Giorgia e il suo posto segreto

di
genere
etero

Giorgia aprì la porta e Andrea entrò. Era avvolta nella corta vestaglia di seta rossa che lui le aveva regalato subito dopo aver iniziato a frequentarla. Ai piedi aveva gli zatteroni che doveva portare sempre, quando lui era nella sua casa. Rimase nascosta dietro la porta che dava sull'ampio giardino, per paura che qualche vicino la vedesse accogliere un uomo vestita in quel modo oscenamente erotico.
Lo abbracciò gettandogli le braccia al collo mentre lui richiudeva la porta alle sue spalle. Si baciarono profondamente, ad occhi chiusi, respirandosi addosso affannosamente col naso. Lei sapeva adesso cosa avrebbe fatto lui: le avrebbe slacciato la cintura e avrebbe messo le sue mani sui suoi fianchi nudi. Poi sarebbe risalito, e le avrebbe preso i grossi seni tra le mani, stringendoli, facendo sporgere bene i suoi lunghi capezzoli. Li avrebbe presi in bocca, leccandoli e succhiandoli, provocandole un violento spasmo di piacere. Lei intanto lo spingeva verso il divano di pelle scamosciata, a lato della grande sala. Retrocedendo, mentre lui continuava "ad allattarsi", ci andarono a cadere sopra. Lei svelta gli slacciò la cintura e facendolo alzare un poco gli sfilò calzoni e slip insieme, facendoglieli andare alle caviglie. Il grosso e lungo pene di Andrea sventolò come una manica a vento. Giorgia lo guardò come sempre faceva: la visione del membro in erezione di Andrea la sconvolgeva nel suo intimo più profondo e andava poi ancora più in dentro, trovandole quel posto che lui le aveva saputo far scoprire, alcuni mesi prima. Lei non ne aveva mai saputo niente o meglio, sospettava ci fosse, ma non c'era mai stata. Quando lui la portava lì, Giorgia diventava la pura essenza di se stessa, puro piacere. Quando tornava poi, non poteva non essere terrorizzata da ciò che aveva visto, sentito, provato, in quell'anfratto dentro la sua pancia, che la risucchiava come il vortice di un fiume, che scorre all'apparenza lento ma che invece nasconde una corrente fortissima, impossibile da contrastare. Eppure, ogni volta lei voleva, doveva scenderne la riva e entrarci in quel bellissimo fiume. Vedeva se stessa spingersi sempre un po' più lontano, abbandonarsi alla corrente, sparire nel gorgo.
Giorgia allargò le gambe e montò sopra Andrea. Prese il pene, se lo puntò tra le grandi labbra, chiuse gli occhi e ci si lasciò cadere sopra, impalandosi. Erano ore che aspettava quell'esatto istante, il momento in cui il grosso glande le avrebbe lacerato la vagina, entrandole dentro tutto, di colpo, raggiungendo poi subito il suo fondo, spingendo sul suo ventre. Giorgia proruppe in un grido acutissimo, riuscendo a stento a portarsi una mano alla bocca per zittirsi, vergognandosi ancora una volta di essere così schiava di questa tirannica voglia. Fece per muoversi su e giù, cercando immediatamente l'orgasmo che, sentiva, era pronto per lei da ore, una scarica elettrica potentissima dritta nel suo cervello, che sarebbe scesa poi lungo la sua schiena, esplosa nella sua pancia, per scaricarsi poi giù sulle gambe, sui piedi, che infine le avrebbe fatto perdere quasi i sensi, spegnendosi piano piano dentro di lei. Non sarebbe stato come le godute che si era dovuta dare durante tutto il giorno, con le dita, con tutto ciò che trovava di simile a un fallo, compreso il grosso vibratore nero che Andrea le aveva comprato e che pretendeva che lei usasse sia quando era sola e anche quando stava con lui adesso, dandosi piacere mentre lo spompinava, "dentro e fuori" lui le diceva, e che da un po' era diventato il suo amico più fidato, anche se non le bastava più. I suoi sensi volevano, pretendevano un maschio in carne e ossa, volevano vedere, sentire, percepire la forza delle mani, il peso, l'odore, il gusto, il sapore di quello che lui era diventato per lei, e cioè niente altro che una potentissima droga.
Lui la trattenne giù, sopra di se, con il suo uccello piantato tutto dentro di lei. imponendole di stare ferma, di non muoversi assolutamente. Contrasse i suoi potenti addominali e il suo pene pulsò dentro Giorgia, tre, quattro volte. Lei allora si dimenò, urlò, batte le sue mani sul suo petto, cercando di liberarsi dalla stretta sui suoi fianchi, perché le sembrava di impazzire, di avere dentro un serpente caldo che la divorasse.
-"Fammi muovere, fammi muovere! Lasciami!". Gridò, con gli occhi spalancati e pieni di furore. La sua gentilezza, la sua usuale fine mansuetudine, era scomparsa, svanita nella femmina in calore che adesso stava infilzata su un palo di carne umana che le si contorceva dentro. Lui le tolse le mani dai fianchi infine, liberandola. La guardò puntare le sue bellissime e curatissime mani sul suo petto per spingersi ancora più dentro il cazzo durissimo. Si gustò la scena di lei che prese a saltargli sopra, invasata. Lei prese a gridare al ritmo dei suoi colpi. Poi si bloccò, spalancò la bocca in un urlo muto, mentre tutto il suo corpo prese a tremare, scosso da violentissimi spasmi. Il grido infine arrivò, da dentro, dal suo posto segreto. Fu come un tuono lontano, che si avvicina e poi scoppia improvviso, assordante. Adesso Giorgia era nel suo posto segreto, e lottava per scappare e per restarci allo stesso tempo. Andrea aspettò, guardando quella scena bellissima e terribile. Poi, quando pensò che fosse abbastanza, le mise le mani sulle grosse mammelle, stringendole tra le dita i capezzoli, con forza. Il doloroso piacere strappò Giorgia, ancora una volta, dal gorgo del fiume dei suoi orgasmi. Andrea si rendeva conto che ogni volta doveva essere più crudele, farle male, martoriarla, i suoi capezzoli duri come chiodi che le spuntavano dai seni. Il dolore che le serviva per tornare in se doveva essere ogni volta più lungo, più intenso. Non poteva che esserne compiaciuto. Le tirò i capezzoli fino a quando sentì la sua voce cambiare, e divenire un urlo di dolore. Era tornata. Istintivamente si portò le mani sui seni per proteggersi da quella deliziosa tortura, appena in tempo per accasciarsi sul petto del uomo, completamente sfibrata, non più connessa col suo corpo, che era appena stato sottoposto ad un sovraccarico sensoriale spaventoso.
Impietosamente, Andrea le pose le mani sulle belle natiche allenate dal sesso, richiamandola a quello che ora pretendeva che fosse il suo dovere, imponendole, adesso sì, di muovervi su è giù, per tutta la lunghezza del suo membro. Lei parve come destarsi da un sonno veloce e, ponendo le mani sulle spalle dell'uomo, iniziò il suo lento e profondo andirivieni.
- Brava, così... Monta bene troia - Le diede il ritmo da tenere, spingendola avanti e indietro, che via via si fece più veloce. Andrea prese la mano di lei e le ordinò senza bisogno di parlare di toccarsi il clitoride. Giorgia sembrava sempre eseguire succube le voglie di lui, e anche di questo godeva, ancora, e ancora. Il suo dito medio trovò il lembo della sua carne più sensibile ancora fresco, pronto, non toccato dal devastante orgasmo di poco prima, che era stato interno, profondo. Giorgia sentì che era di nuovo pronta a venire, subito. Rallentò solo un attimo il ritmo della sua cavalcata, per coordinare i suoi due piaceri. Quando il suo dito medio trovò armonia con il cazzo di Andrea che la pompava da dentro, aumentò il ritmo. Lui, che la conosceva bene, la afferrò per i seni come aveva fatto prima e la aiutò nelle spinte del suo bacino. La guardò sconvolgersi dal piacere, ancora.
- "Dentro e fuori! Dentro e fuori....! Godo, godo dentro e fuori"- Spinse e spinse ancora il suo corpo contro quello del suo maschio.
-"Brava troia, sto vendo anch'io..."- Andrea sembrava più freddo, più controllato, ma era solo apparenza. Sentì letteralmente la sua più pura essenza passare da lui a lei, e nel farlo anche il suo corpo fu come attraversato da una corrente fortissima, di piacere. Rabbrividì di goduria assoluta, perché stava compiendo l'atto di possesso più importante di tutti, lui sapeva.
-"Sento i tuoi fiotti dentro di me... stai sborrando tantissimo"- Giorgia si muoveva appena adesso, sapendo che quel maschio era, almeno per qualche attimo, solo suo. Lentamente sentì il membro di Andrea che la abbandonava. Era sempre un trauma la loro separazione, per lei, come un piccolo parto, piacevolissimo ma sempre traumatico. Come sempre, Giorgia restò sconvolta dalla quantità di seme che le uscì dal ventre. Aveva capito che il desiderio il piacere che gli dava erano proporzionali alla quantità di sperma che lei gli faceva fare, con la voglia che sapientemente lei faceva montare in lui quando era distante, e con il sapiente lavoro del suo corpo quando erano insieme. Oggi la passione lei non l'aveva saputa controllare, perché troppa, ma di solito si sarebbe concessa il gusto tutto suo di farlo impazzire, come sapeva solo lei sapeva e poteva fare, come lui le aveva insegnato. Avrebbe usato i suoi splendidi e lunghi capelli come un pennello da passare su tutto il corpo nudo di Andrea e poi, quando lei lo avrebbe deciso, se li sarebbe raccolti sulla nuca, formando una lunga coda o un sensualissimo chignon. Avrebbe passato delicatamente le sue mani sul suo corpo ma quasi subito sarebbe andata a cercargli il pene e i testicoli, grossi, pesanti. Li averebbe massaggiati sapientemente, mentre teneva nell'altra mano il grosso membro di Andrea, che sentiva pulsare. Solo quando lo avesse deciso lei, avrebbe avvicinato la sua bocca, lo avrebbe sfiorato con le labbra, e solo poi avrebbe toccato con la lingua quel punto in alto, dove il glande si unisce alla pelle formando come una V rovesciata. Sapeva che a quel punto lui l'avrebbe implorata di prendergli l'uccello in bocca, tutto. Giorgia avrebbe guardato Andrea furente, imponendo con il suo sguardo l'assoluto rispetto dei suoi tempi, del suo modo di prendersi ciò che voleva, quando voleva. Lui avrebbe provato a resistere ma poi avrebbe allungato le sue mani verso il suo volto, toccandolo e spingendo la bocca di lei verso il suo uccello. Giorgia avrebbe infine ceduto, a quella che era per lei la sublime richiesta, perché avrebbe sentito nella sua bocca tutta la forza del suo maschio, ne avrebbe sentito il sapore dato dal liquido seminale che lo preparava alla sua penetrazione. Lo avrebbe accontentato, pompandolo tutto, fino in gola, con forza e ritmo adesso, usando la lingua per avvolgergli il membro ormai durissimo e caldo. Andrea però non sapeva permettere a se stesso di vederla impegnata a dare piacere solo a lui, forse non sapendo che invece lei stava già godendo, sentendolo fremere al lavoro delle sue labbra, delle sue guance, della sua lingua. La spinse via da se gentilmente ma con forza, perché lei non voleva mai smettere di spompinarlo, toccandogli i coglioni che sentiva ricolme di seme, fatto apposta per lei. Ma non poteva fermarlo dal suo intento, e poi a lei faceva impazzire ciò che sapeva lui avrebbe fatto, adesso. La fece stendere, le allargò le gambe e gliele alzò, formando una V quasi perfetta, con al centro la vagina ormai tumefatta e irrorata di sangue di lei. Si precipitò a baciarla tutta, toccandola con le dita. Allargò le grandi labbra di Giorgia e vide apparire il suo clitoride, rosso, enorme, gonfio di sangue. Subito lo prese tra le labbra e lo succhio con forza, quasi a volersi vendicare del dolcissimo supplizio a cui era stato sottoposto da lei poco prima.
-"Piano... fa piano, ti prego. Sembri un lupo che divora una preda"- Giorgia adorava quel modo animalesco che lui aveva di mangiarle la figa, e di berla. Gli passò una mano tra i capelli dolcemente, e lui si calmò, divenendo a poco a poco più delicato, sapiente, ma sempre dolcemente famelico, come a lei piaceva da morirne. La leccò tutta, non tralasciando un solo millimetro di tessuto sensibile. Ogni tanto lui emergeva dal pozzo del suo ventre e andava a baciarla sulla bocca, facendole sentire il suo stesso sapore.
-"Senti come ti bagni... mi stai facendo affogare lo sai? Sei una bellissima troia in calore Giorgia"- Lei subito era rimasta sconvolta dal fatto di aver accettato quelle parole oscene e offensive, questo gesto di disprezzo nei suoi confronti, ma ora non avrebbe saputo più rinunciarvi. La eccitava tantissimo quando lui diceva quelle parole cattive su di lei. Forse perché le sapeva, in cuor suo, precise, attinenti. Vere.
Andrea si spremette il canale spermatico e fece uscire una grossa goccia di liquido seminale trasparente. A volte la raccoglieva con le dita, che poi passava sulle labbra di lei.
-"Senti il mio sapore"- Le diceva. E lei gli leccava le dita. A volte invece lasciava la goccia dov'era uscita, e andava con il membro a cercarle le labbra. Ma lei non permetteva mai a lui di fare quella sorta di rito: la vicinanza del membro bagnato di Andrea alla sua bocca, le faceva subito fare d'istinto ciò che lei voleva di più, e cioè riprenderglielo in bocca, ricominciando il lavoro che lui le aveva fatto interrompere.Glielo lasciò fare volentieri stavolta, guardandola succhiare il suo pene con fatica sì, ma con così tanto gusto da rimanerne quasi commosso. Andrea adorava vedere Giorgia godere, e perciò voleva sempre darle il piacere più profondo e assoluto che lei avrebbe potuto provare. Questo lo rendeva così sessualmente attrattivo per Giorgia: la totale dedizione al suo piacere. E qui incontrava Giorgia, che a sua volta lo ricambiava con tutta se stessa. Questo era il loro segreto: dare piacere, solo poi riceverne. Questo cambiava tutto, rendeva tutto possibile, apriva sempre nuovi orizzonti di lussuria, di passione e desiderio. Era "dare" la parola chiave per aprire le loro menti e i loro corpi. Non poteva sopportare che lei fosse la sola, anche se per qualche istante, a dargli piacere. Allungò la mano e le cercò il clitoride e poi, usando le sue grosse dita, le entrò dentro, arpionandole, uncinandole la vagina. La tirò ritmicamente a se, con forza. Giorgia mugolò di piacere con il cazzo di Andrea che le arrivava in gola. Si ritrasse per poter guaire liberamente, ma lui le rimise in bocca il membro, tutto. Le scopò la bocca, mentre la faceva godere con le dita. L'indice e il medio di lui trovarono la radice nervosa della vagina di Giorgia, che di istinto aprì oscenamente le gambe. Lui chiuse le sue dita dentro di lei provocandole un orgasmo vaginale sconvolgente, quasi sollevandola di peso, mentre lei continuava a succhiargli il cazzo. L'urlo soffocato di Giorgia durò per alcuni lunghissimi secondi, e provocò una piacevolissima vibrazione sul pene di Andrea. Lui non riuscì a resistere e proruppe in una goduta lunga, che lo fece eiaculare nella bocca e nella gola di Giorgia. Lei avvertì che lui stava venendo giusto un attimo prima, perché sentì il suo membro pulsare come un cuore prima di fiottarle in bocca, come lei sapeva che lui faceva sempre.
scritto il
2015-12-03
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