L'estate è per sempre
di
Bernardo GUY
genere
incesti
ESTATE 2010:
Mia madre Valentina aveva scoperto che Ludovico, mio padre aveva un'amante, e lei donna devota e praticante, lo tormentava, lo sfiniva con paranoiche lezioni: sul rispetto, sulla fedeltà e sul senso del sacro vincolo del matrimonio fino allo stremo; dimenticandosi però che il letto dove dormiva, ogni tanto, non era il divano letto di Paola, «sta divorziando, ha bisogno di un appoggio morale, è la mia migliore amica» come diceva, e non era neppure quello di casa, ma il matrimoniale di Giulio, suo collega in banca. Poi, per lei, bastavano due 'Ave Maria' e un 'Padrenostro' il sabato dopo la confessione, per tornare immacolati e lindi. Tra i miei c'era un tacito accordo di non divulgare, in nessun caso, cose così oscene e viziose da poter creare scandali e scoop sui giornali; mio padre era il Presidente della Regione e non poteva permetterselo. Per mia madre invece, Giulio era come un manubrio o una panca della palestra, un attrezzo ginnico per esercitare, ancora a 40 anni, la sua forza e i suoi devianti e insani giochi sessuali. Così hanno deciso, che la mia estate da neo diciottenne l'avrei passata nella casa di campagna di famiglia, dove zio Peter, 45enne, soggiornava per finire un suo romanzo. Lo zio scriveva romanzi di successo, era un gran bell'uomo, un tipo tutto particolare un figlio dei fiori, un bohemian, che poco centrava con la famiglia, quella di mia madre, sua sorella: timorata, religiosa e osservante delle regole di Cristo. Mia zia Alice, 29 anni e Tommaso, Tom per tutti, raggiungevano Peter solo per i fine settimana. Tom, che aveva 6 anni, oltre agli impegni sportivi faceva lezione di pianoforte, e quindi per loro era più pratico stare in città.
«Dai Veronica, fammi vedere dove ti sei fatta male? Come è successo?»
«Sono salita sulla barchetta, volevo fare un giro sul lago e sono scivolate e ho battuto sul legno del remo, qui sulla coscia. Ma lascia stare, non fa nulla.»
Avevo un vestitino corto blu scuro e mio zio mi ha fatto sedere su una poltrona, ha preso una crema antidolorifica e se l'è passata tra le mani.
«Ti passo questa crema, così domani starai meglio, tu stai tranquilla, ok?»
Nella parte alta della mia gamba un piccolo livido rosso scuro era leggermente evidente, e le mani calde di Peter hanno iniziato a massaggiarmi la zona contusa. Un brivido, una sensazione stana mi è corsa nel corpo, mi sentivo in imbarazzo con le gambe nude tra i suoi sguardi e le mutandine che si vedevano sotto il vestito corto. Seduta sulla comoda poltrona del salotto osservavo gli occhi smaniosi di lui che mi fissavano, e le sue dita mi carezzavano leggere la coscia, sempre un po' più in su.
«Ecco, allarga un po' più le gambe»
Istintivamente mi veniva voglia di chiuderle, ma un senso di calore avvampava a quel suo desiderio. Mi faceva sentire bella, apprezzata da quell'uomo così affermato, bello e importante.
«Ma zio, mi vergogno. E poi sono tutta sporca, non mi sono fatta la doccia.»
«E perché? Non hai niente di cui vergognarti. A nessun altro ti devi mostrare, ma io sono tuo zio, quando eri più piccola ti cambiavo il pannolino, Veronica. Di te so tutto, e poi sei pulita, hai un buon odore , sai di borotalco. Dai, ti prego, fai vedere solo allo zio, basta un attimo.»
A vedere implorare mio zio con i suoi «ti prego» e «per favore» detti con una totale sottomissione, mi stimolava una perversa voglia, e le mie mutandine, sul davanti si facevano velate di un'umida trasparenza. Il capriccio di tutto quello che mi era sconosciuto, il suo desiderio mi tentava, e fremevo arrossendo per la vergogna di quei lussuriosi pensieri. Poi ho aperto di più le gambe e la sua mano è arrivata al mio inguine, ed io ho chiuso gli occhi.
«Veronica, cosa ti succede li sotto le mutandine, sei sudata? »
«No zio, sono le tue coccole, mi fanno uno strano effetto.»
«Non ti piace come ti accarezzo la gamba? Non ti senti meglio. Ti prego dimmi di si, posso vedere sotto lì? Solo per un secondo? Io ti adoro, non potrei mai farti del male.»
«Non so, ma zio dimmi la verità: io sono bella per te? Ti piace il mio corpo?»
Intanto la sua mano aveva spostato di lato il bianco cotone del mio intimo, ed ero rimasta con la mia 'patatina' nuda davanti a lui che sgranava gli occhi per l'eccitazione. Tra le sue gambe era chiaro il gonfiore sotto i jeans. Questa lasciva e impudica cosa mi scaldava ancora di più. Con un ditino, ha iniziato a toccarmi le mie nudità, ed io ho sospirato, il respiro e il battito del cuore hanno accelerato a dismisura, come la mia sete di cose proibite.
«Posso annusarti, ti prego, ti levo le mutandine che sono tutte bagnate, ok?»
Non ho risposto, e mi sono distesa sulla schiena, sempre con le mie gambe aperte a lui. Mi ha sfilato gli slip, ha avvicinato il naso, e ha aspirato i miei odori, poi con delicatezza mia ha baciata. Stavo per impazzire, la testa non riusciva a connettere, ma mi piaceva. Avrei dovuto fermarlo, nessuno mi aveva fatto una cosa dl genere, ma l'avidità di quelle forti sensazioni, la bramosia di scoprire cose nuove, mi ha fatto solo emette rapidi sospiri di piacere. In quel salotto c'era freddo e lui con la bocca aperta, prima soffiava aria fredda sulla mia giovane 'fichetta', poi la sua bocca calda e aperta del tutto mi donava il tepore che mi fermava i brividi che mi correvano impazziti in tutto il corpo. Ero persa in sensazioni inesplorate. Ogni tanto lo zio mi fissava negli occhi e vedevo in lui crescere la smania di possedermi.
«Alza le gambe, mettile sulle mie spalle, così ti faccio un giochino nuovo, io sono tutto tuo se vuoi, farò sempre quello che tu mi chiederai. Ma nessuno deve sapere, hai capito? Ecco brava così.»
Con le due mani ha aperto le mie grandi labbra ed ha leccato il mi o 'bottoncino rosa' che pulsava di desiderio, e quando dopo un bel po' di tempo che faceva roteare la sua lingua 'lì', mi sono sentita trasportare in cielo, come se il mio corpo lievitasse in aria, un getto di luminescenti colori quasi ad accecarmi, mi sono apparsi davanti ai miei occhi chiusi, e mi sono lasciata andare alla deriva del piacere. I miei umori, hanno riempito la sua bocca, e lui aspirava e succhiava come a volermi pulire. Ero la sua padrona, ormai faceva tutto quello che chiedevo.
«Zio è stato meraviglioso. Adesso fammi giocare con te, devi insegnarmi come si fa, ok? Devi fare tutto quello che ti dico, non hai detto così prima? E allora fammelo vedere, spogliati.»
«Sei sicura Veronica? Io obbedisco, tieni, ecco.»
Mi sono trovata con il suo lungo cazzo davanti agli occhi, mi piaceva, l'ho carezzato piano delicatamente e lo sentivo sussultare a piccoli scatti, era duro, quasi legnoso, richiamava i miei baci. Così ho iniziato a sfiorare tutta la sua lunga asta, sentendone il calore con la bocca, con le labbra. Mi piaceva far scivolare con la mano il suo prepuzio e ciucciare la sua rosea punta. Ci giocavo con la lingua e lo zio buttava la testa indietro, respirando e mugolando sempre più forte.
«Mm.. Ti piace Peter? Sono brava? Mm..»
«Sei bravissima, mi stai facendo impazzire.»
Oramai la passione aveva scacciato tutti i miei tabù, tutte le mie inviolabili regole morali, volevo quel pezzo di carne dentro di me.
«Adesso mettilo dentro, dai zio, non mi fare ambiare idea.»
Lo comandavo come avrei potuto fare con Tom suo figlio di 6 anni, e lui senza fiatare mi ha sollevato e divaricato le gambe e con forza mi ha penetrata. Il pungente dolore iniziale è andato via, lasciando spazio a un sorpreso stupore di godimento che mi ha avvolta come una coperta nel freddo della stanza. Ha continuato a ritmare i suoi colpi di bacino, aumentandone la forze e la velocità e sono venuta ancora, ancora e ancora. Quando ho sentito un grugnito uscire dalla sua bocca, dopo pochi istanti un calore denso ha invaso la mia vagina, mi era venuto dentro. Si è sfilato da me, e con la mano ha preso i miei liquidi che mescolati al suo sperma uscivano copiosi dal mio 'buchino' e si è passato le dita nella bocca leccandoli tutti. Il bianco del suo seme era venato di striature rossastre del mio sangue. Ma aveva sverginato. Per tutta l'estate, tranne quando c'era la zia Alice, abbiamo fatto sesso e lo dominavo a farmi fare quello che volevo, in alcune occasioni lo legavo o lo imbavagliavo a seconda del mio malato pensiero del momento. Una sera, quando la prima volta, mi sono fatta penetrare analmente, nel momento dell'amplesso l'ho morso da farlo sanguinare . Era meraviglioso giocare con lui.
ANNO 2022:
Subito dopo quella folle estate scandalosa e depravata, ho iniziato l'università ed ho conosciuto Luca, bravo ragazzo, pacato, senza troppi grilli per la testa. Tutto però troppo banale, scialbo per una come me che aveva vissuto un'esperienza così intensa e viziosa, che mi aveva portato ad esplorare e conoscere le vere vette dell'erotismo. Fare sesso con Luca era per me una messinscena, una pantomima da attrice oramai collaudata a finti orgasmi, per non ostentare la sua pseudo presunta mascolinità e virilità. Ogni tanto, una o due volte al mese, rubavo qualche ora e mi riappropriavo di ciò che era mio, il cazzo di Filippo, che sempre con più accondiscendenza rispondeva a tutte le mie pretese. Era soggiogato da me, ed io senza di lui non sarei riuscita a sopportare quel mellifluo rapporto con mio marito. Sì, oramai erano 10 anni che ci eravamo sposati. Mi sono laureata in Lettere e ho fondato una piccola casa Editrice, ora pubblicavo io i libri dello zio, con guadagni migliori per entrambi e così avevamo la possibilità di stare insieme senza creare troppi sospetti. Luca però qualcosa aveva percepito, ed il fatto che non volessi, praticamente mai, fare sesso con lui, la nostra relazione ha iniziato a sgualcirsi come i risvolti dei jeans che fregano sempre sulla scarpa. Una sera di dicembre, appena prima di Natale, Luca inviperito per il mio continuo rifiutare, mi ha preso alle spalle con forza, e abbassandomi la tuta e i perizoma, mi ha penetrata da dietro, con vigore. Non ho detto nulla, sentivo il suo ansimare forte e il 'ciac' dei suoi fianchi che sbattevano sui miei glutei, neppure tre minuti ed il suo gioco di violenta passione si è concluso con la 'piccola morte', come chiamano i cinesi l'orgasmo; per me era stata solo la morte, zero voglia, zero coinvolgimento, zero passione. Lui credeva e cercava di dominarmi, non sapendo nulla della mia pura sessualità, io ero a dover sottomettere, non il contrario. Ero diventata, le poche volte che mi concedevo la sua bambolina gonfiabile. Quando ho scoperto che mi tradiva, con una sua ex, l'orlo del risvolto si è definitivamente aperto e ci siamo lasciati. Il mio orgoglio ferito, però desideroso di vendetta, mi ha portata a quattro mesi di perdizione, di depravazione facendomi piombare nel vizio e nel peccato. Andare a dormire e ritrovarmi nel matrimoniale da sola mi destabilizzava, tutte le foto sui mobili di noi sorridenti erano come una stilettata al cuore. Poi, la cosa più grave e che mi infastidiva di più era il fatto che Luca abbia preferito un sua ex a me, tenendomelo nascosto per mesi mi faceva bruciare dentro. Anche con Filippo, ormai 52enne i nostri giochi ed i nostri dissoluti incontri si dilatavano nel tempo, e spesso non ci vedevamo per mesi. Così, nei quattro mesi successivi alla separazione, la sera uscivo da sola, mi vestivo elegante ma sexy, e frequentavo qualche locale fuori dalle porte della città, in cerca di compagnia per una notte. Di quelle serate la cosa che mi stimolava ed eccitava di più era il sedurre, l'ammaliare questi uomini, che per qualche sguardo malizioso o qualche parola, si sentivano i padroni del mondo, investiti alla carica di 'Adone' dell'Olimpo. Poi andavamo in qualche hotel e mi divertivo a farmi scopare, cercando sensazioni di appagamento che non trovavo mai. Nella mia vita avevo avuto solo due uomini e speravo, illudendomi, di riuscire a cancellare Filippo una volta per tutte dalla mia mente e dal mio ricordo. E così, a gambe aperte, a pecorina, a smorzacandela sono passati su di me: Lucio, Marco, Matteo, Federico e Carlo. Vedere quei cazzi, piccoli o più lunghi pelosi, spesso puzzolenti di urina mi stomacava, ed il piacere e l'eccitazione mi abbandonavano prima dell'atto stesso. Anche dopo vederli agitarsi, rantolare, sudate per dieci o quindici minuti mi intristiva. La mia testa il mio desiderio, la mia voglia solo con Filippo trovava una risposta appagante e coinvolgente, il resto era vuoto, privo di sostanza. Poi un notte tornando a casa mi sono messa a piangere della mia dissolutezza e dei miei stupidi comportamenti da troia e ho deciso di chiudere con questa pagliacciata.
A fine agosto, Tommaso, il mio piccolo cuginetto, figlio di Filippo è venuto a stare un po' di giorni da me, per poter girare e scegliere meglio la facoltà da seguire all'università. Adesso aveva 18 anni e si era fatto un gran bel ragazzo, il nuoto gli aveva fatto sviluppare i pettorali e le spalle, i suoi occhi azzurri, come quelli di sua madre, erano delicati ma intensi, i suoi ricci capelli neri lo facevano sembrare un modello di Dolce e Gabbana. Io, 30enne, mantenevo un corpo armonioso, e le mie grosse tette sembravano non risentire gli anni. Quando si è sistemato nella cameretta e rimasto impressionato dai miei 2434 libri che coprivano pareti intere fino al soffitto. Se cercavo di sedurlo, in maniera del tutto banale, notavo che il suo sguardo cambiava espressione, nei suoi occhi ritrovavo la voglia che avevo io alla sua età. Quel vizioso diversivo mi inebriava, ogni volta che mettevo leggins, tute un po' più aderenti o una semplice maglietta scollata mi fissava desideroso, e per me era divertente ammaliarlo. La sera del mio compleanno abbiamo bevuto un po', un bel po' ad essere sinceri, e avevo voglia di fare l'amore. L'avevo portato fuori a cena, e rientrando sono andata in bagno per una doccia, quando sono uscita, facendo finta di aver dimenticato qualcosa in cucina, gli sono passata rapida davanti completamente nuda, per vedere la sua reazione. Poi mi sono girata a fargli vedere i miei peletti scuri che nascondevano appena il rosa delle mie labbra, e in tono provocatorio gli ho detto:
«Ho bevuto troppo, meglio se vado a dormire, ciao Tommy.»
«Ma dai, zia dopodomani torno a casa, volevo un po' parlare con te stasera, hai così tanto sonno?»
«Non ho veramente sonno, ma voglio distendermi, rilassarmi un po'. Vieni di la con me così parliamo, se vuoi. La zia non ti mangia mica...»
Un mese dopo abitava con me, evitando di trovarsi un appartamento in affitto, risparmiando anche sull'affitto. Ero sembrata agli occhi di Alice la nipote salvatrice, quella che avrebbe controllato il suo amato figliolo dalle varie tentazioni e dai vari pericoli. Filippo era un po' più restio, immaginava, a ragione, che se avessi chiesto a Tommy:
«Leccami tutti e due i miei 'buchini' fino a farmi godere, fino a sfinirmi.»
Lui lo avrebbe fatto senza fiatare, succube e vittima, come suo padre Filippo di ogni mia volontà anche la più peccaminosa e depravata.
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