali. A fine video compariva anche una piccola didascalia con la data del filmato, che era stato girato da una settimana, praticamente appena prima che i due sposi incontrassero il prete per una rapida confessione di rito, e disporre degli ultimi accorgimenti sulla cerimonia, che doveva essere rapida ed incisiva, ma soprattutto rapida. Più rapida di così, dovevano ringraziarmi.

Tre giorni prima delle nozze il mio PC non funzionava ed ho aperto quello di Leo, incuriosita dalla cartella "Matrimonio Claudia", sapendo che tutto il lavoro informatico lo aveva fatto lui, mi sono messa a smanettare trovando la cartella "Menù", aprendola ho visto il quel video, l'ho scaricato in una chiavetta e odiando ogni parte di lui, ho elaborato la mia vendetta. Come una bambina sciocca, presa però dallo smarrimento più totale per quel vigliacco tradimento, di mio marito con la mia migliore amica, ho rinominato la cartella in "Menù di carne, ma se lei aveva la cistite, come mi ha detto, anche di pesce", e di questa stupidaggine mi sono messa a ridere come un'interdetta, con l'immagine di lui che mentre gliela leccava sente il sapore schifoso del salmone marcio. 'Si vive di piccole cose' ho pensato, decretando la fine del mio matrimonio. Quando quella mattina, con le ascelle sudate e il battito forzato del cuore, dalla mia tasca, di nascosto, ho schiacciato il pulsante dell'invio del messaggio a tutti i numeri in rubrica, mi sono sentita come un pilota della seconda guerra mondiale che sganciava una bomba su una città nemica. E forse l'avevo fatto davvero.

Presa da una strana voglia di rivalsa e dispiaciuta al massimo per Francesco, che era con me, la principale vittima di quel video, l'ho preso per mano, trascinandolo fino in macchina e l'ho portato nel ristorante dove sarebbe dovuto svolgersi il pranzo. Lui piangeva lacrime di rabbia e di odio, io invece, iperattiva e quasi felice, ho parlato con il caposala, ho detto dell'annullamento del pranzo, e che essendo già tutto pagato, se cortesemente poteva sistemarci in terrazza e che noi due avremmo gradito tutte le portate in programma e due belle bottiglie di bollicine, intanto, come aperitivo.

Quando quella sera Leo è rientrato a casa, una bottiglia vuota di prosecco, due bicchieri pieni ancora freschi e frizzanti lo aspettavano sul tavolino davanti al divano, sul divano, però, c'ero io nuda con il cazzo, più grosso dal suo, di Francesco in bocca. ―Evviva gli sposi ― abbiamo gridato ubriachi, poi ho detto a Leo: ― Ho già cambiato le lenzuola del matrimoniale, Il letto è già occupato stanotte, prenditi un po' delle tue cose e vai da Claudia, o dove cazzo vuoi! Cin Cin... Salut... Prost... Prosit... Saludos... Felicidades... Cheers...Viva... e anche in polacco Pozdrawiam... Alla salute tua e della mia amica. ― e ho ripreso il cazzo di Francesco nella mia calda bocca..

scritto il
2024-11-11
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