Marito dormiglione e cornuto
di
Luisa
genere
tradimenti
Siamo una coppia, sposati da 12 anni, senza figli. 54anni Aldo ,mio marito, 46 io, Luisa, abitiamo in una città del nord-est, ove divertirsi costituisce l’obiettivo di tutti, dove lui ha sempre vissuto, fatto le scuole, diplomato ed infine impiegato in un ufficio statale, senza infamia e senza lode, dedito ai piaceri della tavola, grasso anche se non obeso, rifugge da qualunque attività fisica e specialmente dopo mangiato tende ad appisolarsi...
Dal punto di vista sessuale è quello che si definisce una frana, ad oggi scopiamo solo il sabato e senza grosso entusiasmo...detesta i preliminari e tutte quelle attività che classifica "cose da troia di casino".
Scopiamo solo nella posizione del missionario e se fosse per lui il mio culetto sarebbe vergine...
Io invece arrivai nella cittadina proveniente dallo stesso impiego statale in una grande città, da cui avevo concordato il trasferimento con il ministero a seguito di alcune storie di letto. Quando arrivai avevo 33 anni, quella che si definisce una ragazza bona, tette sode e molto sviluppate, bocca da troia, culo tondo, pieno, sporgente indietro, gran figa accuratamente depilata, ero sempre stata una sveltina e quando arrivai e conobbi Aldo, il mio nuovo capoufficio. Scapolo, solo, timido, terrorizzato dalle donne, sottomesso ai voleri di una vecchia madre che lo dominava.
Decisi che era venuto il momento di mettere la testa a posto. Dimenticai il mio burrascoso passato, sverginata nel culetto a 14 anni da mio fratello, sverginata in figa per un misero vestitino di cotone stampato da un venditore ambulante che faceva mercato nel mio paesino due volte alla settimana, fidanzatina di quasi tutti i miei compagni di scuola, anche più di uno alla volta, scopata dal professore che mi dava lezioni private...amante segreta di un importante onorevole della mia zona, sposato con figli, esempio di virtù e di morale che mi fece impiegare presso quell’ufficio.
Lì francamente esagerai, passi che avevo l’amico, passi che la davo con facilità, passi che il direttore mi inculava con vero piacere,ma quando fui sorpresa in archivio a far felici tre colleghi contemporaneamente, scattarono i provvedimenti...
Forse per rispetto al mio importane pigmalione mi proposero, il trasferimento nella città del nord-est.
Decisi di apparire, almeno apparire, una onesta signorina senza grilli in testa e che sognava solo di crearsi una buona famiglia. Per sopravvivere mi concedevo solo trasferte nella città di provenienza, fingevo di andare per star vicino a mia madre tutti i sabati. Lì in discoteca, con chiunque o anche più di uno, purché mi attizzassero...facevo sesso, sesso sfrenato, poi qualche volta dovevo comunque chiedere dei permessi per incontrare il vecchio onorevole, ormai acciaccato fisicamente, che mi diceva di sognare di morire come il conte di Cavour...
Dopo solo due mesi che lavoravo nel nuovo posto, dove mi vestivo e mi comportavo come una suora, Aldo perse la madre, io fui lesta a cogliere l’occasione e a riempire il vuoto e dopo neanche un anno ci sposammo in chiesa. Il periodo di fidanzamento era stato difficile, qualche bacetto, qualche carezza, secondo lui mi rispettava...
Io avevo ridotto le mie viste alla città una volta a mese, poi dovetti sospenderle, lui mi accompagnava ovunque, al ritorno dal discreto viaggio di nozze, tutto mi era chiaro, mi ero sistemata, avevo riacquistato una posizione ed una reputazione, ma avevo di fatto perso il piacere sessuale...
Il massimo di Aldo era scoparmi una, due volte, tre nei giorni festivi, senza leccarmi mai la figa, senza mai incularmi, senza mai farsi fare un pompino, gli extra erano al massimo succhiate ai capezzoli, sapevo già che lo avrei tradito, dovevo solo decidere come, con chi dove mettergli delle corna giganti...
Non serviva più andare a trovare mia madre in città, lui era sempre con me e quindi addio discoteca, stavo per impazzire, quando, molto timidamente, mi chiese se mi fossi dispiaciuta di invitare a casa nostra suo fratello Franco, che tornava dall’estero e che io ricordavo di aver visto solo una volta prima, al funerale della loro madre, poi al nostro matrimonio non era potuto venire.
Se ricordavo bene era un gran bel ragazzo, forte, libero. Acconsentii dicendogli che ero felice di farlo contento. Lui arrivò, si sarebbe fermato solo qualche giorno, terminati gli affari sarebbe tornato in Argentina. Dio come era bello, grosso, atletico. Il suo pacco era emozionante, sprizzava sana voglia di vivere da tutti pori. Aldo era in una vera e propria adorazione del fratellone più grande, ed io peggio di lui...
Andammo a pranzo fuori in una osteria di campagna dove mangiammo e bevemmo al meglio, sia Aldo che io in adorazione di Franco, dei suoi racconti, dei suoi audaci doppi sensi, dei suoi commenti. Ogni volta che sotto il tavolo i suoi piedi o le sue gambe toccavano le mie mi veniva voglia di chiedergli di sbattermi, lì, subito!
Quando nella foga del parlare le sue mani ci stringevano sicure le nostre sulla tavola sembravamo cadere in trance.
Finito di mangiare Aldo, come suo solito, si addormentò su una poltrona della saletta della televisione, ovviamente vuota, Franco mi prese per mano e mi invitò a fare un giro di ballo, lì, sul piano di terra battuta, sotto la pergola al suono di un vecchio jubox, accettai, mi strinse, le sue mani si impadronirono sicure del mio tondo culo schiacciandomi contro di lui, contro una erezione che credevo non avrei mai più avvertita, così forte, mi premeva sull'inguine.
Non ebbi neanche la forza di simulare una reazione, mi lasciai sciogliere fra le sue braccia, la sua bocca cercò imperiosa la mia. Mi baciò con tutta la lingua, poi mi trascinò dentro la vecchia stalla, dove per l’ombra faceva quasi freddo, mi fece appoggiare contro un tavolaccio, mi sollevò la gonna da dietro, spostò il filo del perizoma e, mentre le sue avide mani mi estraevano dalla camicetta le mie povere tette che quasi mi dolevano per la voglia, la sua gigantesca cappella si posizionò fra le grandi labbra della mia figa già aperta e fradicia.
Con un colpo solo mi sfondò! Mi penetrò fino al fondo dell’utero. Un cazzo che mi sembrò eccezionale per forza e dimensioni, mi scopò così bene che dovette chiudermi la bocca con la mano, per evitare che i miei gemiti di folle piacere attirassero l’attenzione di altra gente, che magari dormiva...
Era il mio primo tradimento, ma capii che non avrei più avuto la forza per fermarmi, mi fece godere a grappolo, poi, quando anche lui stava per esplodere, me lo tolse da dentro la pancia e, facendomi girare come una bambola, me lo dette da succhiare. Fare i pompini mi era sempre piaciuto, quello fu il più abbondante e saporito. Mi disse di rimettermi a posto e mi ordinò di darmi per malata dal giorno dopo, aveva capito subito che ero una donna caldissima, una troia, e che il buon Aldo era assolutamente nell’impossibilità di calmarmi, saremmo rimasti a casa soli, mi avrebbe fatto fare una fantastica cura ricostituente di cazzo alla faccia di quel povero frocietto cornuto di mio marito che tanto se non avesse avuto una così bella moglie da offrire al fratello, avrebbe pagato pegno con il suo culo, anche se ormai grasso e sfatto.
Tutto avvenne come da lui deciso, io chiesi tre giorni di malattia, furono tre giorni di sesso allo stato puro, Franco era insaziabile. Io avevo tanti arretrati, facemmo tutte le porcherie che il mio stronzo marito odiava e che Franco ed io adoravamo. Franco mi raccontò di come da ragazzini, lui forte e atletico, Aldo morbido e quasi femmineo, fosse venuto naturale che il maschio montasse la femmina, e per lunghi anni Aldo la notte nella loro cameretta in comune fosse stata la troietta rassegnata del fratello maggiore. Io gli confessai il mio passato, la mia sessualità esplosiva, come anch’io fossi stata violata da mio fratello, Franco mi confessò che in argentina aveva due mogli, una in città e una in campagna, che una non sapeva dell’altra e che inoltre era l’amante della moglie del presidente della famosa spa******, presidente che partecipava ai loro incontri e che terminava regolarmente sodomizzato mentre tentava di coprire la moglie.
Quando partì mi sembrò di morire, poi mi resi conto che se usando discrezione e prudenza una donna può farsi sbattere quando vuole, come vuole e da chi vuole, così il mio matrimonio poteva sopravvivere, felici...è una parola grossa, ma con i dovuti limiti, eravamo felici.
Voglio solo raccontarvi quanto sia facile cornificare un marito stronzo, una sera, dopo aver mangiato, mi presero certi pruriti e pretesi di andare al cinema, lui doveva ovviamente accompagnarmi, brontolò un po’, poi si decise ad accompagnarmi, temendo che se no a letto non lo avrei lasciato dormire con le mie caldane. Arrivati nel locale ci sistemammo in una fila verso il fondo, siamo un po’ miopi entrambi, lui si accomodò con le gambe verso l’esterno, io avevo dalla mia parte della fila vuota, lui quasi immediatamente si appisolò, come da abitudine, io ero intenta a guardare il film quando mi sentii toccare il piede, mi girai e vidi che i posti dopo di me erano stati occupati da tre ragazzoni giovani, forse studenti.
Il più vicino continuava a farmi piedino, mentre la sua mano si insinuava sempre più sui seni...il prurito che mi aveva spinto ad uscire di casa prese il sopravento...
Assicuratami che Aldo dormisse, spalancai le cosce e lasciai che la mano del mio giovane vicino si introducesse in figa e l’altra mi strizzasse i capezzoli, io con calma gli aprii la patta, gli accarezzai il cazzo che ne era uscito fuori, poi, dopo averne apprezzato favorevolmente dimensioni e durezza, sorridendo gli dissi che mio marito si era appisolato e che io avevo urgente bisogno del bagno, se per favore mi facevano passare senza che dovessi svegliare il mio dolce maritino...
Si alzarono premurosi e mi fecero scorta, tanto stavano per uscire, arrivati alla tenda che copriva l’ingresso alle toilette, mi presero da tutte le parti, mi spinsero dentro, chiusero la porta e poi presero a scoprimi figa, culo e tette. In un secondo, senza nessuno scambio di parole mi trovai tre rispettabilissimi cazzi contemporaneamente nei tre buchi. Pompando come assatanati mi riempirono di sborra, poi mi incitarono a tornare di corsa al mio posto dato che forse il prurito della corna che erano spuntate in testa a mio marito avrebbero potuto svegliarlo...
Se ne andarono, io mi rimisi a posto e tornai alla mia poltrona, Aldo dormiva ancora, anzi aveva preso a russare leggermente, lo svegliai e gli dissi che se voleva proprio dormire meglio che lo facesse nel nostro letto, si alzò, si scusò dicendomi che lo avevo fatto bere troppo e tornammo a casa tutti e due felici e contenti...
Dal punto di vista sessuale è quello che si definisce una frana, ad oggi scopiamo solo il sabato e senza grosso entusiasmo...detesta i preliminari e tutte quelle attività che classifica "cose da troia di casino".
Scopiamo solo nella posizione del missionario e se fosse per lui il mio culetto sarebbe vergine...
Io invece arrivai nella cittadina proveniente dallo stesso impiego statale in una grande città, da cui avevo concordato il trasferimento con il ministero a seguito di alcune storie di letto. Quando arrivai avevo 33 anni, quella che si definisce una ragazza bona, tette sode e molto sviluppate, bocca da troia, culo tondo, pieno, sporgente indietro, gran figa accuratamente depilata, ero sempre stata una sveltina e quando arrivai e conobbi Aldo, il mio nuovo capoufficio. Scapolo, solo, timido, terrorizzato dalle donne, sottomesso ai voleri di una vecchia madre che lo dominava.
Decisi che era venuto il momento di mettere la testa a posto. Dimenticai il mio burrascoso passato, sverginata nel culetto a 14 anni da mio fratello, sverginata in figa per un misero vestitino di cotone stampato da un venditore ambulante che faceva mercato nel mio paesino due volte alla settimana, fidanzatina di quasi tutti i miei compagni di scuola, anche più di uno alla volta, scopata dal professore che mi dava lezioni private...amante segreta di un importante onorevole della mia zona, sposato con figli, esempio di virtù e di morale che mi fece impiegare presso quell’ufficio.
Lì francamente esagerai, passi che avevo l’amico, passi che la davo con facilità, passi che il direttore mi inculava con vero piacere,ma quando fui sorpresa in archivio a far felici tre colleghi contemporaneamente, scattarono i provvedimenti...
Forse per rispetto al mio importane pigmalione mi proposero, il trasferimento nella città del nord-est.
Decisi di apparire, almeno apparire, una onesta signorina senza grilli in testa e che sognava solo di crearsi una buona famiglia. Per sopravvivere mi concedevo solo trasferte nella città di provenienza, fingevo di andare per star vicino a mia madre tutti i sabati. Lì in discoteca, con chiunque o anche più di uno, purché mi attizzassero...facevo sesso, sesso sfrenato, poi qualche volta dovevo comunque chiedere dei permessi per incontrare il vecchio onorevole, ormai acciaccato fisicamente, che mi diceva di sognare di morire come il conte di Cavour...
Dopo solo due mesi che lavoravo nel nuovo posto, dove mi vestivo e mi comportavo come una suora, Aldo perse la madre, io fui lesta a cogliere l’occasione e a riempire il vuoto e dopo neanche un anno ci sposammo in chiesa. Il periodo di fidanzamento era stato difficile, qualche bacetto, qualche carezza, secondo lui mi rispettava...
Io avevo ridotto le mie viste alla città una volta a mese, poi dovetti sospenderle, lui mi accompagnava ovunque, al ritorno dal discreto viaggio di nozze, tutto mi era chiaro, mi ero sistemata, avevo riacquistato una posizione ed una reputazione, ma avevo di fatto perso il piacere sessuale...
Il massimo di Aldo era scoparmi una, due volte, tre nei giorni festivi, senza leccarmi mai la figa, senza mai incularmi, senza mai farsi fare un pompino, gli extra erano al massimo succhiate ai capezzoli, sapevo già che lo avrei tradito, dovevo solo decidere come, con chi dove mettergli delle corna giganti...
Non serviva più andare a trovare mia madre in città, lui era sempre con me e quindi addio discoteca, stavo per impazzire, quando, molto timidamente, mi chiese se mi fossi dispiaciuta di invitare a casa nostra suo fratello Franco, che tornava dall’estero e che io ricordavo di aver visto solo una volta prima, al funerale della loro madre, poi al nostro matrimonio non era potuto venire.
Se ricordavo bene era un gran bel ragazzo, forte, libero. Acconsentii dicendogli che ero felice di farlo contento. Lui arrivò, si sarebbe fermato solo qualche giorno, terminati gli affari sarebbe tornato in Argentina. Dio come era bello, grosso, atletico. Il suo pacco era emozionante, sprizzava sana voglia di vivere da tutti pori. Aldo era in una vera e propria adorazione del fratellone più grande, ed io peggio di lui...
Andammo a pranzo fuori in una osteria di campagna dove mangiammo e bevemmo al meglio, sia Aldo che io in adorazione di Franco, dei suoi racconti, dei suoi audaci doppi sensi, dei suoi commenti. Ogni volta che sotto il tavolo i suoi piedi o le sue gambe toccavano le mie mi veniva voglia di chiedergli di sbattermi, lì, subito!
Quando nella foga del parlare le sue mani ci stringevano sicure le nostre sulla tavola sembravamo cadere in trance.
Finito di mangiare Aldo, come suo solito, si addormentò su una poltrona della saletta della televisione, ovviamente vuota, Franco mi prese per mano e mi invitò a fare un giro di ballo, lì, sul piano di terra battuta, sotto la pergola al suono di un vecchio jubox, accettai, mi strinse, le sue mani si impadronirono sicure del mio tondo culo schiacciandomi contro di lui, contro una erezione che credevo non avrei mai più avvertita, così forte, mi premeva sull'inguine.
Non ebbi neanche la forza di simulare una reazione, mi lasciai sciogliere fra le sue braccia, la sua bocca cercò imperiosa la mia. Mi baciò con tutta la lingua, poi mi trascinò dentro la vecchia stalla, dove per l’ombra faceva quasi freddo, mi fece appoggiare contro un tavolaccio, mi sollevò la gonna da dietro, spostò il filo del perizoma e, mentre le sue avide mani mi estraevano dalla camicetta le mie povere tette che quasi mi dolevano per la voglia, la sua gigantesca cappella si posizionò fra le grandi labbra della mia figa già aperta e fradicia.
Con un colpo solo mi sfondò! Mi penetrò fino al fondo dell’utero. Un cazzo che mi sembrò eccezionale per forza e dimensioni, mi scopò così bene che dovette chiudermi la bocca con la mano, per evitare che i miei gemiti di folle piacere attirassero l’attenzione di altra gente, che magari dormiva...
Era il mio primo tradimento, ma capii che non avrei più avuto la forza per fermarmi, mi fece godere a grappolo, poi, quando anche lui stava per esplodere, me lo tolse da dentro la pancia e, facendomi girare come una bambola, me lo dette da succhiare. Fare i pompini mi era sempre piaciuto, quello fu il più abbondante e saporito. Mi disse di rimettermi a posto e mi ordinò di darmi per malata dal giorno dopo, aveva capito subito che ero una donna caldissima, una troia, e che il buon Aldo era assolutamente nell’impossibilità di calmarmi, saremmo rimasti a casa soli, mi avrebbe fatto fare una fantastica cura ricostituente di cazzo alla faccia di quel povero frocietto cornuto di mio marito che tanto se non avesse avuto una così bella moglie da offrire al fratello, avrebbe pagato pegno con il suo culo, anche se ormai grasso e sfatto.
Tutto avvenne come da lui deciso, io chiesi tre giorni di malattia, furono tre giorni di sesso allo stato puro, Franco era insaziabile. Io avevo tanti arretrati, facemmo tutte le porcherie che il mio stronzo marito odiava e che Franco ed io adoravamo. Franco mi raccontò di come da ragazzini, lui forte e atletico, Aldo morbido e quasi femmineo, fosse venuto naturale che il maschio montasse la femmina, e per lunghi anni Aldo la notte nella loro cameretta in comune fosse stata la troietta rassegnata del fratello maggiore. Io gli confessai il mio passato, la mia sessualità esplosiva, come anch’io fossi stata violata da mio fratello, Franco mi confessò che in argentina aveva due mogli, una in città e una in campagna, che una non sapeva dell’altra e che inoltre era l’amante della moglie del presidente della famosa spa******, presidente che partecipava ai loro incontri e che terminava regolarmente sodomizzato mentre tentava di coprire la moglie.
Quando partì mi sembrò di morire, poi mi resi conto che se usando discrezione e prudenza una donna può farsi sbattere quando vuole, come vuole e da chi vuole, così il mio matrimonio poteva sopravvivere, felici...è una parola grossa, ma con i dovuti limiti, eravamo felici.
Voglio solo raccontarvi quanto sia facile cornificare un marito stronzo, una sera, dopo aver mangiato, mi presero certi pruriti e pretesi di andare al cinema, lui doveva ovviamente accompagnarmi, brontolò un po’, poi si decise ad accompagnarmi, temendo che se no a letto non lo avrei lasciato dormire con le mie caldane. Arrivati nel locale ci sistemammo in una fila verso il fondo, siamo un po’ miopi entrambi, lui si accomodò con le gambe verso l’esterno, io avevo dalla mia parte della fila vuota, lui quasi immediatamente si appisolò, come da abitudine, io ero intenta a guardare il film quando mi sentii toccare il piede, mi girai e vidi che i posti dopo di me erano stati occupati da tre ragazzoni giovani, forse studenti.
Il più vicino continuava a farmi piedino, mentre la sua mano si insinuava sempre più sui seni...il prurito che mi aveva spinto ad uscire di casa prese il sopravento...
Assicuratami che Aldo dormisse, spalancai le cosce e lasciai che la mano del mio giovane vicino si introducesse in figa e l’altra mi strizzasse i capezzoli, io con calma gli aprii la patta, gli accarezzai il cazzo che ne era uscito fuori, poi, dopo averne apprezzato favorevolmente dimensioni e durezza, sorridendo gli dissi che mio marito si era appisolato e che io avevo urgente bisogno del bagno, se per favore mi facevano passare senza che dovessi svegliare il mio dolce maritino...
Si alzarono premurosi e mi fecero scorta, tanto stavano per uscire, arrivati alla tenda che copriva l’ingresso alle toilette, mi presero da tutte le parti, mi spinsero dentro, chiusero la porta e poi presero a scoprimi figa, culo e tette. In un secondo, senza nessuno scambio di parole mi trovai tre rispettabilissimi cazzi contemporaneamente nei tre buchi. Pompando come assatanati mi riempirono di sborra, poi mi incitarono a tornare di corsa al mio posto dato che forse il prurito della corna che erano spuntate in testa a mio marito avrebbero potuto svegliarlo...
Se ne andarono, io mi rimisi a posto e tornai alla mia poltrona, Aldo dormiva ancora, anzi aveva preso a russare leggermente, lo svegliai e gli dissi che se voleva proprio dormire meglio che lo facesse nel nostro letto, si alzò, si scusò dicendomi che lo avevo fatto bere troppo e tornammo a casa tutti e due felici e contenti...
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