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VENTO



Eleonora Scapin, ventitreenne matricola della facoltà di lettere e filosofia di Trieste, si sta dirigendo verso la sede universitaria di via Arrigo Boito per la prima lezione del corso semestrale di filologia romanza di cui è titolare il professor Montibeller, ma tenuto, come lei ben sa, da Francesco Wiatri giovane e brillante assistente.
La ragazza è quello che a Trieste si definisce “una tosa coi fiocchi” per la prorompente carica di femminilità che emana la sua bellezza che ha già fatto perdere la testa a più d’uno e che l’ha costretta a lasciare i primi impieghi provvisori, subito dopo la maturità, in quanto soggetta alle indecenti “attenzioni” dei suoi datori di lavori che le richiedevano prestazioni tutt’altro che professionali.
Dopo qualche anno di ricerca di una sistemazione definitiva Eleonora si è iscritta all’università per la ricerca di uno sbocco professionale ed anche affascinata da Francesco, giovane docente che ha partecipato ai cicli di presentazione che le varie facoltà hanno organizzato negli ultimi anni presso i vari licei della città e per il quale ha un po’ perso la testa senza però che vi sia mai stato fra loro alcun contatto personale.
In aula Eleonora si sistema nella prima fila della gradinata dei posti ad anfiteatro verso la cattedra per “…poter seguire meglio la lezione…” si dice mentalmente, mentendo spudoratamente a sé stessa; in realtà persino durante questa prima seduta di corso dove il professor Wiatri presenta la sua materia e gli argomenti che intenderà affrontare nel proseguo del semestre, ha qualche difficoltà di concentrazione; deve infatti a volte sforzarsi per seguire il filo logico del discorso troppo presa ad esaminare il suo docente, a lasciarsi trasportare dal suono melodioso della sua profonda pacata voce che le infonde tranquillità; ad ammirare il caratteristico muoversi di Wiatri durante l’infervorarsi nelle sue spiegazioni; a cercare di nascondere l’emozione che sente esploderle dentro quando, nel corso della lezione, Francesco sembra rivolgersi direttamente a lei avvicinandosi e guardandola negli occhi; il turbinio dei suoi pensieri è continuo (…cosa ha appena detto della letteratura del rinascimento italiano?…oddio che occhi azzurri che ha…si sposano perfettamente con i suoi capelli nerissimi…guarda che parlava del Bembo, vuoi stare attenta!!!…sembra il viso di un dio greco…Eleonoraaaa segui quello che sta dicendo!!! o farai la figura della cretina durante il corso).
Quando Francesco, al termine dell’ora, conclude i suoi discorsi e comunica gli orari per le prossime lezione la ragazza resta quasi sorpresa (..ma come è già passata un’ora?…mi sembra di essere appena entrata in aula…aspetta che mi scrivo gli orari che ha detto…gli argomenti sono proprio interessanti, voglio seguirlo bene questo corso…Eleonora! …non fare l’oca! la materia sarà anche bella, ma quello che ti intriga di più non è certo la filologia romanza?!).
La giovane, nel corso dell’anno accademico, si impegna notevolmente su tutte le materie, l’intelligenza, la caparbietà nello studio e la volontà di emergere (anche per farsi notare) infatti non le mancano, ed i risultati non tardano a venire.
Dove però dà il meglio di sé è ovviamente nella filologia romanza dove segue le lezioni con una applicazione fuori dal comune; è sempre in prima fila in aula, al solito posto, occupato nel primo giorno, vicino alla cattedra; quando Wiatri entra in aula, anche le poche volte che è in anticipo, lei è sempre già seduta ad aspettarlo ed a salutarlo con un sorriso, che si sforza di rendere il più anonimo possibile per non lasciar trapelare il batticuore che sempre l’assale quando lui entra; durante tutta la lezione è attentissima e sembra quasi pendere dalle labbra di Francesco; è sempre fra i più attivi a rivolgere domande ed a sollecitare le discussioni sui vari argomenti; più volte si trattiene con il docente dopo il termine dell’ora per approfondire brevemente qualche particolare aspetto delle questioni discusse.
Insomma a Wiatri, anche se non l’avesse notata per la sua esplicita femminile fisicità (…e si dubita fortemente che ciò non sia accaduto in quanto a qualsiasi giovane maschio normalmente dotato non può sfuggire anche un solo sguardo degli splendidi occhi nocciola di Eleonora, o il suo graziosissimo modo di scuotere il capo per ravvivarsi i castani capelli tenuti sempre un po’, ma assai attentamente, spettinati, o il suo muoversi sempre un po’ impacciata, a causa della sua timida riservatezza, che però mette ancora di più in risalto la sensualità di un giovane corpo riempito in maniera encomiabile nei punti dove gli sguardi maschili più si soffermano e sostenuto da un paio di gambe di una bellezza da urlo) non è certo passata inosservata quell’allieva sempre presente in prima fila, sempre in anticipo sull’orario di inizio, sempre intelligentemente partecipe e che sembra lo guardi adorante (…no questo deve essere effetto della mia egocentricità,… perché poi è un gran bel pezzo di …) spesso Francesco si trova a pensare durante le lezioni (…”Eleonora” mi ha detto che si chiama l’altra volta… devo vedere se ha bisogno di qualche particolare approfondimento su un qualsiasi argomento…non fare lo stupido, hai appena iniziato ad insegnare non vorrai mica renderti ridicolo nel classico rapporto “…vecchio bavoso insegnante e ventenne allieva carina…” beh vecchio?…non sei proprio da buttare e poi lei è veramente notevole…dai smettila guarda che ti sta osservando cerca di proseguire il discorso con qualcosa di interessante …così la coinvolgi ancora di più…non si sa mai…).
La situazione si protrae per quasi tutto il semestre con Eleonora che per carattere e per condizione femminile è impedita ad assumere decise iniziative di approccio più personale e Francesco che si dibatte nel dubbio di muoversi, con delle avance dirette, per portare il loro rapporto ad un maggior approfondimento e su di un piano più intimistico.
Eleonora, parlando con altre studentesse ha saputo che nell’ambiente universitario operano delle associazioni goliardiche, un po’ misteriose ed esoteriche persino nei nomi: “le bore triestine”, “il circolo degli audaci”, “i massoni di via nazionale”, “i giovani del lungomare” ai quali è affiliato qualche giovane docente.
Dopo delle discrete indagini è venuta a conoscenza da Carlo, un suo compagno di corso che fa parte del “circolo degli audaci”, che il professor Wiatri sembra voglia iscriversi a tale circolo e chiede quindi al compagno se può essere introdotta nell’associazione, senza ovviamente rivelargli la vera motivazione che la spinge ad associarsi.
Qualche giorno dopo Carlo, con fare misterioso, le comunica che per iscriversi bisogna avere un colloquio/esame con il comitato centrale del circolo che avviene sempre, per motivi di segretezza, in ore notturne, per lei ha già comunque avanzato la richiesta di ammissione e le è stato fissato l’incontro fra qualche giorno, le dà quindi appuntamento alle undici di sera sul retro della torre universitaria (avveniristica ed alta struttura della facoltà che domina la skyline di Trieste).

Eleonora raggiunge puntuale l’appuntamento e viene fatta introdurre furtivamente, attraverso una porticina secondaria, all’interno dell’edificio dove Carlo le comunica che il rito di accettazione nel circolo prevede un particolare rituale, le assicura comunque che non le sarà fatto alcun male, ma per ragioni di segretezza la benda, le lega i polsi dietro la schiena e prendendola delicatamente per un braccio la conduce verso il luogo della cerimonia di iniziazione.
Il percorso, per impedirle di rendersi esattamente conto dove si trova, è lungo e tortuoso: molte scale vengono fatte sia in salita che in discesa come pure diverse volte sale e scende da un ascensore.
Quando Carlo le fa attraversare una porta si rende conto, dalla lieve brezza che la investe e le scompiglia i capelli, di essere all’aperto; e mentre il suo accompagnatore le leva la benda e le sussurra “eccoci arrivati!” constata di essere sul terrazzo dell’ultimo piano della torre universitaria.
Davanti ha, disposti a semicerchio di cui lei occupa l’esatto centro, i tredici componenti il comitato del “circolo degli audaci”, dodici studenti maschi degli ultimi anni con, nella posizione centrale proprio di fronte a lei, Francesco Wiatri, tutti ricoperti di un lungo mantello che giungendo fin quasi ai piedi copre interamente le loro figure lasciando libere solo le loro teste.
Pur essendo nel pieno della notte la luna piena illumina quasi a giorno il terrazzo che è sopraelevato rispetto a tutti gli altri edifici della città e dal quale si scorge solo il mare in lontananza.
La posizione in cui si trova, con i polsi ancora legati sulla schiena, l’abbigliamento degli uomini che ha davanti, i loro gelidi sguardi che la stanno esaminando, la spettrale luce che illumina la scena ed il caldo vento che continua incessante le danno un brivido di inquietudine.
L’individuo a fianco di Francesco, che è chiaramente il capo del gruppo, in una posizione di cerimoniere le si rivolge chiedendogli:
Eleonora Scapin vuoi entrare a far parte del “Circolo degli audaci” qui rappresentato da questo onorevole comitato?
Si! Lo voglio!
Accetti di sottoporti incondizionatamente all’esame di ammissione ed alla prova della tua capacità di assimilarne lo spirito profondo?
Si! Lo voglio!
Mentre la brezza marina continua incessante ad avvolgerla e maliziosamente a volte le fa sollevare la gonna mettendo in mostra le sue affusolate gambe sente salire un po’ il suo imbarazzo per la situazione che la pone al centro dell’attenzione dei presenti senza sapere esattamente in cosa consistano le prove a cui si è appena accennato. Sente quindi il cerimoniere rivolgersi a Francesco.
Gran maestro la richiedente ha manifestato la volontà di accettare le prove di ammissione!
Che sia mostrata quindi al Comitato (ordina perentoriamente Francesco);
Eleonora, con una certa apprensione, vede avvicinarsi alle sue spalle Carlo ed un altro ragazzo, comparsi improvvisamente dietro di lei, con in mano due esotici pugnali dalle lunghe ed affilatissime lame.
Con sgomento vede le lame avvicinarsi ai sistema di chiusura della sua gonna, muoversi rapidamente aprirla e farla cadere ai suoi piedi; entrare poi entrambe in due diversi punti delle aperture fra i bottoni della sua camicetta lacerarla completamente e strappargliela di dosso.
Con un forte batticuore si rende conto che sotto gli occhi dei tredici uomini, all’intensa luce della luna piena e nel soffio caldo ed inquietante del vento, hanno intenzione di spogliarla.
Alza gli occhi ed incrocia lo sguardo di Francesco che, come tutti gli altri componenti del Comitato, sta osservando le sue dolci forme venire allo scoperto; si rende così conto del vero significato dell’ordine “…sia mostrata…” precedentemente impartito ed un senso di sgomento con brivido di voluttà esibizionistica la percorre.
Le lame, nel frattempo, sono salite a tagliare le fini spalline che sostengono la leggera e corta sottoveste e quindi scendono a lacerare il sottile delicato indumento i cui pezzi vengono subito allontanati dalla continua brezza marina che la lascia in reggiseno e mutandine e le accarezza la pelle ormai esposta per vaste zone del sinuoso magnifico suo corpo.
Avverte ormai quasi fisicamente l’ammirazione degli sguardi maschili su di lei ed il disagio e la vergogna di essere impudicamente osservata vengono lentamente sommersi dal piacere tutto femminile di sentirsi desiderata.
Una lama di coltello le si infila poi fra la schiena e l’attaccatura del reggiseno mettendolo in forte tensione, ma essendo ritorta con la parte non tagliente sulla stoffa produce solo l’effetto di comprimere la parte anteriore dell’indumento sulle suo morbide poppe e farle inarcare leggermente la schiena facendo ergere al vento e mettendolo ancor più in mostra al semicerchio del Comitato il petto su cui ormai sono posati tutti gli sguardi ipnoticamente in attesa degli eventi.
Sente poi, mentre il primo coltello le mantiene nella tensione descritta, la seconda lama tagliare le due spalline infilarsi nel solco fra i seni, appoggiarsi fra le congiunzione delle due coppe e con uno scatto della parte affilata reciderne la sottile striscia di congiunzione. Per effetto della tensione cui l’indumento era sottoposto le due coppe si aprono repentinamente scivolando all’indietro e i due magnifici seni, completamente denudati, si slanciano nel vento ad esibirsi spudoratamente.
Gli occhi maschili le sembrano mani protese nel tentativo di cogliere ed afferrare le nude e sode rotondità sfacciatamente esposte a gridare la loro solidità e bellezza.
Le due fredde lame le si appoggiano poi sotto la curvatura delle poppe, provocandole dei brividi di piacere, e le innalzano ulteriormente affinché possano essere esibite, ammirate, guardate, esplorate, indagate, perlustrate, rovistate, frugate e scrutate al meglio dagli astanti, scivolano poi verso i capezzoli ed iniziano ad accarezzarli in un voluttuoso gioco che li fa ergere turgidi al vento marino che continua ad accarezzarli.
Coperta ormai solo da un minuscolo slip, travolta da un inaspettato spirito esibizionistico, fremente per la dolce sensazione del venticello dell’Adriatico che la avvolge e dal constatare come gli sguardi maschili, ormai non più tanto gelidi, concupiscano le sue dolci rotondità esposte all’intensa luce lunare sente che le fredde lame dei coltelli, strusciandosi sul suo ventre e poi sui fianchi ed accentuando i brividi che la percorrono, stanno scendendo verso il basso.
Con un groviglio di sentimenti che le fanno palpitare il cuore per il timore di quello che sta per succedere ed il piacere nel vedere l’ansia dell’attesa negli occhi maschili che la stanno letteralmente divorando, intuisce quale sia il loro prossimo obiettivo, che se raggiunto, la denuderà integralmente esponendola in maniera totale davanti al gruppo di uomini del Comitato.
Come previsto infatti lentamente le punte delle due lame si incuneano sotto il bordo delle mutandine e lentamente lo abbassano fino alle cosce esponendo così al vento ed alla cupidigia visiva, che percepisce anche nei respiri dei ragazzi che si sono fatti leggermente affannosi, le sue vibranti natiche e il delizioso pube su cui vede puntati come dardi infuocati gli sguardi del suo estemporaneo pubblico; con simultaneo movimento lacerano poi, riducendolo in pezzi che la brezza marina si incarica di allontanare, l’ultimo suo indumento lasciandola completamente nuda, estasiante ed erotica visione, nella suggestiva e vivida luce della luna piena.
Mentre tutti gli occhi maschili sono ormai incollati alla sexy visione dello spettacolo del magnifico corpo completamente spogliato, esibito, ammirato, guardato, esplorato, indagato, perlustrato e rovistato, sente il vento di Trieste entrare e frugare sensualmente in ogni più piccolo anfratto e lungo ogni sinuosa curva della sua splendida nudità, facendola fremere di voluttà.
Mentre i manovratori dei due coltelli la spingono ad inginocchiarsi davanti il cerimoniere solennemente annuncia la seconda parte della prova:
completamente spogliata di ogni retaggio e mostrata come si conviene al Comitato Eleonora dimostri ora di saper far scaturire ed assimilare il profondo spirito del “Circolo degli audaci” per il tramite del Gran Maestro;
In posizione genuflessa, sempre con le mani legate dietro che le si appoggiano ora sui nudi glutei vede Francesco avvicinarsi fino quasi a sfiorala, aprire il mantello e mostrarsi anche lui completamente nudo con il membro gonfio ed eretto dalla vivida eccitazione che lo spettacolo appena gustato gli ha infuso.
Il glande dell’uomo è all’altezza esatta delle sue labbra e, con un lento e continuo movimento del bacino, viene continuamente spinto verso la bocca della ragazza che capisce così quale sia “…il profondo spirito…” che deve dimostrare di far scaturire ed assimilare.
Eleonora inizia a baciare ed a sollecitare, percorrendola con la lingua, la verga che le viene insistentemente e vibrantemente offerta; dischiude poi le labbra, apre la bocca e lascia che il membro di Francesco inizi a penetrare nella sua cavità orale continuando il dolce leccamento; sente l’organo vibrare dentro di sé e con un lento e sussultorio movimento del capo asseconda l’estasi dell’uomo facendoselo, alternativamente e con un ritmo in crescendo, quasi uscire e poi entrare profondamente nella bocca dando quasi l’impressione di volerselo inghiottire; l’azione continua per diversi istanti finché, in un momento in cui l’organo è completamente avvolto dalle sue labbra ed il glande è penetrato fin nel profondo della bocca, sente zampillare un denso e caldo liquido che le riempie la gola; le mani dell’uomo le serrano allora il capo e convulsamente le comprimono ulteriormente il viso contro il proprio pube impedendole di allontanarsi ed obbligandola ad inghiottire lo sperma che continua copiosamente a defluirle in gola.
Eleonora inizia ad avere difficoltà respiratorie e con una folle paura che comincia a pervaderla, continuando strenuamente ad inghiottire nel vano tentativo di poter assimilare anche dell’aria, inizia a dibattersi disperatamente finché, in preda ormai al più agghiacciante terrore…
…spalanca la bocca in un grido, inspira a pieni polmoni il vento innalzando il capo e balzando seduta sul letto rendendosi conto, in un bagno di sudore ed in preda ancora allo spavento, di essere fra le morbide coperte della sua stanza in piena notte con il consueto venticello di Trieste che le accarezza il viso e le scompiglia delicatamente la chioma:
oddio che sogno! (asciugandosi con il palmo della mano il sudore dalla fronte) che razza di pensieri mi si nascondo dentro la testa?

Il mattino Eleonora, ancora un po’ sconvolta dall’incubo notturno, decide di prendersi una giornata di libertà (…tanto la il corso del professor Wiatri e dopodomani…) programmando una passeggiata, lungo il mare vicino a casa, per rilassarsi.
Si veste ed esce quindi incamminandosi e lasciandosi accarezzare dall’immancabile brezza che a volte viene dal mare e a volte scende impetuosa dai declivi della vicina costa dalmata.
Improvvisamente il cuore le balza in gola sentendo la ben conosciuta profonda pacata voce del professor Wiatri chiamarla:
Signorina Scapin!
Si gira e se lo trova davanti sorridente. (erano diversi giorni che nelle ore libere Francesco, dopo essersi interessato su dove abitasse la sua allieva preferita, aveva preso l’abitudine di andare a gironzolare in quella zona della città per “…riflettere e cominciare ad abbozzare i progetti per le mie prossime ricerche filologiche…”, almeno così diceva a sé stesso, in realtà per facilitare l’occasione di un incontro “casuale” con la ragazza)
come mai a zonzo, non studia oggi?
ma,… questa notte ho dormito male e non sono stata tanto bene (arrossendo leggermente) così ho preferito rilassarmi con una passeggiata lungo il mare (deve controllare il tremore di voce per non rivelare l’emozione che prova nel passeggiargli a fianco fuori dall’ambiente universitario); come mai si è ricordato il mio cognome professore? (con una punta di civetteria un po’ inusuale per lei);
ma, le dirò che dopo quasi sei mesi di corso mi darei del rincoglionito (usando un termine un po’ spregiudicato per apparire giovanile) se non sapessi qualche cosa di una delle mia allieve più affascinanti (al diavolo il rischio del “…vecchio professore con la giovane allieva…”) e sempre più carina con quella sua pettinatura sempre scarmigliata che la rende ancor più bella;
beh..(quasi balbettando dall’emozione) mio padre è un vecchio pescatore ed io da bambina lo seguivo spesso al largo con il suo peschereccio, per cui mi è rimasto il piacere di abbandonarmi al vento e spesso, quando se ne presenta l’occasione, come oggi, di una bella giornata di brezza mi faccio delle lunghe passeggiate; i capelli quindi non posso tenermeli molto curati; ma sono contenta che le piacciano (un po’ stupita del suo ardimento nel manifestargli il piacere per i complimenti ricevuti);
ah si? le piace il vento?
moltissimo!
allora…cioè…senti, possiamo darci del tu, altrimenti mi sento un po’ troppo vecchio?
beh…(…oddio mi sento mancare…) se non le dispiace,…cioè se non Ti dispiace…a me va benissimo…(stai calma non ti allargare…),
ti vedo, anche alle lezioni, sempre un po’ chiusa, non ti ho mai vista in facoltà fuori dai canonici orari dei corsi; anche oggi per incontrarti son dovuto venire in questa periferia un po’ fuori mano; hai mai pensato di iscriverti in qualche circolo studentesco per socializzare maggiormente?
no! no! no!….(concitatamente e avvampando sulle guance mentre Francesco la guarda un po’ attonito) …voglio dire…non che non cerchi la compagnia, ma preferisco, per integrami nell’ambiente universitario frequentare soprattutto i professori (…sei cretina! che cosa gli stai dicendo…tanto vale che informarlo che sei “persa” per lui…);
ah bè egoisticamente non posso che rallegrami della tua decisione (strizzandole l’occhio maliziosamente); guarda laggiù sul mare non sono dei pescherecci come quello di tuo padre? (indicando l’orizzonte oltre il muretto che gli separa dalla spiaggia);
dove? non riesco a vedere (riparandosi con il palmo della mano gli occhi dal sole e scrutando lontano nel vento);
Francesco allora la prende delicatamente per la vita e la issa sul muretto accingendosi poi a salirvi lui stesso.
Mentre Eleonora sul muretto sta scrutando la linea dell’orizzonte un refolo di vento più forte e spregiudicato del solito le alza completamente la leggera gonna mettendo in piena luce, fino alle mutandine, le splendide gambe della ragazza, che imbarazzata cerca subito di domare la stoffa svolazzante.
oddio scusami, non mi ero accorta di questo stupido vento;
guarda che non devi scusarti di nulla, anzi! hai delle gambe bellissime e guardarle è solo una gioia per gli occhi;
beh.. volevo dire…(arrossendo imbarazzata, ma compiaciuta per il complimento rivoltole);
Superano poi entrambi il breve tratto che separa la strada dalla spiaggia e, messisi a piedi nudi per assaporare il languido contatto con la sabbia, riprendono l’osservazione del mare per cercare di individuare i pescherecci al largo.
Iniziano poi una lunga passeggiata sul bagna/asciuga tenendosi teneramente per mano, Francesco l’aveva infatti sostenuta per un braccio in un momento d’inciampo e poi facendo scivolare la mano lungo l’avambraccio le aveva catturato le dita intrecciandole dolcemente con le sue mentre lei si era felicemente lasciare rapire.
Continuando a discorrere e discutere di tutto fuorché di filologia romanza Francesco continua a guardare estasiato il sorriso che continuamente Eleonora gli regala osservandolo mentre le parla ed ad ammirare gli occhi di lei continuamente coperti e scoperti dai capelli che la brezza marina continua a scompigliare esaltando la regolarità dei tratti del volto della giovane.
Finché si decide ad attirala dolcemente a sé e mentre si inebria del contatto dei morbidi seni sul petto e delle tenere curve della ragazza sul resto del suo corpo, la bacia iniziando timidamente per poi, sentendo che lei non oppone alcuna resistenza ed anzi si abbandona contraccambiando, proseguire appassionatamente in un unione che toglie il fiato ad entrambi.
Giunge così il momento in cui ciascuno rivela poi all’altro come è nata la reciproca attrazione con una dovizia di particolari ed inebriandosi un con l’altra di tali confidenze da accorgersi a malapena che ormai è arrivata, senza quasi che se ne rendessero conto, l’ora di pranzo.
Inutile dire che Francesco se la porta in uno di questi caratteristici ristorantini delle città di mare, nascosti e ben protetti conosciuti solo dagli indigenti e dove si mangia deliziosamente ogni sorta di pesce.
Mentre il feeling fra loro continua a crescere in maniera esponenziale neppure nel pomeriggio, sfruttando anche l’occasione per discutere ed approfondire (sarà stato poi vero?!?) qualche aspetto controverso degli argomenti trattati lungo il suo corso semestrale, il professor Wiatri lascia che la sua splendida allieva si liberi dalla sua compagnia e d’altro canto Eleonora ben si guarda da contrastarlo ed anzi facilita, se possibile, il suo “rapimento”.
Tant’è che a cena i due si infilano a cenare in una pizzeria sulla collina della città, vicino all’abitazione di Francesco.
Dopo la pizza, che Eleonora dato che lui le ha offerto il pranzo, esige di pagare ad entrambi, si ritrovano a passeggiare nei pressi dell’appartamento di Francesco ed è quasi conseguenziale l’invito a salire
Hai voglia di un caffè per digerire tutte le mie chiacchiere? (con il timore di essere un po’ troppo ardito precorrendo i tempi);
Eleonora ha un attimo di esitazione (guarda che un uomo ti sta invitando…di sera!…a salire da sola nel suo appartamento…non ti ha detto niente tua madre…? si hai ragione!…ma cosa può farmi di male con quegli occhi?…poi è così dolce che può farmi solo del bene!):
vada per un caffè! …ma poi mi riaccompagni a casa presto che oggi non ho studiato neppure un minuto, e fra un po’ devo dare l’esame di filologia romanza e ci tengo particolarmente a fare bella figura con il professore;
Salgono; Francesco prepara il caffè e se lo gustano chiacchierando allegramente in cucina poi Francesco la invita, prima di riaccompagnarla a casa, a dare un’occhiata alla vista della città dalla collina e le apre la porta e la fa uscire sull’ampio terrazzo da cui si vede un mare di tetti ed oltre la linea del porto, il vero mare da cui giunge una piacevolissimo venticello serale.
Mentre lui si siede sulla robusta ed ampia sdraio in legno ricoperta da un soffice rivestimento di cuscini in gommapiuma Eleonora si affaccia al parapetto per osservare il panorama sforzandosi gli occhi per fendere la relativa oscurità della notte; la brezza che sale dal mare la investe scompigliandole i capelli e lei vi si abbandona languidamente sapendo anche come l’effetto di “spettinatura” piaccia a Francesco.
Le nuvole nel cielo ad un tratto vengono velocemente spazzate via dal forte vento in quota liberando tutta l’intensa luce prodotta da una luna perfettamente piena, che illumina quasi a giorno la snella figura della ragazza appoggiata al parapetto e crea sul terrazzo una magica e romantica atmosfera
non ti dà fastidio tutto questo vento di Trieste? (le chiede Francesco posandole lo sguardo ammirato sulla sinuosa linea dei fianchi e sulle dolci rotondità dei glutei che la posizione di lei mette i risalto);
no! come ti ho già detto ci sono abituata (risponde lei quasi trasognata dalla carezza prodotta dall’aria sulla sua epidermide) anzi ti dirò che sentirmi immersa nel vento addirittura mi eccita un po’;
ah si? (risponde lui alzandosi, avvicinandosi a lei e cingendole il collo in un tenero abbraccio da dietro); lo sapevi che le origini della mia famiglia sono polacche? (continua lui passandole le braccia dal collo a sotto le ascelle e stringendola a sé in un abbraccio più audace, appena sotto la linea dei seni che le alza teneramente le dolci rotondità);
no! eh allora? perché dovrei saperlo? (chiede lei abbandonandosi alle effusioni e reclinando all’indietro il capo per appoggiare la sua guancia al viso dell’uomo);
“Wiatr” in polacco significa “vento” (le spiega lui iniziando e depositarle sul il collo una serie di appassionati baci che le provocano dei fremiti di piacere mentre le sue mani aprono il sistema di aggancio del vestito sulla schiena e ne abbassano la cerniera) ed io quindi potrei essere il “vento” che ti rapisce (mentre le mani delicatamente spingono la stoffa lungo le spalle e fanno cadere a terra l’abito);
Lasciandosi prendere dall’eccitazione che sente crescere dentro di lei Eleonora si rilassa e si lascia percorre dalle mani di lui che le stanno accarezzando la morbida curvatura dei fianchi, risalendo per il ventre, le stringono delicatamente i seni, ritornano in basso ad accarezzarle discretamente il sedere; mentre la bocca continua a tormentare, di baci e piccoli teneri morsi con le labbra, la nuca e le spalle sente che le sta afferrando il bordo inferiore della leggera canotta e la fa risalire facendola scorrere lentamente verso l’alto, sfilandogliela poi da sopra il capo. La voluttà la stai ormai completamente avvolgendo come i palmi di Francesco che continuano a percorrerle e a stringerle il corpo ormai coperto solo dalla biancheria intima.
Le continue carezze del vento e delle mani dell’uomo la stanno facendo fremere alla luce di una luna che continua a risplendere nel cielo non volendo più essere coperta quasi, incuriosita, volesse anche lei rimanere ad osservare quello che sta succedendo sul terrazzo.
Eleonora ruota su se stessa piroettando lentamente nelle braccia di Francesco e le due bocche si cercano avidamente unendosi poi in un prolungato amplesso mentre lei gli getta le braccia al collo stringendolo in un intenso abbraccio ed i polpastrelli di lui corrono dall’alto in basso lungo la spina dorsale dalla nuca all’inizio del solco fra i glutei e viceversa facendo tremare di spasmi voluttuari il corpo della ragazza.
Spinta ormai dal desiderio montante anche Eleonora inizia velocemente a spogliare Francesco slacciandogli e sfilandogli la camicia per denudargli il torace che inizia a baciargli bramosamente; gli sbottona poi i pantaloni facendoglieli scivolare ai piedi mentre lui con le mani nei capelli le arruffa e scompiglia teneramente la pettinatura.
Lascia poi che le slacci e le sfili il reggiseno denudandole i capezzoli ormai vibranti e glieli pinzi dolcemente fra gli indici ed i medi scuotendoli poi con il veloce movimento dei pollici, mandandola quasi in estasi erotica, mentre le comprime il bacino sulle pelvi facendole sentire il membro ormai pienamente eretto che spasmodicamente sta lottando con il bordo degli slip per uscire anche lui all’aria aperta. Le si inginocchia poi ai piedi introducendo dal basso le mani all’interno delle mutandine, lungo la congiunzione delle gambe alla zona pelvica, le afferra saldamente suoi fianchi e le abbassa esponendo ad un’incessante serie di baci il cespuglio dei peli pubici e le sfila quindi dai piedi denudandola completamente alla vivida luce lunare.
Si rialza lasciando che le mani di lei, mosse da un inopinato senso di pietà per la lotta del membro, finalizzata al godimento anche da parte sua delle carezze della brezza marina, si introducano nel suo slip inizino ad accarezzargli tutto l’organo e gli sfilino poi l’indumento liberando finalmente il prigioniero.
Eleonora si inginocchia poi ed inizia a baciare l’evaso mentre Francesco cerca di fermarla:
alzati non mi piace in questo modo, mi sembra di umiliarti;
no! lasciami fare! è una cosa mia… un giorno forse ti spiegherò…. ho piacere di farlo, non mi sento affatto umiliata se è una cosa che ti dà godimento;
Apre quindi la bocca, vi lascia penetrare il membro in quasi tutta la sua lunghezza e lo avvolge con la lingua facendo quasi perdere cognizione di sé a Francesco, che però prima di raggiungere l’acme fatale la risolleva con decisione e, mentre le loro bocche si uniscono nuovamente e le lingue si cercano saettanti, la solleva fra le braccia e la deposita dolcemente fra i morbidi cuscini della sdraio, le attanaglia i dolci fianchi; le labbra, dall’amplesso delle bocche, scendono a succhiare i capezzoli frementi; le gambe di Eleonora salgono a cingere i muscolosi fianchi e ad offrire ancor più intensamente il pube alla glande maschile che con vigoria non violenta la penetra sussultoriamente facendoli impazzire di piacere all’unisono mentre la luna, pudicamente, decide di nascondersi dietro alcune nuvole per non essere troppo indiscreta; il vento continua invece ad avvolgerli nella sua azione percorrendo impetuosamente le sinuosità dei loro corpi uniti.
scritto il
2010-10-27
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