Non c'è due senza tre
di
Bernardo GUY
genere
incesti
Quando sono arrivato a Milano, da Firenze, per un contratto di lavoro, non avrei mai creduto che quella tentacolare città mi avrebbe imbrigliato senza lasciarmi scampo. Milano e le sue nebbie, le sue giornata grigie, come fosse d'asfalto anche il cielo. Eppure avrei avuto un lavoro importante, chirurgo in ospedale cittadino. Dopo pochi mesi dal mio arrivo già uscivo con qualche collega per una birra o una pizza. Sono un tipo socievole, ho 35 anni, sono bello a detta di mia madre che se non lo pensasse veramente eviterebbe di dirmelo, con il caratteraccio che ha. Insomma ho un fisico atletico, sono moro con gli occhi azzurri, e la mia cadenza toscana spesso mi ha aiutato nelle mie conquiste. Le donne.. le donne. Ne ho avute tante, una per ogni anno della mia vita, ossia 35, scopate per almeno tre volte. Quelle di una sera magari al gelo di una macchina con i finestrini appannati non le conto. Certo di quelle che ho avuto facendo una scrematura solo tre le posso, e voglio, considerare le mie vere storie d'amore. Avevo trovato un bilocale in centro molto carino a due passi dal lavoro, giocavo con una squadra di calcetto il martedì, insomma il mio inserimento nel grigiore mi sembrava, alla fine di tutto, un po' più colorato.
15 GIUGNO 2014:
Oggi mi è capitata una cosa quanto mai bizzarra. Ho preso una contrattura alla coscia giocando a calcetto e visto che gli antidolorifici non mi facevano nulla, ho deciso di andare da un ortopedico consigliatomi da un collega. L'ambulatorio privato era in realtà un appartamento, quasi di lusso, in centro città, trasformato in studio medico. Già mi spaventava il fatto della parcella, quei soldi era meglio spenderli, di sicuro, in pizza e birre. Il dottore specialista si chiamava Andrea T., questo era riportato sul bigliettino che Dario, il mio collega mi aveva dato. La segretaria mi ha fatto accomodare, prima che entrassi in studio ha salutato il dottore dicendo che si sarebbero visti l'indomani.
Apro la porta e sul momento penso di aver sbagliato qualcosa. Di fronte a me seduta dietro la scrivania c'era una donna mora con i capelli lunghi e lisci e due occhioni blu che spiccavano dietro una grossa montatura nera. 'Manca la minigonna in pelle, l'orlo delle autoreggenti che si vedono sotto e sono in un film porno' ho pensato.
― Buonasera sono la dottoressa Andrea T... Lei è? ―
Prende la mie carte e le legge
― Filippo M... ben arrivato. ―
Nota il mio sguardo disorientato, per un attimo mi fissa:
― Mia nonna si chiamava così. Mi spieghi meglio di cosa si tratta. ―
Spiego i miei disturbi in maniera dettagliata, per far capire che anch'io sono del mestiere e lei mi fa togliere i jeans e mi fa distendere nel lettino. Il mio dolore parte dalla parte anteriore della coscia fino ad arrivare all'inguine. A pensare che quelle mani, prive di anelli mi tocchino lì già mi fa caricare di carbone la mia 'locomotiva dei desideri più malati'. Cerco di concentrarmi e pensare al 2 novembre il giorno dai morti: mi aiuta quando: o non voglio che mi tiri (tipo quando sono in tuta in palestra ed in parte a me c'è una fica imperiale che fa piegamenti) oppure quando devo ritardare nel venire. Si avvicina e perlustra con le sue mani calde la mia gamba. Né il giorno dei morti, né tutti i santi: la 'locomotiva' inizia a prendere velocità ed il cazzo si sta ingrossando. Sotto i boxer anche uno con due diottrie se ne sarebbe accorto. Mi vergogno, più di un po', ma cerco di fare il disinvolto. Quando le sue dita arrivano all'inguine con il dorso della mano mi sfiora il cazzo, credo per sbaglio. La 'locomotiva' sbuffa i suoi fumi dalla ciminiera. Lei mi guarda negli occhi, mi sposta gli slip. Adesso è ho tutto fuori. Continua a visitarmi spostando la mia erezione dalla parte dove non deve controllare.
― Ha molti dolori? Direi che qualche parte del suo corpo sia bella ed in forma. ―
― Mi scusi dottoressa. non so cosa dire. ―
A quel punto me lo prende in mano ed inizia a menarmelo, si toglie gli occhiali, li ripone su un tavolino e continua quel dolce movimento. La 'locomotiva' viaggia a pieno regime. Mi tira la pelle che copre la cappella e inizia, piegata su lettino a leccarmi esternamente il mio cazzo che pulsa. Con quel blu dei suoi occhi mi guarda e questo mi fa eccitare di più, fino a che sento il calore della sua bocca. Inizia a prenderselo e va su e giù, e con la mano mi mena la parte che non riesce a mettere al caldo delle sue labbra. Dopo 'quel' massaggio durato almeno 15 minuti lei mi guarda facendo 'sì' con la testa, io percepisco il segnale e lascio che la 'locomotiva' si schianti in mille pezzi, e gli sborro tutto in gola. Le continua fino che del mio sperma non c'è più traccia, si tira su allunga la lingua a recuperare qualche goccina uscita, si passa la mano sulle labbra e beatamente va verso la scrivania. Mi rivesto non riesco a proferir parola allora lei rompe il ghiaccio
― Niente attività fisica, non consideri quest'ultima come tale, e le prescrivo un antiinfiammatorio, ok? ―
― Ok, grazie dottoressa, devo tornare per un controllo? ―
― Se vuole continuare la mia personalissima terapia dovrebbe passare dopodomani alle 17.00, le può andar bene? ―
― Va benissimo, quanto le devo? ―
― Non si preoccupi faremo tutto un conto. ―
Prima di uscire, mi sentivo come un miracolato di Lourdes, zero dolori, stavo smaltendo beatamente uno dei pompini più belli della mia vita e lei ha aggiunto:
― Comunque le faccio i miei complimenti è morfologicamente perfetto.. capisce a cosa mi riferisco.. Un'ultima cosa, anche la sua dieta mi pare equilibrata il suo.. capisce cosa intendo.. ha un buon gusto, una liquidità giusta. A un sottile retrogusto di cocco, a dopodomani. ―
Esco e penso '1: cazzo lungo. 2: sperma che sa di cocco. Ok ho trovato una sommelier di spermatozoi. Che spettacolo' e mi incammino verso un bar a bermi una birra.
16 GIUGNO 2014:
Entro in ambulatorio. lei ha solo il camice bianco, sbottonato. Chiudo la porta, mi viene incontro mi fa scendere i jeans e i boxer e ricomincia da dove avevamo lasciato. Ho ancora la giacca su. Abbasso lo sguardo e vedo le sue tette: maestose. Grosse, sode coronate da un capezzolino turgido e rosa. Preso da una foga indescrivibile la faccio alzare, le sfilo il camice e la guardo completamente nuda. A un triangolino di peli scuri corti che sotto fanno vedere appena le sue grandi labbra rosa. Un paradiso. Infatti la faccio stendere sul lettino a pancia in su, le divarico al massimo le gambe e inizio a scoprire con bocca e lingua la sua sessualità. La sua fica è accogliente, calda. Le lecco le grandi labbra, le piccole sempre piano, da 'chirurgo'. Quando arrivo alla 'pallina magica' lei esplode i grida e spasmi. Con i denti mordicchio la sua clitoride e la lecco come fosse il più buon gelato della terra. Poi mi tiro su e lo infilo dentro, i miei 23 cm vengono inglobati al tepore di quella fica che talmente lubrificata com'è che me lo fa entrare tutto. Continuo, tra le sue parole insensate:
― Mi pi.. ace, sei fan..st..ico.. conti..nua.. scopami dai scopami ―
E' il momento di girarla, lei poggia le mani sul lettino, inarca il suo rotondo culetto ed io rientro e pompo più forte. Con la mano inizio a giocare con il suo buco del culetto, oso anche se credo che non mi concederà tanto. Invece mi sbagliavo:
― Voglio sentirti tutto dietro, dai pompami il culetto.. ―
Lo lubrifico un po' e le infilo il cazzo nel culo. Andrea a quel punto inizia a lamentarsi per il dolore, quando si gira vedo il suo viso contratto e qualche lacrima scendere dai suoi occhi. Cerco di fare piano, cosicché le nostre membrane aderiscano meglio e quando sono tutto dentro inizia a gridare: il suo viso si trasforma ed il dolore diventa puro piacere. Vado avanti per un po', metto la mano tra le sue gambe e gioco con la clitoride e lei gode e io godo. Splendido.
15 APRILE 2015:
Mi sono portato la terapista e casa, ci siamo sposati. Ora abitiamo in un trilocale in centro. Stiamo bene, abbiamo tanti interessi comuni, economicamente non ci manca nulla. Inizialmente visto le due 'sedute mediche' che mi aveva fatto, i dubbi sulla sia fedeltà erano claudicanti, ma lei mi ha giurato che era stato un colpo di fulmine, che da quando mi aveva visto aveva capito che sarei stato l'uomo della sua vita. Che una casa del genere non era capitata mai, insomma la solita solfa che uno si aspetta per tranquillizzare le proprie paure dell'essere traditi. Il sesso con lei era una terapia che in ogni caso spezzava le nostre voglie verso altri partner, scopavamo vogliosi una o due volte al giorno. Devo dire che farlo con lei è rilassante. Non c'erano prestazioni da dover dimostrare a tutti i costi, tutto veniva naturale.
OTTOBRE 2015:
Con l'inizio dell'anno accademico, Veronica, la mia sorellastra (termine che odio) aveva deciso di riprendere gli studi in Giurisprudenza che aveva lasciato perché aveva aperto una boutique di moda, a Firenze, che inizialmente la stimolava ma poi via via come, quasi, tutte le cose e tutti i lavori aveva perso di interesse. Si immaginava sfilate, modelle e artisti non un'ora per convincere una signora a comprare un vestitino per la nipote per 80 euro. Era venuta a stare da noi fino a che non avrebbe trovato una sistemazione. Io avevo un buon rapporto con lei, avevamo la stessa madre ma diversi padri, quando è nata avevo cinque anni quindi per me è stata un giocattolino, e poi più grande una sorella da difendere e proteggere. Proteggere anche da nostra madre che, credo, solo Paolo, il padre di Veronica, riuscisse a sopportare. Mia moglie è stata felicissima di dare un po' di sprint alla nostra vita e loro due andavano davvero d'accordo. Tra le donne vige una sorta di rispettabilità, se una reputa l'altra quasi al suo livello di bellezza, di modi di fare si può installare un bel feeling. Erano due belle fighe entrambe, avevano solo tre anni di differenza: Andrea 34 e Veronica 31.
Mia sorella aveva due occhi verdi chiarissimi, i capelli castani riccioli, una bocca carnosa un corpo da favola, due belle tette ed un culo 'da colombiana' o 'burroso' come dico spesso io di quelli che sono pieni e sodi. Quando girava per casa sempre vestita succinta qualche palata di carbone la metteva nel forno per far partire la 'mia amata' 'locomotiva', ma il 2 novembre mi aveva sempre salvato. Un giorno però torno a casa da lavoro in anticipo, cerco di fare tutto piano, perché volevo spaventarle per gioco e quando arrivo in camera di Veronica trovo la porta socchiusa e sento degli strani rumori. Nella semioscurità del corridoio guardo dentro e trovo mia sorella con le gambe completamente aperte e Andrea che tra le sue cosce leccava avidamente la sua fica. Sono rimasto un bel po' a guardare con la 'locomotiva' pronta ha partire ma quando ho visto mia moglie a pecora e Veronica che baciava il suo culetto sono uscito di casa e sono andato a bermi una birra. Dopo la terza birra ho pensato 'non è tradimento se tua moglie si fa il sangue del tuo sangue'. Ho capito che le birre avevano fatto il loro effetto e sono tornato a casa. Nessuno ha mai parlato di quel pomeriggio. Andrea, verso la metà di ottobre, è andata ad un meeting del suo settore per tre giorni e sono rimasto solo con mia sorella. Il pomeriggio della domenica, uggioso come solo l'autunno milanese sa essere, ci siamo messi a vedere un film sul divano, Andrea sarebbe tornata il giorno dopo. Veronica indossava una canotta bianca senza reggiseno su una tutina aderente grigia che facevano ben capire perché il suo ex piangeva ancora grossi lacrimoni.
― Veronica, mettiti qualcosa di più pesante, non hai freddo? ―
― No, tanto sul divano mi scaldi tu, vero? ―
Dopo che si è stesa sul divano usando le mie cosce come cuscino abbiamo iniziato il film. Aveva le ginocchia ripiegate e dalla tuta l'elastico del perizoma usciva ed era così una morbida visione che ho sentito in 'ciuf-ciuf' arrivare in lontananza e lei ovviamente se ne è accorta
― Hei, che succede qui sotto? Hai bisogno di qualcosa? Sai che farei tutto per te. Proprio tutto. ―
― Veronica sei impazzita dai tirati su, ―
― Guarda che ti ho visto tante volte col pisellino fuori quando mi nascondevo in camere tua e tu ti trastullavi con i video porno, cosa credi. Anzi a volte mi sono anche toc.. ma lasciamo stare. Tra l'altro non ti sarà mica cresciuto, spero? Povera Andrea se no. ―
Morale come in «Pulp fiction» quando Vincent Vega (Travolta) è tentato di farsi Mia Wallace (Thurman), moglie del suo capo dice allo specchio:
―«Adesso vai a casa ti fai una sega e non ci pensi più» ―
Sono andato in bagno ed in solitaria ho ammortizzato quei pensieri peccaminosi. Tre sere dopo io sempre seduto sul divano ma avevo Andrea con il suo viso appoggiato alle mie gambe. Veronica con una gonnellina larga e corta cercava, inutilmente, di coprirsi era seduta sulla poltrona. Andrea ha messo le mani sotto la guancia e così praticamente toccava il mio pisello che ipersensibile, con davanti agli occhi le mutandine bianche di mia sorella tra quelle cosce morbide, iniziava a ingrossarsi. Ho visto che le due donne si sono guardate, mia moglie mi ha tirato fuori il cazzo dalla tuta e se l'è messo in bocca. Non sono riuscito a fiatare che Andrea si è girata verso Veronica:
― Dai vieni qui.. ―
― Posso? Fil posso? ―
― Fai in coscienza. ―
La risposta più stupida che potevo dare visto che la mia coscienza era già in viaggio con la 'locomotiva della depravazione'.
In un mese avevamo fatto tutto quello che un uomo e due donne possono fare. Funzionava così tutti potevano scopare tutti, tra noi tre, potevo scopare mia sorella da solo, loro due potevano giocare da sole. Veronica aveva una spontanea predilezione per i pompini. Dopo cena, sempre in quel solito divano, poteva iniziare a prendermelo in bocca e continuare fino alla fine del primo tempo con Andrea che ci guardava e con la sua mano si toccava lentamente la clitoride. A mia moglie piaceva di più prenderlo dietro, diceva che con tutte le volte che l'avevo scopata davanti ―con quel coso lì.. ― mi sentiva più 'suo' nel culo (strana filosofia vista la condivisione con Veronica). Insomma eravamo una sorta di famiglia del Mulino Bianco perversa me perfettamente in armonia. Veronica non ha mai cercato un appartamento. Tutto è cambiato quando mia sorella si è presentata a cena con un tipo. No cara, quello non tocca mia moglie e non tocca il mio didietro. Come si dice «Non c'è due senza tre.. e il quarto vien da sé». Per noi bastava il primo pezzo della frase. Veronica ha capito, senza farsi un problema, che la nostra 'happy family' non accettava nuovi adepti, e il tizio non l'abbiamo più visto. Chi stava meglio di noi.. anche se quando mi dicevano ―Fatti una famiglia― forse non ne immaginavo una così...
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