Una storia da ufficio

di
genere
etero

Questa volta, invece che scatenare la fantasia su racconti "estremi" di dominazione, voglio raccontare un'esperienza realmente vissuta non altrettanto "forte" ma che spero vi trasporti lo stesso in un turbinio di emozioni.

Ho lavorato per quasi un anno per una cooperativa che gestiva dei sportelli pubblici. Eravamo tre colleghi. Chi mi affiancava il primo periodo per insegnarmi come usare il programma di inserimento dati del pc, era un ragazzo giovane, neolaureato e molto molto sexy... ogni mattina quando arrivavo, cercavo sempre di attirare, con la massima discrezione possibile, la sua attenzione ma era tutto totalmente inutile perchè lui non sembrava interessato a me. Mettevo camiciette o maglie scollate, gonne abbastanza corte, reggiseni a balconcino push-up... ma niente. Dopo l'affiancamento lui non lo vidi mai più, ma nel frattempo mi ero attirata l'attenzione del collega che lavorava alla mia destra. Un ragazzotto, carino ma un po' strano: un ragazzo sui 26 anni, capelli lunghi fino alle spalle, aspetto trasandato ma pulito, pantalone dal cavallo basso (com'è di moda tra i giovanissimi di oggi), si chiamava Lorenzo, Lollo per gli amici... insomma, a mio vedere niente di che... ma in lui, si vedeva chiaramente, avevo scatenato qualcosa. Faceva di tutto per me: finiva la carta nella stampante? Andava lui a prenderla nel magazzino. Non capivo ciò che era scritto su qualche foglio consegnatoci da qualche medico? Me lo "traduceva" lui. Mi si bloccava il pc? Lui si alzava dalla sua postazione e veniva a sistemarmi il problema. Ovviamente lui stava in piedi vicino a me che ero seduta e dall'alto aveva una bella visuale delle mie scollature. D'altronde era estate e nell'ufficio l'aria condizionata non c'era perchè "costava" e quindi andavo al lavoro sempre poco vestita, tanto il pubblico mi vedeva solo dal ventre in su e non era un problema.
Nei tempi di calma in ufficio, avevamo anche iniziato ad instaurare un buon rapporto personale... aveva cominciato a fare domande su di me, sulla mia vita privata e sul fatto se fossi felice o meno col compagno col quale convivevo. Io in quel periodo mi stavo lasciando con il mio compagno perchè dopo 4 anni di vita insieme, avevo scoperto che era un uomo che non faceva per me e quindi non ero preoccupata né infastidita dalle battute che, di tanto in tanto, lui mi faceva per divertirsi. Lui invece sembrava essere fedele alla convivente col quale stava, quindi le battutine che mi faceva mi lasciavano perplessa. Lui parlava della sua ragazza come la donna della sua vita, la luce dei suoi occhi e cose simili quindi pensai che o le battute che mi faceva io le fraintendevo oppure che lui mi stava raccontando balle sulla storia idilliaca con la sua ragazza.
Di settimana in settimana uscivano i turni da fare in questo ufficio e così, senza preavviso, mi trovai a dover fare anche i sabati in questo ufficio che, di regola, era aperto solo dal lunedì al venerdì quindi, siccome quasi nessuno sapeva che il sabato l'ufficio era aperto, passavo le mie ore a giocare al solitario o a girare su internet a scazzo perchè mi annoiavo a stare per ben 4 ore e mezza li da sola. Dopo un paio di settimane così, stranamente, un sabato mi trovo in turno con Lorenzo e la domanda mi scatta nella testa "ma se già una persona è sprecata qui al sabato, perchè metterne due?". Appena vedo Lorenzo entrare in ufficio il venerdì mattina (il giorno che si leggevano i turni della settimana successiva), mi alzo e lo seguo nel reparto magazzino dove appoggiavamo borse e cappotti. Entro nella stanza con lui con la scusa di prendere una risma di carta e, mentre lui si toglie il cappotto e timbra il cartellino, gli dico: "Lollo... sai che sabato prossimo non sarò sola qui in ufficio?" e lui: "Ah no?" ed io, avvicinandomi al suo orecchio e parlando sussurrando, gli dico: "Saremo soli io e te..." ed esco dalla stanza. Mi giro ancora un attimo per guardarlo prima di uscire dalla stanza e lo vedo sfregarsi le mani e poi, con fare da finto dispiaciuto, mi dice: "Eeeeeh mi toccherà tenerti compagnia!".
Insomma... tutta la settimana successiva le battutine e le occhiate che mi tirava erano sempre più insistenti ma a me non dispiacevano e la terza collega che era in ufficio con noi se n'era accorta, tanto che il venerdì che precedeva il nostro sabato da soli, andando via a fine turno, ci disse: "Mi raccomando... domani non fate danni voi due...". Finalmente arrivò il sabato mattina... ero agitata come una ragazzina alla sua prima cotta, mi sentivo le farfalle nello stomaco perchè non sapevo dove voleva arrivare questo mio collega e che cosa esattamente voleva da me. Indossavo una maglietta che accentuava il mio seno tenuto su da un reggiseno push-up ed una gonna lunga fino a poco sopra al ginocchio. Non portavo le calze e avevo dei sandali a tacco alto. Così sistemata ero più alta di lui di una decina di centimetri. Quando entrai in ufficio, lui era già li nella sua postazione, immediatamente a fianco della mia. Stava immettendo dei dati nel computer perché doveva terminare un lavoro iniziato il giorno precedente. Entrai nel magazzino, timbrai il cartellino e misi la mia borsa appoggiata su una scrivania vuota che stava dentro quella stanza. Lo sentii da fuori, dire: "Non appoggiare la borsa sulla scrivania che quella mi serve per fare un lavoro più tardi!". Non obiettai e spostai altrove la mia borsa. Andai alla mia postazione, accesi il pc e mi preparai la postazione. Feci alcuni lavori lasciati indietro dal giorno precedente e dopo un'oretta e mezza avevamo finito entrambi, non ci restava che scambiare quattro chiacchiere per far trascorrere il tempo più in fretta.
Lui mi chiese dove abitassi e siccome per arrivare a casa mia la strada era tutta in salita, lui mi disse di potermi accompagnare a casa una volta finito il turno di lavoro ed io accettai e lo ringraziai. Parlammo di tutto e di niente (nemmeno ricordo che argomenti toccammo) e dopo un'altra mezz'oretta, lui aveva cominciato a lanciarmi delle palline di carta cercando di beccarmi la scollatura della maglia... siccome non ci riusciva, gli dissi: "Se riesci a fare centro, la vai a recuperare tu poi...". Ci mise circa una decina di minuti ma ci riuscì, allora si alzò e, senza dirmi nulla, mi infilò la mano nella scollatura della maglia per recuperare la pallina di carta. Il giro successivo, il pezzetto di carta andò ad incastrarsi nella coppa del reggiseno, allora lui mi venne vicino, mi prese per mano e mi portò nel vicino magazzino perchè da li nessuno c'avrebbe visti ma noi vedevamo se arrivava gente... infilò la mano nel reggiseno e, invece di cercare la cartina che cadde quasi subito a terra, iniziò a toccarmi i capezzoli già turgidi. Li pizzicò più forte, io chiusi gli occhi per l'eccitazione e sentii che abbassò il reggiseno scoprendo i miei seni. Poco dopo le sue labbra erano sul mio petto che mi baciavano e che mangiavano i miei capezzoli con voracità... io ero eccitatissima, le mie mutandine erano bagnatissime, lui mi spinse indietro e trovai la scrivania. Continuando a godere, mi sedetti sulla scrivania e lo lasciai fare... ero in balia dell'eccitazione e delle sue mani. Sempre baciandomi, mi allargò le gambe e mi toccò attraverso le mutandine, sentendomi eccitata non disse nulla ma continuò a toccare... io tenevo gli occhi chiusi, mi fidavo di lui, lui mi guardava alternando il suo sguardo al bancone vuoto dell'ufficio con la paura che arrivasse qualche cliente... lui continuava a toccarmi e baciarmi, eravamo eccitatissimi entrambi. Feci per slacciargli i pantaloni ma lui si staccò bruscamente da me e mi disse: "No, qui è troppo pericoloso... non possiamo... se arrivasse qualcuno, ci giocheremmo entrambi il posto...". Accennai un si con la testa, d'altronde ero d'accordo con lui. Tradire i rispettivi compagni era un discorso, ma giocarsi il posto era troppo per entrambi. Lui però riprese a giocarsi con me, ero eccitatissima... mi sentivo le sue mani addosso e proprio mentre stava per infilare due dita dentro di me, entrò un cliente. Lorenzo si staccò da me di colpo e mi disse: "Vado io... rimani qui, esattamente così come sei... aspettami!".
Feci come mi disse lui... dopo un paio di minuti, però, mi venne un'idea: mi sfilai le mutandine per rendergli le cose più facili e poi mi tolsi anche il reggiseno che misi prontamente dentro la mia borsa... lui mi vide andare su e giù per il magazzino e capì che non avevo fatto come lui m'aveva detto ma non disse nulla. Congedò il cliente e tornò da me che ero tornata a sedermi sulla scrivania vuota del magazzino. Mi guardò e mi disse: "Che hai fatto che t'ho vista andare su e giù per la stanza quando ti avevo detto di non muoverti da qui?" ed io "Ti ho agevolato le cose...". Mi tirò giù il collo della maglietta e scoprì i miei seni nudi, ci si rituffò immediatamente senza esitare... poi infilò di nuovo la mano sotto la gonna scoprendo che non avevo più le mutande e affondò subito due dita dentro di me... esitai un attimo ma lui mi sussurrò all'orecchio "Non fiatare!"... non eravamo del tutto soli in quell'ufficio, nell'ufficio accanto al nostro c'erano delle persone che lavoravano anche al sabato quindi di sicuro non potevo farmi sentire... strinsi i denti e continuai a godere in silenzio... ero bagnatissima e lui lo notò. Tirò fuori la sua mano bagnata, mi disse di sedermi sul bordo della scrivania, mi aprì le gambe e ci infilò la faccia... cominciò a leccarmi il clitoride ad un ritmo frenetico, buttai la testa indietro e chiusi di nuovo gli occhi... mi sembrava di svenire... arrivò di nuovo un cliente, lui in tutta fretta si ricompose, prese un pennarello indelebile dal portapenne dell'archivio vicino alla scrivania vuota, me lo lanciò e mi disse: "Masturbati finchè non torno, ma non venire, mi raccomando...". Feci come mi aveva detto, muovevo su e giù il pennarello dentro di me, ero eccitatissima e i miei umori colavano giù dalle mie gambe ma cercavo di trattenere l'orgasmo come m'aveva detto Lorenzo. Per fortuna questo cliente gli portò via pochissimo tempo e tornò subito da me... mi trovò a gambe aperte seduta sulla scrivania con il pennarello ancora infilato. Lo stavo per togliere e lui invece mi disse di non toglierlo e di allargarmi le labbra della fica con le mani, lui tirò fuori il suo cellulare e scattò una foto. Mi disse di voler conservare quella foto per quando ricorderà questo momento e si masturberà pensando a noi.
Poi fu lui a togliere il pennarello e tornò ad infilarci le sue dita... mi scopò con le dita per altri dieci minuti, avevo le gambe fradice e le ovaie mi facevano male perchè non potevo lasciarmi andare in un'orgasmo. Vedeva che volevo venire ma mi disse: "Non vorrai godere mica solo tu, no??", mi girò di schiena e mi piegò a novanta, mi fece allargare le natiche e mi infilò il pennarello ancora bagnato dei miei umori, nel culo. Poi si allontanò e scattò altre 4 o 5 foto, poi iniziò a scoparmi il culo con il pennarello, mi sentivo morire, avevo l'orgasmo al limite e mi tenevo sulla scrivania. Finalmente lo tolse e mi chiese di girarmi verso di lui. Lo feci ma non riuscii a guardarlo negli occhi. Lui allora mi abbassò di nuovo il collo della maglietta scoprendo i miei seni, mi sollevò la gonna alla vita, mi mordicchiò i capezzoli e tirò due schiaffi al seno per arrossarlo, poi mi disse di cercare, con le mani, di nascondere le mie nudità e di guardarlo con aria timida ed impaurita... feci come m'aveva detto, scattò altre foto... ai seni rossastri, alla fica bagnata, a me che, come m'aveva detto, cercavo di nascondermi. Mentre scattava, con una mano si toccava il pacco sopra i jeans ed era visibilmente eccitato.
Dopo aver messo via il cellulare, si avvicinò a me, mi baciò sulle labbra e mi disse: "Ricomponiti che ti accompagno a casa, per oggi abbiamo finito!". Non capivo se la sua frase era riferita al lavoro o a quello che c'era stato tra noi ma io ero comunque rimasta senza mutande e senza reggiseno. La mia maglietta leggera, accentuava i miei capezzoli ancora duri ed eccitati... speravo che non sarebbe finita così perchè avrei tanto voluto godere assieme a lui.
Uscimmo dall'ufficio e in silenzio ci dirigemmo alla sua macchina, una station wagon ed i sedili posteriori erano abbassati come se dovesse portare qualcosa di molto grande nel bagagliaio. Non feci domande. Lui mi aprì la portiera e con un secco "Sali!", mi fece accomodare.
Mise in moto e iniziammo a percorrere la strada per andare verso casa mia. Ad un certo punto avrebbe dovuto girare a sinistra, glielo dissi: "Guarda... qui all'incrocio, devi girare a sinistra!" ma lui non disse niente e proseguì diritto... capii che quello che c'era stato in ufficio, era stato solo l'inizio. Arrivammo poco dopo in una strada sterrata... in fondo una sottospecie di fienile. Arrivammo in fondo alla strada e, dopo aver aperto il portone di questa grande struttura, entrammo. Lui spense il motore e mi disse: "Scendi!". Non avevo paura, sapevo che non m'avrebbe fatto del male perchè, parlandone con lui in altre occasioni, sapevo che il sesso "violento" non gli piaceva ma lui, d'altro canto, sapeva che l'essere comandata a me faceva piacere e quindi lo faceva per provocarmi più piacere. Feci come mi aveva detto e scesi. Lui aprì il baule della macchina, ci mise sopra un lenzuolo improvvisato e mi disse: "Distenditi!". Non obiettai ed eseguii. Lui mi sfilò la gonna, poi anche la maglia. Mi chiese di nuovo di mettermi in una posizione come se mi volessi nascondere e scattò altre foto. Mi aprì le gambe e scattò ancora. Diede due colpetti al clitoride e fotografò ancora... ormai lo lasciavo fare tutto quello che voleva.
Era in piedi fuori dalla macchina mentre scattava le foto... quindi si sbottonò i pantaloni, se li calò e tirò fuori il suo cazzo duro... mi disse: "Alzati e vieni qua!". Mi alzai e andai verso di lui. "Inginocchiati" mi disse. Poi "Succhialo!"... non me lo feci dire due volte... lo leccai con tutta la voglia che avevo in corpo, me lo infilavo fino in gola, lo tiravo fuori e gli leccavo solo la punta... sembrava che non ne prendessi in bocca uno da anni, lo volevo tutto per me. Intanto lui continuava a scattare foto e diceva: "Siiii, continua... fallo... dai... prenditelo tutto...". Poi lanciò il telefono all'interno della macchina, mi prese la testa tra le sue mani e mi diede lui il ritmo per spompinarlo a dovere... godeva, gli piaceva, mi scopava la bocca ansimando, mi guardava ed io guardavo lui... ci piaceva... io mi eccitavo e volevo toccarmi, provai ad avvicinare la mano alla mia fica, ma lui mi bloccò la testa e disse: "Non provare a toccarti!". Poi si avvicinò al mio viso e mi disse: "Sei eccitata? Ti piace così?" ed io "Si, lo sono..." e lui "Vorresti toccarti?" ed io "Si, lo vorrei tantissimo...". E lui, squotendo la testa "Eeeeeh no no, cara mia... non hai capito che comando io i giochi qui..." ed io "Si, hai ragione!" poi lui continuò "Mi hai confidato che ti piace un certo tipo di persona e sei stata anche capace di sostenere che non credi che io sia il tipo da condurre il gioco... ti sto dimostrando che ti sbagliavi...". Mi prese di nuovo la testa e mi fece di nuovo spompinare il suo cazzo duro. Mi muoveva la testa sempre più veloce e lo guardavo... speravo che mi dicesse qualcosa di spinto, ma lui continuava a guardarmi ed a godere scopandosi la mia bocca. Feci come per soffocare e diedi dei colpi di tosse, lui si fermò, si spostò quasi spaventato, si chinò su di me e mi chiese: "Tutto ok?" ed io "Si, tranquillo..." lui allora mi disse: "Se esagero dimmelo eh... non voglio rovinare questo momento bellissimo per entrambi..." ed io "Tranquillo Lollo, so che lo stai facendo perchè t'ho detto che mi piace e lo stai facendo tremendamente bene per essere la prima volta... mi piace... mi piaci tu..." e lui "Anche tu mi piaci... e parecchio anche... ecco perchè voglio che sia tutto perfetto." ed io "Lo è" e gli diedi un bacio. Ma non un bacio come i precedenti, fu un bacio dolce e lungo che ci trasmise qualcosa di unico e magico. Quando poi ci staccammo, lui mi guardò ed un mio cenno con la testa, gli fece capire di poter continuare da dove c'eravamo fermati.
"Alzati!" intimò ed io feci come m'aveva ordinato. Mi prese con le dita i capezzoli e li strinse. Feci per gridare di dolore e piacere ma avevo paura che qualcuno ci sentisse e quindi il mio grido venne fuori strozzato per evitare che lui mi ammutolisse ma lui, sempre tenendomi per i capezzoli, mi tirò a se e mi sussurrò: "Qui puoi gridare e godere quanto vuoi, nessuno ti sente!" e strinse più forte... allora gridai liberandomi in un orgasmo che mi portavo dentro da ore. La mia fica schizzò e i miei umori colarono giù dalle mie gambe. Lui prese il cellulare e mi fece una foto della fica e delle mie gambe bagnate. Poi mi prese per un braccio, si sedette sul bordo del bagargliaio aperto della macchina e poi mi disse: "E' la prima volta che provo a fare una cosa così, se non ti va, fermami..." io accennai un si con la testa e lo lasciai fare. Mi portò a se e mi fece mettere sulle sue ginocchia, col culo in aria. I seni erano poggiati sulle sue gambe ma poi mi sistemai meglio e riuscii a far in modo che i miei seni penzolassero verso il basso liberi e pronti per le sue mani. Iniziò quindi ad accarezzarmi delicatamente le natiche poi, improvvisamente, un colpo secco... uno schiaffo sul culo mi fece subito arrossare la natica... era uno schiaffo leggero, si sentiva che aveva paura di farmi male. Lo fermai e gli dissi: "Non sono una bimba che devi stare attento a come le dai perchè le puoi far male... fidati... ti aiuterebbe se ti provocassi un po'?" , lui mi disse di si... allora gli dissi: "Sono la tua ragazza, ma hai scoperto che mi son scopata un altro". Partì dalla sua mano un colpo fortissimo. Continuai "Il tipo che mi son scopata aveva un cazzo enorme, grosso più del tuo" me ne suonò un'altra forte. "Mi son fatta scopare anche il culo, cosa che con te non ho mai voluto fare!" ne partì un'altra, questa mi fece quasi male ma schizzai un getto di umore fuori e lui se ne accorse e capì che mi piaceva. Non servì che dissi altro. Prese in mano lui la situazione. Mi disse: "Ok, ora si fa sul serio... conta mentre te le do.". Suonò la prima e mi tolse praticamente il fiato e dissi "uno" con un filo di voce. Mi suonò la seconda dicendo "Più forte che non sento", dissi: "Due"... ne contai 15, poi, senza che gli dissi niente, mi alzò e poi si alzò anche lui, mi mise alla pecorina ed iniziò a scoparmi... finalmente mi stava dando quello che aspettavo da tanto... arrivammo poco dopo all'orgasmo assieme e poi rimanemmo ancora un po' in quella macchina, consapevoli che tutto ciò sarebbe rimasto solo un bellissimo ricordo... anche se ci furono altri sabati dove lavorammo assieme.

lolitaraccontierotici@gmail.com

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scritto il
2016-03-30
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