Il ritorno della mercenaria 3
di
Patrizia V. (Spin-Off/Prequel)
genere
saffico
Il profumo di sesso nella camera da letto di Eva è inebriante.
Ancora non ci siamo neppure toccate, eppure l’essenza di femmina in calore permea l’ambiente mescolandosi in modo afrodisiaco con il profumo di vaniglia che tanto piace alla mia amante: il fatto è che siamo entrambe infoiate, con i sensi accesi al massimo e i genitali che reclamano il piacere troppo a lungo negato.
Guardo la mia compagna di sesso, distesa discinta nel suo letto: languida, invitante…
Eva avrà almeno dieci anni meno di me, e il suo corpo è un invito al peccato: morbido, caldo, palpitante di desiderio e profumato di vizio.
Indossa le sue più belle autoreggenti grigie che contrastano così bene con la sua carnagione olivastra e si accompagnano alle scarpette con il tacco che probabilmente indossa per quando saremo in piedi, in modo da potermi baciare senza farsi venire il torcicollo…
Ha anche un bellissimo collier dorato che stacca sulla pelle e esalta il seno stupendo, coordinato con gli orecchini lunghi che completano i capelli neri e ricci che le inquadrano il viso mediterraneo, regolare e privo di rughe o impurità.
Indossa anche un grazioso braccialetto al polso destro e un bracciale a serpente sopra il gomito destro; se portasse anche un diadema, il paragone con la statua di Paolina Borghese sul triclinio sarebbe quasi completo…
Solo che Eva è molto più calda di una statua.
Reclina il capo su una spalla, e posso quasi annusare i feromoni di cui sta irrorando la stanza, mandandoli a mescolarsi con i miei e rendendo ancor più afrodisiaca l’atmosfera che ci circonda.
- Vieni, ti prego…
Eva ripete la frase di poco prima, stendendo un braccio in un chiaro segno di invito.
Sto bollendo di desiderio, ma non mi muovo ancora.
Sto lì, ritta in piedi davanti alla mia amante, nuda sugli stivali neri che mi slanciano oltre il metro e ottantacinque, e mi godo la sensazione di potere che ho su di lei in questo momento: mi serve a ripagarmi della frustrazione degli ultimi mesi in cui temevo di averla persa e mi striggevo di desiderio…
Mi scosto il ciuffo biondo dalla fronte e mi lecco le labbra. I capezzoli mi fanno male per quanto sono gonfi di desiderio, e lo stomaco mi si contrae mentre le mie viscere si predispongono per il piacere che sta per giungere…
I nostri occhi affondano gli uni negli altri: grigi i miei, nerissimi i suoi… Scrutano nell’animo della nostra compagna, contemplandone con soddisfazione i vizi e le depravazioni reciproche da cui ci sentiamo tanto attratte.
Io sono sposata e ho una figlia di dieci anni, ma amo lasciare entrambi a casa per cercare altrove il mio piacere e la soddisfazione per le mie voglie inconfessabili…
Lei è una prostituta: non si vende per bisogno, ma per vocazione. Si eccita nel prosperare sul desiderio altrui, nel potere che avverte nel concedere agli altri le briciole di ciò che bramano di lei, e nel concederle a caro prezzo e per un tempo limitatissimo, secondo la sua convenienza.
Siamo due egoiste, ciniche e senza cuore: non proviamo alcun rispetto per chi ci desidera senza saperci catturare, e ci prendiamo il nostro piacere nei modi e nei tempi che meglio ci aggradano, infischiandocene dei sentimenti altrui.
Lei non vuole innamorarsi, io semplicemente non ci sono ancora riuscita. Siamo entrambe scettiche sui sentimenti umani, disilluse e indurite dalle esperienze.
Entrambe sappiamo come farci largo nella vita ottenendo quel che più ci interessa e pagando lo scotto che questo comporta.
Poi, in qualche modo, ci siamo trovate e abbiamo riconosciuto nell’altra una nostra simile: qualcosa che non era mai accaduto in precedenza, visto che fino a quel momento ci eravamo sentite tutto sommato confortevolmente sole in un mondo popolato da conformisti ipocriti e imbecilli smidollati.
Ci siamo sentite attratte da ciò che avevamo in comune, e incuriosite dalle nostre differenze, fino a creare fra noi un legame e un’attrazione reciproca che vanno ben al di là del sesso e del desiderio carnale.
Per questo lei mi è mancata tanto negli ultimi mesi… E per questo adesso lei mi desidera in modo così intenso e per me gratificante.
- Ti voglio… - mi sussurra con voce rauca di desiderio, una luce quasi implorante nello sguardo, la mano distesa verso di me in un richiamo accorato.
Inspiro a fondo, e i miei capezzoli erti puntano sul suo corpo nudo come cannoncini che inquadrano il bersaglio.
- Anch’io ti voglio, Eva. Ti voglio tutta…
Mi schiodo dal parquet su cui ero piantata con i miei stivali ormai da diversi minuti, e finalmente mi avvicino alla mia preda.
Afferro la sua mano protesa, e mi faccio guidare accanto a lei sul lettone.
Il contatto tanto agognato con la sua pelle manda scarice elettriche lungo il mio corpo: mi distendo accanto a lei e la stringo fra le mie braccia mentre le sue mi cingono le spalle. Avverto il contatto dei suoi seni colmi sul petto, e i miei capezzoli premono sulle sue polpe calde un istante prima che le nostre labbra arrivino a sfiorarsi.
Un’altra scarica elettrica lungo la spina dorsale, e un brivido caldo mi pervade le membra mentre finalmente i nostri corpi si uniscono per generare il calore e la passione che preludono alla tempesta dei sensi e infine al piacere proibito che entrambe agognamo ricevere una dall’altra…
Il calore del suo corpo mi avvolge, il profumo del suo desiderio mi esalta, il sapore della sua bocca mi accende ulteriormente…
Affondo la lingua nella sua bocca invadendola e facendola mia: trovo la sua e la avvolgo nelle spire voluttuose della mia voglia. Comincio a succhiare e a degustare il suo sapore di femmina giovane, vitale e vogliosa.
Le nostre gambe si aggrovigliano inestricabilmente, sento il nylon delle sue autoreggenti accarezzarmi le cosce nude, i suoi tacchi alti intercettano il retro dei miei stivali di pelle, e i nostri sessi si cercano nell’intrico dei nostri arti in movimento.
Ci rotoliamo avvinghiate nel lettone come se stessimo lottando, senza smettere di divorarci a vicenda le lingue guizzanti.
Alla fine io rimango sopra e lei si adatta sotto il mio peso, graffiandomi la schiena con le sue unghie curatissime e affilate.
Io avverto la sua coscia fasciata di nylon contro la fica, e comincio istintivamente a strofinarmici sopra, pazza di voglia. Mentre mi sfrego come una gatta contro di lei, sento il bagnato sul dorso della mia coscia, e mi rendo conto di premere a mia volta sulla sua fica quasi completamente depilata e fradicia di desiderio.
Mugoliamo entrambe di passione, strofinandoci una contro l’altra e senza smettere di baciarci voracemente.
I nostri seni premono gli uni sugli altri: ce ne vogliono quattro dei miei per farne uno dei suoi, ma per una volta piuttosto che invidia provo orgoglio per l’avvenenza della mia compagna.
I miei capezzoli gonfi all’inverosimile sfregano la sua carne tenera e calda mandandomi brividi fin dentre la fica: giocano con i suoi, rosei e carnosi, simili più a ciliege che a pallottole, ma altrettanto appetitosi…
Mi stacco dalla sua bocca e comincio lentamente a scendere verso il basso.
Prima le bacio l’incavo del collo: adoro succhiare la sua pelle fragrante, e devo fare uno sforzo per non praticarle un succhiotto di quelli che restano per settimane… So un segno del genere le creerebbe problemi sul “lavoro”, quindi a malincuore mi astengo dal marchiarla come mia e piuttosto scendo più in basso, tracciandole una scia di saliva sulla pelle pulita, come se ci fosse passata una lumaca…
Assaggio l’incavo della clavicola, poi l’area più solida dello sterno dove la mia lingua incontra il collier e ci gioca un momento, prima di riprendere la discesa sulle polpe più gustose del suo corpo ardente.
Succhio e mordicchio la carne soda del seno, avvicinandomi lentamente, con tardi giri concentrici alla sua punta saporita.
Eva emette un bramito di piacere quando finalmente la mia lingua incontra il bocciolo turgido del capezzolo voglioso di attenzione.
Lo lambisco di punta, lo avvolgo delicatamente come nelle spire di un serpentello lascivo, poi lo tormento con colpetti di lingua come per punirlo della sua impertinenza… Improvvisamente lo serro fra le labbra e lo succhio con forza.
- Aahhh! – grida Eva, colta di sorpresa e piacevolmente scossa da quel primo piacere più intenso.
Succhio con forza, assaporando il gusto della sua carne giovane e calda.
Riprendo a leccare tutto intorno, delicatamente, dall’areola fino alla punta… E succhio ancora con più forza di prima, facendola sussultare nuovamente di piacere. Solo che questa volta non mi limito a succhiarla, e addento il capezzolo con avidità carnivora.
- Ahi!
Adoro quando si lamenta… Mi eccita farle del male mentre le dono piacere: è la giusta punizione per la stronza che mi ha lasciata macerare nel desiderio e nella frustrazione per oltre due mesi.
Lecco, succhio, mordo… Poi la lascio improvvisamente andare per cambiare bersaglio: è una cosa fantastica che il corpo umano si dotato di due capezzoli anziché di uno solo. Così si può cambiare obiettivo confondendo la preda senza danneggiarla e senza lasciar cadere il ritmo del piacere che monta lentamente e inesorabilmente, come una tempesta che si avvicina, inesorabile.
Mi accanisco sull’altro seno di Eva, senza smettere di sfregarmi il clito contro la sua coscia velata di nylon, gustandomi i sussulti del suo corpo in ebollizione.
- Pat… Oh, Pat, mi fai morire! Oohhh…
Certo, voglio farti morire, brutta stronza… Voglio fartela pagare per essere sparita così, per avermi fatto soffrire come una scolaretta innamorata.
Scivolo più in basso, e perdo il piacevole contatto della gamba di Eva contro il clito affamato di piacere. Mi porto una mano fra le cosce e supplisco con un dito al perduto contatto con il nylon delle sue autoreggenti.
Comincio a masturbarmi quando la mia lingua penetra nell’ombelico della mia amante, strappandole un gridolino di sorpresa.
Adoro l’ombelico di Eva: è come un piccolo pozzo dei desideri, stretto e profondo. Succhiarlo è come raggiungerle il cuore… E poi è un atto così intimo!
So bene di avere a che fare con una puttana, una che concede le sue intimità a destra e a manca per soldi, e che la sua fica riceve attenzioni da un sacco di gente. Ma il suo ombelico no: quello lo frequento solo io… E’ territorio mio, una mia proprietà nel bel mezzo delle carni della mia amante.
Eva mi accarezza i capelli biascicando frasi incomprensibili mentre le omaggio il bel pancino con tutto l’amore e tutta la passione che sento dentro di me.
Tempo di scendere più in basso.
Comincio ad avvertire l’aroma delle intimità più recondite del corpo che sto amando; allargo le narici per assaprarlo a fondo mentre con la lingua scendo lentamente verso l’inguine di Eva, intercettando i primi peluzzi ispidi e ribelli sfuggiti al crudele rasoio che ha disboscato la foresta nera fra le gambe della mia compagna di letto.
I lamenti di Eva si fanno più alti man mano che mi avvicino al centro del suo piacere, e le dita che mi accarezzano i capelli si fanno via via più tese e nervose… Scivolo con la lingua sul lato del monte di venere assaporando le prime goccioline di sudore nel solco fra il pube e l’attaccatura della coscia, e il profumo di sesso si fa più intenso ad ogni centimetro che guadagno sul corpo arroventato sotto di me.
Incontro le grandi labbra e le lambisco lentamente, strappando un brivido a Eva che geme debolmente senza smettere di accarezzarmi la testa.
Annuso il caldo profumo del suo sesso, inebriandomi del suo desiderio; poi trattengo il respiro e le mollo una slinguata di piatto fra le valve della fica, spalancandola in un colpo solo e riempiendomi la bocca degli effluvi dolcissimi della mia femmina.
- Aahhh! – geme Eva, inarcandosi tutta per il piacere.
La slappo tutta, senza nessuna delicatezza, divorando i suoi succhi e nutrendomene con furia animalesca mentre lei serra le cosce inguainate dalle autoreggenti ad abbracciarmi la testa come per assicurarsi che io non interrompa il mio fiero pasto, e mi afferra i capelli per spingermi maggiormente dentro di sé.
- Impazzisco – ansima lei già senza fiato – Cazzo Pat, non smettere ti prego… Mi piace da impazzire!
Farla impazzire è precisamente quello che voglio: mi accanisco sul suo sesso, che mi è mancato tanto negli ultimi mesi, e intendo rifarmi del tempo perduto prosciugandola completamente a colpi di lingua.
- Ah… Ah… - geme lei – Aahhh!
La porto sull’orlo dell’orgasmo e poi mi ritraggo, spostandomi appena più su.
Ormai ho la faccia tutta impiastricciata della sua sbroda, e questo mi ingrifa ancora di più. Riprendo a dardeggiare la lingua nelle parti più intime del corpo della mia compagna di sesso, scivolando lentamente dal basso verso l’alto in direzione del suo clitoride che ormai si erge dal suo cappuccio roseo come un piccolo cazzo, un totem del piacere ansioso di essere omaggiato.
Comincio ad omaggiarlo come merita, seguendo la stessa procedura già riservata ai capezzoli: evito di investirlo direttamente, ma lo stuzzico girandogli intorno con lenti cerchi concentrici che si fanno sempre più vicini, finché arrivo a sfiorarlo delicatamente sui lati con i margini della lingua.
- Pat… Pat… Oddio Pat! Hmmm…
Mi sento tirare di nuovo per i capelli, e intuisco che la morettina è di nuovo in zona orgasmica.
Niente da fare carina: non ancora…
Torno a scendere fra le valve roventi e sgocciolanti, abbeverandomi alla sua fonte del piacere. Succhio la vagina, sorbendone i succhi dolci e perlacei e lasciando sbollire un po’ il clitoride disperato, cambiando nuovamente la direzione del piacere di Eva e finendo di disorientarla.
Ormai è una marionetta priva di volontà, succube del desiderio e completamente abbandonata alle mie iniziative.
E’ mia.
Mi spingo con la lingua nelle profondità del sesso di Eva, suggendone tutto il piacere che posso e inghiottendolo voluttuosamente; lei annaspa, rantola, dimena le gambe e mi strappa i capelli inseguendo vanamente un orgasmo che si fa sempre più crudelmente elusivo… Sogghigno dentro di me mentre cerco di succhiarle anche l’anima: eh no bella mia! Lo decido io quando puoi godere… E non è ancora giunto il tuo momento.
Continuo a masturbarmi lentamente, cercando di mantenere il mio livello di ebollizione allo stesso punto del suo.
Mi addentro con la lingua più in profondità possible in direzione del suo punto G, poi mi ritraggo all’improvviso. Sostituisco la lingua con due dita della mano libera, e torno a brucare verso l’alto.
- AAHHH!
Eva grida impazzita quando la punta tura della mia lindua frusta crudelmente la testa del suo clito che si stava finalmente raffreddando.
Lo serro fra le labbra, lo succhio, lo tiro… E nel contempo le affondo le dita nella fica, cercando di andare a colpire il suo punto G nello stesso istante in cui le stupro il clitoride.
- AH! AAHHH… AAHHH!!!
Eva esplode in un orgasmo bruciante, violento, che dal clito deflagra attraverso l’intero suo corpo, squassandolo a ondate successive come quelle di un terremoto. Serra convulsamente le cosce intorno alla mia faccia, dimenandosi come un’anguilla senza smettere di urlare il suo piacere.
Lecco ancora un istante poi mi blocco con la lingua per lasciarla assaporare tutta l’onda di piena del suo orgasmo… Con la mano sento la sua vagina contrarsi e poi pulsare come un cuore. Ne approfitto per spingere più in profondità ad ogni breve rislassamento dei suoi muscoli: riesco così a penetrarla con altre due dita, e poi anche con il pollice.
Eva si affloscia lentamente, sgominata dal suo orgasmo, e quasi non si accorge che ormai il dorso della mia mano preme contro l’ingresso della vagina.
Riprendo a sleccazzarla, raccogliendo tutti gli abbondanti residui del suo piacere, e la distraggo tornando a vellicarle delicatamente le immediate prossimità del clito.
Lei sobbalza, scossa dalla brutalità di quella stimolazione troppo prossima all’orgasmo precedente, e io ne approfitto per spingere dentro di lei con forza bruta.
- Ahiaa! – strilla Eva, protestando per l’inaspettata intrusione - Mi spacchi in due…
Ma è troppo tardi: le sono sprofondata dentro fino al polso. Adesso serro il pugno e comincio a scoparla per davvero.
- Ah! Aahhh… - annaspa lei, completamente in mia balìa – Cazzo Pat, mi stai aprendo in due! Mi fai male…
Io non la ascolto nemmeno.
E’ inzuppata fradicia. La mia mano scorre nella sua fica come un coltello nel burro fuso, dopo l’esplosione del suo orgasmo clitorideo.
- Aahhh! Aiaahhh! Mi spacchi tutta…
- Volevi essere scopata, no? – ringhio io, inferocita – Eccoti accontentata, troia! Ti faccio la festa come nessun’altro prima…
Comincio a fistarla con una violenza che non avevo mai provato prima: le pompo la fica con forza, e ad ogni affondo spingo il pugno più in profondità nella pancia di Eva, sprofondandole dentro fin quasi al gomito.
Lei urla a squarciagola, sfondata in quel modo bestiale che non si era certo aspettata dalla sua amate lesbica: gli occhi le schizzano dalle orbite ogni volta che le affondo il braccio nel corpo, e urla quando lo tiro fuori come se le stessi strappando le viscere.
Sono arrivata alla bocca dell’utero, e con il dorso del pugno le sto sfregando il punto G con una forza che raramente un cazzo riesce a raggiungere.
Eva ha appena goduto, e il nuovo piacere che adesso comincia a diffondersi dentro di lei, provenendo da una direzione diversa, va ad intrecciarsi con le ultime onde dell’orgasmo precedente, con effetti devastanti.
- Avanti, troia bastarda – le ringhio rabbiosa – Godi… Godi!
La ragazza si contorce sotto i miei colpi come una serpe schiacciata da uno stivale; grida, strepita, annaspa senza fiato con gli occhi sgranati e le gote incendiate dal piacere che monta dentro di lei come la palla di fuoco di un’esplosione interna…
…E quando l’esplosione raggiunge il cervello, Eva caccia un urlo lacerante, si inarca tutta sollevando anche me, e la sua fica si contrae spasmodicamente quasi strappandomi la mano per inghiottirla dentro di sé.
- AAHHH!!! AAHHH!!! …HHH…
Poi, svuotata da ogni scintilla di energia, si abbatte stremata, fradicia di sudore, improvvisamente pallida e fredda.
Per un istante mi viene il dubbio di averla ammazzata, poi mi rendo conto che è semplicemente venuta di nuovo, ma questa volta ha finalmente avuto un orgasmo vaginale, e per di più immediatamente a ridosso di quello clitorideo appena esaurito.
Deve essere davvero esausta, poverina…
Già, ma io non ci sto: mi sono masturbata fino adesso, e ormai ci sono quasi anch’io. Adesso tocca a me, e morta o no, Eva deve farmi godere.
Mi alzo in piedi sul letto, la scavalco e le sbatto la fica in faccia afferrandola per i capelli.
- Tira fuori la lingua e leccami, stronza – ringhio minacciosamente – Fammi godere!
Eva mi guarda con gli occhioni sgranati, la faccia mezza nascosta fra le mie cosce spalancate e premuta contro il mio cespuglio biondo e inzuppato.
Per un istante temo di avere esagerato, poi sento la sua lingua risalirmi la fica spalancandomi le valve, e getto la testa all’indietro emettendo un grido strozzato di puro piacere.
La lingua esperta di Eva risale, risale… Fino a centrarmi in pieno il grilletto stremato.
Tiro con forza i capelli neri e ricci della mia compagna di letto, come fossero le briglie di una puledra che si vuole obbligare ad arrestarsi, e la sua lingua si arresta sul mio clito, schiacciandolo con malagrazia.
Mi sento eslodere i capezzoli, come se stessero per schizzare in orbita, e la testa mi si svuota di colpo.
E’ il mio turno di esplodere in un orgasmo pirotecnico, squassante… Emetto un grido rauco, da bestia ferita a morte, e godo sulla punta della lingua di Eva, stringendole la testa fra le cosce nude quasi volessi schiacciargliela…
- Oh cazzo, sì! – annaspo senza fiato – Godo… Godo…
Poi collasso, spenta, come un palloncino che espulsa tutta l’aria smette di svolazzare e si affloscia lentamente al suolo…
Mi ritrovo stesa accanto a Eva, abbracciata a lei con la faccia nell’incavo del suo collo. Ci stringiamo debolmente una all’altra, nude, madide di sudore, svuotate di ogni energia e completamente stremate dal piacere.
Restiamo lì, inebetite. Lentamente i fluidi riprendono a circolare nei nostri corpi devastati dalla lussuria e consumati dall’orgasmo… Sento che il corpo di Eva lentamente riprende calore, e anche io comincio a recuperare qualche energia. Il battito dei nostri cuori si calma, e dopo un po’ riescoanche a risollevare il capo e a guardare la mia amica in faccia.
Sorride.
Le sorrido di rimando: - Tutto a posto?
Gli occhi neri di Eva splendono: - Pat, io… Non avevo mai goduto tanto in vita mia!
Mi sento scaldare dentro.
- Ho capito cosa signisica scopare con rabbia… E’ stato fantastico. Nessun altro, uomo o donna, mi aveva mai scopata così.
Sospiro: - Tu mi fai impazzire, Eva. Non mi riconosco più, quando sono a letto con te. Amiche, amanti o colleghe di lavoro, non importa: non voglio smettere di fare sesso con te.
Un sorrisetto strafottente: - Allora ti sono mancata?
- Da impazzire. Non farlo mai più…
Ci baciamo in bocca. A lungo, languidamente.
No, non siamo innamorate. E’ solo sesso: sesso fantastico, ma niente di più.
Devo continuare a ripetermelo…
Ancora non ci siamo neppure toccate, eppure l’essenza di femmina in calore permea l’ambiente mescolandosi in modo afrodisiaco con il profumo di vaniglia che tanto piace alla mia amante: il fatto è che siamo entrambe infoiate, con i sensi accesi al massimo e i genitali che reclamano il piacere troppo a lungo negato.
Guardo la mia compagna di sesso, distesa discinta nel suo letto: languida, invitante…
Eva avrà almeno dieci anni meno di me, e il suo corpo è un invito al peccato: morbido, caldo, palpitante di desiderio e profumato di vizio.
Indossa le sue più belle autoreggenti grigie che contrastano così bene con la sua carnagione olivastra e si accompagnano alle scarpette con il tacco che probabilmente indossa per quando saremo in piedi, in modo da potermi baciare senza farsi venire il torcicollo…
Ha anche un bellissimo collier dorato che stacca sulla pelle e esalta il seno stupendo, coordinato con gli orecchini lunghi che completano i capelli neri e ricci che le inquadrano il viso mediterraneo, regolare e privo di rughe o impurità.
Indossa anche un grazioso braccialetto al polso destro e un bracciale a serpente sopra il gomito destro; se portasse anche un diadema, il paragone con la statua di Paolina Borghese sul triclinio sarebbe quasi completo…
Solo che Eva è molto più calda di una statua.
Reclina il capo su una spalla, e posso quasi annusare i feromoni di cui sta irrorando la stanza, mandandoli a mescolarsi con i miei e rendendo ancor più afrodisiaca l’atmosfera che ci circonda.
- Vieni, ti prego…
Eva ripete la frase di poco prima, stendendo un braccio in un chiaro segno di invito.
Sto bollendo di desiderio, ma non mi muovo ancora.
Sto lì, ritta in piedi davanti alla mia amante, nuda sugli stivali neri che mi slanciano oltre il metro e ottantacinque, e mi godo la sensazione di potere che ho su di lei in questo momento: mi serve a ripagarmi della frustrazione degli ultimi mesi in cui temevo di averla persa e mi striggevo di desiderio…
Mi scosto il ciuffo biondo dalla fronte e mi lecco le labbra. I capezzoli mi fanno male per quanto sono gonfi di desiderio, e lo stomaco mi si contrae mentre le mie viscere si predispongono per il piacere che sta per giungere…
I nostri occhi affondano gli uni negli altri: grigi i miei, nerissimi i suoi… Scrutano nell’animo della nostra compagna, contemplandone con soddisfazione i vizi e le depravazioni reciproche da cui ci sentiamo tanto attratte.
Io sono sposata e ho una figlia di dieci anni, ma amo lasciare entrambi a casa per cercare altrove il mio piacere e la soddisfazione per le mie voglie inconfessabili…
Lei è una prostituta: non si vende per bisogno, ma per vocazione. Si eccita nel prosperare sul desiderio altrui, nel potere che avverte nel concedere agli altri le briciole di ciò che bramano di lei, e nel concederle a caro prezzo e per un tempo limitatissimo, secondo la sua convenienza.
Siamo due egoiste, ciniche e senza cuore: non proviamo alcun rispetto per chi ci desidera senza saperci catturare, e ci prendiamo il nostro piacere nei modi e nei tempi che meglio ci aggradano, infischiandocene dei sentimenti altrui.
Lei non vuole innamorarsi, io semplicemente non ci sono ancora riuscita. Siamo entrambe scettiche sui sentimenti umani, disilluse e indurite dalle esperienze.
Entrambe sappiamo come farci largo nella vita ottenendo quel che più ci interessa e pagando lo scotto che questo comporta.
Poi, in qualche modo, ci siamo trovate e abbiamo riconosciuto nell’altra una nostra simile: qualcosa che non era mai accaduto in precedenza, visto che fino a quel momento ci eravamo sentite tutto sommato confortevolmente sole in un mondo popolato da conformisti ipocriti e imbecilli smidollati.
Ci siamo sentite attratte da ciò che avevamo in comune, e incuriosite dalle nostre differenze, fino a creare fra noi un legame e un’attrazione reciproca che vanno ben al di là del sesso e del desiderio carnale.
Per questo lei mi è mancata tanto negli ultimi mesi… E per questo adesso lei mi desidera in modo così intenso e per me gratificante.
- Ti voglio… - mi sussurra con voce rauca di desiderio, una luce quasi implorante nello sguardo, la mano distesa verso di me in un richiamo accorato.
Inspiro a fondo, e i miei capezzoli erti puntano sul suo corpo nudo come cannoncini che inquadrano il bersaglio.
- Anch’io ti voglio, Eva. Ti voglio tutta…
Mi schiodo dal parquet su cui ero piantata con i miei stivali ormai da diversi minuti, e finalmente mi avvicino alla mia preda.
Afferro la sua mano protesa, e mi faccio guidare accanto a lei sul lettone.
Il contatto tanto agognato con la sua pelle manda scarice elettriche lungo il mio corpo: mi distendo accanto a lei e la stringo fra le mie braccia mentre le sue mi cingono le spalle. Avverto il contatto dei suoi seni colmi sul petto, e i miei capezzoli premono sulle sue polpe calde un istante prima che le nostre labbra arrivino a sfiorarsi.
Un’altra scarica elettrica lungo la spina dorsale, e un brivido caldo mi pervade le membra mentre finalmente i nostri corpi si uniscono per generare il calore e la passione che preludono alla tempesta dei sensi e infine al piacere proibito che entrambe agognamo ricevere una dall’altra…
Il calore del suo corpo mi avvolge, il profumo del suo desiderio mi esalta, il sapore della sua bocca mi accende ulteriormente…
Affondo la lingua nella sua bocca invadendola e facendola mia: trovo la sua e la avvolgo nelle spire voluttuose della mia voglia. Comincio a succhiare e a degustare il suo sapore di femmina giovane, vitale e vogliosa.
Le nostre gambe si aggrovigliano inestricabilmente, sento il nylon delle sue autoreggenti accarezzarmi le cosce nude, i suoi tacchi alti intercettano il retro dei miei stivali di pelle, e i nostri sessi si cercano nell’intrico dei nostri arti in movimento.
Ci rotoliamo avvinghiate nel lettone come se stessimo lottando, senza smettere di divorarci a vicenda le lingue guizzanti.
Alla fine io rimango sopra e lei si adatta sotto il mio peso, graffiandomi la schiena con le sue unghie curatissime e affilate.
Io avverto la sua coscia fasciata di nylon contro la fica, e comincio istintivamente a strofinarmici sopra, pazza di voglia. Mentre mi sfrego come una gatta contro di lei, sento il bagnato sul dorso della mia coscia, e mi rendo conto di premere a mia volta sulla sua fica quasi completamente depilata e fradicia di desiderio.
Mugoliamo entrambe di passione, strofinandoci una contro l’altra e senza smettere di baciarci voracemente.
I nostri seni premono gli uni sugli altri: ce ne vogliono quattro dei miei per farne uno dei suoi, ma per una volta piuttosto che invidia provo orgoglio per l’avvenenza della mia compagna.
I miei capezzoli gonfi all’inverosimile sfregano la sua carne tenera e calda mandandomi brividi fin dentre la fica: giocano con i suoi, rosei e carnosi, simili più a ciliege che a pallottole, ma altrettanto appetitosi…
Mi stacco dalla sua bocca e comincio lentamente a scendere verso il basso.
Prima le bacio l’incavo del collo: adoro succhiare la sua pelle fragrante, e devo fare uno sforzo per non praticarle un succhiotto di quelli che restano per settimane… So un segno del genere le creerebbe problemi sul “lavoro”, quindi a malincuore mi astengo dal marchiarla come mia e piuttosto scendo più in basso, tracciandole una scia di saliva sulla pelle pulita, come se ci fosse passata una lumaca…
Assaggio l’incavo della clavicola, poi l’area più solida dello sterno dove la mia lingua incontra il collier e ci gioca un momento, prima di riprendere la discesa sulle polpe più gustose del suo corpo ardente.
Succhio e mordicchio la carne soda del seno, avvicinandomi lentamente, con tardi giri concentrici alla sua punta saporita.
Eva emette un bramito di piacere quando finalmente la mia lingua incontra il bocciolo turgido del capezzolo voglioso di attenzione.
Lo lambisco di punta, lo avvolgo delicatamente come nelle spire di un serpentello lascivo, poi lo tormento con colpetti di lingua come per punirlo della sua impertinenza… Improvvisamente lo serro fra le labbra e lo succhio con forza.
- Aahhh! – grida Eva, colta di sorpresa e piacevolmente scossa da quel primo piacere più intenso.
Succhio con forza, assaporando il gusto della sua carne giovane e calda.
Riprendo a leccare tutto intorno, delicatamente, dall’areola fino alla punta… E succhio ancora con più forza di prima, facendola sussultare nuovamente di piacere. Solo che questa volta non mi limito a succhiarla, e addento il capezzolo con avidità carnivora.
- Ahi!
Adoro quando si lamenta… Mi eccita farle del male mentre le dono piacere: è la giusta punizione per la stronza che mi ha lasciata macerare nel desiderio e nella frustrazione per oltre due mesi.
Lecco, succhio, mordo… Poi la lascio improvvisamente andare per cambiare bersaglio: è una cosa fantastica che il corpo umano si dotato di due capezzoli anziché di uno solo. Così si può cambiare obiettivo confondendo la preda senza danneggiarla e senza lasciar cadere il ritmo del piacere che monta lentamente e inesorabilmente, come una tempesta che si avvicina, inesorabile.
Mi accanisco sull’altro seno di Eva, senza smettere di sfregarmi il clito contro la sua coscia velata di nylon, gustandomi i sussulti del suo corpo in ebollizione.
- Pat… Oh, Pat, mi fai morire! Oohhh…
Certo, voglio farti morire, brutta stronza… Voglio fartela pagare per essere sparita così, per avermi fatto soffrire come una scolaretta innamorata.
Scivolo più in basso, e perdo il piacevole contatto della gamba di Eva contro il clito affamato di piacere. Mi porto una mano fra le cosce e supplisco con un dito al perduto contatto con il nylon delle sue autoreggenti.
Comincio a masturbarmi quando la mia lingua penetra nell’ombelico della mia amante, strappandole un gridolino di sorpresa.
Adoro l’ombelico di Eva: è come un piccolo pozzo dei desideri, stretto e profondo. Succhiarlo è come raggiungerle il cuore… E poi è un atto così intimo!
So bene di avere a che fare con una puttana, una che concede le sue intimità a destra e a manca per soldi, e che la sua fica riceve attenzioni da un sacco di gente. Ma il suo ombelico no: quello lo frequento solo io… E’ territorio mio, una mia proprietà nel bel mezzo delle carni della mia amante.
Eva mi accarezza i capelli biascicando frasi incomprensibili mentre le omaggio il bel pancino con tutto l’amore e tutta la passione che sento dentro di me.
Tempo di scendere più in basso.
Comincio ad avvertire l’aroma delle intimità più recondite del corpo che sto amando; allargo le narici per assaprarlo a fondo mentre con la lingua scendo lentamente verso l’inguine di Eva, intercettando i primi peluzzi ispidi e ribelli sfuggiti al crudele rasoio che ha disboscato la foresta nera fra le gambe della mia compagna di letto.
I lamenti di Eva si fanno più alti man mano che mi avvicino al centro del suo piacere, e le dita che mi accarezzano i capelli si fanno via via più tese e nervose… Scivolo con la lingua sul lato del monte di venere assaporando le prime goccioline di sudore nel solco fra il pube e l’attaccatura della coscia, e il profumo di sesso si fa più intenso ad ogni centimetro che guadagno sul corpo arroventato sotto di me.
Incontro le grandi labbra e le lambisco lentamente, strappando un brivido a Eva che geme debolmente senza smettere di accarezzarmi la testa.
Annuso il caldo profumo del suo sesso, inebriandomi del suo desiderio; poi trattengo il respiro e le mollo una slinguata di piatto fra le valve della fica, spalancandola in un colpo solo e riempiendomi la bocca degli effluvi dolcissimi della mia femmina.
- Aahhh! – geme Eva, inarcandosi tutta per il piacere.
La slappo tutta, senza nessuna delicatezza, divorando i suoi succhi e nutrendomene con furia animalesca mentre lei serra le cosce inguainate dalle autoreggenti ad abbracciarmi la testa come per assicurarsi che io non interrompa il mio fiero pasto, e mi afferra i capelli per spingermi maggiormente dentro di sé.
- Impazzisco – ansima lei già senza fiato – Cazzo Pat, non smettere ti prego… Mi piace da impazzire!
Farla impazzire è precisamente quello che voglio: mi accanisco sul suo sesso, che mi è mancato tanto negli ultimi mesi, e intendo rifarmi del tempo perduto prosciugandola completamente a colpi di lingua.
- Ah… Ah… - geme lei – Aahhh!
La porto sull’orlo dell’orgasmo e poi mi ritraggo, spostandomi appena più su.
Ormai ho la faccia tutta impiastricciata della sua sbroda, e questo mi ingrifa ancora di più. Riprendo a dardeggiare la lingua nelle parti più intime del corpo della mia compagna di sesso, scivolando lentamente dal basso verso l’alto in direzione del suo clitoride che ormai si erge dal suo cappuccio roseo come un piccolo cazzo, un totem del piacere ansioso di essere omaggiato.
Comincio ad omaggiarlo come merita, seguendo la stessa procedura già riservata ai capezzoli: evito di investirlo direttamente, ma lo stuzzico girandogli intorno con lenti cerchi concentrici che si fanno sempre più vicini, finché arrivo a sfiorarlo delicatamente sui lati con i margini della lingua.
- Pat… Pat… Oddio Pat! Hmmm…
Mi sento tirare di nuovo per i capelli, e intuisco che la morettina è di nuovo in zona orgasmica.
Niente da fare carina: non ancora…
Torno a scendere fra le valve roventi e sgocciolanti, abbeverandomi alla sua fonte del piacere. Succhio la vagina, sorbendone i succhi dolci e perlacei e lasciando sbollire un po’ il clitoride disperato, cambiando nuovamente la direzione del piacere di Eva e finendo di disorientarla.
Ormai è una marionetta priva di volontà, succube del desiderio e completamente abbandonata alle mie iniziative.
E’ mia.
Mi spingo con la lingua nelle profondità del sesso di Eva, suggendone tutto il piacere che posso e inghiottendolo voluttuosamente; lei annaspa, rantola, dimena le gambe e mi strappa i capelli inseguendo vanamente un orgasmo che si fa sempre più crudelmente elusivo… Sogghigno dentro di me mentre cerco di succhiarle anche l’anima: eh no bella mia! Lo decido io quando puoi godere… E non è ancora giunto il tuo momento.
Continuo a masturbarmi lentamente, cercando di mantenere il mio livello di ebollizione allo stesso punto del suo.
Mi addentro con la lingua più in profondità possible in direzione del suo punto G, poi mi ritraggo all’improvviso. Sostituisco la lingua con due dita della mano libera, e torno a brucare verso l’alto.
- AAHHH!
Eva grida impazzita quando la punta tura della mia lindua frusta crudelmente la testa del suo clito che si stava finalmente raffreddando.
Lo serro fra le labbra, lo succhio, lo tiro… E nel contempo le affondo le dita nella fica, cercando di andare a colpire il suo punto G nello stesso istante in cui le stupro il clitoride.
- AH! AAHHH… AAHHH!!!
Eva esplode in un orgasmo bruciante, violento, che dal clito deflagra attraverso l’intero suo corpo, squassandolo a ondate successive come quelle di un terremoto. Serra convulsamente le cosce intorno alla mia faccia, dimenandosi come un’anguilla senza smettere di urlare il suo piacere.
Lecco ancora un istante poi mi blocco con la lingua per lasciarla assaporare tutta l’onda di piena del suo orgasmo… Con la mano sento la sua vagina contrarsi e poi pulsare come un cuore. Ne approfitto per spingere più in profondità ad ogni breve rislassamento dei suoi muscoli: riesco così a penetrarla con altre due dita, e poi anche con il pollice.
Eva si affloscia lentamente, sgominata dal suo orgasmo, e quasi non si accorge che ormai il dorso della mia mano preme contro l’ingresso della vagina.
Riprendo a sleccazzarla, raccogliendo tutti gli abbondanti residui del suo piacere, e la distraggo tornando a vellicarle delicatamente le immediate prossimità del clito.
Lei sobbalza, scossa dalla brutalità di quella stimolazione troppo prossima all’orgasmo precedente, e io ne approfitto per spingere dentro di lei con forza bruta.
- Ahiaa! – strilla Eva, protestando per l’inaspettata intrusione - Mi spacchi in due…
Ma è troppo tardi: le sono sprofondata dentro fino al polso. Adesso serro il pugno e comincio a scoparla per davvero.
- Ah! Aahhh… - annaspa lei, completamente in mia balìa – Cazzo Pat, mi stai aprendo in due! Mi fai male…
Io non la ascolto nemmeno.
E’ inzuppata fradicia. La mia mano scorre nella sua fica come un coltello nel burro fuso, dopo l’esplosione del suo orgasmo clitorideo.
- Aahhh! Aiaahhh! Mi spacchi tutta…
- Volevi essere scopata, no? – ringhio io, inferocita – Eccoti accontentata, troia! Ti faccio la festa come nessun’altro prima…
Comincio a fistarla con una violenza che non avevo mai provato prima: le pompo la fica con forza, e ad ogni affondo spingo il pugno più in profondità nella pancia di Eva, sprofondandole dentro fin quasi al gomito.
Lei urla a squarciagola, sfondata in quel modo bestiale che non si era certo aspettata dalla sua amate lesbica: gli occhi le schizzano dalle orbite ogni volta che le affondo il braccio nel corpo, e urla quando lo tiro fuori come se le stessi strappando le viscere.
Sono arrivata alla bocca dell’utero, e con il dorso del pugno le sto sfregando il punto G con una forza che raramente un cazzo riesce a raggiungere.
Eva ha appena goduto, e il nuovo piacere che adesso comincia a diffondersi dentro di lei, provenendo da una direzione diversa, va ad intrecciarsi con le ultime onde dell’orgasmo precedente, con effetti devastanti.
- Avanti, troia bastarda – le ringhio rabbiosa – Godi… Godi!
La ragazza si contorce sotto i miei colpi come una serpe schiacciata da uno stivale; grida, strepita, annaspa senza fiato con gli occhi sgranati e le gote incendiate dal piacere che monta dentro di lei come la palla di fuoco di un’esplosione interna…
…E quando l’esplosione raggiunge il cervello, Eva caccia un urlo lacerante, si inarca tutta sollevando anche me, e la sua fica si contrae spasmodicamente quasi strappandomi la mano per inghiottirla dentro di sé.
- AAHHH!!! AAHHH!!! …HHH…
Poi, svuotata da ogni scintilla di energia, si abbatte stremata, fradicia di sudore, improvvisamente pallida e fredda.
Per un istante mi viene il dubbio di averla ammazzata, poi mi rendo conto che è semplicemente venuta di nuovo, ma questa volta ha finalmente avuto un orgasmo vaginale, e per di più immediatamente a ridosso di quello clitorideo appena esaurito.
Deve essere davvero esausta, poverina…
Già, ma io non ci sto: mi sono masturbata fino adesso, e ormai ci sono quasi anch’io. Adesso tocca a me, e morta o no, Eva deve farmi godere.
Mi alzo in piedi sul letto, la scavalco e le sbatto la fica in faccia afferrandola per i capelli.
- Tira fuori la lingua e leccami, stronza – ringhio minacciosamente – Fammi godere!
Eva mi guarda con gli occhioni sgranati, la faccia mezza nascosta fra le mie cosce spalancate e premuta contro il mio cespuglio biondo e inzuppato.
Per un istante temo di avere esagerato, poi sento la sua lingua risalirmi la fica spalancandomi le valve, e getto la testa all’indietro emettendo un grido strozzato di puro piacere.
La lingua esperta di Eva risale, risale… Fino a centrarmi in pieno il grilletto stremato.
Tiro con forza i capelli neri e ricci della mia compagna di letto, come fossero le briglie di una puledra che si vuole obbligare ad arrestarsi, e la sua lingua si arresta sul mio clito, schiacciandolo con malagrazia.
Mi sento eslodere i capezzoli, come se stessero per schizzare in orbita, e la testa mi si svuota di colpo.
E’ il mio turno di esplodere in un orgasmo pirotecnico, squassante… Emetto un grido rauco, da bestia ferita a morte, e godo sulla punta della lingua di Eva, stringendole la testa fra le cosce nude quasi volessi schiacciargliela…
- Oh cazzo, sì! – annaspo senza fiato – Godo… Godo…
Poi collasso, spenta, come un palloncino che espulsa tutta l’aria smette di svolazzare e si affloscia lentamente al suolo…
Mi ritrovo stesa accanto a Eva, abbracciata a lei con la faccia nell’incavo del suo collo. Ci stringiamo debolmente una all’altra, nude, madide di sudore, svuotate di ogni energia e completamente stremate dal piacere.
Restiamo lì, inebetite. Lentamente i fluidi riprendono a circolare nei nostri corpi devastati dalla lussuria e consumati dall’orgasmo… Sento che il corpo di Eva lentamente riprende calore, e anche io comincio a recuperare qualche energia. Il battito dei nostri cuori si calma, e dopo un po’ riescoanche a risollevare il capo e a guardare la mia amica in faccia.
Sorride.
Le sorrido di rimando: - Tutto a posto?
Gli occhi neri di Eva splendono: - Pat, io… Non avevo mai goduto tanto in vita mia!
Mi sento scaldare dentro.
- Ho capito cosa signisica scopare con rabbia… E’ stato fantastico. Nessun altro, uomo o donna, mi aveva mai scopata così.
Sospiro: - Tu mi fai impazzire, Eva. Non mi riconosco più, quando sono a letto con te. Amiche, amanti o colleghe di lavoro, non importa: non voglio smettere di fare sesso con te.
Un sorrisetto strafottente: - Allora ti sono mancata?
- Da impazzire. Non farlo mai più…
Ci baciamo in bocca. A lungo, languidamente.
No, non siamo innamorate. E’ solo sesso: sesso fantastico, ma niente di più.
Devo continuare a ripetermelo…
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