La gigantessa e l'omino piccino
di
Iris blond
genere
etero
Ai suoi occhi, enorme, la donna più grande del mondo. L'omino piccino era fiero di sè stesso per essere riuscito ad attaccarsi al tacco 12 della decoltè nera della gigantessa, quando lei aveva sostato davanti alla vetrina del negozio di scarpe ad ammirarne un paio rosse, come le sue labbra. La gigantessa indossava un tubino nero stretto e a ogni passo l'omino, tenendosi ben fermo al tacco, riusciva a intravedere il punto in cui le autoreggenti terminavano lasciando il posto alla pelle chiara delle cosce che contrastava con la leggera peluria appena accennata dell'enorme pube della sproporzionata donna. Tra le gambe lunghissime, emergevano due grandissime labbra polpose che ad ogni passo subivano un leggero sfregamento da ambo le parti , e un clitoride roseo e impertinente si affacciava quando lei, divaricando anche di poco le gambe ,sostava per brevi momenti. L'omino piccino durante il viaggio, rimanendo saldamente ancorato al tacco, aveva goduto di uno spettacolo dalle dimensioni smisurate e si sentiva davvero fortunato ad aver scelto quel tacco 12 come mezzo di trasporto. La gigantessa dopo un lungo vagare per le strade cittadine, decise che era ora di tornare a casa e aperto l'uscio salì lentamente le scale e ad ogni gradino la vista della sua intimità deliziava, a sua insaputa gli occhi e la mente del piccolo ometto. Distratto dai suoi dolci pensieri l'omino non si accorse che la gigantessa si era sfilata le decoltè e le aveva abbandonate nell'angolo dell'immensa stanza. Con molta grazie la smisurata femmina si slacciò la camicia bianca e tirò giù il tubino e sfilò le autoreggenti. Ora era completamente nuda. Immensa, enorme, maestosa si stagliava innanzi ai piccoli occhietti che l'omino strabuzzò dinnanzi a tanta meraviglia. Pelle candida e liscia, seno morbido, piccolo rispetto alle grandi dimensioni di lei ma dai capezzoli turgidi e dalle areole grandissime. La curva dei fianchi era perfetta, la pancia piatta, interrotta nella sua interezza da un ombelico ben disegnato e gambe tornite aggraziavano la grande figura. Quando lei si piegò in avanti per raccogliere la camicia che era scivolata sul pavimento si accorse dell'omino e si avvicinò. Lui poté guardarla bene in viso. I suoi occhi erano grandissimi e penetranti, la sua bocca era carnosa e invitante e le sue narici emettevano un dolce soffio d'aria calda che lo avvolgeva completamente. Allungò le grandi mani e invitò l'omino a saltaci dentro. Lui non si fece pregare e si lasciò sollevare all'altezza di lei che lo guardava incuriosita. Era talmente vicino alla bocca della gigantesca donna che l'ometto piccino non riuscì a trattenere l'istinto e appoggiò l'intero viso su quelle immense labbra caldissime e morbidissime. Cercò di sentirne il sapore leccandole tutte e lasciandosi cullare dal dolce calore . La gigantessa si adagiò sul letto con l'omino tra le mani e chiuse presto i suoi occhioni. L'omino piccino ne approfittò per raggiungere le due grandi alture dei seni e si intrufolò tra di essi e cullato dal morbido seno e dal respiro lento di lei si addormentò .
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