La scuola della dominazione - Parte 5

di
genere
dominazione

Ero li sul mio letto, mi chiedevo il perchè di quel comportamento da parte di Axel e non capivo perchè mi aveva lasciata così a metà dopo avermi toccata un po' dappertutto. Credevo che tra me e lui ci fosse di più del gioco padrone e schiava ed invece in quell'occasione mi ero quasi sentita tradita anche se, a quanto mi aveva detto, sembrava che anche nella mia stanza ci osservassero. Io mi guardai attorno una buona mezz'ora ma non capivo da dove potessero osservarci visto che telecamere non ce n'erano e la voglia di soddisfarmi da sola intanto saliva. Dapprima, sempre guardandomi attorno in cerca di qualche dispositivo video, iniziai toccandomi timidamente il seno, lo palpeggiavo e con le dita mi premevo i capezzoli fino a sentire quel po' di dolore che mi procurava del piacere e mi bagnava. Poi decisi di osare di più pensando che quello che mi aveva detto Axel fossero solo sue fissazioni: afferrai la spazzola sul mio comodino, mi distesi a gambe aperte sul mio letto e, dapprima, mi stuzzicai il clitoride prima con le dita e poi passandoci il lato liscio della spazzola e poi me la sbattei più forte provocando dolore e piacere assieme. Infine, visto che ero bella bagnata, infilai il lungo e grosso manico della spazzola dentro di me. Iniziai ad eccitarmi e a muovere la spazzola su e giù, dentro di me ripensavo a quel primo giorno in treno quando Axel mi prese nel bagno del treno e mi eccitavo ancora ripensando alle sue parole: "Eddai che ti piace... altrimenti non saresti su questo treno..." e poi ripensai agli attimi successivi quando mi infilò due dita dentro di me per farmi godere. Le sensazioni che provai quella volta si ripresentarono mentre mi masturbavo con il manico della spazzola e gli umori uscivano da me a fiumi ma non riuscivo più a fermarmi. Ero li, nuda sul mio letto che continuavo a godere, non riuscivo più a fermarmi. Finalmente giunse l'orgasmo e ansimai e gridai, soffocando le mie urla di piacere, dentro al cuscino del mio letto. Sfilai la spazzola, mi ripulii, accesi la tv e mi misi a dormire stanchissima. Un paio di ore dopo sentii rientrare Chiara ma non avevo nemmeno la forza di aprire gli occhi per chiederle dove fosse stata, quindi continuai a dormire fino all'indomani senza nemmeno scendere per la cena.
Il mattino seguente c'era lezione e ci recammo nelle nostre aule come facevamo di solito ma Chiara era stranamente silenziosa e, quasi, nemmeno mi rivolgeva la parola. Quando arrivammo in classe, mi sentivo osservata anche più del solito come se avessi fatto qualcosa che non andava. Tutti parlavano tra di loro a bassa voce e mi guardavano male ma pensai che fosse solo una mia impressione. Poco dopo entrò il professore in classe, seguito dal preside che io avevo visto solamente il giorno che ero arrivata alla scuola quindi capii che la cosa era sicuramente strana ed inusuale. Nell'aula c'era pure un televisore ed io pensai che avremmo magari visto un film. Beh, non andai proprio lontanissimo dalla realtà ma l'attrice di quel film mi sarebbe stata sicuramente familiare: il preside si rivolse alla classe. "Ragazzi... ieri una persona ha infranto una delle regole del nostro istituto e perciò tra poco scopriremo, grazie a questa registrazione, di chi si tratta e poi, qui davanti a voi, la persona incriminata verrà punita! Non è un'infrazione gravissima e non merita l'espulsione ma la pubblica umiliazione è d'obbligo così che lei e anche voi altri capiate che cosa può capitare se si infrangono le nostre regole!". In realtà io non conoscevo tutto il regolamento dell'istituto perchè non mi era mai stato illustrato per intero ma non pensavo di essere io la persona che aveva infranto il regolamento in qualche modo ma quando il preside fece partire il video e mi vidi distesa sul mio letto, nella mia stanza che mi stavo masturbando, mi sentii sprofondare e mi vergognai tantissimo di essere li in quel momento. In realtà la cosa era stata già resa pubblica nella sala comune dove ci riunivamo per mangiare ma siccome io la sera prima non avevo cenato e quindi non ne sapevo nulla e non sapevo nemmeno che cosa mi aspettasse. Una volta finito il video tutti i miei compagni si misero a ridere e mi presero in giro. Venni quindi chiamata alla cattedra dallo stesso preside che mi disse di mettermi sulle sue ginocchia come quando si sculacciano i bambini. Feci come mi venne detto aspettandomi una sonora sculacciata e che la cosa si sarebbe conclusa così ma mi sbagliavo: il preside mi disse di contare le sculacciate che mi dava e, prima di cominciare, alzò la mia gonna per mostrare a tutti il mio culo mentre veniva schiafeggiato. Ne suonò parecchie, le prime piano e poi via via sempre più forti e decise, io le contavo ma sentivo il dolore pervadere il mio corpo ed il mio culo si infiammava sempre di più. Ne contai trenta ma me ne sembrarono sessanta visto che le ultime dieci erano state date con tutta la forza che aveva nelle mani, quando finì pensai che la punizione e l'umiliazione sarebbe finita li ma, nemmeno il tempo di realizzare che cosa stava succedendo, che il professore tirò fuori da un cassetto la mia spazzola e la passò al preside. Mi fece alzare e poi sedere sulla scrivania, mi allargò le gambe e, davanti a tutti, mi infilò la spazzola su provocando in me, oltre che il logico imbarazzo, anche una sensazione di godimento. La mosse su e giù parecchie volte ed io, pian piano, mi bagnavo.
Mentre il preside era li che si giocava con me e la spazzola, vidi Axel alzarsi e venire verso di me. Il professore gli passò qualcosa ma non capì cos'era, ma quando il preside smise di giocarsi con la spazzola dentro la mia figa, Axel si mise davanti a me e mi infilò una specie di mutandina che copriva solo la parte dove c'è il buco della figa e sulla parte interna c'era una sottospecie di cazzo di gomma che andava infilato proprio nella figa... quando me la sistemò inserendo questo cazzo di gomma dentro di me ebbi una bella sensazione, come se ci fosse il cazzo di Axel dentro di me, ma presto scoprii che questa strana mutanda aveva un telecomando che era in mano ad Axel che lo premeva di tanto in tanto e mi faceva vibrare il cazzo all'interno della mia figa. La prima volta che lo premette eravamo ancora in classe ed io ero ancora a gambe aperte davanti a tutti e, quando sto cazzo cominciò a vibrare, cominciai subito ad ansimare ed a gocciolare i miei umori dalle gambe. Prima di mandarmi al posto, Axel fu incaricato di mettermi dei piccoli morsetti legati tra loro da una catenella e me li misero sui capezzoli... fecero male in un primo momento ma poi mi si indolenzì la parte e non sentii più dolore ma provavo solo piacere a sentire i capezzoli stretti in quella morsa. Come ultima cosa, mi fu messa una sorta di forcina che, anche in quel caso, mi teneva pizzicato il clitoride. Così conciata mi ordinarono di tornare al mio banco e, pur camminando con un po' di difficoltà con quel cazzo di gomma nella figa, riuscii a tornare al mio posto. Axel azionò più volte il vibratore durante la lezione ed io dovevo stare in silenzio a far finta di ascoltare la lezione, le chiappe ancora mi bruciavano dalle sculacciate di prima ma anche di quello non potevo lamentarmi e, ovviamente, non mi era permesso di lasciare l'aula prima della fine della lezione.
Passai così le 5 ore più lunghe della mia vita tra dolore ed eccitazione credendo che, una volta finita la lezione della giornata, mi avrebbero tolto tutte quelle cose che avevo addosso invece, una volta finita la lezione, il preside mi si avvicinò e mi disse: "Ed ora rimarrai così fino a nuovo ordine. Ti sarà concesso di toglierti il vibratore solo che per andare al bagno e lo dovrà fare la tua compagna di stanza che te lo rimetterà non appena avrai finito! Se non lo tornerai a mettere entro 10 minuti da quando l'hai tolto, Axel ne verrà avvisato e verrà a verificare e se troverà qualche irregolarità, ti porterà subito da me e ti garantisco che la punizione questa volta non sarà così leggera!". Detto questo se ne andò, mentre Axel agganciò un'altra catenella a quella che legava assieme i due morsetti ed iniziò a tirare a se dicendo: "Andiamo... ti accompagno alla tua stanza!". Dovetti passare, come in una sfilata umiliante, davanti a tutti i miei compagni di scuola in quelle condizioni e loro ridevano e mi prendevano in giro ma a testa bassa dovetti proseguire fino alla mia stanza. Poi Axel mi lasciò li con Chiara che continuava a non voler parlare con me, finchè io non ruppi il silenzio: "Perchè ce l'hai con me?" e lei: "Non ce l'ho con te ma non potevo permettermi di prendere le tue difese od altro altrimenti avrei potuto peggiorare la tua situazione o peggio, avrebbero punito anche me... oddio,... a me non dispiace, ma preferisco fare cose più "pesanti" per essere punita direttamente dal preside... sai..." continuò a bassa voce "lui ha tanti bei giochini ed ha un cazzo veramente grande. I nostri padroni sono dilettanti al suo confronto! Quando mi capita di essere punita da lui, godo come non ho mai goduto con nessuno, credimi... ooooooh ma te ne accorgerai anche tu prima o poi...". Io la guardai e le dissi: "Beh ma per evitare queste punizioni così umilianti, forse non è meglio che io sappia per intero cosa non si può o non si deve fare??" e lei incalzò: "Eh no... non si può... le regole qui sono severe ma nessuno di noi ragazze le sa tutte... sa solo quelle che ha infranto. I padroni invece si che sono fortunati: loro le sanno, infatti di solito sono loro che ci mettono nella condizione di fare qualcosa che violi il regolamento per poi farci punire. Lo so che ieri prima che tu ti masturbassi, è venuto qui Axel e ti ha toccata lasciandoti poi in balia dell'eccitazione ma, credimi, è stato fatto volutamente. Lui voleva che tu ti masturbassi per via che poi ti punissero!".
Rimasi allibita ma non dissi niente. Dentro di me pensavo solamente il perchè di questo suo gesto: "dice di essere innamorato di me e poi fa apposta a mettermi in queste situazioni... ma perchè?" e poi... per quanto tempo avrei dovuto tenere quelle cose su. Era piacevole ma scomodissimo, ero eccitata ventiquattr'ore al giorno e, in certe situazioni, era pure molto imbarazzante. Per non parlare delle volte che dovevo chiedere a Chiara di togliermi il vibratore per fare pipì. Passavano i giorni e continuavo a vivere con queste cose addosso: durante le lezioni, nella sala mensa, in biblioteca... insomma dappertutto e tutti che continuavano a deridermi quando mi vedevano. La cosa era oltremodo umiliante. Passata una settimana, alla fine della lezione, fui portata da Axel nell'ufficio del preside e finalmente potei togliermi tutte quelle cose. Arrivata all'ufficio del preside, mi sedetti su di una sedia ed aspettai un po' prima che arrivasse il preside. Visto che Chiara mi aveva parlato delle enormi doti dell'uomo, non potè non cadermi l'occhio sul suo pacco ed effettivamente sembrava più rigonfio degli altri visti per la scuola. Lui quindi si sedette alla sua scrivania e scrisse delle cose su un quadernetto, poi mi intimò di distendermi sul lettino che c'era dietro il paravento. Lo feci, solo che il lettino in realtà era una cavalchina di quelle che si usano dal ginecologo, ma non obbiettai e mi posizionai. Poi arrivò lui e mi sfilò il vibratore da dentro la figa. Era larga, aperta e bagnata. Il clitoride, ancora sotto la pressione della forcina, pulsava. Il preside si leccò l'indice e poi lo passò più volte sul mio clitoride arrossato. Lo passò più volte, infine mi schiaffeggiò. Sfilò la forcina e schiaffeggiò ancora. Non potei fare a meno di gridare. "Zitta puttana... nessuno ti ha dato il permesso di gridare!" mi urlò contro lui. Ai colpi successivi quindi dovetti cercare di trattenermi.
Poi prese la catenella dei due morsetti e la tirò a se. I capezzoli mi facevano male e con uno strappo secco, mi tolse anche quelli. Si leccò nuovamente il dito e lo passò più volte su entrambi i capezzoli e poi mi schiaffeggiò le tette fino a farmele diventare rosse. Speravo che questa cosa finisse al più presto, ma lui tirò fuori da dietro un altro paravento, un attrezzo strano: era come un lungo palo con un cazzo di gomma in cima, il tutto attaccato ad una scatola in metallo. Non sapevo veramente che cosa fosse, ma non mi si preannunciava niente di buono. Attaccò la spina e mi avvicinò quel cazzo di gomma alla mia figa fino ad infilarcelo per metà, poi accese la macchina e questo cazzo cominciò a fare su e giù dentro di me. Per un paio di minuti questa macchina andava piano, poi lui aumentò la velocità... sempre di più, sempre di più... non riuscivo più a trattenermi e mi lasciai sfuggire un ansimo di godimento. Lui mi sentì: tirò fuori un gatto a nove code (lo conoscevo perchè l'avevo visto in qualche film!) e mi frustò più volte sul seno, a ritmo di TI HO DETTO DI STARE ZITTA. Non ce la potevo fare, l'eccitazione era troppa e, tra l'altro, stavo pure per venire in un orgasmo terribile e lui, vedendo la mia espressione sul viso, lo capì. Fermò la macchina, estrasse il cazzo di gomma da me, si slacciò i pantaloni, tirò fuori il suo cazzo enorme e lo infilò dentro di me. Si muoveva piano, come se non volesse farmi godere. Poi d'improvviso, come una furia, cominciò a sbattermi forte, con violenza, i suoi colpi secchi mi facevano sentire il suo uccello sbattere sul mio ventre. Riprese anche a frustarmi col gatto a nove code. "Godi, godi!" mi diceva "Fai la puttana per me..." ed io ansimai, gridai, mi bagnai veramente come non avevo mai fatto prima. Lui mi guardava negli occhi e più io gridavo e più lui spingeva forte. Poi mi frustava, mi sputava addosso... ad un certo punto si fermò di colpo. "Non ci siamo... ti ho detto di fare la puttana per me... e quindi tu devi farlo... altrimenti, dopo che ti ho sborrata, ti piscio pure sopra!!" e poi riprese a sbattermi. Ecco... se c'era una cosa che mi faceva schifo era proprio quella quindi non mi restava che fare come mi era stato detto: cominciai a dirgli frasi del tipo "Sbattimi, sono la tua troia!", o "Voglio tutto il tuo cazzo!", ancora "Fammi quello che vuoi che sono tua!"... tutte queste cose lo eccitavano oltremodo e sentivo il suo cazzo gonfiarsi ancora di più. Continuai e lui mi sbatteva il suo cazzo dentro di me e continuava a frustarmi, ma in fondo a me piaceva. Chiara aveva ragione: il preside aveva proprio un gran cazzone e lo sapeva usare. "Troia, brutta lurida troia!" mi ripeteva "giurami che non ti masturberai mai più!"... ed io dissi: "Glielo giuro, glielo giuro!!" allora mi sbattè ancora un po' a colpi di TROIA, TROIA, TROIA e poi venimmo entrambi avvolti da un orgasmo. Poco dopo lui uscì ma io non sapevo che cosa fare: se ricompormi o no... aspettavo che fosse lui a dirmi qualcosa e non dovetti aspettare molto che lui mi disse: "Bene, rivestiti... puoi andare!!" e così mi allontanai dal suo ufficio molto soddisfatta.

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2016-03-22
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