Pat diventa Mercenaria
di
Patrizia V. (Spin-Off/Prequel)
genere
saffico
Il tempo passa e tutto rimane uguale.
Casa, lavoro, casa, marito senza palle, letto dove non succede quasi niente…
Una figlia che cresce come unica misura del trascorrere del tempo.
Unica scintilla eccitante della mia vita, la torrida relazione con Klizia, o meglio con Eva. Relazione… Un termine vago per descrivere il rapporto davvero ambiguo che ci lega. Qualcosa a mezza strada fra amicizia, lavoro, sesso e non so che altro.
Qualsiasi descrizione provo a fare dentro di me, viene a somigliare pericolosamente a quella dell’amore trasgressivo e clandestino fra due donne che farebbero molto meglio a non vedersi mai più.
Non so se la amo: sapete bene che non ho dimestichezza con l’amore, se non per sentito dire (o millantare)… So che penso sempre a lei, mi masturbo pensando a lei, aspetto i nostri incontri come il momento più alto della mia settimana, e sento che non potrei più fare a meno di lei.
Sono diventata Eva-dipendente.
Lei continua a nascondersi dietro a un dito, mettendomi in guardia dall’innamorarmi di lei e ripetendo che non viene fuori niente di buono dall’innamorarsi di una puttana come lei.
Perché, cosa ne viene ad innamorarsi di una come me? Altrettanto puttana, se non per il fatto che non ho una tariffa fissa ma mi faccio pagare a cottimo?
Ha provato a negarsi. Allora le ho detto che l’avrei pagata come una normale cliente.
Le ho visto una lacrima in un occhio, che lei ha strappato con un gestaccio.
Se non mi prendeva nemmeno come cliente – e sarebbe stato poco professionale da parte sua – avrei cercato una sua collega qualsiasi.
- Non fare la stupida Pat – mi ha risposto con tono tagliente – Ti aspetto domani sera...
Lo so che la nostra storia non ha futuro. Però ha un grande presente, e dobbiamo godercelo tutto.
Non sono il tipo da dire stupidaggini tipo “adesso lascio mio marito e vengo a vivere con te”…
Né lei direbbe mai che “vuole cambiare vita” per amor mio.
Insomma: cosa c’è di male se ci vogliamo bene, ci piace scopare e non chiediamo nulla una all’altra?
Ecco: questa è la nostra relazione.
Ormai è una routine: se il venerdì sera paga il Mauri, il lunedì pago io… O meglio, facciamo a turno a pagare la pizza, il sushi o anche il ristorante (in fondo siamo economicamente indipendenti tutte e due). E poi finiamo a letto insieme.
Con Eva sto bene: mi fa essere me stessa fino in fondo, con tutte le mie voglie e le mie perversioni, ma anche con tutte le mie passioni da sfogare e da soddisfare.
Lei ha anche un sacco di amici.
Magari non tutti molto raccomandabili, ma di solito più interessanti di quelli del Mauri… O dei miei colleghi se per questo.
Con lei posso parlare, posso sfogarmi, posso divertirmi senza dovermi fingere una persona che non sono: rispettabile, controllata, un po’ altera… E assolutamente finta.
In compagnia di Eva, Pat ridiventa la donna esuberante, provocante, aggressiva, un po’ perversa e soprattutto sessualmente insaziabile che era da ragazza, e che non ha mai smesso di essere nell’intimità del suo animo.
Non credo ci siano segreti né taboo fra di noi.
Ci siamo dette tutto, e sappiamo di poterci chiedere tutto. Sappiamo anche di essere abbastanza affiatate da saper accettare un “no” come un “no” senza sentirci ferite, perché siamo entrambe abbastanza forti e sicure di noi.
Insomma: stiamo bene quando siamo insieme.
E io sto bene quando non siamo insieme, perché so che presto lo saremo.
Non sono più frustrata, non mi sento più repressa.
Incontrare Eva è stata una delle cose migliori degli ultimi dieci ani. E dopo mia figlia, oggi è la persona più importante della mia vita.
Spero di essermi spiegata. E’ importante capire la natura della nostra ambigua relazione clandestina per capire cosa è successo l’altro giorno.
***
Martedì è il giorno più brutto della settimana.
Lunedì è appena passato: Eva e io abbiamo fatto sesso come tigri, e adesso mi sento come svuotata perché ci vuole una settimana prima che lo possiamo fare di nuovo… E anche venerdì è lontano, quando lo facciamo in tre con il Mauri.
Sono in piena sindrome di astinenza da Eva, e in più devo anche preparare il compito in classe per il giorno dopo e fare pace con l’idea che giovedì lo dovrò correggere se non voglio che la serata del venerdì salti… Stress da insegnante di matematica con impulsi sessuali fuori controllo.
Mi squilla il cellulare mentre sono in sala dei professori a lavorare sul dannato compito: non ho molto tempo perché fra mezz’ora ho lezione in Terza C.
Guardo lo schermo e ho un tuffo al cuore: Eva.
Non ci messaggiamo quasi mai durante la settimana se non per confermare i nostri appuntamenti: non siamo due ragazzine innamorate… Anzi, come insiste a ribadire lei, non siamo innamorate, punto.
Le telefonate sono anche più rare; se mi chiama deve essere importante…
- Pronto? Ciao Eva…
- Ciao Pat. Puoi parlare…?
- Sì, in questo mimento sono sola. Dimmi…
- Senti, sono un po’ incasinata…
- Sì, lo so: è il problema della tua professione.
- Haha… Carina questa, non me l’aveva mai detta nessuno… No, sul serio: ho un problema e pensavo che forse tu puoi aiutarmi a risolverlo. Ma se non puoi non farti problemi a dirmelo…
- Avanti, dimmi.
- Ecco, c’è questo addio al celibato… Insomma, un figlio di papà mi ha chiamato per organizzare la festa per il suo migliore amico che si sposa. Ha un sacco di soldi e mi ha offerto una cifra pazzesca per “allietare” l’ultima serata del condannato a morte…
- Bene, complimenti…
- Sì, ma… Insomma, saranno in tre; e mi ha chiesto di portare un’amica…
- Eh?
- Ha ragione, una contro tre rischia di essere un po’ noioso, mentre due a tre è il rapporto ideale per queste cose, sai…
- Capisco…
- Insomma, Pat, tu sai come lavoro in modo piuttosto discreto e riservato: io non ho “colleghe” a cui chiedere di venire con me, e neppure amiche al corrente della mia attività. Così mi chiedevo se tu…
Sono senza fiato.
Eva mi sta chiedendo di prostituirmi insieme a lei. Di diventare una puttana per lei.
Mi rombano le orecchie; per un istante mi gira anche la testa… Ma soprattutto avverto un improvviso, fortissimo calore in mezzo alle gambe.
- Pat, ci sei? Sei sempre lì? Non ti sarai mica offesa…
- Cosa? – annaspo per riprendere il controllo di me stessa – No, no, scherzi? Io…
- Vuoi almeno pensarci un momento? – mi pare un po’ delusa dalla mia risposta – Non ho davvero nessuno a cui chiedere, e mi dispiacerebbe rinunciare alla marchetta… E’ davvero pesante, sai…
Eva mi chede di andare con lei; vuole che condivida la sua vita, anche se solo per una sera… Mi rendo conto con forza di come questa esperienza ci avvicinerà ulteriormente.
Eva ha completamente frainteso la mia esitazione: - Pat, scusami, non avrei dovuto chiederti una cosa del genere…
La blocco: - No, Eva. Va tutto bene: lo farò.
Sorpresa: - Cosa… Davvero?
- Certo. Non penserai di essere più troia di me, vero? – mi butto: se devo prostituirmi, tanto vale entrare nello spirito – Però voglio un terzo della marchetta.
- Eh? – Eva rimane un attimo sorpresa, poi scoppia a ridere – Pat, sei impagabile… Questo è lo spirito! Va bene, affare fatto.
Sorrido dentro di me. In fondo diventare una puttana occasionale è uno dei miei sogni perversi di gioventù…
- La serata è per venerdì alle otto in una suite del Park Hyatt Hotel. Ti passo a prendere alle sette, va bene?
- Certo. Il Mauri non sarà contento di rinunciare alla nostra serata, ma mi inventerò una scusa…
- Lo informo io che sto poco bene e gli offro un’altra serata gratis, non ti preoccupare: recupereremo anche quella… Sei grande Pat! Sapevo di poter contare su di te.
- Smack smack…
Chiudo, e mi rilasso sulla sedia.
Nessuno in giro, ancora quindici minuti prima della campanella.
Quasi casualmente, mi infilo la mano sotto la gonna del severo tailleur grigio da insegnante di mateca allo scientifico. Ravano fra le mutandine che trovo bagnate fradice e le sposto un po’ di lato, poi frugo nel pelo umido fino a trovare il mio clito in rivolta e comincio a blandirlo…
Ho il fuoco dentro. L’idea di prostituirmi a tre ragazzotti di buona famiglia nel miglior albergo di lusso di Milano assieme alla mia migliore amica mi fa impazzire.
Chiudo gli occhi immaginandomi la scena di noi due che entriamo nella hall nella nostra forma migliore, vestite come pornostar e con gli occhi di tutti addosso, e che chiediamo della suite presidenziale…
Sobbalzo di piacere schiacciandomi il clito e cominciando a masturbarmi violentemente. Non lo avevo mai fatto in sala dei professori, ma chissenefrega… E chissenefrega del compito in classe di domani!
Ci sono tante cose che non ho mai fatto, e che ho tutta l’intenzione di provare…
Oggi, domani, venerdì… E più avanti!
Vengo, con un rantolo strozato.
Casa, lavoro, casa, marito senza palle, letto dove non succede quasi niente…
Una figlia che cresce come unica misura del trascorrere del tempo.
Unica scintilla eccitante della mia vita, la torrida relazione con Klizia, o meglio con Eva. Relazione… Un termine vago per descrivere il rapporto davvero ambiguo che ci lega. Qualcosa a mezza strada fra amicizia, lavoro, sesso e non so che altro.
Qualsiasi descrizione provo a fare dentro di me, viene a somigliare pericolosamente a quella dell’amore trasgressivo e clandestino fra due donne che farebbero molto meglio a non vedersi mai più.
Non so se la amo: sapete bene che non ho dimestichezza con l’amore, se non per sentito dire (o millantare)… So che penso sempre a lei, mi masturbo pensando a lei, aspetto i nostri incontri come il momento più alto della mia settimana, e sento che non potrei più fare a meno di lei.
Sono diventata Eva-dipendente.
Lei continua a nascondersi dietro a un dito, mettendomi in guardia dall’innamorarmi di lei e ripetendo che non viene fuori niente di buono dall’innamorarsi di una puttana come lei.
Perché, cosa ne viene ad innamorarsi di una come me? Altrettanto puttana, se non per il fatto che non ho una tariffa fissa ma mi faccio pagare a cottimo?
Ha provato a negarsi. Allora le ho detto che l’avrei pagata come una normale cliente.
Le ho visto una lacrima in un occhio, che lei ha strappato con un gestaccio.
Se non mi prendeva nemmeno come cliente – e sarebbe stato poco professionale da parte sua – avrei cercato una sua collega qualsiasi.
- Non fare la stupida Pat – mi ha risposto con tono tagliente – Ti aspetto domani sera...
Lo so che la nostra storia non ha futuro. Però ha un grande presente, e dobbiamo godercelo tutto.
Non sono il tipo da dire stupidaggini tipo “adesso lascio mio marito e vengo a vivere con te”…
Né lei direbbe mai che “vuole cambiare vita” per amor mio.
Insomma: cosa c’è di male se ci vogliamo bene, ci piace scopare e non chiediamo nulla una all’altra?
Ecco: questa è la nostra relazione.
Ormai è una routine: se il venerdì sera paga il Mauri, il lunedì pago io… O meglio, facciamo a turno a pagare la pizza, il sushi o anche il ristorante (in fondo siamo economicamente indipendenti tutte e due). E poi finiamo a letto insieme.
Con Eva sto bene: mi fa essere me stessa fino in fondo, con tutte le mie voglie e le mie perversioni, ma anche con tutte le mie passioni da sfogare e da soddisfare.
Lei ha anche un sacco di amici.
Magari non tutti molto raccomandabili, ma di solito più interessanti di quelli del Mauri… O dei miei colleghi se per questo.
Con lei posso parlare, posso sfogarmi, posso divertirmi senza dovermi fingere una persona che non sono: rispettabile, controllata, un po’ altera… E assolutamente finta.
In compagnia di Eva, Pat ridiventa la donna esuberante, provocante, aggressiva, un po’ perversa e soprattutto sessualmente insaziabile che era da ragazza, e che non ha mai smesso di essere nell’intimità del suo animo.
Non credo ci siano segreti né taboo fra di noi.
Ci siamo dette tutto, e sappiamo di poterci chiedere tutto. Sappiamo anche di essere abbastanza affiatate da saper accettare un “no” come un “no” senza sentirci ferite, perché siamo entrambe abbastanza forti e sicure di noi.
Insomma: stiamo bene quando siamo insieme.
E io sto bene quando non siamo insieme, perché so che presto lo saremo.
Non sono più frustrata, non mi sento più repressa.
Incontrare Eva è stata una delle cose migliori degli ultimi dieci ani. E dopo mia figlia, oggi è la persona più importante della mia vita.
Spero di essermi spiegata. E’ importante capire la natura della nostra ambigua relazione clandestina per capire cosa è successo l’altro giorno.
***
Martedì è il giorno più brutto della settimana.
Lunedì è appena passato: Eva e io abbiamo fatto sesso come tigri, e adesso mi sento come svuotata perché ci vuole una settimana prima che lo possiamo fare di nuovo… E anche venerdì è lontano, quando lo facciamo in tre con il Mauri.
Sono in piena sindrome di astinenza da Eva, e in più devo anche preparare il compito in classe per il giorno dopo e fare pace con l’idea che giovedì lo dovrò correggere se non voglio che la serata del venerdì salti… Stress da insegnante di matematica con impulsi sessuali fuori controllo.
Mi squilla il cellulare mentre sono in sala dei professori a lavorare sul dannato compito: non ho molto tempo perché fra mezz’ora ho lezione in Terza C.
Guardo lo schermo e ho un tuffo al cuore: Eva.
Non ci messaggiamo quasi mai durante la settimana se non per confermare i nostri appuntamenti: non siamo due ragazzine innamorate… Anzi, come insiste a ribadire lei, non siamo innamorate, punto.
Le telefonate sono anche più rare; se mi chiama deve essere importante…
- Pronto? Ciao Eva…
- Ciao Pat. Puoi parlare…?
- Sì, in questo mimento sono sola. Dimmi…
- Senti, sono un po’ incasinata…
- Sì, lo so: è il problema della tua professione.
- Haha… Carina questa, non me l’aveva mai detta nessuno… No, sul serio: ho un problema e pensavo che forse tu puoi aiutarmi a risolverlo. Ma se non puoi non farti problemi a dirmelo…
- Avanti, dimmi.
- Ecco, c’è questo addio al celibato… Insomma, un figlio di papà mi ha chiamato per organizzare la festa per il suo migliore amico che si sposa. Ha un sacco di soldi e mi ha offerto una cifra pazzesca per “allietare” l’ultima serata del condannato a morte…
- Bene, complimenti…
- Sì, ma… Insomma, saranno in tre; e mi ha chiesto di portare un’amica…
- Eh?
- Ha ragione, una contro tre rischia di essere un po’ noioso, mentre due a tre è il rapporto ideale per queste cose, sai…
- Capisco…
- Insomma, Pat, tu sai come lavoro in modo piuttosto discreto e riservato: io non ho “colleghe” a cui chiedere di venire con me, e neppure amiche al corrente della mia attività. Così mi chiedevo se tu…
Sono senza fiato.
Eva mi sta chiedendo di prostituirmi insieme a lei. Di diventare una puttana per lei.
Mi rombano le orecchie; per un istante mi gira anche la testa… Ma soprattutto avverto un improvviso, fortissimo calore in mezzo alle gambe.
- Pat, ci sei? Sei sempre lì? Non ti sarai mica offesa…
- Cosa? – annaspo per riprendere il controllo di me stessa – No, no, scherzi? Io…
- Vuoi almeno pensarci un momento? – mi pare un po’ delusa dalla mia risposta – Non ho davvero nessuno a cui chiedere, e mi dispiacerebbe rinunciare alla marchetta… E’ davvero pesante, sai…
Eva mi chede di andare con lei; vuole che condivida la sua vita, anche se solo per una sera… Mi rendo conto con forza di come questa esperienza ci avvicinerà ulteriormente.
Eva ha completamente frainteso la mia esitazione: - Pat, scusami, non avrei dovuto chiederti una cosa del genere…
La blocco: - No, Eva. Va tutto bene: lo farò.
Sorpresa: - Cosa… Davvero?
- Certo. Non penserai di essere più troia di me, vero? – mi butto: se devo prostituirmi, tanto vale entrare nello spirito – Però voglio un terzo della marchetta.
- Eh? – Eva rimane un attimo sorpresa, poi scoppia a ridere – Pat, sei impagabile… Questo è lo spirito! Va bene, affare fatto.
Sorrido dentro di me. In fondo diventare una puttana occasionale è uno dei miei sogni perversi di gioventù…
- La serata è per venerdì alle otto in una suite del Park Hyatt Hotel. Ti passo a prendere alle sette, va bene?
- Certo. Il Mauri non sarà contento di rinunciare alla nostra serata, ma mi inventerò una scusa…
- Lo informo io che sto poco bene e gli offro un’altra serata gratis, non ti preoccupare: recupereremo anche quella… Sei grande Pat! Sapevo di poter contare su di te.
- Smack smack…
Chiudo, e mi rilasso sulla sedia.
Nessuno in giro, ancora quindici minuti prima della campanella.
Quasi casualmente, mi infilo la mano sotto la gonna del severo tailleur grigio da insegnante di mateca allo scientifico. Ravano fra le mutandine che trovo bagnate fradice e le sposto un po’ di lato, poi frugo nel pelo umido fino a trovare il mio clito in rivolta e comincio a blandirlo…
Ho il fuoco dentro. L’idea di prostituirmi a tre ragazzotti di buona famiglia nel miglior albergo di lusso di Milano assieme alla mia migliore amica mi fa impazzire.
Chiudo gli occhi immaginandomi la scena di noi due che entriamo nella hall nella nostra forma migliore, vestite come pornostar e con gli occhi di tutti addosso, e che chiediamo della suite presidenziale…
Sobbalzo di piacere schiacciandomi il clito e cominciando a masturbarmi violentemente. Non lo avevo mai fatto in sala dei professori, ma chissenefrega… E chissenefrega del compito in classe di domani!
Ci sono tante cose che non ho mai fatto, e che ho tutta l’intenzione di provare…
Oggi, domani, venerdì… E più avanti!
Vengo, con un rantolo strozato.
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