Valentina
di
Emsword24
genere
etero
Il salone è avvolto nella generale oscurità, l’unica fonte di luce è una piccola abat jour, puntata su un tomo aperto sul bordo del tavolo al centro della stanza.
Matteo è seduto, chino sul testo, sottolinea assorto con un evidenziatore giallo, l’esame di letteratura italiana che incombe come una condanna.
Lo schermo del telefono si illumina, sul volto del ragazzo la sorpresa nel leggere il nome “Valentina” sulla notifica.
“Ciao Matte. Spero di non disturbarti. Vorrei parlarti di Isa. Non so se ti ha detto che abbiamo litigato.”
Questo il messaggio scritto da Valentina in risposta al saluto di Matteo.
“Si, mi ha accennato. Dimmi pure.”
“No, preferirei parlarne a quattr’occhi, se per te va bene.”
I due si danno un appuntamento per l’indomani nel tardo pomeriggio, dopo il lavoro, in un bar del centro di Roma, lontano da occhi indiscreti, a metà tra i loro uffici.
Matteo ha una migliore amica, Isabella, conosciuta in un locale due anni prima tramite amicizie comuni.
Matteo e Isabella condividono un dolore, condividono una storia legata a una malattia, per entrambi riguardante le rispettive madri e questo ha contribuito a legarli.
Matteo non credeva nell’amicizia tra uomo e donna, questo prima di incontrare Isabella, che lo aveva introdotto nel suo mondo e si era totalmente aperta e fidata di lui.
Valentina è la migliore amica di Isabella dai tempi dell’Università, così ha conosciuto Matteo; Isabella lo ha portato alcune volte nelle loro uscite di gruppo e lui ci ha provato con lei, ma lei lo ha rifiutato.
Non era mai stato uno che si apriva spesso, Matteo. Anzi, difficilmente si esponeva così apertamente nel provarci con una ragazza. Isabella, però, lo aveva convinto, gli aveva tracciato un profilo di Valentina che lo aveva intrigato ed era rimasto con un pugno di mosche in mano.
Valentina era da due anni l’amante di un suo collega, sposato da 5 anni, per questo aveva rifiutato Matteo, schiava di un rapporto riconosciuto come tossico da tutti quelli intorno a lei, tranne lei stessa.
Questo amante, Luca il suo nome, controllava tutto di Valentina, usava la scusa del tenerci a sapere che lei stesse bene, dell’attrazione, della follia amorosa, cosi da non lasciarle un centimetro di spazio e, anzi, di ritirarla a sé di nuovo non appena percepiva un rischio di distacco dall’altra parte.
Risultato? Valentina aveva smesso di uscire quasi totalmente con i suoi amici, Isabella inclusa.
Isabella, però, è una persona diretta, schietta e non aveva aspettato un minuto per scontrarsi con la sua amica, finendo a litigare pesantemente.
Valentina non sembrava sentir ragione; “dentro di sé sa che sta sbagliando” disse Isabella a Matteo la sera dopo il litigio, con lui a suggerirle di dare tempo al tempo.
Quando Matteo arriva al tavolo trova Valentina già seduta, con le gambe accavallate, che sfoglia svogliatamente il menù.
Indossa una gonna lunga, nera, ai piedi dei tacchi spessi color gelso, i capelli castani cadono lunghi sulle spalle, arricciati in una foresta di boccoli, gli occhi tondi, grandi già di loro, si fissano sul neo arrivato come due globi.
Si salutano spartanamente, al di là di una piccola parentesi fatta di qualche sporadica chat, non hanno una gran confidenza.
“Allora, di cosa volevi parlarmi?”
Valentina si prende i suoi tempi, sembra cercare le parole, si stacca dallo schienale della sedia, drizza la schiena, apre la bocca, ma poi la richiude.
“Voglio chiederti un consiglio. Non so cosa ti abbia detto Isa, ma tu sei quello che considera di più in questo momento, in Grecia non ha detto altro che parlare di te, tant’è che le ho detto di mettersi con te, scherzando una sera…”
Sorride da sola a questa battuta capziosa, Matteo la guarda senza battere ciglio. Valentina insiste.
“…so che una sera siete stati insieme, tempo fa…”
Matteo la interrompe deciso a quel punto, alza il sopracciglio contrariato.
“Fammi capire. Mi hai chiamato qui per parlare del mio rapporto con Isabella o del tuo rapporto con Isabella? Io e lei abbiamo già chiarito quella storia. Le voglio bene. Parliamo di voi. Cosa vuoi da me?”
Valentina si immobilizza, si prende un attimo per recuperare il suo discorso.
“Ok, scusa…niente, vorrei chiederti se puoi parlarle. Non ti chiedo cos’ha detto di me, perché…”
“Perché non te lo direi sinceramente.”
La interrompe lui un’altra volta.
“Eh appunto…questo insomma.”
Arrivano i caffè, bevono entrambi. Matteo è molto teatrale nei modi, nei gesti, ha studiato teatro infatti e si vede.
“Sai che c’è?”
Valentina alza lo sguardo dalla tazzina, è tutto orecchi.
“Ma cosa pretendevi? Parliamo di te, non di Isabella, non di me o della signora al tavolo infondo…di te. Ti stai facendo prendere per il culo da due anni e chi prova a parlarti, a farti ragionare con le buone, non lo ascolti. Isa è più diretta, più materiale, va dritta al sodo e infatti la allontani. Ma rifletti su di te…”
Valentina poggia la tazzina stizzita.
“Io non mi faccio prendere per il culo da nessuno. Sono innamorata, fatevene una ragione.”
Si alza, afferra la giacca, fa per andarsene.
“Tu come stai? Sei felice Valentina?”
Matteo ha tenuto le braccia incrociate, come se lei non si fosse alzata.
Lei lo guarda, ma non risponde.
Matteo sorride amaro.
“Tu meriti di meglio Vale.”
Lo dice come se fosse la cosa più naturale del mondo. Lei alza gli occhi, sorride sarcastica.
“Di meglio saresti te?”
Matteo annuisce, come ad aver capito che non c’è speranza, che sta perdendo il suo tempo.
Si alza, lascia dei soldi sul tavolo. Fa per andarsene anche lui.
“No, io sono troppo per te cara mia.”
Matteo fa due passi.
“Io voglio solo stare bene, tu mi sai dire come si fa? Sai farmi stare bene?”
Valentina glielo dice alzando la voce, lui si volta a guardarla per un attimo, per poi riprendere ad allontanarsi, con quelli dei tavoli vicini che si sono voltati, curiosi, a seguire la vicenda.
La macchina di Matteo è a pochi passi dal bar, ha trovato parcheggio sul lungo Tevere, una fortuna rara. Tira fuori le chiavi, apre la sua Opel quando ormai è a pochi passi dallo sportello.
Nel finestrino appare riflessa la faccia di Valentina. Matteo la vede, si immobilizza, lei gli si avvicina alle spalle. Nessuno dei due dice niente. Matteo si mette al posto del guidatore, Valentina gira intorno al veicolo e si siede su quello del passeggero.
Matteo è in ginocchio, la faccia tutta affondata nel sedere di Valentina, in piedi davanti a lui, nuda per metà corpo, la mano destra aggrappata ai capelli di Matteo.
Sta per venire, lo sente, lui intanto lecca e sculaccia con le mani libere, non fa altro, quasi non respira più.
Matteo scuote il volto, vuole trivellare più affondo tra le chiappe di lei con la lingua, il sedere le trema di rimando, ormai c’è quasi.
Valentina inarca la schiena all’indietro e geme, grida versi sconnessi, Matteo si stacca e si alza, lei gli si piazza davanti.
“Questa cosa non significa niente. Non conta niente.”
Lo dice come a volersi giustificare, ma anche come a volerlo avvisare che non ci sarà un seguito.
Matteo di tutta risposta la afferra e la spinge sul divano accanto a loro, lei si ritrova con la faccia tra i cuscini e si accovaccia in posizione fetale, con il sedere a pizzo verso l’altro, mentre continua a ripetere che non conta niente.
Matteo si toglie pantaloni e mutande, si posiziona dietro di lei e entra. La afferra e inizia a spingere, ce l’ha così dritto che gli sembra stia per esplodere, Valentina continua a dire a ripetizione che non conta niente, in perfetta sincronia con ogni affondo di lui dentro di lei.
Matteo la sbatte, spinge e sbatte, il ritmo è concitato, la voce di lei si fa sempre più acuta, sempre più un riletto tra un “non conta niente” e un altro.
Più lei lo dice e più lui la scopa forte, la violenza dei colpi la fa sdraiare a gambe larghe e schiena verso il soffitto, le chiappe le tremano come in preda a un terremoto, il ritmo è sempre più velo, l’ampiezza dell’atto sempre più stretta.
Ogni resistenza salta, Valentina e Matteo si voltano all’unisono come se se lo fossero detti, prendono a baciarsi con la figa di due innamorati alle prime armi, lui si abbandona dentro di lei, sente il preservativo gonfiarsi sempre più…
“Mattè…”
Matteo alza lo sguardo, rinsavisce, chissà da quanto Isabella lo sta chiamando.
Il ristorante è pieno, il cibo cinese gustoso, il vociare assordante, ma è stato un dettaglio a distrarlo, non il rumore.
Una ragazza con addosso la stessa gonna che aveva indossato Valentina due giorni prima e che ora non avrebbe potuto più fare, a meno che non avesse prima ricucito l’enorme strappo aperto da Matteo, per la foga, al momento di levargliela.
“Hai capito cosa mi ha detto quella stronza di Valentina ?! Si facesse una scopata se la storia con quello le fa questo effetto!“
Isabella è furiosa, il telefono di Matteo si illumina, questa volta non è sorpreso di vedere il nome di Valentina.
Si sente sola, gli chiede di raggiungerla a casa da lei.
Intanto Isabella continua ad inveire.
Matteo pregusta. Pregusta e sorride.
Matteo è seduto, chino sul testo, sottolinea assorto con un evidenziatore giallo, l’esame di letteratura italiana che incombe come una condanna.
Lo schermo del telefono si illumina, sul volto del ragazzo la sorpresa nel leggere il nome “Valentina” sulla notifica.
“Ciao Matte. Spero di non disturbarti. Vorrei parlarti di Isa. Non so se ti ha detto che abbiamo litigato.”
Questo il messaggio scritto da Valentina in risposta al saluto di Matteo.
“Si, mi ha accennato. Dimmi pure.”
“No, preferirei parlarne a quattr’occhi, se per te va bene.”
I due si danno un appuntamento per l’indomani nel tardo pomeriggio, dopo il lavoro, in un bar del centro di Roma, lontano da occhi indiscreti, a metà tra i loro uffici.
Matteo ha una migliore amica, Isabella, conosciuta in un locale due anni prima tramite amicizie comuni.
Matteo e Isabella condividono un dolore, condividono una storia legata a una malattia, per entrambi riguardante le rispettive madri e questo ha contribuito a legarli.
Matteo non credeva nell’amicizia tra uomo e donna, questo prima di incontrare Isabella, che lo aveva introdotto nel suo mondo e si era totalmente aperta e fidata di lui.
Valentina è la migliore amica di Isabella dai tempi dell’Università, così ha conosciuto Matteo; Isabella lo ha portato alcune volte nelle loro uscite di gruppo e lui ci ha provato con lei, ma lei lo ha rifiutato.
Non era mai stato uno che si apriva spesso, Matteo. Anzi, difficilmente si esponeva così apertamente nel provarci con una ragazza. Isabella, però, lo aveva convinto, gli aveva tracciato un profilo di Valentina che lo aveva intrigato ed era rimasto con un pugno di mosche in mano.
Valentina era da due anni l’amante di un suo collega, sposato da 5 anni, per questo aveva rifiutato Matteo, schiava di un rapporto riconosciuto come tossico da tutti quelli intorno a lei, tranne lei stessa.
Questo amante, Luca il suo nome, controllava tutto di Valentina, usava la scusa del tenerci a sapere che lei stesse bene, dell’attrazione, della follia amorosa, cosi da non lasciarle un centimetro di spazio e, anzi, di ritirarla a sé di nuovo non appena percepiva un rischio di distacco dall’altra parte.
Risultato? Valentina aveva smesso di uscire quasi totalmente con i suoi amici, Isabella inclusa.
Isabella, però, è una persona diretta, schietta e non aveva aspettato un minuto per scontrarsi con la sua amica, finendo a litigare pesantemente.
Valentina non sembrava sentir ragione; “dentro di sé sa che sta sbagliando” disse Isabella a Matteo la sera dopo il litigio, con lui a suggerirle di dare tempo al tempo.
Quando Matteo arriva al tavolo trova Valentina già seduta, con le gambe accavallate, che sfoglia svogliatamente il menù.
Indossa una gonna lunga, nera, ai piedi dei tacchi spessi color gelso, i capelli castani cadono lunghi sulle spalle, arricciati in una foresta di boccoli, gli occhi tondi, grandi già di loro, si fissano sul neo arrivato come due globi.
Si salutano spartanamente, al di là di una piccola parentesi fatta di qualche sporadica chat, non hanno una gran confidenza.
“Allora, di cosa volevi parlarmi?”
Valentina si prende i suoi tempi, sembra cercare le parole, si stacca dallo schienale della sedia, drizza la schiena, apre la bocca, ma poi la richiude.
“Voglio chiederti un consiglio. Non so cosa ti abbia detto Isa, ma tu sei quello che considera di più in questo momento, in Grecia non ha detto altro che parlare di te, tant’è che le ho detto di mettersi con te, scherzando una sera…”
Sorride da sola a questa battuta capziosa, Matteo la guarda senza battere ciglio. Valentina insiste.
“…so che una sera siete stati insieme, tempo fa…”
Matteo la interrompe deciso a quel punto, alza il sopracciglio contrariato.
“Fammi capire. Mi hai chiamato qui per parlare del mio rapporto con Isabella o del tuo rapporto con Isabella? Io e lei abbiamo già chiarito quella storia. Le voglio bene. Parliamo di voi. Cosa vuoi da me?”
Valentina si immobilizza, si prende un attimo per recuperare il suo discorso.
“Ok, scusa…niente, vorrei chiederti se puoi parlarle. Non ti chiedo cos’ha detto di me, perché…”
“Perché non te lo direi sinceramente.”
La interrompe lui un’altra volta.
“Eh appunto…questo insomma.”
Arrivano i caffè, bevono entrambi. Matteo è molto teatrale nei modi, nei gesti, ha studiato teatro infatti e si vede.
“Sai che c’è?”
Valentina alza lo sguardo dalla tazzina, è tutto orecchi.
“Ma cosa pretendevi? Parliamo di te, non di Isabella, non di me o della signora al tavolo infondo…di te. Ti stai facendo prendere per il culo da due anni e chi prova a parlarti, a farti ragionare con le buone, non lo ascolti. Isa è più diretta, più materiale, va dritta al sodo e infatti la allontani. Ma rifletti su di te…”
Valentina poggia la tazzina stizzita.
“Io non mi faccio prendere per il culo da nessuno. Sono innamorata, fatevene una ragione.”
Si alza, afferra la giacca, fa per andarsene.
“Tu come stai? Sei felice Valentina?”
Matteo ha tenuto le braccia incrociate, come se lei non si fosse alzata.
Lei lo guarda, ma non risponde.
Matteo sorride amaro.
“Tu meriti di meglio Vale.”
Lo dice come se fosse la cosa più naturale del mondo. Lei alza gli occhi, sorride sarcastica.
“Di meglio saresti te?”
Matteo annuisce, come ad aver capito che non c’è speranza, che sta perdendo il suo tempo.
Si alza, lascia dei soldi sul tavolo. Fa per andarsene anche lui.
“No, io sono troppo per te cara mia.”
Matteo fa due passi.
“Io voglio solo stare bene, tu mi sai dire come si fa? Sai farmi stare bene?”
Valentina glielo dice alzando la voce, lui si volta a guardarla per un attimo, per poi riprendere ad allontanarsi, con quelli dei tavoli vicini che si sono voltati, curiosi, a seguire la vicenda.
La macchina di Matteo è a pochi passi dal bar, ha trovato parcheggio sul lungo Tevere, una fortuna rara. Tira fuori le chiavi, apre la sua Opel quando ormai è a pochi passi dallo sportello.
Nel finestrino appare riflessa la faccia di Valentina. Matteo la vede, si immobilizza, lei gli si avvicina alle spalle. Nessuno dei due dice niente. Matteo si mette al posto del guidatore, Valentina gira intorno al veicolo e si siede su quello del passeggero.
Matteo è in ginocchio, la faccia tutta affondata nel sedere di Valentina, in piedi davanti a lui, nuda per metà corpo, la mano destra aggrappata ai capelli di Matteo.
Sta per venire, lo sente, lui intanto lecca e sculaccia con le mani libere, non fa altro, quasi non respira più.
Matteo scuote il volto, vuole trivellare più affondo tra le chiappe di lei con la lingua, il sedere le trema di rimando, ormai c’è quasi.
Valentina inarca la schiena all’indietro e geme, grida versi sconnessi, Matteo si stacca e si alza, lei gli si piazza davanti.
“Questa cosa non significa niente. Non conta niente.”
Lo dice come a volersi giustificare, ma anche come a volerlo avvisare che non ci sarà un seguito.
Matteo di tutta risposta la afferra e la spinge sul divano accanto a loro, lei si ritrova con la faccia tra i cuscini e si accovaccia in posizione fetale, con il sedere a pizzo verso l’altro, mentre continua a ripetere che non conta niente.
Matteo si toglie pantaloni e mutande, si posiziona dietro di lei e entra. La afferra e inizia a spingere, ce l’ha così dritto che gli sembra stia per esplodere, Valentina continua a dire a ripetizione che non conta niente, in perfetta sincronia con ogni affondo di lui dentro di lei.
Matteo la sbatte, spinge e sbatte, il ritmo è concitato, la voce di lei si fa sempre più acuta, sempre più un riletto tra un “non conta niente” e un altro.
Più lei lo dice e più lui la scopa forte, la violenza dei colpi la fa sdraiare a gambe larghe e schiena verso il soffitto, le chiappe le tremano come in preda a un terremoto, il ritmo è sempre più velo, l’ampiezza dell’atto sempre più stretta.
Ogni resistenza salta, Valentina e Matteo si voltano all’unisono come se se lo fossero detti, prendono a baciarsi con la figa di due innamorati alle prime armi, lui si abbandona dentro di lei, sente il preservativo gonfiarsi sempre più…
“Mattè…”
Matteo alza lo sguardo, rinsavisce, chissà da quanto Isabella lo sta chiamando.
Il ristorante è pieno, il cibo cinese gustoso, il vociare assordante, ma è stato un dettaglio a distrarlo, non il rumore.
Una ragazza con addosso la stessa gonna che aveva indossato Valentina due giorni prima e che ora non avrebbe potuto più fare, a meno che non avesse prima ricucito l’enorme strappo aperto da Matteo, per la foga, al momento di levargliela.
“Hai capito cosa mi ha detto quella stronza di Valentina ?! Si facesse una scopata se la storia con quello le fa questo effetto!“
Isabella è furiosa, il telefono di Matteo si illumina, questa volta non è sorpreso di vedere il nome di Valentina.
Si sente sola, gli chiede di raggiungerla a casa da lei.
Intanto Isabella continua ad inveire.
Matteo pregusta. Pregusta e sorride.
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