L’incredibile Zac (seconda parte) - La tortura del solletico
di
Cristian
genere
gay
Il mese successivo io (Cristian) e Zac andammo a trovare Paul in vacanza nella sua casa in montagna, e lì ci divertimmo molto.
Per rendere indimenticabile la nostra visita, organizzammo un’escursione improvvisata in un boschetto e una radura vicini, accampandoci con le tende. Io e Zac avevamo pensato di torturarlo con il solletico e farlo godere di un piacere indescrivibile.
Il mattino seguente, con due pezzi di corda, Zac legò i polsi di Paul (ancora addormentato) a due paletti da campeggio conficcati nel terreno. Svegliatosi, Paul si dimenava, ridendo per lo scherzo e desideroso di essere liberato.
Io afferrai altri due pali che erano lì vicino e li piantai vicino ai piedi di Paul. Poi mentre gli afferravo una caviglia, il ragazzo mi colpì con un calcio. Questo fece arrabbiare Zac ancora di più, che con ulteriore energia ebbe la meglio su quelle gambe che scalciavano come quelle di un mulo e le legò ai pali.
Aveva fatto una bella sudata, ma c’era riuscito. Il ragazzo era ormai completamente legato, a gambe divaricate e del tutto impotente. Paul si dimenò ancora un po', ma alla fine si rese conto che i suoi sforzi erano inutili.
Rimanemmo fermi per un po’, senza dire una parola, mentre riprendevamo fiato.
Fu Zac a parlare per primo.
“Ora andiamo a fare un giro. Quando torneremo, ti faremo qualcosa che non dimenticherai”.
Facemmo una passeggiata di dieci minuti, in cui maliziosamente pianificammo cosa avremmo fatto a Paul. Zac sorrise al pensiero di Paul legato senza null’altro indosso che i pantaloncini da ginnastica.
Al ritorno, Zac andò in bagno e io rimasi da solo con Paul, che supplicava "Lasciami andare ora, ok?”. Questo mi eccitava da morire, e iniziai la mia tortura erotica. “Paul, tu lo sai cosa penso. Penso che soffri il solletico. Soffri il solletico, non è vero?"
“Ma che cazzo dici? Lasciami andare. Slegami immediatamente.”
“Amico, non penso che tu sia nella posizione di dare ordini a me, non credi? Ti vedo pensieroso, nervoso. Avresti bisogno di scaricare la tensione. Perché non parliamo di quanto soffri il solletico. Dimmi, quanto lo soffri?”
“Dai, lasciami andare”. La sua voce aveva perso ogni tono di arroganza.
“Fammi riflettere un minuto. Quale potrebbe essere la tortura giusta per te?"
Sogghignai mentre guardavo il mio giovane prigioniero. Giaceva steso davanti a me, con gambe e braccia tese al punto giusto. L’addome s’infossava leggermente al di sotto della gabbia toracica, mentre le costole sporgevano delicatamente contro la pelle dei fianchi. A parte l’incavo delle ascelle, da cui sbucavano peli castano chiaro il resto del corpo era depilato. Mentre lo osservai, Paul iniziò a testare di nuovo i suoi legacci. Sapeva cosa stava per succedere, ma non voleva crederlo possibile.
"Sai Paul, a che tipo di tortura pensavo?"
"No. Perché non me lo dici e basta?"
"Oh, vuoi giocare a fare il duro? Perfetto, te lo dirò io. Penso che quella giusta per te sia la tortura del solletico. Ne hai mai sentito parlare?"
“Dai, non scherzare…”
“Ti stavo dicendo… Hai mai sentito parlare della tortura del solletico?”
“No”
“Bene, ti spiego come funziona. Prendi qualcuno che soffre molto il solletico e lo leghi proprio come sei tu ora, senza che si possa muovere di un centimetro. Dopo di che lo solletichi fino a farlo godere di piacere. Sembra divertente, vero?”
Paul si dimenò in un tentativo disperato di liberarsi dalla terribile minaccia.
Nessuno sapeva quanto soffrisse il solletico. Era il suo grande segreto!
“Cristian, lasciami andare, per favore”
“Senti quanta gentilezza tutto d'un tratto! Passiamo alla pratica: per prima cosa si tratta di trovare tutti i punti più vulnerabili della vittima. Perciò inizierò dai piedi. Muoverò le mie dita su e giù lungo le piante, le scorrerò delicatamente e poi arriverò alla pelle tra le dita, che è la più sensibile. Gratterò ovunque sotto i tuoi sensibili piedi. Oh, e poi passerò alla pancia! E le mie dita correranno impazzite su tutto il tuo addome, e poi con un dito ti farò un bel massaggio dentro l’ombelico. E poi ci sono quei tuoi muscoletti da punzecchiare uno per uno”. Mentre gli spiegavo cosa avrei fatto, vidi che Zac era in piedi dietro di me, che osservava silenziosamente la scena, toccandosi la vistosa erezione.
"No! Per favore, lasciami andare!” mi interruppe Paul.
Io ormai ce l’avevo duro, e continuai “Poi sarà il momento di scoprire ogni costola, i miei polpastrelli scivoleranno lungo tutta la gabbia toracica, fermandosi in ogni spazio, alla ricerca di quelli che più ti fanno impazzire. E tu urlerai e implorerai pietà. E io infilerò le dita tra le costole ancora di più, in profondità. E, dopo aver giocato con le costole, andrò a esplorare le ascelle!”
“Per favore, non farlo”
"Cosa hai detto? Che intendi? Non fare cosa?"
"Lo sai cosa! Quello che stai dicendo!"
Zac mi sorrideva eccitato.
"Stavo dicendo...Ah sì, le ascelle! Guarda quei piccoli cespugli di pelo! Amico, sono già sudati, ma quando ci arriverò, dopo aver solleticato ogni altra parte del tuo corpo, saranno sudati in una maniera mai vista. E per rimanere in tema di cose mai viste, ti assicuro che sarà un solletico mai visto. Inizierò a posizionare gli indici delle mie mani sopra le tue ascelle”
"No!"
"Certo che sì, e poi sentirai i polpastrelli che strusciano avanti e indietro tra i peli, toccandoli leggerissimamente. E poi le mie dita si abbasseranno ancora, lentamente, fino a fare contatto con quei piccoli triangoli di pelle liscia che stanno proprio sotto i peli. Lì inizierò a tracciare dei piccoli cerchiettini, e tu cercherai di frenare il riso ma sarà impossibile e implorerai pietà. Ma non ce ne sarà alcuna. Non durante la tortura del solletico."
Mi avvicinai al suo corpo, sollevai il palmo in modo che solo le dita facessero contatto e cominciai a muovere la mano sul torace di Paul. Paul emise una serie di risatine soffocate.
“Lo soffri davvero molto, non è vero?" E così dicendo feci scendere in campo anche l’altra mano, che iniziò a muoversi nella parte alta della gabbia toracica, iniziando a pungolargli con gli indici le costole
Paul rideva di gusto senza più riuscire a trattenersi, e mentre cercava di riprendere aria implorava pietà.
"Ahhhhahahhahahha!!!! No!! Ahahahha! No!!! Ha, ha, daaaaaaaiiii…”
Ma avevo appena cominciato. Affondai le dita tra le costole del ragazzo, tracciava cerchi attorno ogni costa, massaggiando e premendo la carne, su e giù, e poi ancora al contrario. Paul stava impazzendo, e rideva così forte da non avere nemmeno più fiato per supplicare.
Dopo un po’, rallentai e mi fermai.
Paul ansimava come se avesse appena concluso una maratona. Poi riuscì a dire: "Ok, per piacere basta. Basta solletico. Lo soffro davvero troppo. Per favore."
"Ehi amico, vedo che hai una bella erezione! Paul, come ti ho detto, questa è la tortura del solletico! Adesso passo il gioco a Zac".
"No! Per favore, basta solletico. Ti prego".
"Troppo tardi!".
Zac mise una mano al centro dell’addome di Paul, un unico dito dentro il suo ombelico. Lentamente Zac iniziò a muovere la punta del dito e immediatamente Paul eruppe in nuovi scrosci di risate.
Presto Zac uso tutte le dita. Dieci polpastrelli danzavano su tutta la sensibilissima pelle. Paul era fuori di sé. Si dimenava e urlava ma non poteva trovare scampo.
"Eh sì! Qui c'è proprio un ragazzino in trappola!" diceva Zac mentre gli solleticava i fianchi.
Poi passò alle cosce e di nuovo Paul strillò e urlò a Zac di fermarsi. “Fermo! Per favore! Ahahahahahahah! Ti prego! Basta solletico! Ahahahhahahah!".
“Sai una cosa? Credo che ti piaccia quando ti faccio il solletico." E mentre parlava, Zac si mise a cavalcioni sul povero Paul, con le ginocchia ai lati del suo bacino. Zac si chinò in avanti, guardò Paul dritto in faccia e disse: "Paul, dimmi quanto vorresti che ti solleticassi le ascelle."
"Oh no! Per favore non lì!"
“Supplicami”.
"Non farmi il solletico alle ascelle, per favore, ovunque ma non lì, per favore."
"Dillo!"
"Non farmi il solletico, non mi solleticare, non mi solleticare, ti prego, non mi solleticare!"
“Ma se a te piace! Ed è per questo che lo farò! " Zac appoggiò un indice in ciascuna delle ascelle di Paul, e delicatamente, lentamente cominciò a ruotarlo, punzecchiando e trapanando. E Paul scoppiò a ridere, ridendo di nuovo così forte da non riuscire più a implorare Zac di fermarsi.
Nel frattempo, io, da gran bastardo, strusciavo l’erezione di Paul da sopra i pantaloncini, finché non sentii la mano bagnata. Una macchia comparve nei pantaloncini. Io e Zac fummo soddisfatti: eravamo riusciti a farlo venire con la tortura del solletico!
Zac smise di fare il solletico a Paul.
I giorni successivi proseguirono davvero bene. Io, Zac e Paul ci avvicinammo moltissimo in quell'estate, come tre fratelli. A volte tra di noi ci provocavamo in giochi di lotta, che si concludevano regolarmente in dei match di solletico, dove Paul perdeva regolarmente.
Zac concluse che, a suo modo, a Paul piaceva davvero venire sottoposto alla tortura del solletico, e noi non vedevamo l’ora di dargli quel che cercava.
Per rendere indimenticabile la nostra visita, organizzammo un’escursione improvvisata in un boschetto e una radura vicini, accampandoci con le tende. Io e Zac avevamo pensato di torturarlo con il solletico e farlo godere di un piacere indescrivibile.
Il mattino seguente, con due pezzi di corda, Zac legò i polsi di Paul (ancora addormentato) a due paletti da campeggio conficcati nel terreno. Svegliatosi, Paul si dimenava, ridendo per lo scherzo e desideroso di essere liberato.
Io afferrai altri due pali che erano lì vicino e li piantai vicino ai piedi di Paul. Poi mentre gli afferravo una caviglia, il ragazzo mi colpì con un calcio. Questo fece arrabbiare Zac ancora di più, che con ulteriore energia ebbe la meglio su quelle gambe che scalciavano come quelle di un mulo e le legò ai pali.
Aveva fatto una bella sudata, ma c’era riuscito. Il ragazzo era ormai completamente legato, a gambe divaricate e del tutto impotente. Paul si dimenò ancora un po', ma alla fine si rese conto che i suoi sforzi erano inutili.
Rimanemmo fermi per un po’, senza dire una parola, mentre riprendevamo fiato.
Fu Zac a parlare per primo.
“Ora andiamo a fare un giro. Quando torneremo, ti faremo qualcosa che non dimenticherai”.
Facemmo una passeggiata di dieci minuti, in cui maliziosamente pianificammo cosa avremmo fatto a Paul. Zac sorrise al pensiero di Paul legato senza null’altro indosso che i pantaloncini da ginnastica.
Al ritorno, Zac andò in bagno e io rimasi da solo con Paul, che supplicava "Lasciami andare ora, ok?”. Questo mi eccitava da morire, e iniziai la mia tortura erotica. “Paul, tu lo sai cosa penso. Penso che soffri il solletico. Soffri il solletico, non è vero?"
“Ma che cazzo dici? Lasciami andare. Slegami immediatamente.”
“Amico, non penso che tu sia nella posizione di dare ordini a me, non credi? Ti vedo pensieroso, nervoso. Avresti bisogno di scaricare la tensione. Perché non parliamo di quanto soffri il solletico. Dimmi, quanto lo soffri?”
“Dai, lasciami andare”. La sua voce aveva perso ogni tono di arroganza.
“Fammi riflettere un minuto. Quale potrebbe essere la tortura giusta per te?"
Sogghignai mentre guardavo il mio giovane prigioniero. Giaceva steso davanti a me, con gambe e braccia tese al punto giusto. L’addome s’infossava leggermente al di sotto della gabbia toracica, mentre le costole sporgevano delicatamente contro la pelle dei fianchi. A parte l’incavo delle ascelle, da cui sbucavano peli castano chiaro il resto del corpo era depilato. Mentre lo osservai, Paul iniziò a testare di nuovo i suoi legacci. Sapeva cosa stava per succedere, ma non voleva crederlo possibile.
"Sai Paul, a che tipo di tortura pensavo?"
"No. Perché non me lo dici e basta?"
"Oh, vuoi giocare a fare il duro? Perfetto, te lo dirò io. Penso che quella giusta per te sia la tortura del solletico. Ne hai mai sentito parlare?"
“Dai, non scherzare…”
“Ti stavo dicendo… Hai mai sentito parlare della tortura del solletico?”
“No”
“Bene, ti spiego come funziona. Prendi qualcuno che soffre molto il solletico e lo leghi proprio come sei tu ora, senza che si possa muovere di un centimetro. Dopo di che lo solletichi fino a farlo godere di piacere. Sembra divertente, vero?”
Paul si dimenò in un tentativo disperato di liberarsi dalla terribile minaccia.
Nessuno sapeva quanto soffrisse il solletico. Era il suo grande segreto!
“Cristian, lasciami andare, per favore”
“Senti quanta gentilezza tutto d'un tratto! Passiamo alla pratica: per prima cosa si tratta di trovare tutti i punti più vulnerabili della vittima. Perciò inizierò dai piedi. Muoverò le mie dita su e giù lungo le piante, le scorrerò delicatamente e poi arriverò alla pelle tra le dita, che è la più sensibile. Gratterò ovunque sotto i tuoi sensibili piedi. Oh, e poi passerò alla pancia! E le mie dita correranno impazzite su tutto il tuo addome, e poi con un dito ti farò un bel massaggio dentro l’ombelico. E poi ci sono quei tuoi muscoletti da punzecchiare uno per uno”. Mentre gli spiegavo cosa avrei fatto, vidi che Zac era in piedi dietro di me, che osservava silenziosamente la scena, toccandosi la vistosa erezione.
"No! Per favore, lasciami andare!” mi interruppe Paul.
Io ormai ce l’avevo duro, e continuai “Poi sarà il momento di scoprire ogni costola, i miei polpastrelli scivoleranno lungo tutta la gabbia toracica, fermandosi in ogni spazio, alla ricerca di quelli che più ti fanno impazzire. E tu urlerai e implorerai pietà. E io infilerò le dita tra le costole ancora di più, in profondità. E, dopo aver giocato con le costole, andrò a esplorare le ascelle!”
“Per favore, non farlo”
"Cosa hai detto? Che intendi? Non fare cosa?"
"Lo sai cosa! Quello che stai dicendo!"
Zac mi sorrideva eccitato.
"Stavo dicendo...Ah sì, le ascelle! Guarda quei piccoli cespugli di pelo! Amico, sono già sudati, ma quando ci arriverò, dopo aver solleticato ogni altra parte del tuo corpo, saranno sudati in una maniera mai vista. E per rimanere in tema di cose mai viste, ti assicuro che sarà un solletico mai visto. Inizierò a posizionare gli indici delle mie mani sopra le tue ascelle”
"No!"
"Certo che sì, e poi sentirai i polpastrelli che strusciano avanti e indietro tra i peli, toccandoli leggerissimamente. E poi le mie dita si abbasseranno ancora, lentamente, fino a fare contatto con quei piccoli triangoli di pelle liscia che stanno proprio sotto i peli. Lì inizierò a tracciare dei piccoli cerchiettini, e tu cercherai di frenare il riso ma sarà impossibile e implorerai pietà. Ma non ce ne sarà alcuna. Non durante la tortura del solletico."
Mi avvicinai al suo corpo, sollevai il palmo in modo che solo le dita facessero contatto e cominciai a muovere la mano sul torace di Paul. Paul emise una serie di risatine soffocate.
“Lo soffri davvero molto, non è vero?" E così dicendo feci scendere in campo anche l’altra mano, che iniziò a muoversi nella parte alta della gabbia toracica, iniziando a pungolargli con gli indici le costole
Paul rideva di gusto senza più riuscire a trattenersi, e mentre cercava di riprendere aria implorava pietà.
"Ahhhhahahhahahha!!!! No!! Ahahahha! No!!! Ha, ha, daaaaaaaiiii…”
Ma avevo appena cominciato. Affondai le dita tra le costole del ragazzo, tracciava cerchi attorno ogni costa, massaggiando e premendo la carne, su e giù, e poi ancora al contrario. Paul stava impazzendo, e rideva così forte da non avere nemmeno più fiato per supplicare.
Dopo un po’, rallentai e mi fermai.
Paul ansimava come se avesse appena concluso una maratona. Poi riuscì a dire: "Ok, per piacere basta. Basta solletico. Lo soffro davvero troppo. Per favore."
"Ehi amico, vedo che hai una bella erezione! Paul, come ti ho detto, questa è la tortura del solletico! Adesso passo il gioco a Zac".
"No! Per favore, basta solletico. Ti prego".
"Troppo tardi!".
Zac mise una mano al centro dell’addome di Paul, un unico dito dentro il suo ombelico. Lentamente Zac iniziò a muovere la punta del dito e immediatamente Paul eruppe in nuovi scrosci di risate.
Presto Zac uso tutte le dita. Dieci polpastrelli danzavano su tutta la sensibilissima pelle. Paul era fuori di sé. Si dimenava e urlava ma non poteva trovare scampo.
"Eh sì! Qui c'è proprio un ragazzino in trappola!" diceva Zac mentre gli solleticava i fianchi.
Poi passò alle cosce e di nuovo Paul strillò e urlò a Zac di fermarsi. “Fermo! Per favore! Ahahahahahahah! Ti prego! Basta solletico! Ahahahhahahah!".
“Sai una cosa? Credo che ti piaccia quando ti faccio il solletico." E mentre parlava, Zac si mise a cavalcioni sul povero Paul, con le ginocchia ai lati del suo bacino. Zac si chinò in avanti, guardò Paul dritto in faccia e disse: "Paul, dimmi quanto vorresti che ti solleticassi le ascelle."
"Oh no! Per favore non lì!"
“Supplicami”.
"Non farmi il solletico alle ascelle, per favore, ovunque ma non lì, per favore."
"Dillo!"
"Non farmi il solletico, non mi solleticare, non mi solleticare, ti prego, non mi solleticare!"
“Ma se a te piace! Ed è per questo che lo farò! " Zac appoggiò un indice in ciascuna delle ascelle di Paul, e delicatamente, lentamente cominciò a ruotarlo, punzecchiando e trapanando. E Paul scoppiò a ridere, ridendo di nuovo così forte da non riuscire più a implorare Zac di fermarsi.
Nel frattempo, io, da gran bastardo, strusciavo l’erezione di Paul da sopra i pantaloncini, finché non sentii la mano bagnata. Una macchia comparve nei pantaloncini. Io e Zac fummo soddisfatti: eravamo riusciti a farlo venire con la tortura del solletico!
Zac smise di fare il solletico a Paul.
I giorni successivi proseguirono davvero bene. Io, Zac e Paul ci avvicinammo moltissimo in quell'estate, come tre fratelli. A volte tra di noi ci provocavamo in giochi di lotta, che si concludevano regolarmente in dei match di solletico, dove Paul perdeva regolarmente.
Zac concluse che, a suo modo, a Paul piaceva davvero venire sottoposto alla tortura del solletico, e noi non vedevamo l’ora di dargli quel che cercava.
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